vertigini

E' da un po' di tempo che rimugino su questo problema e, visto che si tratta di una cosa particolarmente comune, vorrei conoscere anche le esperienze di altri avventurosi afflitti dalla stessa "malattia".
Ho scoperto di soffrirne a 7-8 anni, fino ad allora ricordo di non avere mai avuto nessun problema con l'altezza; da quel momento in poi però anche salire su una scala per me rappresenta una sfida non da poco:
le gambe inizialmente si bloccano, il mondo comincia a girare, sudori freddi coprono istantaneamente tutto il corpo.. Dopo poco i muscoli cominciano a cedere come fossero fatti di burro finchè le ginocchia non si piegano e la mani corrono alla ricerca di qualche appiglio.
Molte persone "convivono" con le vertigini semplicemente evitando l'altezza, io (che sono fatto un po' strano) continuo invece a volerci sbattere la testa contro per non rinunciare al trekking. Certamente però il piacere che traggo dal mio hobby è decisamente limitato dal problema: devo evitare i tratti ferrati in discesa, accettare rallentamenti importanti e farmi carico del fastidio che la cosa genera. Oltre ovviamente ad assumermi rischi enormi perchè affrontare certi passaggi in quelle condizioni è equivalente (per spiegarlo a chi non ha mai provato..) a scendere con un paio di ciabatte ed uno zaino da 60 kg sulle spalle.
C'è qualcuno che ha trovato un modo per quantomeno limitare il problema? Sradicarlo del tutto credo sia impossibile, ma trovare una tecnica per tenerlo "sotto controllo" rappresenta ancora la mia speranza... Se mai volessi affrontare le alpi non credo che la forza di volontà mi sarebbe sufficiente.
 

Damir

Guest
non so se basta solo pensare di conviverci. :roll:
Forse dovresti pensare di vincere deffinitivamente... spesso, l'accontentarsi, non porta a nulla. ;)
Lo dico perchè ho visto qualcuno con il tuo problema farsi i tibetani e scendere in doppia... quindi non è impossibile riuscirci, basta essere abbastanza inc....ti con se stessi.... o con qualcunaltro :poke:.
 
Rispondo solo per farti i complimenti sul fatto che affronti, vivi e sbatti la testa sul problema invece che fuggire da esso. In psicologia è determinante affrontare le nostre paure: se scappiamo da esse, queste diventeranno sempre più forti, se le affrontiamo, diventeranno sempre più deboli fino, si spera, a scomparire.
 
Più che i sintomi che descrivi a me le vertigini portano a perdere l'equilibrio; mi aiuta molto usare un bastone, mi da l'idea di avere un appoggio sicuro. é una cosa credo solo psicologica ma funziona.

Solitamente anche abbassarmi, e quindi abbassare il baricentro, consente di tranquillizzarmi.


a presto
lucio
 
E' un brutto e particolare problema, se è una questione solo mentale allora basta esercitarsi, quando ci seguivano nei ritiri in nazionale (atletica) ci insegnavano degli esercizi particolari per farci fare prestazioni eccellenti, ma ci vuole metodo. Questo consiste in un semplice esercizio di concentrazione e di autoanalisi, fa fatto con costanza... ogni volta che si sta per affrontare un ostacolo ci si parla dentro e ad alta voce... Ce la posso fare, io sono in grado di farcela... molti ce l'hanno fatta... e io sono in grado perchè non sono da meno... (questo per quanto riguarda l'istante) mentre per preparasi bisogna farlo a casa da soli davanti uno specchio ... guardandosi allo specchio negli occhi bisogna immaginare il problema e ripetere le stesse frasi e frasi che ti inducano voglia e sicurezza. Sembra un metodo stupido ma funziona realmente per darsi fiducia fa fatto con convinzione e costanza nel tempo, e se il tuo problema è solo mentale funzionerà.
 
Io ho fatto per anni roccia. Poi tutto d'un colpo, circa 8 anni fa, mi è venuto il panico dell'altezza. Non solo per me. Se per esempio vedo qualcuno che si sporge da un balcone mi prende il panico. I sintomi sono più o meno quelli di thepleaser.

Cerco di evitare per quanto possibile le situazioni a rischio, così il problema non si pone. Ma se proprio devo allora ho visto che basta sbattersene, quando arrivano sono incontrollabili, ma è proprio questione di frazioni di secondo, basta concentrarsi per tenerli a bada. Rimane un senso di apprensione, ma normale. L'anno scorso ho aiutato mio babbo a sostituire un balcone della casa in montagna (sono di legno, ogni tot anni vanno cambiati), e ho lavorato due giorni appeso fuori dalla casa, al terzo piano, con imbragatura e corde, senza particolari problemi.

Credo quindi che, anche se non totalmente controllabili, si riesca a conviverci, mettendosi alla prova e cercando di arrivare oltre il limite per indurirsi. Almeno nel mio caso vedo che da problema assolutamente invalidante (mi bloccavo e mi inginocchiavo per terra) è diventato problema solo fastidioso.
 
a me era successo per colpa di un incidente che mi stava per avvenire in grotta risalendo da un pozzo di 35 m circa la corda da speleo si stava tagliando quando mancavano circa 5 metri per arrivare in cima, ero sospeso sulla corda e questa aveva la calza tagliata e tre trefoli tranciati, per colpa di una distrazione di un istruttore la corda si era accavallata su di un costone e salendo la corda stava tagliando la roccia che a sua volta stava tagliando la corda, il problema difficile fu passare oltre il punto della corda tagliata perchè dovevo rimanere attaccato ad essa con un attrezzo per volta ( in speleo si unano crol e maniglia per salire sulla corda) e per sicurezza entrambi devono essere attaccati ad essa... tutto bene riuscii a passare e a tornare a casa intero, ma dal quel giorno terrore assoluto della corda... ma pian piano con il metodo descritto prima e con la costanza della mia morosa incominciai ad arrampicare in falesia sudando ogni volta che vedevo la corda sfregare.. ma con il tempo passa tutto ora questa sensazione di ansia mi serve per fare le cose con maggior attenzione
 
Penso che sia principalmente una questione di "abitudine". Se vuoi provare a gestire meglio situazioni con esposizione la cosa migliore è "allenarsi" su strutture a prova di bomba. Cerca il parco avventura più vicino a te a vai fa farci un bel giro. Vai sul percorso più alto e sosta sulle passerelle o sui cavi sospesi il più possibile.........
Dopodichè cerca una ferrata facile a vai a farti un pò di giri (accompagnato da persona esperta).
Se sei adeguatamente protetto (corde, imbraghi, ecc.....) non ci sono problemi........
Siamo animali terrestri, la paura del vuoto è una reazione assolutamente normale...
Ciao.
 
Presente!

Ma ho sempre avuto vertigini "strane" in alcuni casi non mi vengono, seppure sia in luoghi più alti ed esposti e dove la percezione dell'altezza sia piuttosto chiara.

In montagna se posso evito sentieri troppo esposti, rischio di dovermi fermare in punti dove poi faccio fatica sia a proseguire che a tornare indietro, e non è carino.

In altre situazioni, tipo quando in Bretagna salivo su fari anche piuttosto alti o scale esposte solitamente arrivo al punto in cui mi "incazzo" con me stesso e a quel punto salgo.

Ecco, poi magari alcune cosine le evito :D

pilone_messina%20%2818%29.JPG


pilone_messina%20%2825%29.JPG


http://www.messinastorica.it/pagina_8.html
 
Penso che sia principalmente una questione di "abitudine". Se vuoi provare a gestire meglio situazioni con esposizione la cosa migliore è "allenarsi" su strutture a prova di bomba. Cerca il parco avventura più vicino a te a vai fa farci un bel giro. Vai sul percorso più alto e sosta sulle passerelle o sui cavi sospesi il più possibile.........
Dopodichè cerca una ferrata facile a vai a farti un pò di giri (accompagnato da persona esperta).
Se sei adeguatamente protetto (corde, imbraghi, ecc.....) non ci sono problemi........
Siamo animali terrestri, la paura del vuoto è una reazione assolutamente normale...
Ciao.

Concordo pienamente, l'abitudine fa molto. Sia per quelli che patiscono di più che per quelli che lo sentono meno (anche perchè quasi tutti in modo differente abbiamo diagio nel vouto).

saluti
 
è normale soffrire di vertigini !!!!!!anche io ogni tanto vado a finire in certi posti un po da brivido.....ma con il tempo ci si fa l abitudine......un gradino alla volta piano piano ....e mi concentro dove metto i piedi e le mani....solo alla fine ammirero il mio panorama da brivido e magari mi potro fare qualche risata........con i miei amici......
 
Io ti posso spiegare come affronto il mio problemino di claustrofobia.
E' nato anni fa quando durante un'escursione guidata di speleologia ci hanno portato a visitare una bellissima grotta in Val Brembana (Bg).
La grotta interna era molto ampia e vasta ma per arrivarci bisognava strisciare come lombrichi in un tunnel lungo 50 metri e largo davvero troppo poco, tanto per spiegare ... stando sdraiati e facendo leva sui gomiti per avanzare l'elmetto grattava il soffitto ed i gomiti le pareti del tunnel.
All'andata nessun problema, al ritorno la ragazza davanti a me si è fatta prendere dal panico e si è letteralmente bloccata nel tunnel.
Io dietro di lei non potevo fare la "retro" e non riuscivo a passarle sopra... sono stati i cinque minuti più lunghi della mia vita, al buio lì dentro.
Da quella domenica di almeno 15 anni fa entrare in un posto chiuso mi mette sempre un pò di ansia (per esempio l'ascensore) ma la cosa che faccio fatica ad affrontare, soprattutto mentre guido sono le gallerie.
Mi manca il respiro e quando sono particolarmente lunghe non riesco a non pensare al peso della montagna che incombe sopra la mia testa...
La mia soluzione è mettere una canzone che mi piace cantare e concentrarmi sulla riga bianca di mezzeria..... sperando che il tunnel finisca presto!
 
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Al termine "vertigini" do due significati:
uno medico: cioè la reale e più o meno grave difficoltà a mantenere l'equilibrio dovuta a labirintite o a altre patologie.

il secondo psicologico: dove la paura del vuoto e dei grandi spazi (agorafobia) va a braccetto con la claustrofobia, la paura di sentirsi male (non so come si chiama) e le fobie animali (aracnofobia ecc.), ansia da prestazione ed altro
Io che sono tendenzialmente affetto dalle prime tre, con gli animali non ho problemi, sono riuscito ad ottenere buoni risultati lavorando molto su me stesso. Cioè affrontando il problema con fermezza ma nello stesso tempo con dolcezza e pazienza e ottenendo così dei successi notevoli. Un esempio: la difficoltà ad attraversare con il kayak specchi d'acqua un po' larghi. Piano piano allontanandomi sempre di più dalla riva e concentandomi sul punto d'arrivo ci sono riuscito acquisendo un memoriale da tener presente per il futuro qualora si dovesse ripresentare il problema.
Quindi secondo me questi problemi si superano con l'allenamento costante e con un lavoro psicologico da fare su se stessi
 
stando sdraiati e facendo leva sui gomiti per avanzare l'elmetto grattava il soffitto ed i gomiti le pareti del tunnel.

Ecco, solo a leggerlo ha iniziato a girarmi la testa :( Non per la grotta in sè, nelle grotte, anche strette come i tunnel delle miniere di carbone, ci vado senza problemi (qui ce ne sono alcune molto profonde e belle), ma per il fatto di non poter scappare, di non poter fare retromarcia in caso di pericolo. Come si dice: mai mettersi fra un animale e la sua via di fuga... Ecco, è quella sensazione animale di pericolo che deriva dal veder preclusa la propria via di fuga. Io ho bisogno di avere la possibilità di scappare, se ci sono problemi, se per esempio un sasso mi impedisce di andare avanti. Non averla mi fa impazzire.
 
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Io ti posso spiegare come affronto il mio problemino di claustrofobia.
E' nato anni fa quando durante un'escursione guidata di speleologia ci hanno portato a visitare una bellissima grotta in Val Brembana (Bg).
La grotta interna era molto ampia e vasta ma per arrivarci bisognava strisciare come lombrichi in un tunnel lungo 50 metri e largo davvero troppo poco, tanto per spiegare ... stando sdraiati e facendo leva sui gomiti per avanzare l'elmetto grattava il soffitto ed i gomiti le pareti del tunnel.
All'andata nessun problema, al ritorno la ragazza davanti a me si è fatta prendere dal panico e si è letteralmente bloccata nel tunnel.
Io dietro di lei non potevo fare la "retro" e non riuscivo a passarle sopra... sono stati i cinque minuti più lunghi della mia vita, al buio lì dentro.
Mi ha ricordato quando sono stato a vistare la Grotta Romana, l'ampiezza del tunnel è grosso modo la stessa. Sono entrato a piedi in avanti strisciando sulla schiena proprio per rendermi più agevole l'uscita - infatti ad un certo punto mi sono girato e col passo del leopardo sono tornato fuori. Non ci sono più tornato, ma ho visitato tunnel e pozzi altrettanto stretti senza problemi. Misteri della mente umana...
 
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penso ché la mia fobia sia identica a quella di Stefanobi!! dunque non sono il solo?? non so se esserne felice ?? oppure rattristarmi !!<la via di fuga> tutto il problema é là!! come si puo venire a capo di questo enigma del cervello umano :!!ragionando !! sto scherzando. conoscendomi evito accuratamente ogni situazione ché possa scatenare la mia< F >ho scoperto da dove venisse ! quando ero bambino sono rimasto per ore chiuso per errore in uno spazio confinato ho imparato a conviverci non senza sofferenze per il momento qualcosa si puo fare c'é sempre una via d'uscita. una volta morto!! ne avro una sola ?????CHISSà coraggio DIO vede DIO provvede amicalmente ciao Pino
 
Ecco, solo a leggerlo ha iniziato a girarmi la testa :( Non per la grotta in sè, nelle grotte, anche strette come i tunnel delle miniere di carbone, ci vado senza problemi (qui ce ne sono alcune molto profonde e belle), ma per il fatto di non poter scappare, di non poter fare retromarcia in caso di pericolo. Come si dice: mai mettersi fra un animale e la sua via di fuga... Ecco, è quella sensazione animale di pericolo che deriva dal veder preclusa la propria via di fuga. Io ho bisogno di avere la possibilità di scappare, se ci sono problemi, se per esempio un sasso mi impedisce di andare avanti. Non averla mi fa impazzire.


mi hai perfettamente capito. lì incastrata senza poter far niente, mi manca ancora l'aria quando ci penso.
Proprio così, ho bisogno di avere sempre una via di fuga ed in galleria controllo SEMPRE qualè è il rifugio di sicurezza più vicino...
 
Ma quel giornalista percepisce uno stipendio per le idiozie che scrive?
Definisce l'uomo in questione "l'uomo più pericoloso del mondo": per quale motivo? E per quale motivo accenna ad un "mettere a repentaglio la vita"? Non se n'è accorto che l'alpinista funambolo è assicurato?
Sono ben altri gli atleti che la vita la mettono veramente a repentaglio: chi pratica scialpinismo estremo, chi arrampica senza nessuna protezione, chi fa il funambolo senza assicurarsi. Forse al giornalista in questione bisognerebbe suggerire di cercare in Internet il filmato della morte del grande Wallenda, caduto nel 78 a Porto Rico, "tradito" da una improvvisa ventata.
Lui si che la vita seppe metterla ogni volta a repentaglio, altro che imbracatura e dissipatore!
 
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