- Parchi del Lazio
-
- Parco Regionale dei Monti Simbruini
Data:18 ottobre 2014
Regione e provincia: Lazio - ROMA
Località di partenza: Campo dell'Osso (Subiaco)
Località di arrivo: Campo dell'Osso (Subiaco)
Tempo di percorrenza: 7ore effettive
Chilometri: 17,3
Grado di difficoltà: E
Descrizione delle difficoltà: il percorso è totalmente tabellato
Periodo consigliato: estate-autunno
Segnaletica: ottima
Dislivello in salita:514
Quota massima: 1837
Accesso stradale: strada per gli impianti della Monna - Campo dell'Osso
copertura telefonica: nei pressi delle Vedute e sul Monte Autore. Resto del percorso negativo
Riferimento: sentiero 673c a cui ho fatto delle piccole varianti Parco Naturale Regionale Monti Simbruini - Percorso 673c
Traccia GPS:http://www.avventurosamente.it/xf/pagine/mappa/?do=loadmarker&id=7091
Descrizione:
le foto sono al https://plus.google.com/photos/112888320385072845142/albums/6072567803310957169
Sabato ho trascorso una giornata veramente bellissima.
Venerdi le previsione riportavano sostanzialmente bel tempo così decido che, il giorno seguente avrei percorso l’anello del sentiero 673C dei Simbruini.
Il 673C è un percorso ad anello che, partendo da Campo dell’ Osso (Subiaco – RM), prosegue verso il Monte Autore ( i Latini lo chiamavano Petra Imperatoris), scende nel Vallone dell’Autore, attraversando una delle faggete più belle e recondite dei Simbruini, sino a sfociare a Campo Secco ( dove era il villaggio dei mormoni nel film western di Trinità). Attraversato Campo Secco (Camerata Nuova), all’altezza del Rifugio si piega a Sud risalendo il vallone dei Grottoni per risalire ai Tre Confini, valle Maiura e chiudere l’anello nei pressi di Campo dell’Osso.
Sabato mattina parto da Roma, con un tempo alquanto schifoso (alla faccia del Meteo), percorrendo la A24 ed uscendo a Vicovaro- Mandela. Faccio un pezzo di Tiburtina sino all’imbocco della Sublacense. Lungo il fiume Aniene la nebbia si taglia a fette, infatti cammino con i retronebbia accesi. Prima di Subiaco prendo la nuova strada che sbuca nei pressi dell’ospedale. Il tempo è ancora pessimo, ma salendo esco da tutta quella nebbia e sopra di me il cielo è terso, turchese, rigato qua e la da qualche scia d’aereo. Percorro i tornanti per salire a Monte Livata e sotto, dalla nebbia spuntano i cocuzzoli dei colli, come isole da un placido mare. Il sole mi scalda il viso ed inforco gli occhiali; sul cruscotto dell’auto leggo 12 gradi alle 08,00 circa. Mi affretto, avrei voluto scattare qualche foto a quei cocuzzoli che spuntavano dalla nebbia sottostante, ma avevo superato fortunatamente un lentissimo camion che saliva: rimettermelo dinanzi non era proprio il caso!
Arrivo a Livata e proseguo per Campo dell’Osso. Attraverso il piazzale, tiro dritto per qualche centinaio di metri verso gli impianti della Monna, sino a fermarmi nei pressi del sentiero che sale da valle Maiura. Parcheggio l’auto, calzo gli scarponcini, indosso lo zaino, accendo il GPS, fotocamera al collo, chiudo l’auto e via… i bastoncini fanno tic tac !
Il sole inizia a fare capolino dietro la faggeta, dando vita a quei colori autunnali tipici di questo periodo. La rugiada si accende sui prati ed incontro i primi cavalli, che si scaldano nei pressi dell’osservatorio di Campo Minio.
La sterrata sale, poi spiana e mi trovo nei pressi dell’imbocco del sentiero del Vallone dell’Autore: qui avevo programmato una variante. Vado dritto per salire all’Autore a vedere gli ampi panorami. Arrivo alle Vedute e qui davanti a me si apre la vista sulla valle del Simbrivio ( Vallepietra o meglio Vallis in Petra Imperatoris ).
Prendo il sentiero per la cima dell’Autore, quello però dalla parte Ovest e l’occhio va giù vallone dell’Autore e sulla sottostante piana di Campo Secco, va sui monti Prenestini ( Guadagnolo, la Mentorella), su Monte Scalambra ed i retrostanti Lepini.
Arrivo in cima e gli orizzonti si aprono sui monti a Nord: il Velino- Sirente, il Gran Sasso, le catene Abruzzesi, gli Ernici ed i monti precedenti.
Rimango ancora un po’ a contemplare il panorama, ma rimetto subito lo zaino in spalla e ridiscendo per riprendere il sentiero che scende al Vallone dell’Autore.
Il sentiero scende ripido ed inizia ad immergersi nella bellissima faggeta. Man mano i rumori si attenuano, non si sente nemmeno più il vento: il silenzio diventa via via sempre più assordante (passatemi questo ossimoro!).
Ogni tanto si incontrano piccole radure e dove passa la luce del sole, il sottobosco si colora di verde, ma si incontra anche qualche altro abitante (anche lo Steccherino Dorato) e qualcosa di particolare (croci e lapidi).
Il sentiero va ripido sino ad incontrare quello che scende dai Cannavacciari a quota 1490mt e qui le radure si fanno più frequenti.
Qui incontro una bella famigliola di Fomes Fomentarius, cresciuto su un ceppo di faggio: a casa ho provato a fare l’uomo primitivo… e debbo dire che mi è riuscito abbastanza bene!
Il sentiero perde la sua ripidità e le ginocchia ringraziano sino ad arrivare ai Campitelloni.
Finalmente arrivo alla piana di Campo Secco e qui si aprono gli ampi spazi.
Beh come si dice a Roma “ s’è fatta ‘na certa ! “ e lo stomaco brontola, quindi mi accomodo nei pressi di un’area attrezzata e mi preparo il pranzetto… proviamo la nuova gavetta !
E mentre mi preparo il pranzetto, alle mie spalle esce Francesco detto “ El Cisco “. Vi direte chi è El Cisco? Uno della compagnia di Mescal ? No ! E’ un arzillo signore di Camerata che stava manutenendo la sua “Capanna”… diciamo nuove forme di imprenditorie… ahahahah! Nel giro di una mezz’ora mi racconta tutta la sua vita e la storia della Capanna del Cisco ! E visto che facevo le foto alla mia gavetta, mi invita a fare le foto alla sua tenuta!
Beh! dopo essermi rifocillato e fatto una chiacchiera col Cisco, ripulisco la gavetta, lo saluto e riprendo il mio cammino. Seguo la sterrata verso est dove all’altezza del rifugio piego a sud, risalendo il vallone.
Non prima di aver dato un ultimo sguardo alla piana da un altura.
Qui reinizia la salita, dolce e costante, attraverso il fosso che sale dai Grottoni sino ai Tre Confini.
Arrivo ai Tre Confini (Camerata,Cervara,Subiaco) e alle spalle mi lascio le loro colonne d’Ercole !
Ormai esco all’aperto e mi inoltro verso Valle Maiura ed il cielo è nuvoloso.
Lungo la strada non vi nego che ho dato un’occhiata per qualche porcino superstite, ma nemmeno la traccia. Qualche bella mazza di tamburo e altre appena sbocciate, purtroppo non avevo nessun cestino e poi oggi non ero uscito per funghi !
Proseguo la salita lungo la valle Maiura. Sebbene la luce sia diminuita i colori autunnali e il defoliage si notano ancora.
Faccio ancora il pieno di questi colori, di quest’aria profumata, quando … toh! Vedi il Karma ti ripaga sempre !Una bellissima e freschissima mazza di tamburo! Stasera te purgo ! aahaha !!!! ormai ero vicino all’auto e si poteva anche fare! Ne avevo lasciate tante altre alle spalle…
Appagato, arrivo all’auto. Mi cambio la maglia, le scarpe, butto lo zaino nel bagagliaio e sistemo la Mazza di Tamburo come una reliquia. Do un’ultima controllata al materiale e via a Livata a farmi una bella birra gelata !
Spero di non avervi annoiato!
Regione e provincia: Lazio - ROMA
Località di partenza: Campo dell'Osso (Subiaco)
Località di arrivo: Campo dell'Osso (Subiaco)
Tempo di percorrenza: 7ore effettive
Chilometri: 17,3
Grado di difficoltà: E
Descrizione delle difficoltà: il percorso è totalmente tabellato
Periodo consigliato: estate-autunno
Segnaletica: ottima
Dislivello in salita:514
Quota massima: 1837
Accesso stradale: strada per gli impianti della Monna - Campo dell'Osso
copertura telefonica: nei pressi delle Vedute e sul Monte Autore. Resto del percorso negativo
Riferimento: sentiero 673c a cui ho fatto delle piccole varianti Parco Naturale Regionale Monti Simbruini - Percorso 673c
Traccia GPS:http://www.avventurosamente.it/xf/pagine/mappa/?do=loadmarker&id=7091
Descrizione:
le foto sono al https://plus.google.com/photos/112888320385072845142/albums/6072567803310957169
Sabato ho trascorso una giornata veramente bellissima.
Venerdi le previsione riportavano sostanzialmente bel tempo così decido che, il giorno seguente avrei percorso l’anello del sentiero 673C dei Simbruini.
Il 673C è un percorso ad anello che, partendo da Campo dell’ Osso (Subiaco – RM), prosegue verso il Monte Autore ( i Latini lo chiamavano Petra Imperatoris), scende nel Vallone dell’Autore, attraversando una delle faggete più belle e recondite dei Simbruini, sino a sfociare a Campo Secco ( dove era il villaggio dei mormoni nel film western di Trinità). Attraversato Campo Secco (Camerata Nuova), all’altezza del Rifugio si piega a Sud risalendo il vallone dei Grottoni per risalire ai Tre Confini, valle Maiura e chiudere l’anello nei pressi di Campo dell’Osso.
Sabato mattina parto da Roma, con un tempo alquanto schifoso (alla faccia del Meteo), percorrendo la A24 ed uscendo a Vicovaro- Mandela. Faccio un pezzo di Tiburtina sino all’imbocco della Sublacense. Lungo il fiume Aniene la nebbia si taglia a fette, infatti cammino con i retronebbia accesi. Prima di Subiaco prendo la nuova strada che sbuca nei pressi dell’ospedale. Il tempo è ancora pessimo, ma salendo esco da tutta quella nebbia e sopra di me il cielo è terso, turchese, rigato qua e la da qualche scia d’aereo. Percorro i tornanti per salire a Monte Livata e sotto, dalla nebbia spuntano i cocuzzoli dei colli, come isole da un placido mare. Il sole mi scalda il viso ed inforco gli occhiali; sul cruscotto dell’auto leggo 12 gradi alle 08,00 circa. Mi affretto, avrei voluto scattare qualche foto a quei cocuzzoli che spuntavano dalla nebbia sottostante, ma avevo superato fortunatamente un lentissimo camion che saliva: rimettermelo dinanzi non era proprio il caso!
Arrivo a Livata e proseguo per Campo dell’Osso. Attraverso il piazzale, tiro dritto per qualche centinaio di metri verso gli impianti della Monna, sino a fermarmi nei pressi del sentiero che sale da valle Maiura. Parcheggio l’auto, calzo gli scarponcini, indosso lo zaino, accendo il GPS, fotocamera al collo, chiudo l’auto e via… i bastoncini fanno tic tac !
Il sole inizia a fare capolino dietro la faggeta, dando vita a quei colori autunnali tipici di questo periodo. La rugiada si accende sui prati ed incontro i primi cavalli, che si scaldano nei pressi dell’osservatorio di Campo Minio.
La sterrata sale, poi spiana e mi trovo nei pressi dell’imbocco del sentiero del Vallone dell’Autore: qui avevo programmato una variante. Vado dritto per salire all’Autore a vedere gli ampi panorami. Arrivo alle Vedute e qui davanti a me si apre la vista sulla valle del Simbrivio ( Vallepietra o meglio Vallis in Petra Imperatoris ).
Prendo il sentiero per la cima dell’Autore, quello però dalla parte Ovest e l’occhio va giù vallone dell’Autore e sulla sottostante piana di Campo Secco, va sui monti Prenestini ( Guadagnolo, la Mentorella), su Monte Scalambra ed i retrostanti Lepini.
Arrivo in cima e gli orizzonti si aprono sui monti a Nord: il Velino- Sirente, il Gran Sasso, le catene Abruzzesi, gli Ernici ed i monti precedenti.
Rimango ancora un po’ a contemplare il panorama, ma rimetto subito lo zaino in spalla e ridiscendo per riprendere il sentiero che scende al Vallone dell’Autore.
Il sentiero scende ripido ed inizia ad immergersi nella bellissima faggeta. Man mano i rumori si attenuano, non si sente nemmeno più il vento: il silenzio diventa via via sempre più assordante (passatemi questo ossimoro!).
Ogni tanto si incontrano piccole radure e dove passa la luce del sole, il sottobosco si colora di verde, ma si incontra anche qualche altro abitante (anche lo Steccherino Dorato) e qualcosa di particolare (croci e lapidi).
Il sentiero va ripido sino ad incontrare quello che scende dai Cannavacciari a quota 1490mt e qui le radure si fanno più frequenti.
Qui incontro una bella famigliola di Fomes Fomentarius, cresciuto su un ceppo di faggio: a casa ho provato a fare l’uomo primitivo… e debbo dire che mi è riuscito abbastanza bene!
Il sentiero perde la sua ripidità e le ginocchia ringraziano sino ad arrivare ai Campitelloni.
Finalmente arrivo alla piana di Campo Secco e qui si aprono gli ampi spazi.
Beh come si dice a Roma “ s’è fatta ‘na certa ! “ e lo stomaco brontola, quindi mi accomodo nei pressi di un’area attrezzata e mi preparo il pranzetto… proviamo la nuova gavetta !
E mentre mi preparo il pranzetto, alle mie spalle esce Francesco detto “ El Cisco “. Vi direte chi è El Cisco? Uno della compagnia di Mescal ? No ! E’ un arzillo signore di Camerata che stava manutenendo la sua “Capanna”… diciamo nuove forme di imprenditorie… ahahahah! Nel giro di una mezz’ora mi racconta tutta la sua vita e la storia della Capanna del Cisco ! E visto che facevo le foto alla mia gavetta, mi invita a fare le foto alla sua tenuta!
Beh! dopo essermi rifocillato e fatto una chiacchiera col Cisco, ripulisco la gavetta, lo saluto e riprendo il mio cammino. Seguo la sterrata verso est dove all’altezza del rifugio piego a sud, risalendo il vallone.
Non prima di aver dato un ultimo sguardo alla piana da un altura.
Qui reinizia la salita, dolce e costante, attraverso il fosso che sale dai Grottoni sino ai Tre Confini.
Arrivo ai Tre Confini (Camerata,Cervara,Subiaco) e alle spalle mi lascio le loro colonne d’Ercole !
Ormai esco all’aperto e mi inoltro verso Valle Maiura ed il cielo è nuvoloso.
Lungo la strada non vi nego che ho dato un’occhiata per qualche porcino superstite, ma nemmeno la traccia. Qualche bella mazza di tamburo e altre appena sbocciate, purtroppo non avevo nessun cestino e poi oggi non ero uscito per funghi !
Proseguo la salita lungo la valle Maiura. Sebbene la luce sia diminuita i colori autunnali e il defoliage si notano ancora.
Faccio ancora il pieno di questi colori, di quest’aria profumata, quando … toh! Vedi il Karma ti ripaga sempre !Una bellissima e freschissima mazza di tamburo! Stasera te purgo ! aahaha !!!! ormai ero vicino all’auto e si poteva anche fare! Ne avevo lasciate tante altre alle spalle…
Appagato, arrivo all’auto. Mi cambio la maglia, le scarpe, butto lo zaino nel bagagliaio e sistemo la Mazza di Tamburo come una reliquia. Do un’ultima controllata al materiale e via a Livata a farmi una bella birra gelata !
Spero di non avervi annoiato!
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