- Parchi del Lazio
-
- Monte Terminillo
Dati
Data: 21/06/2012
Regione e provincia: Lazio-Rieti
Località di partenza: Rif.Sebastiani
Località di arrivo: Rif.Sebastiani
Tempo di percorrenza: 3ore30m
Grado di difficoltà: E+
Descrizione delle difficoltà: ghiaie e facili roccette
Periodo consigliato: giugno-ottobre
Segnaletica: ottima
Dislivello in salita: 420
Quota massima: 2217
Descrizione
E’ interessante notare una peculiarità di molte cime del nostro Appennino: probabilmente vi sarà una valida motivazione geologica o glaciologica, non so, non ho mai chiesto e al momento non sto approfondendo per conto mio, ma più di una vetta della nostra penisola sembra possedere una doppia anima, una bonaria, rassicurante, dolce in qualche modo, fatta di versanti boscosi e prati poco pendenti, pianori e gobbe verdi, e un’altra che invece rivendica una sacrosanta imponenza e maestosità, pareti calcaree, dirupi, ghiaioni, massi erratici, ripide ed infide cenge friabili…
Pensiamo al Velino, al Sirente, anche al massiccio del Gran Sasso, a suo modo, dolce negli altipiani di campo imperatore e maestoso e severo dal lato delle colline verso l’adriatico. Pensiamo al Terminillo…
Si scorge bene da Roma il Terminillo, persino dalla costa di Ostia-Pomezia in giornate limpide, ma il suo versante sud non è certo imponente. Una cima non molto appariscente in estate, almeno da lontano, che si nota in inverno solo perché generalmente carica di neve che la fa spiccare in secondo piano tra i più vicini lucretili e monti sabini.
Ma osserviamolo dal lato nord, dalla sella di Leonessa, comodamente raggiunta dalla strada proveniente dalla amena (!!!!!!) Pian De Valli…. e’ tutt’altra storia: guglie, pinnacoli, ghiaioni, speroni, roccia calcarea aspra, severa, non bellissima né compatta ma certamente appariscente. E’ una montagna diversa.
Consapevole di ciò e anche per colmare una mia inaudita lacuna geografica (conosco a menadito le province di Roma, Latina, Frosinone e Viterbo, persino molte zone dell’abruzzo, della toscana, dell’umbria e tante altre, ma molto meno la bellissima zona reatina!), che con una alzata molto mattutina (ore 4:30) alle 7:00 sono già con la mia macchina parcheggiata al tornante superiore al rifugio Sebastiani, pronto a conoscere un’altra vetta di queste nostre meravigliose montagne. E ancora una volta in solitaria…
La severa nord est del Terminillo, incisa da canaloni di detriti, è di certo la migliore sveglia: e già la mia mente va a questo inverno, al mio battesimo di alpinismo facile, quando proverò il canalone centrale!
Il sentiero 401 è ottimamente segnalato. Lo prendo a qualche decina di metri dal tornante e non lo mollerò più fino in vetta. Segue la cresta da E e non dà molta tregua fuorché in un tratto a metà strada in cui percorre un discreto tratto in piano. Passato questo, riprende con decisione a zigzagare il fianco S della montagna, presentando dei tratti piuttosto faticosi tra rocce e sassi. Poco prima della vetta una decina di metri di facilissima progressione da effettuare con l’ausilio delle mani mi conduce sull’orlo della parete NE. Dalla cresta si osserva l’uscita del canalone centrale tra gli speroni di roccia. Molto più in basso un puntino nero: è la mia macchina! E’ molto suggestivo il senso di verticalità di questo panorama, anche se il canalone in inverno rientra tra gli itinerari “facili” della montagna… certo da fare con piccozza e ramponi!
Ed ecco comparire la cima…appena 50 minuti di salita dal parcheggio, con la sua croce sommitale, o qualcosa che comunque vorrebbe essere tale (strano e di dubbio gusto ad ogni modo). In realtà la cima vera e propria si trova una ventina di metri più a nord ed individuata da un ometto di pietre e da una targa metallica del CAI di Rieti. Segna la quota di 2217 metri.
Il panorama verso i sibillini, la laga e il massiccio del gran sasso è stupendo! Così come verso la piana reatina, la sabina e l’orizzonte di Roma. E ancora da una parte il Velino e in lontananza la Maiella… dall’altra i rilievi umbri ed i monti cimini. I reatini tutto intorno, come ad esempio l’erboso monte elefante, brillano di un verde quasi smeraldo.
Scendo dalla vetta in direzione della cima sassetelli per il sentiero 403: il 401 prosegue verso l’affilata cresta del terminiletto (percorso senz’altro da mettere in conto per una prossima uscite da queste parti!).
Il 403 per la sassetelli non presenta particolari difficoltà: la traccia è buona e percorre l’aerea ma non esposta cresta omonima. Un fresco vento da Sud mi infastidisce e non poco: e pensare che giù si boccheggia di già! A qualche centinaio di metri dalla cima la traccia lascia il posto alle rocce (sempre comunque segnate ottimamente) e occorre prestare attenzione in un paio di punti: il primo esposto verso destra (dove la cresta precipita per qualche decina di metri sul sottostante ghiaione), il secondo, una piccola rampa di forse 4-5 metri, meno esposto e tecnicamente appena più impegnativo (I grado).
Valicata la vetta il sentiero continua per la cresta via via più erbosa, fino ad effettuare una netta curva a gomito e a ridiscendere costeggiando il fianco nord del pendio.
Valicata una prima sella, torna ad essere ripido (in questo senso di percorrenza dell’anello si scende) e zigzaga tra erba e rocce svelando alla vista l’imponente spigolo Nord del Terminillo.
Sempre procedendo a mezza costa per saliscendi su faticosi ghiaioni e con la spettacolare vista delle dolomitiche guglie tra il Terminillo e la Sassetelli, il sentiero riprende quota (tratto scivoloso e faticoso) fino all’imbocco della sella delle scangive. Da qui è possibile notare uno stretto canalino che incide la roccia: è il canale Pietrostefani, mediocre ( e credo pochissimo frequentata) salita estiva verso la vetta che in inverno assume tutt’altra livrea diventando una delle più classiche ascese di misto della montagna.
Superate le scangive con una serpentina tra prati, si recupera in breve la strada, e mi ritrovo alla macchina, dopo 3 ore circa di percorso ad anello. Tempo di scendere al bazar di pian delle valli ad acquistare qualche guida ricordo e rieccomi a Rieti, poi la Salaria, e l’autostrada….con i suoi freschissimi 37 gradi!!!! All’ombra naturalmente…
Data: 21/06/2012
Regione e provincia: Lazio-Rieti
Località di partenza: Rif.Sebastiani
Località di arrivo: Rif.Sebastiani
Tempo di percorrenza: 3ore30m
Grado di difficoltà: E+
Descrizione delle difficoltà: ghiaie e facili roccette
Periodo consigliato: giugno-ottobre
Segnaletica: ottima
Dislivello in salita: 420
Quota massima: 2217
Descrizione
E’ interessante notare una peculiarità di molte cime del nostro Appennino: probabilmente vi sarà una valida motivazione geologica o glaciologica, non so, non ho mai chiesto e al momento non sto approfondendo per conto mio, ma più di una vetta della nostra penisola sembra possedere una doppia anima, una bonaria, rassicurante, dolce in qualche modo, fatta di versanti boscosi e prati poco pendenti, pianori e gobbe verdi, e un’altra che invece rivendica una sacrosanta imponenza e maestosità, pareti calcaree, dirupi, ghiaioni, massi erratici, ripide ed infide cenge friabili…
Pensiamo al Velino, al Sirente, anche al massiccio del Gran Sasso, a suo modo, dolce negli altipiani di campo imperatore e maestoso e severo dal lato delle colline verso l’adriatico. Pensiamo al Terminillo…
Si scorge bene da Roma il Terminillo, persino dalla costa di Ostia-Pomezia in giornate limpide, ma il suo versante sud non è certo imponente. Una cima non molto appariscente in estate, almeno da lontano, che si nota in inverno solo perché generalmente carica di neve che la fa spiccare in secondo piano tra i più vicini lucretili e monti sabini.
Ma osserviamolo dal lato nord, dalla sella di Leonessa, comodamente raggiunta dalla strada proveniente dalla amena (!!!!!!) Pian De Valli…. e’ tutt’altra storia: guglie, pinnacoli, ghiaioni, speroni, roccia calcarea aspra, severa, non bellissima né compatta ma certamente appariscente. E’ una montagna diversa.
Consapevole di ciò e anche per colmare una mia inaudita lacuna geografica (conosco a menadito le province di Roma, Latina, Frosinone e Viterbo, persino molte zone dell’abruzzo, della toscana, dell’umbria e tante altre, ma molto meno la bellissima zona reatina!), che con una alzata molto mattutina (ore 4:30) alle 7:00 sono già con la mia macchina parcheggiata al tornante superiore al rifugio Sebastiani, pronto a conoscere un’altra vetta di queste nostre meravigliose montagne. E ancora una volta in solitaria…
La severa nord est del Terminillo, incisa da canaloni di detriti, è di certo la migliore sveglia: e già la mia mente va a questo inverno, al mio battesimo di alpinismo facile, quando proverò il canalone centrale!
Il sentiero 401 è ottimamente segnalato. Lo prendo a qualche decina di metri dal tornante e non lo mollerò più fino in vetta. Segue la cresta da E e non dà molta tregua fuorché in un tratto a metà strada in cui percorre un discreto tratto in piano. Passato questo, riprende con decisione a zigzagare il fianco S della montagna, presentando dei tratti piuttosto faticosi tra rocce e sassi. Poco prima della vetta una decina di metri di facilissima progressione da effettuare con l’ausilio delle mani mi conduce sull’orlo della parete NE. Dalla cresta si osserva l’uscita del canalone centrale tra gli speroni di roccia. Molto più in basso un puntino nero: è la mia macchina! E’ molto suggestivo il senso di verticalità di questo panorama, anche se il canalone in inverno rientra tra gli itinerari “facili” della montagna… certo da fare con piccozza e ramponi!
Ed ecco comparire la cima…appena 50 minuti di salita dal parcheggio, con la sua croce sommitale, o qualcosa che comunque vorrebbe essere tale (strano e di dubbio gusto ad ogni modo). In realtà la cima vera e propria si trova una ventina di metri più a nord ed individuata da un ometto di pietre e da una targa metallica del CAI di Rieti. Segna la quota di 2217 metri.
Il panorama verso i sibillini, la laga e il massiccio del gran sasso è stupendo! Così come verso la piana reatina, la sabina e l’orizzonte di Roma. E ancora da una parte il Velino e in lontananza la Maiella… dall’altra i rilievi umbri ed i monti cimini. I reatini tutto intorno, come ad esempio l’erboso monte elefante, brillano di un verde quasi smeraldo.
Scendo dalla vetta in direzione della cima sassetelli per il sentiero 403: il 401 prosegue verso l’affilata cresta del terminiletto (percorso senz’altro da mettere in conto per una prossima uscite da queste parti!).
Il 403 per la sassetelli non presenta particolari difficoltà: la traccia è buona e percorre l’aerea ma non esposta cresta omonima. Un fresco vento da Sud mi infastidisce e non poco: e pensare che giù si boccheggia di già! A qualche centinaio di metri dalla cima la traccia lascia il posto alle rocce (sempre comunque segnate ottimamente) e occorre prestare attenzione in un paio di punti: il primo esposto verso destra (dove la cresta precipita per qualche decina di metri sul sottostante ghiaione), il secondo, una piccola rampa di forse 4-5 metri, meno esposto e tecnicamente appena più impegnativo (I grado).
Valicata la vetta il sentiero continua per la cresta via via più erbosa, fino ad effettuare una netta curva a gomito e a ridiscendere costeggiando il fianco nord del pendio.
Valicata una prima sella, torna ad essere ripido (in questo senso di percorrenza dell’anello si scende) e zigzaga tra erba e rocce svelando alla vista l’imponente spigolo Nord del Terminillo.
Sempre procedendo a mezza costa per saliscendi su faticosi ghiaioni e con la spettacolare vista delle dolomitiche guglie tra il Terminillo e la Sassetelli, il sentiero riprende quota (tratto scivoloso e faticoso) fino all’imbocco della sella delle scangive. Da qui è possibile notare uno stretto canalino che incide la roccia: è il canale Pietrostefani, mediocre ( e credo pochissimo frequentata) salita estiva verso la vetta che in inverno assume tutt’altra livrea diventando una delle più classiche ascese di misto della montagna.
Superate le scangive con una serpentina tra prati, si recupera in breve la strada, e mi ritrovo alla macchina, dopo 3 ore circa di percorso ad anello. Tempo di scendere al bazar di pian delle valli ad acquistare qualche guida ricordo e rieccomi a Rieti, poi la Salaria, e l’autostrada….con i suoi freschissimi 37 gradi!!!! All’ombra naturalmente…
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