Qualche settimana addietro, ho partecipato ad una gita/lezione sulle piante commestibili in montagna.
In pratica durante un percorso, dai 1200 ai 1700 metri, ogni volta che il capogita/insegnante vedeva una pianta interessante, ci fermavamo e ne venivano spiegate
proprietà ed utilizzi.
Quello che segue sono le mie impressioni generali (molto generali, visto che per il riconoscimento delle singole piante è meglio che mi cerchi un libro con delle buone foto)
su quello che può essere l'utilizzo di date piante nell'attività di trekking/campeggio.
Premessa: il corso riguardava le "erbe", niente piante ad alto fusto o cortecce, niente bacche ( anche perchè era troppo presto).
1) Sono tante: non credevo, ma tra i 1000 ed i 1800 metri di quota in primavera/estate si trova facilmente un sacco di roba.
2) Ossalato di calcio: una buona metà di questo "sacco di roba", è ricca di ossalato di calcio, che aiuta la formazione di calcoli ai reni.
Questa categoria andrebbe quindi bollita e separata dal brodo di bollitura, per lo meno nel caso di uso continuato.
3)Parassiti: il rischio parassiti c'è soprattutto in vicinanza degli alpeggi, per sicurezza le piante andrebbero cotte, anche se con questo
si compromette l'apporto di vitamine.
4)Gusto e principi nutritivi: il gusto esplora le varie sfumature dell'amaro, per quanto riguarda i nutritivi,fibre, sali minerali, qualche zucchero, vitamine, ed in qualche radice
anche carboidrati.
Condiderazioni finali:
Decidere di partire per trekking di una settimana contando sulle sulle erbe che uno trova camminando, è sicuramente un bell'azzardo oltre che una discreta prova di volontà, visto che da sole non è che siano granchè buone.
Interessante è invece il discorso dell'integrazione, si parte con un tot di pasti a lunga conservazione: liofilizzati, fagioli, farina di polenta, riso
e si utilizzano le erbe commestibili per la funzione di "fresco", visto che la verdura a portata da casa, deperisce in fetta e pesa.
saluti
In pratica durante un percorso, dai 1200 ai 1700 metri, ogni volta che il capogita/insegnante vedeva una pianta interessante, ci fermavamo e ne venivano spiegate
proprietà ed utilizzi.
Quello che segue sono le mie impressioni generali (molto generali, visto che per il riconoscimento delle singole piante è meglio che mi cerchi un libro con delle buone foto)
su quello che può essere l'utilizzo di date piante nell'attività di trekking/campeggio.
Premessa: il corso riguardava le "erbe", niente piante ad alto fusto o cortecce, niente bacche ( anche perchè era troppo presto).
1) Sono tante: non credevo, ma tra i 1000 ed i 1800 metri di quota in primavera/estate si trova facilmente un sacco di roba.
2) Ossalato di calcio: una buona metà di questo "sacco di roba", è ricca di ossalato di calcio, che aiuta la formazione di calcoli ai reni.
Questa categoria andrebbe quindi bollita e separata dal brodo di bollitura, per lo meno nel caso di uso continuato.
3)Parassiti: il rischio parassiti c'è soprattutto in vicinanza degli alpeggi, per sicurezza le piante andrebbero cotte, anche se con questo
si compromette l'apporto di vitamine.
4)Gusto e principi nutritivi: il gusto esplora le varie sfumature dell'amaro, per quanto riguarda i nutritivi,fibre, sali minerali, qualche zucchero, vitamine, ed in qualche radice
anche carboidrati.
Condiderazioni finali:
Decidere di partire per trekking di una settimana contando sulle sulle erbe che uno trova camminando, è sicuramente un bell'azzardo oltre che una discreta prova di volontà, visto che da sole non è che siano granchè buone.
Interessante è invece il discorso dell'integrazione, si parte con un tot di pasti a lunga conservazione: liofilizzati, fagioli, farina di polenta, riso
e si utilizzano le erbe commestibili per la funzione di "fresco", visto che la verdura a portata da casa, deperisce in fetta e pesa.
saluti