Recensione Come scegliere un vero coltello bushcraft

alfredo

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PREMESSA.
Il bushcraft si può fare con qualsiasi coltello, come una passeggiata si può fare con qualsiasi paio di scarpe. Tuttavia se vogliamo fare una lunga passeggiata, o se dobbiamo affrontare terreni impervi, abbiamo bisogno delle scarpe adatte. Se poi la passeggiata si fa molto lunga e molto ardua, avremo bisogno delle scarpe migliori per il nostro piede. E così è anche per il bushcraft: se fatto seriamente, richiede il miglior coltello che possiamo trovare.
Quando siamo nella fase di scelta di un coltello “bushcraft”, la prima cosa che dobbiamo decidere è se cercarlo tra i prodotti industriali o se farlo realizzare da un artigiano.
La prima opzione, il coltello industriale, presenta una serie di vantaggi: 1. disponibilità immediata 2. vasta scelta tra decine di modelli diversi 3. una forbice di prezzi molto varia, da poche decine a diverse centinaia di euro 4. Possibilità (generalmente) di trovare diverse recensioni sulla Rete in merito al prodotto che vi interessa.
Per contro, ci sono anche degli svantaggi: 1. la qualità dei coltelli industriali non è mai testata su tutti i prodotti, ma a campione, pertanto il coltello difettoso può sempre capitare 2. Il costo finale di un coltello industriale risente di vari passaggi, produttore, intermediario, trasportatore, rivenditore finale, pubblicità, costi che inevitabilmente si riversano sull’utilizzatore sottraendosi alla qualità del prodotto 3. Nei processi industriali alcuni materiali e processi sono praticamente impossibili da applicare, pertanto non potrete avere un coltello a tempra differenziata, o forgiato a mano, né impugnature particolari, ad es. hidden-tang in legno o osso, particolarmente adatte al bushcraft 4. I tanti prodotti presenti sul mercato vengono invariabilmente pubblicizzati come “i migliori”, è facile cadere nelle maglie della propaganda e comprare un coltello che poi vi deluderà e resterà nel cassetto.

Ciò detto, io per il bushcraft preferisco di gran lunga un coltello artigianale. Gli svantaggi di un coltello bushcraft artigianale sono: 1. tempi di attesa lunghi (mesi), a volte lunghissimi (anni), soprattutto per i prodotti dei maker più noti; 2. difficoltà nell’individuare i pochi artigiani in grado di fare un coltello bushcraft “a regola d’arte”, molti si cimentano nell’arte del knifemaking, pochissimi sono quelli che riescono a realizzare veramente un coltello bushcraft come dio comanda.

Per quanto riguarda il problema dei tempi di attesa, c’è fortunatamente il mercato dell’usato, che offre ottime possibilità. Con questo scritto invece, io spero di aiutarvi a risolvere il punto 2, cioè vorrei darvi gli strumenti per saper scegliere un knifemaker veramente capace e di conseguenza ottenere il miglior coltello bushcraft artigianale. Se riuscirò in questo intento, i vantaggi che ne deriveranno per gli utilizzatori finali saranno molti: 1. Virtuale impossibilità di incappare in un coltello difettoso, infatti i prodotti artigianali di cui parlo sono lavorati, trattati e testati uno per uno 2. Costo finale, inteso come rapporto qualità/prezzo, molto più conveniente rispetto ad un prodotto industriale, in questo caso infatti non ci sono intermediari e rivenditori finali che alzano i prezzi, ma solo il rapporto diretto maker-cliente, pertanto pagate esattamente per quello che ottenete 3. Possibilità di avere un coltello con lavorazioni e materiali che sarebbe impossibile trovare nei prodotti industriali 4. Possibilità di interagire con il maker per farsi realizzare un coltello “su misura” in base alle vostre esigenze.



Terminata questa lunga ma essenziale premessa, iniziamo a capire come deve essere fatto il nostro coltello bushcraft artigianale.
CARATTERISTICHE DEL COLTELLO BUSHCRAFT.
Il coltello bushcraft ideale è il frutto di un compromesso: infatti, con il coltello bushcraft dovremo svolgere sia lavori di precisione che lavori pesanti, su materiali sia soffici che molto duri. Per questo, il coltello buscraft ideale ha una lama:
- da 4” (10 cm) di lunghezza
- spessa dai 3 ai 5 mm (lo spessore migliore varia a seconda del tipo di bisellatura)
- con bisellatura scandi (spesso), flat, concava (di rado), o convessa
- punta spear o clip
- in acciaio ad alto tenore di carbonio (spesso) o anche semi-inox (altrettanto spesso), raramente inox
- con dorso dai bordi scabri in modo tale da consentire l’uso di una barretta di ferro cerio
- affilatissima e facilmente riaffilabile a rasoio con uno strumento “da campo”
- a tempra differenziata e forgiata a mano, se possibile, per le migliori caratteristiche meccaniche che offre




L’impugnatura è spesso la parte più trascurata specie dai neofiti, invece è importante tanto quanto la lama. Deve:
- Essere confortevole, anche per lavori di lunga durata. Un’impugnatura che fa venire le vesciche dopo una mezz’ora di intaglio continuativo, non è una buona impugnatura.
- Consentire una presa salda e sicura, in pratica quando impugnate il coltello dovete sentirlo come “un guanto”, il prolungamento naturale della mano.
- Essere realizzata in un materiale confortevole e sicuro al tatto: io prediligo i materiali naturali, osso e legno, ma anche la micarta o il G10 hanno dei vantaggi e consentono un uso ottimale del coltello in tutte le condizioni. Mi piace molto anche la fibra di carbonio.
- Consentire agevolmente vari tipi di prese, non perché si debba pugnalare qualcuno in presa rovesciata, ma perché il bushcraft richiede prese diverse a seconda dei lavori da effettuare.





Le guardie: il coltello ideale da bushcraft non ha la guardia dorsale, mentre la guardia ventrale è ridotta ad un brevissimo rilievo, utile solo per appoggiare le dita in alcune fasi del lavoro. Una guardia ventrale più pronunciata da solo fastidio ed intralcia.
La costruzione: il coltello ideale da bushcraft ha un codolo che si estende per tutta la lunghezza dell’impugnatura. E’ vero, i Mora ed altri coltelli noti hanno codoli parziali, ma sinceramente non li reputo sicuri per lavori pesanti, pertanto a mio parere sono alternative valide, economiche, ma non affidabili al 100%, quindi li scarto a priori dal novero dei coltelli “ideali”. Detto questo, tra i coltelli con codolo integrale, io privilegio quelli hidden-tang sui full-tang, vale a dire che preferisco quelli nei quali il codolo è “infilato” dentro l’impugnatura e si raccorda al pomolo. Questo perché con questo sistema (più difficile da realizzarsi), la robustezza è assicurata ma il coltello è più leggero ed equilibrato rispetto ad un full-tang, la mano nuda non entra mai in contatto con il metallo, le vibrazioni sono ridotte.
Il foro per il lacciolo: meglio se c’è, anche se non è indispensabile.
La godronatura dorsale: di fatto inutile, se c’è non guasta, ma non è essenziale.

IL FODERO.
Per la maggior parte del tempo, durante le vostre escursioni non terrete il coltello in mano, ma lo trasporterete in uno zaino o su voi stessi, in un fodero.




Il fodero è importante, deve essere realizzato con cura e:
- Trattenere bene il coltello, anche a testa in giù e se sballottato
- Essere ventilato, non trattenere l’umidità
- Permettere il porto con cinture alte fino a 5-6 cm
- Non sbatacchiare contro il coltello producendo rumori
- Non essere di impiccio quando lo tenete al fianco e vi sedete, piegate, accovacciate, distendete
- Far si che il manico del coltello non diventi un “rompi-costole” o spacca-milza/fegato” se lo tenete al fianco e scivolate o cadete a terra
Io preferisco di gran lunga i foderi in cuoio, tuttavia ci sono anche gli appassionati del kydex: se ben realizzati, vanno bene entrambi purchè rispettino quanto detto sopra.


Orbene, una volta capito come deve essere fatto il coltello ideale per il bushcraft, si tratta ora di TROVARE IL MAKER che sappia realizzarlo. Impresa non facile, anzi, difficilissima.
Cominciamo con il dire che il bushcraft è un disciplina nata nei Paesi anglosassoni. I “padri” del bushcraft moderno sono Mors Kochanski (USA) e Ray Mears (UK), con una schiera di altri esperti emersi tra gli anni 80-90, ma sempre nel Nord-Europa o nel Nord-America. Va da se, che i coltellinai che realizzano validi coltelli bushcraft sono in gran parte provenienti dagli stessi luoghi. Qualche nome sicuramente valido: Alan Wood, Bernie Garland, Rob Bayley, SW Cox, Stuart Mitchell in Inghilterra; Andy Garcia, Daniel Koster negli USA; S. Honkilahti in Finlandia. Sui coltelli bushcraft di questi makers posso mettere la proverbiale mano sul fuoco senza timore di bruciarmela, perché ho od ho avuto e testato i loro coltelli personalmente, ed ho avuto modo di valutare approfonditamente il loro lavoro. In Italia, purtroppo, la pratica del bushcraft è diventata popolare solo di recente, e non ci sono coltellinai in grado di realizzare autonomamente coltelli bushcraft come dio comanda. Ci sono alcuni bravi e pochi bravissimi coltellinai anche qui da noi, ma per fare un coltello bushcraft dovrebbero seguire le indicazioni di un esperto, cosa non facile. Gli unici italiani che conosco, in grado di realizzare buoni coltelli bushcraft, sono Moreno Franzin di Treviso e Nicola Panciera di Venezia Lido…entrambi fanno lavori diversi da quelli del coltellinaio, quindi le loro realizzazioni sono sporadiche; comunque ho avuto modo di provare alcuni dei loro coltelli e indubbiamente sanno il fatto loro.

IL COSTO.
Ah, le dolenti note. Quando si tratta di pagare, siamo tutti meno contenti. Mettetevi l’anima in pace: se volete un buon coltello per il bushcraft, non lo pagherete meno di 200-250 euro, nel migliore dei casi, e spesso pagherete 2 o 3 volte questo prezzo. Se vi propongono un coltello bushcraft alla metà di questo prezzo o meno, siete probabilmente di fronte ad uno dei tanti volenterosi hobbisti dotati di buona volontà, humus indispensabile per il nostro mondo e sicuramente stimabili, ma ovviamente il "gap" con uno dei professionisti che ho citato è abissale, e ciò si riflette inevitabilmente sulla qualità del prodotto finale. Già vi vedo scuotere la testa e pensare “no, non li spendo tutti questi soldi”. In questo caso, però, si consideri quanto segue: 1. Un buon coltello bushcraft dura una vita intera, ha sempre le stesse prestazioni anche dopo 20 anni, e può andare anche ai vostri figli sempre efficiente come il primo giorno 2. Acquistando un coltello di uno dei maker suddetti, evitate di spendere un mucchio di soldi comprando coltelli industriali o economici che non vi soddisferanno mai appieno 3. Un buon coltello bushcraft artigianale è un investimento, nel caso in cui lo rivendiate non perderete molto 4. Il rapporto qualità/prezzo di un buon coltello artigianale è assolutamente favorevole all’acquirente, se levate dal costo finale il costo dei materiali e dei macchinari utilizzati per produrlo e dividete il resto per le ore lavorate dal maker (come minimo una quindicina reali, a salire), vi renderete conto che il costo orario è assolutamente ragionevole.


Detto questo, credo di aver concluso.
Sperando che questo scritto vi sia utile, un saluto
Alfredo
 
Se penso che quando sciavo andavo con gente che spendeva milioni (di lire) in attrezzature che tenevano massimo un paio d'anni, non mi sembrano certo eccessivi 300€ per un coltello.

L'importante (per me, gli altri facciano cosa vogliono) è che quell'acquisto sia giustificato da un appropriato uso. Nel mio caso (che spaccare legna non è certo una passione, in effetti non so perché continuo a intromettermi e annoiarvi) sarebbe senz'altro una spesa eccessiva, ma capisco che per un amante del genere non sia niente di trascendentale, anzi.

Per tutto il resto: grazie, direi che sei stato esaustivo.
 
Come sempre ci regali ottime e precise informazioni; e ti ringrazio sinceramente per il tuo ennesimo contributo, ma senza polemica, mi sembra una pubblicità a favore dei coltelli artigianali; con giudizi come sempre opinabili perchè dettati da proprie necessità ed esperienze.
 
ma nn sarebbe corretto arrivare a tutto per gradi pero????? a mio nipote nn darei mai una delle mie megabass o evergreen con cui pesco perche tanto nn capirebbe mai il suo potenziale.....immagino che anche io da ignorante, se avessi tra le mani una delle lame della foto capirei poco la differenza con un buon coltello da 100-200 euro (al di la della bellezza che è soggettiva.....) e soprattutto sempre da ignorante nn credo riuscirei nemmeno a trattarlo come si deve (vedi collisioni accidentali con pietre, affilature nn perfette che rovinano le lame ecc....)......

cioè.....passando da un mora a un coltello da 300 o piu euro nn so se capirei bene cosa ho per le mani......

o ho detto una castroneria?????
 
Alfredo ti ringrazio x avermi citato tra i costruttori di lame in grado di fare un coltello bushcraft,anche se definire una forma esatta del coltello bushcraft è difficile ,concordo con il fatto che debba avere una impugnatura comoda ,quindi stondata.Ma x quanto riguarda la lama ?Dipende da cosa si taglia x la maggior parte del tempo.
Notavo tra i vari coltelli bushcraft che girano in rete ,una tendenza a preferire lame dal profilo scandi troppo spesse ,robuste si ,ma fastidiose da riaffilare all'aperto e non performantissime sugli alimenti .Percui avendo la possibilità di farselo o farselo fare ,si sceglierà in base alle proprie esigenze sia la forma della lama che lo spessore ,che il tipo di molatura si vuole sul tagliente.Io personalmente su un coltello bushcraft preferisco una molatura leggermente convessa e a tutta altezza ,che è robusta ,ma mi permette di affilarla velocemente dovendo affilare solo una piccola porzione di filo .Oltretutto va bene anche se uno va a caccia o si mangia un salamino!;D
 
Tipo questo ,che è un pò piu' di 4",con punta sfinata x chi va a caccia o x i cibi ,abbastanza robusto x altri lavori.
juta1forum.jpg

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Alfredo,
Per me gli unici limiti della tua analisi rimangono a livello di produttori e costi.

Ci sono produttori medio/grossi che fanno prodotti ottimi a prezzi non esagerati, il rivolgersi all'artigiano l'ho fatto anche io, ma a parte il fatto che ne sono ultrasoddisfatto, ad oggi è stato un caso pù unico che raro. Di Fallkniven, per esempio, invece ne ho più di uno, vari modelli, mi sono costati un po' meno dell'artigianale, e sfido chiunque a dire che non sono modelli di qualità.
La stessa cosa per cold steel, per i buck per i katz ed altri produttori non artigianali.

Ribadisco comunque il massimo apprezzamento per quanto hai fatto.
 

alfredo

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Se penso che quando sciavo andavo con gente che spendeva milioni (di lire) in attrezzature che tenevano massimo un paio d'anni, non mi sembrano certo eccessivi 300€ per un coltello.

L'importante (per me, gli altri facciano cosa vogliono) è che quell'acquisto sia giustificato da un appropriato uso. Nel mio caso (che spaccare legna non è certo una passione, in effetti non so perché continuo a intromettermi e annoiarvi) sarebbe senz'altro una spesa eccessiva, ma capisco che per un amante del genere non sia niente di trascendentale, anzi.

Per tutto il resto: grazie, direi che sei stato esaustivo.

Grazie. Capisco ed apprezzo il tuo punto di vista. :)
 

alfredo

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Come sempre ci regali ottime e precise informazioni; e ti ringrazio sinceramente per il tuo ennesimo contributo, ma senza polemica, mi sembra una pubblicità a favore dei coltelli artigianali; con giudizi come sempre opinabili perchè dettati da proprie necessità ed esperienze.

Grazie.
Pubblicità la fa chi vuole vendere un prodotto, non è il mio caso. :)
 

alfredo

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ma nn sarebbe corretto arrivare a tutto per gradi pero????? a mio nipote nn darei mai una delle mie megabass o evergreen con cui pesco perche tanto nn capirebbe mai il suo potenziale.....immagino che anche io da ignorante, se avessi tra le mani una delle lame della foto capirei poco la differenza con un buon coltello da 100-200 euro (al di la della bellezza che è soggettiva.....) e soprattutto sempre da ignorante nn credo riuscirei nemmeno a trattarlo come si deve (vedi collisioni accidentali con pietre, affilature nn perfette che rovinano le lame ecc....)......

cioè.....passando da un mora a un coltello da 300 o piu euro nn so se capirei bene cosa ho per le mani......

o ho detto una castroneria?????

No, assolutamente non hai detto cose sbagliate. Sono d'accordo nell'avvicinarsi gradualmente al mondo dei coltelli artigianali di alta gamma, l'importante a mio parere è tendere costantemente al meglio. :)
 

alfredo

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Alfredo ti ringrazio x avermi citato tra i costruttori di lame in grado di fare un coltello bushcraft,anche se definire una forma esatta del coltello bushcraft è difficile ,concordo con il fatto che debba avere una impugnatura comoda ,quindi stondata.Ma x quanto riguarda la lama ?Dipende da cosa si taglia x la maggior parte del tempo.
Notavo tra i vari coltelli bushcraft che girano in rete ,una tendenza a preferire lame dal profilo scandi troppo spesse ,robuste si ,ma fastidiose da riaffilare all'aperto e non performantissime sugli alimenti .Percui avendo la possibilità di farselo o farselo fare ,si sceglierà in base alle proprie esigenze sia la forma della lama che lo spessore ,che il tipo di molatura si vuole sul tagliente.Io personalmente su un coltello bushcraft preferisco una molatura leggermente convessa e a tutta altezza ,che è robusta ,ma mi permette di affilarla velocemente dovendo affilare solo una piccola porzione di filo .Oltretutto va bene anche se uno va a caccia o si mangia un salamino!;D


Ne abbiamo parlato insieme non molto tempo fa. ricordo che dicevi le stesse cose che scrivi ora. Io privilegio le lame scandi dal profilo alto (come quella del Lemminkainen, per capirci), trovo che siano imbattibili sul taglio del legno e anche se la lama è spessa vanno ottimamente anche sul cibo (per caso ho fatto foto di taglio del cibo l'altro ieri, domani le posterò). Per l'affilatura, sono d'accordo che sia più semplice su un convesso (si deve asportare meno materiale), è anche vero che alla fine il profilo scandi alto diventa piano piano convesso, proprio perchè le affilature tendono a renderlo così. :):)
 
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