- Parchi d'Abruzzo
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- Parco Nazionale d'Abruzzo Lazio e Molise
Dati
Data: 10 Novembre 2016
Regione e provincia: L'Aquila, Abruzzo
Località di partenza: Pianoro di Campitelli (1440 m)
Località di arrivo: Idem
Tempo di percorrenza: 6h 40'
Chilometri: 13.2
Grado di difficoltà: EE
Descrizione delle difficoltà: Nessuna all'interno del sentiero ufficiale, qualche insidia nella salita tra roccette e prati viscidi alla Vedetta e su roccia innevata sulla cresta del Tartaro.
Periodo consigliato: Sempre
Segnaletica: Buona lungo il sentiero ufficiale, inesistente altrove.
Dislivello in salita: 950 m
Dislivello in discesa: Idem
Quota massima: 2191 m (M. Tartaro)
Accesso stradale: Percorrendo la SS 83 Marsicana, nei pressi di Alfedena si devia in direzione Sud prendendo la strada che conduce al lago della Montagna Spaccata e al pianoro di Campitelli,
Traccia GPS:
Descrizione
Ignoravo completamente questo versante del PNALM, benchè mi fosse stato descritto molte volte l'elevato interesse paesaggistico e decantata la straordinaria bellezza di questo comprensorio.
La levataccia antelucana e la lunga trasferta di avvicinamento al pianoro di Campitelli sono state subito ampiamente ripagate dopo pochi passi all'interno della favolosa faggeta che, avvolgendo il sentiero L1, accompagna alla piana dei Biscurri.
Obiettivo della gita era un anello di ampio respiro che comprendesse La Vedetta (altrimenti nota come Cima Biscurri), il Monte Tartaro e il Monte Meta, in modo da consentirmi di prendere visione di una buona porzione di questo angolo di Appennino che tanto mi incuriosiva.
Le cose non sono andate esattamente come avrei voluto, ma sono tornato a casa comunque soddisfatto, avendo apprezzato scenari montani di una bellezza unica e facendo molti progetti per raggiungere queste soomità da altri versanti.
Sono le ore 8,45 quando, zaino in spalla, osservo il pianoro di Campitelli che si presenta in veste tardo autunnale, con la neve scesa poche ore prima che resiste ai flebili raggi del sole mattutino:
La strada sterrata entra subito in una faggeta molto suggestiva, in cui si possono apprezzare le dimensioni degli alberi, i cui fusti hanno diametri inaspettatamente grandi.
Si trascurano alcune deviazioni che portano in direzione del lago della Montagna Spaccata, mentre si avverte lo scroscio di un corso d'acqua che percorre il fondo del fosso; ben presto la sterrata diventa sentiero che si inerpica nel bosco imbiancato dalla neve caduta durante la notte:
Dall'altra parte del fosso si intravede il Rifugio La Vedetta; si prosegue invece sulla destra orografica, fino a raggiungere la fine della faggeta a quota 1700 m:
La Piana dei Biscurri appare completamente imbiancata, mentre all'orizzonte le nuvole lasciano intravedere la dorsale del Monte Meta:
Si abbandona il sentiero, puntando invece verso destra (Nord), per raggiungere la prima vetta della giornata, la Cima Biscurri:
In letteratura ho visto che la via preferenziale per salirvi era da Ovest, ossia aggirando il suo versante Sud risalendo la piana e guadagnando quota in corrispondenza di una sella che consente di risalire fra ripidi ghiaioni.
Ho invece raggiunto il fianco della montagna per decidere una via di salita diversa, avendo in mente di fare un anello verso il Tartaro senza tornare sui miei passi. Questa è la vista che si presentava alla base della Vedetta:
Quindi, dopo aver risalito il tratto con ghiaione, si procede su prati viscidi e roccette innevate aggirando il contrafforte in direzione Est, arrivando in cresta dopo aver fatto un inaspettato ma quanto mai gradito tratto di facile Scrambling:
In cresta le condizioni meteo sono tipicamente invernali: vento forte, suolo innevato, temperature glaciali (il miele dal mio dispenser si era completamente cristallizzato!). Ciò non mi ha impedito di ammirare i panorami che si aprivano in direzione Est:
Davanti a me, austera tra le nubi, si presenta la Cima dei Biscurri:
Dopo aver raggiunto la vetta (2007 m), si prosegue per cresta in direzione Ovest e, dopo alcuni saliscendi, si raggiunge la quota 2005 m; da qui si può apprezzare l'elegante profilo della Cima Biscurri:
La Piana dei Biscurri:
La cresta Est del Tartaro e, dietro, il M. Jammiccio:
Si continua a salire su fondo roccioso e innevato; il passo è rallentato dalla difficoltà dovuta alla scivolosità del binomio roccia-neve fresca; inoltre la furia degli elementi inizia a farsi sentire, con raffiche di gelido vento che disturbano la salita e che spazzano i nembi che provengono dal versante tirrenico.
Emerge dalla coltre la sagoma del Monte Tartaro:
In uno sprazzo di visibilità, riesco a fotografare il M. Altare e parte della dorsale che conduce al Petroso:
Mio malgrado, la Meta non si è mai fatta vedere; il Tartaro invece è ormai a portata di mano:
Quando raggiungo la vetta, il cielo per un pò si chiude lasciando pochi metri di visibilità:
La consapevolezza di rinunciare alla Meta si fà sempre più consistente; la rinuncia non è motivata tanto dal ritardo accumulato o dalle condizioni di innevamento, ma essenzialmente dalla scarsa visibilità che non permetterebbe di godersi un minimo di panorama.
Durante queste considerazioni, si susseguono squarci di sereno che mi consentono di fotografare la Piana dei Biscurri:
Si scende così dal Tartaro e, per cresta in direzione Sud, si raggiunge una sella a quota 2050 m:
Dalla sella (ahimè, anzichè salire alla Meta), mediante un dritto per dritto si guadagna il fondo valle in corrispondenza di una pozza ghiacciata, ottimo luogo per uno spuntino vista lago:
Mediante un'interminabile serie di saliscendi, si attraversa la Piana (?) dei Biscurri, intercettando il sentiero L1 in corrispondenza delle vestigia di un antico fortino.
Passando sotto la Vedetta, si apprezza ancora una volta l'eleganza del profilo di questa montagna:
Prima di entrare nella faggeta, una panoramica alla valle:
mentre i nembi imperversano sulla dorsale ormai lontana:
Conclusioni:
In passato rinunciare mi è pesato, ma non stavolta. La salita alla Meta sarebbe stata solo un'impresa fine a sè stessa senza avere la minima possibilità di vedere il paesaggio. Peraltro, il giro è stato abbastanza soddisfacente e remunerativo. In più non mi aspettavo di trovare tutta quella neve (graditissima sorpresa) che oltretutto non era affatto ramponabile per quanto era fresca e farinosa.
Quindi, in definitiva, questa escursione, in un angolo così suggestivo del Parco, in condizioni difficili ma mai proibitive, è stata proprio un successo; sto già organizzando l'arrivo alla Meta tramite il versante laziale, ma questa è un'altra storia...
Ad Maiora!
Data: 10 Novembre 2016
Regione e provincia: L'Aquila, Abruzzo
Località di partenza: Pianoro di Campitelli (1440 m)
Località di arrivo: Idem
Tempo di percorrenza: 6h 40'
Chilometri: 13.2
Grado di difficoltà: EE
Descrizione delle difficoltà: Nessuna all'interno del sentiero ufficiale, qualche insidia nella salita tra roccette e prati viscidi alla Vedetta e su roccia innevata sulla cresta del Tartaro.
Periodo consigliato: Sempre
Segnaletica: Buona lungo il sentiero ufficiale, inesistente altrove.
Dislivello in salita: 950 m
Dislivello in discesa: Idem
Quota massima: 2191 m (M. Tartaro)
Accesso stradale: Percorrendo la SS 83 Marsicana, nei pressi di Alfedena si devia in direzione Sud prendendo la strada che conduce al lago della Montagna Spaccata e al pianoro di Campitelli,
Traccia GPS:
Descrizione
Ignoravo completamente questo versante del PNALM, benchè mi fosse stato descritto molte volte l'elevato interesse paesaggistico e decantata la straordinaria bellezza di questo comprensorio.
La levataccia antelucana e la lunga trasferta di avvicinamento al pianoro di Campitelli sono state subito ampiamente ripagate dopo pochi passi all'interno della favolosa faggeta che, avvolgendo il sentiero L1, accompagna alla piana dei Biscurri.
Obiettivo della gita era un anello di ampio respiro che comprendesse La Vedetta (altrimenti nota come Cima Biscurri), il Monte Tartaro e il Monte Meta, in modo da consentirmi di prendere visione di una buona porzione di questo angolo di Appennino che tanto mi incuriosiva.
Le cose non sono andate esattamente come avrei voluto, ma sono tornato a casa comunque soddisfatto, avendo apprezzato scenari montani di una bellezza unica e facendo molti progetti per raggiungere queste soomità da altri versanti.
Sono le ore 8,45 quando, zaino in spalla, osservo il pianoro di Campitelli che si presenta in veste tardo autunnale, con la neve scesa poche ore prima che resiste ai flebili raggi del sole mattutino:
La strada sterrata entra subito in una faggeta molto suggestiva, in cui si possono apprezzare le dimensioni degli alberi, i cui fusti hanno diametri inaspettatamente grandi.
Si trascurano alcune deviazioni che portano in direzione del lago della Montagna Spaccata, mentre si avverte lo scroscio di un corso d'acqua che percorre il fondo del fosso; ben presto la sterrata diventa sentiero che si inerpica nel bosco imbiancato dalla neve caduta durante la notte:
Dall'altra parte del fosso si intravede il Rifugio La Vedetta; si prosegue invece sulla destra orografica, fino a raggiungere la fine della faggeta a quota 1700 m:
La Piana dei Biscurri appare completamente imbiancata, mentre all'orizzonte le nuvole lasciano intravedere la dorsale del Monte Meta:
Si abbandona il sentiero, puntando invece verso destra (Nord), per raggiungere la prima vetta della giornata, la Cima Biscurri:
Ho invece raggiunto il fianco della montagna per decidere una via di salita diversa, avendo in mente di fare un anello verso il Tartaro senza tornare sui miei passi. Questa è la vista che si presentava alla base della Vedetta:
Quindi, dopo aver risalito il tratto con ghiaione, si procede su prati viscidi e roccette innevate aggirando il contrafforte in direzione Est, arrivando in cresta dopo aver fatto un inaspettato ma quanto mai gradito tratto di facile Scrambling:
In cresta le condizioni meteo sono tipicamente invernali: vento forte, suolo innevato, temperature glaciali (il miele dal mio dispenser si era completamente cristallizzato!). Ciò non mi ha impedito di ammirare i panorami che si aprivano in direzione Est:
Davanti a me, austera tra le nubi, si presenta la Cima dei Biscurri:
Dopo aver raggiunto la vetta (2007 m), si prosegue per cresta in direzione Ovest e, dopo alcuni saliscendi, si raggiunge la quota 2005 m; da qui si può apprezzare l'elegante profilo della Cima Biscurri:
La Piana dei Biscurri:
La cresta Est del Tartaro e, dietro, il M. Jammiccio:
Si continua a salire su fondo roccioso e innevato; il passo è rallentato dalla difficoltà dovuta alla scivolosità del binomio roccia-neve fresca; inoltre la furia degli elementi inizia a farsi sentire, con raffiche di gelido vento che disturbano la salita e che spazzano i nembi che provengono dal versante tirrenico.
Emerge dalla coltre la sagoma del Monte Tartaro:
In uno sprazzo di visibilità, riesco a fotografare il M. Altare e parte della dorsale che conduce al Petroso:
Mio malgrado, la Meta non si è mai fatta vedere; il Tartaro invece è ormai a portata di mano:
Quando raggiungo la vetta, il cielo per un pò si chiude lasciando pochi metri di visibilità:
La consapevolezza di rinunciare alla Meta si fà sempre più consistente; la rinuncia non è motivata tanto dal ritardo accumulato o dalle condizioni di innevamento, ma essenzialmente dalla scarsa visibilità che non permetterebbe di godersi un minimo di panorama.
Durante queste considerazioni, si susseguono squarci di sereno che mi consentono di fotografare la Piana dei Biscurri:
Si scende così dal Tartaro e, per cresta in direzione Sud, si raggiunge una sella a quota 2050 m:
Dalla sella (ahimè, anzichè salire alla Meta), mediante un dritto per dritto si guadagna il fondo valle in corrispondenza di una pozza ghiacciata, ottimo luogo per uno spuntino vista lago:
Mediante un'interminabile serie di saliscendi, si attraversa la Piana (?) dei Biscurri, intercettando il sentiero L1 in corrispondenza delle vestigia di un antico fortino.
Passando sotto la Vedetta, si apprezza ancora una volta l'eleganza del profilo di questa montagna:
Prima di entrare nella faggeta, una panoramica alla valle:
mentre i nembi imperversano sulla dorsale ormai lontana:
Conclusioni:
In passato rinunciare mi è pesato, ma non stavolta. La salita alla Meta sarebbe stata solo un'impresa fine a sè stessa senza avere la minima possibilità di vedere il paesaggio. Peraltro, il giro è stato abbastanza soddisfacente e remunerativo. In più non mi aspettavo di trovare tutta quella neve (graditissima sorpresa) che oltretutto non era affatto ramponabile per quanto era fresca e farinosa.
Quindi, in definitiva, questa escursione, in un angolo così suggestivo del Parco, in condizioni difficili ma mai proibitive, è stata proprio un successo; sto già organizzando l'arrivo alla Meta tramite il versante laziale, ma questa è un'altra storia...
Ad Maiora!