Escursione Cima Biscurri e M. Tartaro

Parchi d'Abruzzo
  1. Parco Nazionale d'Abruzzo Lazio e Molise
Dati

Data: 10 Novembre 2016
Regione e provincia: L'Aquila, Abruzzo
Località di partenza: Pianoro di Campitelli (1440 m)
Località di arrivo: Idem
Tempo di percorrenza: 6h 40'
Chilometri: 13.2
Grado di difficoltà: EE
Descrizione delle difficoltà: Nessuna all'interno del sentiero ufficiale, qualche insidia nella salita tra roccette e prati viscidi alla Vedetta e su roccia innevata sulla cresta del Tartaro.
Periodo consigliato: Sempre
Segnaletica: Buona lungo il sentiero ufficiale, inesistente altrove.
Dislivello in salita: 950 m
Dislivello in discesa: Idem
Quota massima: 2191 m (M. Tartaro)
Accesso stradale: Percorrendo la SS 83 Marsicana, nei pressi di Alfedena si devia in direzione Sud prendendo la strada che conduce al lago della Montagna Spaccata e al pianoro di Campitelli,
Traccia GPS:
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Descrizione
Ignoravo completamente questo versante del PNALM, benchè mi fosse stato descritto molte volte l'elevato interesse paesaggistico e decantata la straordinaria bellezza di questo comprensorio.
La levataccia antelucana e la lunga trasferta di avvicinamento al pianoro di Campitelli sono state subito ampiamente ripagate dopo pochi passi all'interno della favolosa faggeta che, avvolgendo il sentiero L1, accompagna alla piana dei Biscurri.
Obiettivo della gita era un anello di ampio respiro che comprendesse La Vedetta (altrimenti nota come Cima Biscurri), il Monte Tartaro e il Monte Meta, in modo da consentirmi di prendere visione di una buona porzione di questo angolo di Appennino che tanto mi incuriosiva.
Le cose non sono andate esattamente come avrei voluto, ma sono tornato a casa comunque soddisfatto, avendo apprezzato scenari montani di una bellezza unica e facendo molti progetti per raggiungere queste soomità da altri versanti.
Sono le ore 8,45 quando, zaino in spalla, osservo il pianoro di Campitelli che si presenta in veste tardo autunnale, con la neve scesa poche ore prima che resiste ai flebili raggi del sole mattutino:
DSC_1128.JPG


La strada sterrata entra subito in una faggeta molto suggestiva, in cui si possono apprezzare le dimensioni degli alberi, i cui fusti hanno diametri inaspettatamente grandi.
DSC_1132.JPG

Si trascurano alcune deviazioni che portano in direzione del lago della Montagna Spaccata, mentre si avverte lo scroscio di un corso d'acqua che percorre il fondo del fosso; ben presto la sterrata diventa sentiero che si inerpica nel bosco imbiancato dalla neve caduta durante la notte:
DSC_1133.JPG


Dall'altra parte del fosso si intravede il Rifugio La Vedetta; si prosegue invece sulla destra orografica, fino a raggiungere la fine della faggeta a quota 1700 m:
DSC_1137.JPG


La Piana dei Biscurri appare completamente imbiancata, mentre all'orizzonte le nuvole lasciano intravedere la dorsale del Monte Meta:
DSC_1139.JPG


Si abbandona il sentiero, puntando invece verso destra (Nord), per raggiungere la prima vetta della giornata, la Cima Biscurri:
DSC_1138.JPG
In letteratura ho visto che la via preferenziale per salirvi era da Ovest, ossia aggirando il suo versante Sud risalendo la piana e guadagnando quota in corrispondenza di una sella che consente di risalire fra ripidi ghiaioni.
Ho invece raggiunto il fianco della montagna per decidere una via di salita diversa, avendo in mente di fare un anello verso il Tartaro senza tornare sui miei passi. Questa è la vista che si presentava alla base della Vedetta:
DSC_1141.JPG


Quindi, dopo aver risalito il tratto con ghiaione, si procede su prati viscidi e roccette innevate aggirando il contrafforte in direzione Est, arrivando in cresta dopo aver fatto un inaspettato ma quanto mai gradito tratto di facile Scrambling:
DSC_1146.JPG

In cresta le condizioni meteo sono tipicamente invernali: vento forte, suolo innevato, temperature glaciali (il miele dal mio dispenser si era completamente cristallizzato!). Ciò non mi ha impedito di ammirare i panorami che si aprivano in direzione Est:
DSC_1147.JPG
DSC_1148.JPG


Davanti a me, austera tra le nubi, si presenta la Cima dei Biscurri:
DSC_1152.JPG


Dopo aver raggiunto la vetta (2007 m), si prosegue per cresta in direzione Ovest e, dopo alcuni saliscendi, si raggiunge la quota 2005 m; da qui si può apprezzare l'elegante profilo della Cima Biscurri:
DSC_1167.JPG

La Piana dei Biscurri:
DSC_1168.JPG

La cresta Est del Tartaro e, dietro, il M. Jammiccio:
DSC_1166.JPG


Si continua a salire su fondo roccioso e innevato; il passo è rallentato dalla difficoltà dovuta alla scivolosità del binomio roccia-neve fresca; inoltre la furia degli elementi inizia a farsi sentire, con raffiche di gelido vento che disturbano la salita e che spazzano i nembi che provengono dal versante tirrenico.
Emerge dalla coltre la sagoma del Monte Tartaro:
DSC_1174.JPG


In uno sprazzo di visibilità, riesco a fotografare il M. Altare e parte della dorsale che conduce al Petroso:
DSC_1180.JPG

DSC_1185.JPG


Mio malgrado, la Meta non si è mai fatta vedere; il Tartaro invece è ormai a portata di mano:
DSC_1184.JPG

Quando raggiungo la vetta, il cielo per un pò si chiude lasciando pochi metri di visibilità:
DSC_1189.JPG


La consapevolezza di rinunciare alla Meta si fà sempre più consistente; la rinuncia non è motivata tanto dal ritardo accumulato o dalle condizioni di innevamento, ma essenzialmente dalla scarsa visibilità che non permetterebbe di godersi un minimo di panorama.
Durante queste considerazioni, si susseguono squarci di sereno che mi consentono di fotografare la Piana dei Biscurri:
DSC_1191.JPG


Si scende così dal Tartaro e, per cresta in direzione Sud, si raggiunge una sella a quota 2050 m:
DSC_1192.JPG


Dalla sella (ahimè, anzichè salire alla Meta), mediante un dritto per dritto si guadagna il fondo valle in corrispondenza di una pozza ghiacciata, ottimo luogo per uno spuntino vista lago:
DSC_1193.JPG



Mediante un'interminabile serie di saliscendi, si attraversa la Piana (?) dei Biscurri, intercettando il sentiero L1 in corrispondenza delle vestigia di un antico fortino.
Passando sotto la Vedetta, si apprezza ancora una volta l'eleganza del profilo di questa montagna:
DSC_1195.JPG
DSC_1197.JPG


Prima di entrare nella faggeta, una panoramica alla valle:
DSC_1198.JPG


mentre i nembi imperversano sulla dorsale ormai lontana:
DSC_1199.JPG

Conclusioni:
In passato rinunciare mi è pesato, ma non stavolta. La salita alla Meta sarebbe stata solo un'impresa fine a sè stessa senza avere la minima possibilità di vedere il paesaggio. Peraltro, il giro è stato abbastanza soddisfacente e remunerativo. In più non mi aspettavo di trovare tutta quella neve (graditissima sorpresa) che oltretutto non era affatto ramponabile per quanto era fresca e farinosa.
Quindi, in definitiva, questa escursione, in un angolo così suggestivo del Parco, in condizioni difficili ma mai proibitive, è stata proprio un successo; sto già organizzando l'arrivo alla Meta tramite il versante laziale, ma questa è un'altra storia...
Ad Maiora!
 
che dire...superlativo! un giro davvero strepitoso, sia per il contesto che per le condizioni meteo trovate. Credo converrai anche tu nel pensare che ogni cima che hai fatto è stata oro colato, ovviamente andare sulla Meta dal Tartaro era assolutamente improponibile, sia per le suddette condizioni meteo che per la lunghezza e la non banalità di quella cresta in una tale giornata.
Ancora complimenti per aver fatto il massimo che si poteva fare!
 
Dati

Data: 10 Novembre 2016
Regione e provincia: L'Aquila, Abruzzo
Località di partenza: Pianoro di Campitelli (1440 m)
Località di arrivo: Idem
Tempo di percorrenza: 6h 40'
Chilometri: 13.2
Grado di difficoltà: EE
Descrizione delle difficoltà: Nessuna all'interno del sentiero ufficiale, qualche insidia nella salita tra roccette e prati viscidi alla Vedetta e su roccia innevata sulla cresta del Tartaro.
Periodo consigliato: Sempre
Segnaletica: Buona lungo il sentiero ufficiale, inesistente altrove.
Dislivello in salita: 950 m
Dislivello in discesa: Idem
Quota massima: 2191 m (M. Tartaro)
Accesso stradale: Percorrendo la SS 83 Marsicana, nei pressi di Alfedena si devia in direzione Sud prendendo la strada che conduce al lago della Montagna Spaccata e al pianoro di Campitelli,
Traccia GPS:
Vedi l'allegato 138533

Descrizione
Ignoravo completamente questo versante del PNALM, benchè mi fosse stato descritto molte volte l'elevato interesse paesaggistico e decantata la straordinaria bellezza di questo comprensorio.
La levataccia antelucana e la lunga trasferta di avvicinamento al pianoro di Campitelli sono state subito ampiamente ripagate dopo pochi passi all'interno della favolosa faggeta che, avvolgendo il sentiero L1, accompagna alla piana dei Biscurri.
Obiettivo della gita era un anello di ampio respiro che comprendesse La Vedetta (altrimenti nota come Cima Biscurri), il Monte Tartaro e il Monte Meta, in modo da consentirmi di prendere visione di una buona porzione di questo angolo di Appennino che tanto mi incuriosiva.
Le cose non sono andate esattamente come avrei voluto, ma sono tornato a casa comunque soddisfatto, avendo apprezzato scenari montani di una bellezza unica e facendo molti progetti per raggiungere queste soomità da altri versanti.
Sono le ore 8,45 quando, zaino in spalla, osservo il pianoro di Campitelli che si presenta in veste tardo autunnale, con la neve scesa poche ore prima che resiste ai flebili raggi del sole mattutino:
Vedi l'allegato 138534

La strada sterrata entra subito in una faggeta molto suggestiva, in cui si possono apprezzare le dimensioni degli alberi, i cui fusti hanno diametri inaspettatamente grandi.
Vedi l'allegato 138535
Si trascurano alcune deviazioni che portano in direzione del lago della Montagna Spaccata, mentre si avverte lo scroscio di un corso d'acqua che percorre il fondo del fosso; ben presto la sterrata diventa sentiero che si inerpica nel bosco imbiancato dalla neve caduta durante la notte:
Vedi l'allegato 138536

Dall'altra parte del fosso si intravede il Rifugio La Vedetta; si prosegue invece sulla destra orografica, fino a raggiungere la fine della faggeta a quota 1700 m:
Vedi l'allegato 138537

La Piana dei Biscurri appare completamente imbiancata, mentre all'orizzonte le nuvole lasciano intravedere la dorsale del Monte Meta:
Vedi l'allegato 138539

Si abbandona il sentiero, puntando invece verso destra (Nord), per raggiungere la prima vetta della giornata, la Cima Biscurri:
Vedi l'allegato 138538 In letteratura ho visto che la via preferenziale per salirvi era da Ovest, ossia aggirando il suo versante Sud risalendo la piana e guadagnando quota in corrispondenza di una sella che consente di risalire fra ripidi ghiaioni.
Ho invece raggiunto il fianco della montagna per decidere una via di salita diversa, avendo in mente di fare un anello verso il Tartaro senza tornare sui miei passi. Questa è la vista che si presentava alla base della Vedetta:
Vedi l'allegato 138540

Quindi, dopo aver risalito il tratto con ghiaione, si procede su prati viscidi e roccette innevate aggirando il contrafforte in direzione Est, arrivando in cresta dopo aver fatto un inaspettato ma quanto mai gradito tratto di facile Scrambling:
Vedi l'allegato 138541
In cresta le condizioni meteo sono tipicamente invernali: vento forte, suolo innevato, temperature glaciali (il miele dal mio dispenser si era completamente cristallizzato!). Ciò non mi ha impedito di ammirare i panorami che si aprivano in direzione Est:
Vedi l'allegato 138542 Vedi l'allegato 138543

Davanti a me, austera tra le nubi, si presenta la Cima dei Biscurri:
Vedi l'allegato 138544

Dopo aver raggiunto la vetta (2007 m), si prosegue per cresta in direzione Ovest e, dopo alcuni saliscendi, si raggiunge la quota 2005 m; da qui si può apprezzare l'elegante profilo della Cima Biscurri:
Vedi l'allegato 138545
La Piana dei Biscurri:
Vedi l'allegato 138546
La cresta Est del Tartaro e, dietro, il M. Jammiccio:
Vedi l'allegato 138547

Si continua a salire su fondo roccioso e innevato; il passo è rallentato dalla difficoltà dovuta alla scivolosità del binomio roccia-neve fresca; inoltre la furia degli elementi inizia a farsi sentire, con raffiche di gelido vento che disturbano la salita e che spazzano i nembi che provengono dal versante tirrenico.
Emerge dalla coltre la sagoma del Monte Tartaro:
Vedi l'allegato 138548

In uno sprazzo di visibilità, riesco a fotografare il M. Altare e parte della dorsale che conduce al Petroso:
Vedi l'allegato 138549
Vedi l'allegato 138551

Mio malgrado, la Meta non si è mai fatta vedere; il Tartaro invece è ormai a portata di mano:
Vedi l'allegato 138550
Quando raggiungo la vetta, il cielo per un pò si chiude lasciando pochi metri di visibilità:
Vedi l'allegato 138552

La consapevolezza di rinunciare alla Meta si fà sempre più consistente; la rinuncia non è motivata tanto dal ritardo accumulato o dalle condizioni di innevamento, ma essenzialmente dalla scarsa visibilità che non permetterebbe di godersi un minimo di panorama.
Durante queste considerazioni, si susseguono squarci di sereno che mi consentono di fotografare la Piana dei Biscurri:
Vedi l'allegato 138553

Si scende così dal Tartaro e, per cresta in direzione Sud, si raggiunge una sella a quota 2050 m:
Vedi l'allegato 138554

Dalla sella (ahimè, anzichè salire alla Meta), mediante un dritto per dritto si guadagna il fondo valle in corrispondenza di una pozza ghiacciata, ottimo luogo per uno spuntino vista lago:
Vedi l'allegato 138555


Mediante un'interminabile serie di saliscendi, si attraversa la Piana (?) dei Biscurri, intercettando il sentiero L1 in corrispondenza delle vestigia di un antico fortino.
Passando sotto la Vedetta, si apprezza ancora una volta l'eleganza del profilo di questa montagna:
Vedi l'allegato 138556 Vedi l'allegato 138557

Prima di entrare nella faggeta, una panoramica alla valle:
Vedi l'allegato 138558

mentre i nembi imperversano sulla dorsale ormai lontana:
Vedi l'allegato 138559
Conclusioni:
In passato rinunciare mi è pesato, ma non stavolta. La salita alla Meta sarebbe stata solo un'impresa fine a sè stessa senza avere la minima possibilità di vedere il paesaggio. Peraltro, il giro è stato abbastanza soddisfacente e remunerativo. In più non mi aspettavo di trovare tutta quella neve (graditissima sorpresa) che oltretutto non era affatto ramponabile per quanto era fresca e farinosa.
Quindi, in definitiva, questa escursione, in un angolo così suggestivo del Parco, in condizioni difficili ma mai proibitive, è stata proprio un successo; sto già organizzando l'arrivo alla Meta tramite il versante laziale, ma questa è un'altra storia...
Ad Maiora!
Ciao. complimenti per il giro. la variabilità della visibilità secondo me spesso aggiunge un elemento che concretizza le difficoltà di un'escursione, le rende tangibili e ti aumenta la consapevolezza dell'immensità della montagna (è una sensazione che a me capita spesso, forse accentuata dalla solitudine).
Una domanda: i ramponi li avevate al seguito (nonostante le temperature ancora non rigidissime e la poca neve)? È per capire che approccio avete.
Grazie
 
Dati

Data: 10 Novembre 2016
Regione e provincia: L'Aquila, Abruzzo
Località di partenza: Pianoro di Campitelli (1440 m)
Località di arrivo: Idem
Tempo di percorrenza: 6h 40'
Chilometri: 13.2
Grado di difficoltà: EE
Descrizione delle difficoltà: Nessuna all'interno del sentiero ufficiale, qualche insidia nella salita tra roccette e prati viscidi alla Vedetta e su roccia innevata sulla cresta del Tartaro.
Periodo consigliato: Sempre
Segnaletica: Buona lungo il sentiero ufficiale, inesistente altrove.
Dislivello in salita: 950 m
Dislivello in discesa: Idem
Quota massima: 2191 m (M. Tartaro)
Accesso stradale: Percorrendo la SS 83 Marsicana, nei pressi di Alfedena si devia in direzione Sud prendendo la strada che conduce al lago della Montagna Spaccata e al pianoro di Campitelli,
Traccia GPS:
Vedi l'allegato 138533

Descrizione
Ignoravo completamente questo versante del PNALM, benchè mi fosse stato descritto molte volte l'elevato interesse paesaggistico e decantata la straordinaria bellezza di questo comprensorio.
La levataccia antelucana e la lunga trasferta di avvicinamento al pianoro di Campitelli sono state subito ampiamente ripagate dopo pochi passi all'interno della favolosa faggeta che, avvolgendo il sentiero L1, accompagna alla piana dei Biscurri.
Obiettivo della gita era un anello di ampio respiro che comprendesse La Vedetta (altrimenti nota come Cima Biscurri), il Monte Tartaro e il Monte Meta, in modo da consentirmi di prendere visione di una buona porzione di questo angolo di Appennino che tanto mi incuriosiva.
Le cose non sono andate esattamente come avrei voluto, ma sono tornato a casa comunque soddisfatto, avendo apprezzato scenari montani di una bellezza unica e facendo molti progetti per raggiungere queste soomità da altri versanti.
Sono le ore 8,45 quando, zaino in spalla, osservo il pianoro di Campitelli che si presenta in veste tardo autunnale, con la neve scesa poche ore prima che resiste ai flebili raggi del sole mattutino:
Vedi l'allegato 138534

La strada sterrata entra subito in una faggeta molto suggestiva, in cui si possono apprezzare le dimensioni degli alberi, i cui fusti hanno diametri inaspettatamente grandi.
Vedi l'allegato 138535
Si trascurano alcune deviazioni che portano in direzione del lago della Montagna Spaccata, mentre si avverte lo scroscio di un corso d'acqua che percorre il fondo del fosso; ben presto la sterrata diventa sentiero che si inerpica nel bosco imbiancato dalla neve caduta durante la notte:
Vedi l'allegato 138536

Dall'altra parte del fosso si intravede il Rifugio La Vedetta; si prosegue invece sulla destra orografica, fino a raggiungere la fine della faggeta a quota 1700 m:
Vedi l'allegato 138537

La Piana dei Biscurri appare completamente imbiancata, mentre all'orizzonte le nuvole lasciano intravedere la dorsale del Monte Meta:
Vedi l'allegato 138539

Si abbandona il sentiero, puntando invece verso destra (Nord), per raggiungere la prima vetta della giornata, la Cima Biscurri:
Vedi l'allegato 138538 In letteratura ho visto che la via preferenziale per salirvi era da Ovest, ossia aggirando il suo versante Sud risalendo la piana e guadagnando quota in corrispondenza di una sella che consente di risalire fra ripidi ghiaioni.
Ho invece raggiunto il fianco della montagna per decidere una via di salita diversa, avendo in mente di fare un anello verso il Tartaro senza tornare sui miei passi. Questa è la vista che si presentava alla base della Vedetta:
Vedi l'allegato 138540

Quindi, dopo aver risalito il tratto con ghiaione, si procede su prati viscidi e roccette innevate aggirando il contrafforte in direzione Est, arrivando in cresta dopo aver fatto un inaspettato ma quanto mai gradito tratto di facile Scrambling:
Vedi l'allegato 138541
In cresta le condizioni meteo sono tipicamente invernali: vento forte, suolo innevato, temperature glaciali (il miele dal mio dispenser si era completamente cristallizzato!). Ciò non mi ha impedito di ammirare i panorami che si aprivano in direzione Est:
Vedi l'allegato 138542 Vedi l'allegato 138543

Davanti a me, austera tra le nubi, si presenta la Cima dei Biscurri:
Vedi l'allegato 138544

Dopo aver raggiunto la vetta (2007 m), si prosegue per cresta in direzione Ovest e, dopo alcuni saliscendi, si raggiunge la quota 2005 m; da qui si può apprezzare l'elegante profilo della Cima Biscurri:
Vedi l'allegato 138545
La Piana dei Biscurri:
Vedi l'allegato 138546
La cresta Est del Tartaro e, dietro, il M. Jammiccio:
Vedi l'allegato 138547

Si continua a salire su fondo roccioso e innevato; il passo è rallentato dalla difficoltà dovuta alla scivolosità del binomio roccia-neve fresca; inoltre la furia degli elementi inizia a farsi sentire, con raffiche di gelido vento che disturbano la salita e che spazzano i nembi che provengono dal versante tirrenico.
Emerge dalla coltre la sagoma del Monte Tartaro:
Vedi l'allegato 138548

In uno sprazzo di visibilità, riesco a fotografare il M. Altare e parte della dorsale che conduce al Petroso:
Vedi l'allegato 138549
Vedi l'allegato 138551

Mio malgrado, la Meta non si è mai fatta vedere; il Tartaro invece è ormai a portata di mano:
Vedi l'allegato 138550
Quando raggiungo la vetta, il cielo per un pò si chiude lasciando pochi metri di visibilità:
Vedi l'allegato 138552

La consapevolezza di rinunciare alla Meta si fà sempre più consistente; la rinuncia non è motivata tanto dal ritardo accumulato o dalle condizioni di innevamento, ma essenzialmente dalla scarsa visibilità che non permetterebbe di godersi un minimo di panorama.
Durante queste considerazioni, si susseguono squarci di sereno che mi consentono di fotografare la Piana dei Biscurri:
Vedi l'allegato 138553

Si scende così dal Tartaro e, per cresta in direzione Sud, si raggiunge una sella a quota 2050 m:
Vedi l'allegato 138554

Dalla sella (ahimè, anzichè salire alla Meta), mediante un dritto per dritto si guadagna il fondo valle in corrispondenza di una pozza ghiacciata, ottimo luogo per uno spuntino vista lago:
Vedi l'allegato 138555


Mediante un'interminabile serie di saliscendi, si attraversa la Piana (?) dei Biscurri, intercettando il sentiero L1 in corrispondenza delle vestigia di un antico fortino.
Passando sotto la Vedetta, si apprezza ancora una volta l'eleganza del profilo di questa montagna:
Vedi l'allegato 138556 Vedi l'allegato 138557

Prima di entrare nella faggeta, una panoramica alla valle:
Vedi l'allegato 138558

mentre i nembi imperversano sulla dorsale ormai lontana:
Vedi l'allegato 138559
Conclusioni:
In passato rinunciare mi è pesato, ma non stavolta. La salita alla Meta sarebbe stata solo un'impresa fine a sè stessa senza avere la minima possibilità di vedere il paesaggio. Peraltro, il giro è stato abbastanza soddisfacente e remunerativo. In più non mi aspettavo di trovare tutta quella neve (graditissima sorpresa) che oltretutto non era affatto ramponabile per quanto era fresca e farinosa.
Quindi, in definitiva, questa escursione, in un angolo così suggestivo del Parco, in condizioni difficili ma mai proibitive, è stata proprio un successo; sto già organizzando l'arrivo alla Meta tramite il versante laziale, ma questa è un'altra storia...
Ad Maiora!
Complimenti per l'eccezionale salita.Concordo con Alexmoscow sul fare la Meta dal Tartaro.A mio parere La Meta te la devi godere da sola,tanto e' bella e penso che il versante più interessante e spettacolare sia quello abruzzese.
 
Splendido e coinvolgente racconto, Stefano! Me lo sono vissuto passo dopo passo, con le difficoltà del terreno, la meraviglia per le vedute, il meteo che si complica, la decisione della rinuncia ma senza rimpianti... ed il tutto per un comprensorio che davvero mi è estraneo nonostante sia in buona parte nella mia regione, spero davvero di riuscire a colmare questa lacuna perché dalle tue immagini ho potuto ammirare un ambiente maestoso e selvaggio, magnetico!

Complimenti davvero per l'escursione e grazie per aver condiviso com noi questa avventura!
 
Ogni volta che osservo le immagini di quell'angolo del Parco, sento come un fremito dentro e una voglia incontrollata di andarci e rivivere quelle emozioni che ho provato già altre volte, Imparagonabile il versante laziale con il meraviglioso e ricco versante abruzzese. Amo quei luoghi. Sicuramente s'è capito. La Vedetta mi manca e già era nei miei programmi dall'autunno scorso ed è saltata anche quest'anno.
Per la rinuncia al monte Meta mi unisco al coro di chi già si è espresso approvando la tua scelta.
Ottime immagini che invogliano a trovarsi in quei luoghi.
 
Quante emozioni in quelle foto, escursione con la E maiuscola, altro che rinunce, non ti sei fatto mancare niente delle bellezze di questa stagione....quelle foto e parole tra i nembi mettono veramente il batticuore. Complimenti!!!
 
che dire...superlativo! un giro davvero strepitoso, sia per il contesto che per le condizioni meteo trovate. Credo converrai anche tu nel pensare che ogni cima che hai fatto è stata oro colato, ovviamente andare sulla Meta dal Tartaro era assolutamente improponibile, sia per le suddette condizioni meteo che per la lunghezza e la non banalità di quella cresta in una tale giornata.
Ancora complimenti per aver fatto il massimo che si poteva fare!
Oro colato, hai ragione.
Un motivo in più per tornare su quella dorsale, dato che da quelle parti abbiamo già più di un conto in sospeso da regolare ...
 
Una domanda: i ramponi li avevate al seguito (nonostante le temperature ancora non rigidissime e la poca neve)? È per capire che approccio avete
Si, avevo con me i ramponi (ma non la picca). In certi periodi è sempre meglio avere nello zaino questi ferri.

Grazie, condivido il tuo pensiero sulla variazione della visibilità durante un'escursione: prendere atto che in pochi istanti le nuvole possano chiudere completamente una montagna rende viva la consapevolezza di quanto siamo piccoli di fronte alla Natura e di quanto rispetto essa meriti.
Ciao a presto!
 
Complimenti per l'eccezionale salita.Concordo con Alexmoscow sul fare la Meta dal Tartaro.A mio parere La Meta te la devi godere da sola,tanto e' bella e penso che il versante più interessante e spettacolare sia quello abruzzese.
Si, concordo anche io.
Purtroppo però dovrei fare i conti anche con gli aspetti logistici. Dovendo farmi un viaggio di 3 ore, vorrei farmi un giro più ampio possibile (senza nulla togliere alla bellezza della Meta che merita senz'altro un'ascesa apposita).
Comunque, è così bella che non si è mai fatta vedere!
 
Splendido e coinvolgente racconto, Stefano! Me lo sono vissuto passo dopo passo, con le difficoltà del terreno, la meraviglia per le vedute, il meteo che si complica, la decisione della rinuncia ma senza rimpianti... ed il tutto per un comprensorio che davvero mi è estraneo nonostante sia in buona parte nella mia regione, spero davvero di riuscire a colmare questa lacuna perché dalle tue immagini ho potuto ammirare un ambiente maestoso e selvaggio, magnetico!

Complimenti davvero per l'escursione e grazie per aver condiviso com noi questa avventura!

Ebbene, Francesco, la tua regione in realtà è un continente appenninico, ricco di innumerevoli comprensori di cui è facile perdere il conto!
Quindi per questa lacuna sei ampiamente giustificato, ma ti consiglio di colmarla quanto prima: ne resteresti folgorato!
Grazie, sono contento di averti trasmesso le mie sensazioni con la mia relazione.
Ciao alla prossima!
 
Ogni volta che osservo le immagini di quell'angolo del Parco, sento come un fremito dentro e una voglia incontrollata di andarci e rivivere quelle emozioni che ho provato già altre volte, Imparagonabile il versante laziale con il meraviglioso e ricco versante abruzzese. Amo quei luoghi. Sicuramente s'è capito. La Vedetta mi manca e già era nei miei programmi dall'autunno scorso ed è saltata anche quest'anno.
Per la rinuncia al monte Meta mi unisco al coro di chi già si è espresso approvando la tua scelta.
Ottime immagini che invogliano a trovarsi in quei luoghi.
Eh si, si era capito che hai una certa predilezione per questo angolo del Parco, così ameno e caratteristico.
Grazie!
 
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