Nella mia “carriera” pluridecennale di escursionista mi sono procurato 2 gravi distorsioni alla caviglia (più altre meno gravi), ed ho assistito “in diretta” ad altre 2 distorsioni gravi sempre in contesto escursionistico. Vorrei portare in questo caso il contributo delle mie esperienze dirette per stabilire alcuni punti che considero importanti per la prevenzione di questo infortunio purtroppo molto comune, e definire cosa fare e cosa non fare nel caso in cui questo evento si verifichi in escursione e ci si trovi nei guai. Non sono un medico, mi intendo di Primo soccorso e mi ritengo un escursionista esperto, ma certamente non pretendo che questo mio scritto sia esaustivo. Chi vuole intervenire quindi è come sempre il benvenuto.
LE MIE DISTORSIONI “SERIE”
La prima volta ero nell’arcipelago delle Azzorre, sull’isola di Terceira: dopo una lunga, calda e faticosa giornata di trekking, stanco morto, scendendo da una scaletta in pietra piuttosto malmessa, mi sono distratto ed ho messo male il piede destro, CRACK! Dolore intenso, caviglia gonfia dopo pochi minuti, incapacità assoluta di camminare se non saltellando su un piede solo. Fortunatamente oramai eravamo in paese e c’era un Pronto Soccorso. Portavo scarpe da trekking basse. Non usavo bastoni.
Secondo episodio. Escursione lunga e faticosa sulle Prealpi bellunesi: a fine giornata, accaldati, scendiamo per un ripido vallone. Prima di affrontare la discesa mi faccio un bastone, al quale ogni tanto mi appoggio. Nel tratto finale del vallone appoggio male il piede dx, sotto c’è un po’ di ghiaia, scivolo, mi appoggio al bastone che si piega e si rompe, cado a terra e CRACK!. Anche in questo caso, dolore intenso, caviglia gonfia dopo pochi minuti, incapacità assoluta di camminare se non saltellando su un piede solo. In questo caso siamo ancora ad 1 ora di cammino dalla macchina. Stabilizzo la caviglia come possibile, non levo la scarpa, taglio un grosso bastone sul quale appoggiare quasi tutto il peso, e con l’aiuto di mia moglie nei passaggi più difficili riesco ad arrivare in 2 ore alla macchina. Portavo scarpe da trekking basse. Usavo un bastone inadatto alla mia mole.
LE DISTORSIONI “SERIE” CUI HO ASSISTITO
Facendo mente locale: tutte e due nel periodo estivo, tutte e due a carico di maschi (alti), 1 a fine giornata, 1 subito dopo la pausa pranzo. Non ricordo il tipo di calzature indossate dagli infortunati. Sono sicuro che nessuno avesse dei bastoni. Le conseguenze sono state quelle descritte sopra per me. Tutti e due i casi risolti con l’aiuto degli altri componenti del gruppo.
LE MIE IMPRESSIONI E DEDUZIONI LOGICHE IN MERITO
Sulla base delle esperienze dirette ed indirette che ho avuto, sulla base di varie letture in merito fatte sulla Rete, sulla base della logica, mi sento di poter stabilire quanto segue:
1. le distorsioni sono più probabili per le persone alte e di corporatura massiccia, per ovvi motivi di baricentro alto = minor equilibrio, e di peso corporeo che va a sovraccaricare le caviglie.
2. Le distorsioni sono più probabili quando si è più stanchi e meno attenti: a fine giornata nell’ultimo tratto dopo una lunga escursione, magari accaldati e parzialmente disidratati, oppure subito dopo una pausa pranzo con la mente ancora al panino ed i muscoli un po’ irrigiditi.
3. Le distorsioni sono più probabili indossando scarpe basse, che sorreggono meno la caviglia. Ovviamente parlo di scarpe da trekking, non prendo nemmeno in considerazione l’andare in escursione con scarpe non adatte.
4. La mancanza di bastoncini da trekking o robusti bastoni da montagna potrebbe essere una concausa, essendo tutto il peso corporeo (e dello zaino) gravante sulle sole gambe.
In “bersaglio tipo” di una distorsione alla caviglia è, a mio parere, un’escursionista di corporatura alta e massiccia, stanco, deconcentrato, che indossa scarpe basse e che non utilizza bastoncini da trekking o almeno un bastone robusto e lungo per sostenersi.
Il momento in cui è più probabile subire una distorsione alla caviglia è – a parità di difficoltà del terreno su cui ci si muove – l’ultimo tratto dell’escursione, specie se questa è stata lunga e faticosa, perché si è stanchi, meno reattivi, meno concentrati. Anche il dopopranzo può essere pericoloso, il sangue affluisce allo stomaco, le gambe sono state ferme per un po’ e i muscoli sono “freddi”, l’attenzione non è ancora ritornata al massimo.
Le scarpe basse da trekking sono molto comode, ma non sostengono la caviglia: chi rientra nella tipologia “bersaglio tipo” a mio parere dovrebbe evitarle (ed io sono il primo che lo faccio, malvolentieri).
I bastoncini da trekking o un grosso bastone da montagna (attenzione, deve essere robusti, alti ed arrivarvi fino all’ascella) aiutano molto, sia in fase preventiva, sia al momento della caduta quando istintivamente vi ci “aggrapperete” scaricando parte del peso dalla caviglia.
E’ importante essere coscienti di quanto sopra, in modo da poter prevenire la distorsione della caviglia diminuendo le probabilità che si verifichi e la gravità del danno nel caso in cui invece avvenga.
COSA FARE IN CASO DI DISTORSIONE DELLA CAVIGLIA IN ESCURSIONE
Ripeto: pur conoscendo i rudimenti del Primo soccorso, non sono un medico, e non voglio dare indicazioni mediche su come trattare una distorsione. Potete trovare quello che vi interessa qui Distorsione caviglia ad esempio.
Quello che voglio fare invece è dare una serie di indicazioni operative su cosa fare e cosa non fare quando si subisce una distorsione alla caviglia in escursione, sulla base della mia esperienza e delle mie conoscenze.
Nel malaugurato caso in cui si verifichi la distorsione grave di una caviglia, non facciamoci prendere dal panico: la distorsione è molto dolorosa, ma non è un evento grave, non si muore per una distorsione (almeno, non direttamente a causa sua), non si resta menomati per sempre. Quindi: calma.
Una volta “stabilizzata” la caviglia (con un fazzoletto annodato stretto, una benda, una sciarpa), se non siamo soli e c’è qualcuno che ci può aiutare la cosa si risolverà quasi certamente con un po’ di dolore, un ritardo sulla tabella di marcia, e tra qualche ora saremo sul divano di casa con il piede sollevato.
COSA FARE SE LE COSE SI METTONO MALE
I problemi cominciano invece ad essere concreti e reali se: 1. siamo soli 2. siamo lontani da strade e luoghi abitati 3. è tardi e si sta facendo buio 4. le condizioni atmosferiche sono o potrebbero presto diventare avverse (freddo, pioggia, neve) 5. il cellulare non ha campo e non possiamo comunicare 6. nessuno sa dove siamo. E’ ovvio che il verificarsi di 1 sola delle condizioni di cui sopra corrisponde ad un rischio di livello basso, mentre la condizione 1+2+3+4+5+6 corrisponde al rischio in assoluto più alto (con tutti i gradi intermedi di rischio compresi tra queste due), e sarà quella che prenderò in considerazione di seguito. Ovviamente questa condizione di pericolo è evitabile con un minimo di buon senso (es. avvertire qualcuno prima di partire “vado lì, dovrei tornare stasera, se non mi vedi entro le 22 vuol dire che ci sono problemi”), ma vorrei appositamente esaminarla come situazione “limite”: se ne usciamo illesi vuol dire che anche tutte le situazioni intermedie saranno superabili. Vediamo cosa fare se si ha una distorsione grave alla caviglia e le cose si mettono male:
1. Prendere un po’ di tempo per ragionare, e se si capisce che la strada da percorrere è troppo lunga, troppo impervia, che tra poco farà buio, che sta arrivando un temporale/tempesta/nevicata, NON mettersi in viaggio zoppicando e trascinando la gamba: il rischio di cadere di nuovo e farsi male, questa volta molto seriamente, è altissimo. Esaminare invece il territorio circostante, realizzare se possibile un robusto bastone cui appoggiarsi, individuare un’area adatta alla sosta non lontana e sicura, e prepararsi psicologicamente ad affrontare con calma il periodo di attesa.
2. Una volta raggiunta l’area prescelta, sedersi, fare l’inventario di ciò che si ha in termini di attrezzature, cibo e acqua. Fasciare stretta (non strettissima, il sangue deve passare) la caviglia infortunata, se possibile passando anche sotto la pianta del piede. Io nello zaino ho un tratto di benda gommata da circa 3 metri, è un rotolino piccolissimo ma molto utile in questo caso. Qui vedete come fare DISTORSIONE CAVIGLIA
3. E’ venuto il momento di preoccuparsi della nostra prima necessità: il riparo. Non posso e non voglio entrare qui nel discorso relativo a come fare un riparo di emergenza, ci sono tantissime discussioni in merito, ad es. questa http://www.housegate.net/woodvival/manualistica/Il riparo di emergenza.pdf . Solo alcune considerazioni di base: se possiamo, utilizziamo ciò che la natura ci offre, una cavità, un tronco abbattuto, un saliente naturale ecc, sul quale andremo a costruire il nostro riparo, utilizzando rami grandi e piccoli caduti a terra, poi foglie e tutto ciò che ci capita sotto mano, muschio, rametti, terra. Attenzione è importante anche isolarsi dal “pavimento”, si perde tanto calore corporeo dal contatto con la terra fredda, quindi foglie sopra il rifugio (tante) e dentro il rifugio (tante). Non dobbiamo costruire una baita, ma un piccolo “nido”, una “tana” che ci tenga al riparo dagli elementi esterni: lo scopo è mantenere a livelli adeguati la nostra temperatura corporea. Anche un grande mucchio di foglie dentro il quale ci infileremo come bruchi può servire allo scopo, meglio di niente comunque. Attenzione: consiglio di allenarci a fare un riparo di emergenza quando stiamo bene, provateci, le prime volte farete degli errori tipici (troppo corto, troppo alto, troppo grande), poi migliorerete.
4. Fatto il riparo, dobbiamo pensare al fuoco, che andrà posizionato di fronte al riparo, non lontano dall’entrata o addirittura metà dentro e metà fuori: non solo ci tiene caldi, ma fa un gran bene al morale (molto importante!), e serve da segnalazione per eventuali soccorritori. Anche qui, non ho intenzione di insegnare come si fa un fuoco nel bosco, ci sono decine di tutorial e interventi in tal senso. Solo alcune considerazioni sparse: per iniziare non usate la legna che è a terra, in genere è umida e non prende fuoco, prendetela invece dagli alberi, quella buona per il fuoco fa un suono secco “tack!” quando si spezza. Una volta che il fuoco è ben acceso potrete anche metterci della legna un po’ umida in superficie, infatti dentro è quasi sempre asciutta. Spendete un po’ di tempo per preparare il materiale adatto al fuoco, un buon fuoco da campo richiede un’accurata preparazione, rametti piccolissimi, poi grandi come una matita, poi come un dito, ecc. altrimenti perderete tempo e fiducia in tentativi che non andranno a buon fine, e vi scoraggerete.
5. A questo punto avete risolto i due problemi principali, riparo e fonte di calore. Se avete qualcosa da bere razionatelo fino al mattino seguente. Cercate di non mangiare se l’acqua che avete è poca, la digestione richiede acqua in più. Se non avete acqua, o ne avete pochissima, NON bevete acqua di ruscelli, pozze, cavità naturali A MENO CHE non possiate portarla ad ebollizione e sterilizzarla. Una notte senza acqua non uccide, una forte diarrea/vomito uniti alla difficoltà di deambulare sono veramente un bel guaio.
6. Se avete del cibo meglio per voi, mangiate con moderazione comunque. Se non lo avete non disperatevi, io posso mangiare delle larve e delle lumache ma lo faccio SOLO se posso cuocerle, non imitate Bear Grylls mangiandole crude perché potreste stare male in poche ore. Se non avete niente e volete mangiare delle larve o delle lumache trizzatele a partire dalla testa, eliminando il più possibile l’apparato digerente, poi infilatele in un bastoncino e mettetele sul fuoco finchè non sono ben cotte. Non mangiate larve e insetti con colori vivaci. A questo punto meglio stare 12-18 ore senza mangiare nulla, non è piacevole ma si può camminare anche a stomaco vuoto per un pò.
7. Per la notte, a meno che non faccia un caldo tropicale, copritevi bene, ricordate che mantenere la temperatura corporea è essenziale. Dovete evitare di disperdere calore, la zona peggiore è la testa, un berretto è l’ideale, ma va bene qualsiasi indumento da avvolgerci intorno, una bandana, una maglietta, anche un paio di mutande!
8. La notte sarà lunga e scomoda: non perdetevi d’animo, pensate a come sarà bello poter raccontare l’avventura che state vivendo a parenti ed amici, cercate di tenere su il morale con pensieri positivi, eseguite quelle azioni che servono a mantenervi più caldi e comodi possibile, ravvivate il fuoco, cercate di sentire i rumori del bosco, non siete soli al mondo ma solo temporaneamente bloccati. Ricordate che in un’ordalia ce la fa chi è più motivato positivamente e tiene il morale alto, sempre, ci sono centinaia di testimonianze in tal senso. Ricordatevi di Shackleton, chi conosce la sua storia e quella dei suoi compagni sa anche di che parlo.
9. Se avete fatto tutto bene, arriverete al mattino rattrappiti, raffreddati, ammaccati, magari affamati, ma vivi. Adesso si tratta di arrivare in un posto con della gente (strada, casa), per farsi aiutare e chiamare i soccorsi. Avete molte ore di luce davanti a voi, quindi fate le cose con calma, sempre.
10. Se non potete assolutamente muovervi, dovete segnalare la vostra presenza: il modo migliore in un bosco è fare del fumo, il più possibile. Per fare questo, alimentate il fuoco che avete acceso la sera prima, poi metteteci sopra dei rami e delle foglie verdi, si alzerà una colonna di fumo grigio chiaro/bianco molto visibile anche a grande distanza. Continuate finché qualcuno non si avvicina, appena sentite la presenza di altre persone chiamate a gran voce aiuto, o se avete un fischietto (meglio) usatelo.
11. Se invece potete muovervi anche se con difficoltà, o giudicate assolutamente necessario farlo perché credete che nessuno possa individuarvi, spegnete il fuoco con cura, poi realizzate una stampella con un grosso ramo (deve sorreggere quasi tutto il vostro peso), il diametro di un ramo fresco deve essere di circa 3-4 cm, non meno. Se possibile tagliate un ramo a forma di Y, in modo che la forcella vada a posizionarsi sotto la vostra ascella. Se non lo trovate, va bene anche un ramo robusto e diritto, sulla sommità del quale avvolgerete una maglietta o un altro indumento a fare da “tampone”, legatela con del cordino, poi la metterete sotto l’ascella. Adesso realizzate un grosso bastone di legno, alto come la vostra spalla, lo terrete nella mano contraria alla caviglia infortunata. In questo modo avete “4 zampe” di cui una – quella con la distorsione – azzoppata: potrete muovervi, con cautela e piano, ma muovervi.
12. Non cercate a tutti i costi di arrivare alla vostra auto se è lontana o difficile da raggiungere, tra l’altro se la distorsione è grave non riuscireste a guidare. Cercate invece di individuare voci, fumo, rumori che vi segnalino la presenza di altre persone, dirigetevi in quella direzione e quando siete a portata di voce chiamate aiuto (se avete un fischietto usatelo, il segnale arriva molto più lontano), oppure fermate una macchina di passaggio, ed aspettate i soccorsi. La vostra avventura è finita bene.
CONCLUSIONI
La distorsione della caviglia è un evento che può capitare in escursione. Le conseguenze dirette non sono gravi prese da sole, ma possono diventarlo se si verificano delle concause che rendono pericolosa la situazione nel suo insieme.
La prima cosa che dobbiamo fare è PREVENIRE l’eventualità della distorsione, utilizzando attrezzature adeguate (scarponi alti, bastoni) ed un comportamento idoneo (concentrazione sul sentiero).
La seconda cosa è SAPERE COME COMPORTARSI nel caso in cui alla distorsione si sommi una situazione ambientale (solitudine, brutto tempo, mancanza di luce, impossibilità di chiamare i soccorsi) tale da rendere l’infortunio che ci è capitato un pericolo concreto.
Con questo ho finito, ciao
Alfredo
LE MIE DISTORSIONI “SERIE”
La prima volta ero nell’arcipelago delle Azzorre, sull’isola di Terceira: dopo una lunga, calda e faticosa giornata di trekking, stanco morto, scendendo da una scaletta in pietra piuttosto malmessa, mi sono distratto ed ho messo male il piede destro, CRACK! Dolore intenso, caviglia gonfia dopo pochi minuti, incapacità assoluta di camminare se non saltellando su un piede solo. Fortunatamente oramai eravamo in paese e c’era un Pronto Soccorso. Portavo scarpe da trekking basse. Non usavo bastoni.
Secondo episodio. Escursione lunga e faticosa sulle Prealpi bellunesi: a fine giornata, accaldati, scendiamo per un ripido vallone. Prima di affrontare la discesa mi faccio un bastone, al quale ogni tanto mi appoggio. Nel tratto finale del vallone appoggio male il piede dx, sotto c’è un po’ di ghiaia, scivolo, mi appoggio al bastone che si piega e si rompe, cado a terra e CRACK!. Anche in questo caso, dolore intenso, caviglia gonfia dopo pochi minuti, incapacità assoluta di camminare se non saltellando su un piede solo. In questo caso siamo ancora ad 1 ora di cammino dalla macchina. Stabilizzo la caviglia come possibile, non levo la scarpa, taglio un grosso bastone sul quale appoggiare quasi tutto il peso, e con l’aiuto di mia moglie nei passaggi più difficili riesco ad arrivare in 2 ore alla macchina. Portavo scarpe da trekking basse. Usavo un bastone inadatto alla mia mole.
LE DISTORSIONI “SERIE” CUI HO ASSISTITO
Facendo mente locale: tutte e due nel periodo estivo, tutte e due a carico di maschi (alti), 1 a fine giornata, 1 subito dopo la pausa pranzo. Non ricordo il tipo di calzature indossate dagli infortunati. Sono sicuro che nessuno avesse dei bastoni. Le conseguenze sono state quelle descritte sopra per me. Tutti e due i casi risolti con l’aiuto degli altri componenti del gruppo.
LE MIE IMPRESSIONI E DEDUZIONI LOGICHE IN MERITO
Sulla base delle esperienze dirette ed indirette che ho avuto, sulla base di varie letture in merito fatte sulla Rete, sulla base della logica, mi sento di poter stabilire quanto segue:
1. le distorsioni sono più probabili per le persone alte e di corporatura massiccia, per ovvi motivi di baricentro alto = minor equilibrio, e di peso corporeo che va a sovraccaricare le caviglie.
2. Le distorsioni sono più probabili quando si è più stanchi e meno attenti: a fine giornata nell’ultimo tratto dopo una lunga escursione, magari accaldati e parzialmente disidratati, oppure subito dopo una pausa pranzo con la mente ancora al panino ed i muscoli un po’ irrigiditi.
3. Le distorsioni sono più probabili indossando scarpe basse, che sorreggono meno la caviglia. Ovviamente parlo di scarpe da trekking, non prendo nemmeno in considerazione l’andare in escursione con scarpe non adatte.
4. La mancanza di bastoncini da trekking o robusti bastoni da montagna potrebbe essere una concausa, essendo tutto il peso corporeo (e dello zaino) gravante sulle sole gambe.
In “bersaglio tipo” di una distorsione alla caviglia è, a mio parere, un’escursionista di corporatura alta e massiccia, stanco, deconcentrato, che indossa scarpe basse e che non utilizza bastoncini da trekking o almeno un bastone robusto e lungo per sostenersi.
Il momento in cui è più probabile subire una distorsione alla caviglia è – a parità di difficoltà del terreno su cui ci si muove – l’ultimo tratto dell’escursione, specie se questa è stata lunga e faticosa, perché si è stanchi, meno reattivi, meno concentrati. Anche il dopopranzo può essere pericoloso, il sangue affluisce allo stomaco, le gambe sono state ferme per un po’ e i muscoli sono “freddi”, l’attenzione non è ancora ritornata al massimo.
Le scarpe basse da trekking sono molto comode, ma non sostengono la caviglia: chi rientra nella tipologia “bersaglio tipo” a mio parere dovrebbe evitarle (ed io sono il primo che lo faccio, malvolentieri).
I bastoncini da trekking o un grosso bastone da montagna (attenzione, deve essere robusti, alti ed arrivarvi fino all’ascella) aiutano molto, sia in fase preventiva, sia al momento della caduta quando istintivamente vi ci “aggrapperete” scaricando parte del peso dalla caviglia.
E’ importante essere coscienti di quanto sopra, in modo da poter prevenire la distorsione della caviglia diminuendo le probabilità che si verifichi e la gravità del danno nel caso in cui invece avvenga.
COSA FARE IN CASO DI DISTORSIONE DELLA CAVIGLIA IN ESCURSIONE
Ripeto: pur conoscendo i rudimenti del Primo soccorso, non sono un medico, e non voglio dare indicazioni mediche su come trattare una distorsione. Potete trovare quello che vi interessa qui Distorsione caviglia ad esempio.
Quello che voglio fare invece è dare una serie di indicazioni operative su cosa fare e cosa non fare quando si subisce una distorsione alla caviglia in escursione, sulla base della mia esperienza e delle mie conoscenze.
Nel malaugurato caso in cui si verifichi la distorsione grave di una caviglia, non facciamoci prendere dal panico: la distorsione è molto dolorosa, ma non è un evento grave, non si muore per una distorsione (almeno, non direttamente a causa sua), non si resta menomati per sempre. Quindi: calma.
Una volta “stabilizzata” la caviglia (con un fazzoletto annodato stretto, una benda, una sciarpa), se non siamo soli e c’è qualcuno che ci può aiutare la cosa si risolverà quasi certamente con un po’ di dolore, un ritardo sulla tabella di marcia, e tra qualche ora saremo sul divano di casa con il piede sollevato.
COSA FARE SE LE COSE SI METTONO MALE
I problemi cominciano invece ad essere concreti e reali se: 1. siamo soli 2. siamo lontani da strade e luoghi abitati 3. è tardi e si sta facendo buio 4. le condizioni atmosferiche sono o potrebbero presto diventare avverse (freddo, pioggia, neve) 5. il cellulare non ha campo e non possiamo comunicare 6. nessuno sa dove siamo. E’ ovvio che il verificarsi di 1 sola delle condizioni di cui sopra corrisponde ad un rischio di livello basso, mentre la condizione 1+2+3+4+5+6 corrisponde al rischio in assoluto più alto (con tutti i gradi intermedi di rischio compresi tra queste due), e sarà quella che prenderò in considerazione di seguito. Ovviamente questa condizione di pericolo è evitabile con un minimo di buon senso (es. avvertire qualcuno prima di partire “vado lì, dovrei tornare stasera, se non mi vedi entro le 22 vuol dire che ci sono problemi”), ma vorrei appositamente esaminarla come situazione “limite”: se ne usciamo illesi vuol dire che anche tutte le situazioni intermedie saranno superabili. Vediamo cosa fare se si ha una distorsione grave alla caviglia e le cose si mettono male:
1. Prendere un po’ di tempo per ragionare, e se si capisce che la strada da percorrere è troppo lunga, troppo impervia, che tra poco farà buio, che sta arrivando un temporale/tempesta/nevicata, NON mettersi in viaggio zoppicando e trascinando la gamba: il rischio di cadere di nuovo e farsi male, questa volta molto seriamente, è altissimo. Esaminare invece il territorio circostante, realizzare se possibile un robusto bastone cui appoggiarsi, individuare un’area adatta alla sosta non lontana e sicura, e prepararsi psicologicamente ad affrontare con calma il periodo di attesa.
2. Una volta raggiunta l’area prescelta, sedersi, fare l’inventario di ciò che si ha in termini di attrezzature, cibo e acqua. Fasciare stretta (non strettissima, il sangue deve passare) la caviglia infortunata, se possibile passando anche sotto la pianta del piede. Io nello zaino ho un tratto di benda gommata da circa 3 metri, è un rotolino piccolissimo ma molto utile in questo caso. Qui vedete come fare DISTORSIONE CAVIGLIA
3. E’ venuto il momento di preoccuparsi della nostra prima necessità: il riparo. Non posso e non voglio entrare qui nel discorso relativo a come fare un riparo di emergenza, ci sono tantissime discussioni in merito, ad es. questa http://www.housegate.net/woodvival/manualistica/Il riparo di emergenza.pdf . Solo alcune considerazioni di base: se possiamo, utilizziamo ciò che la natura ci offre, una cavità, un tronco abbattuto, un saliente naturale ecc, sul quale andremo a costruire il nostro riparo, utilizzando rami grandi e piccoli caduti a terra, poi foglie e tutto ciò che ci capita sotto mano, muschio, rametti, terra. Attenzione è importante anche isolarsi dal “pavimento”, si perde tanto calore corporeo dal contatto con la terra fredda, quindi foglie sopra il rifugio (tante) e dentro il rifugio (tante). Non dobbiamo costruire una baita, ma un piccolo “nido”, una “tana” che ci tenga al riparo dagli elementi esterni: lo scopo è mantenere a livelli adeguati la nostra temperatura corporea. Anche un grande mucchio di foglie dentro il quale ci infileremo come bruchi può servire allo scopo, meglio di niente comunque. Attenzione: consiglio di allenarci a fare un riparo di emergenza quando stiamo bene, provateci, le prime volte farete degli errori tipici (troppo corto, troppo alto, troppo grande), poi migliorerete.
4. Fatto il riparo, dobbiamo pensare al fuoco, che andrà posizionato di fronte al riparo, non lontano dall’entrata o addirittura metà dentro e metà fuori: non solo ci tiene caldi, ma fa un gran bene al morale (molto importante!), e serve da segnalazione per eventuali soccorritori. Anche qui, non ho intenzione di insegnare come si fa un fuoco nel bosco, ci sono decine di tutorial e interventi in tal senso. Solo alcune considerazioni sparse: per iniziare non usate la legna che è a terra, in genere è umida e non prende fuoco, prendetela invece dagli alberi, quella buona per il fuoco fa un suono secco “tack!” quando si spezza. Una volta che il fuoco è ben acceso potrete anche metterci della legna un po’ umida in superficie, infatti dentro è quasi sempre asciutta. Spendete un po’ di tempo per preparare il materiale adatto al fuoco, un buon fuoco da campo richiede un’accurata preparazione, rametti piccolissimi, poi grandi come una matita, poi come un dito, ecc. altrimenti perderete tempo e fiducia in tentativi che non andranno a buon fine, e vi scoraggerete.
5. A questo punto avete risolto i due problemi principali, riparo e fonte di calore. Se avete qualcosa da bere razionatelo fino al mattino seguente. Cercate di non mangiare se l’acqua che avete è poca, la digestione richiede acqua in più. Se non avete acqua, o ne avete pochissima, NON bevete acqua di ruscelli, pozze, cavità naturali A MENO CHE non possiate portarla ad ebollizione e sterilizzarla. Una notte senza acqua non uccide, una forte diarrea/vomito uniti alla difficoltà di deambulare sono veramente un bel guaio.
6. Se avete del cibo meglio per voi, mangiate con moderazione comunque. Se non lo avete non disperatevi, io posso mangiare delle larve e delle lumache ma lo faccio SOLO se posso cuocerle, non imitate Bear Grylls mangiandole crude perché potreste stare male in poche ore. Se non avete niente e volete mangiare delle larve o delle lumache trizzatele a partire dalla testa, eliminando il più possibile l’apparato digerente, poi infilatele in un bastoncino e mettetele sul fuoco finchè non sono ben cotte. Non mangiate larve e insetti con colori vivaci. A questo punto meglio stare 12-18 ore senza mangiare nulla, non è piacevole ma si può camminare anche a stomaco vuoto per un pò.
7. Per la notte, a meno che non faccia un caldo tropicale, copritevi bene, ricordate che mantenere la temperatura corporea è essenziale. Dovete evitare di disperdere calore, la zona peggiore è la testa, un berretto è l’ideale, ma va bene qualsiasi indumento da avvolgerci intorno, una bandana, una maglietta, anche un paio di mutande!
8. La notte sarà lunga e scomoda: non perdetevi d’animo, pensate a come sarà bello poter raccontare l’avventura che state vivendo a parenti ed amici, cercate di tenere su il morale con pensieri positivi, eseguite quelle azioni che servono a mantenervi più caldi e comodi possibile, ravvivate il fuoco, cercate di sentire i rumori del bosco, non siete soli al mondo ma solo temporaneamente bloccati. Ricordate che in un’ordalia ce la fa chi è più motivato positivamente e tiene il morale alto, sempre, ci sono centinaia di testimonianze in tal senso. Ricordatevi di Shackleton, chi conosce la sua storia e quella dei suoi compagni sa anche di che parlo.
9. Se avete fatto tutto bene, arriverete al mattino rattrappiti, raffreddati, ammaccati, magari affamati, ma vivi. Adesso si tratta di arrivare in un posto con della gente (strada, casa), per farsi aiutare e chiamare i soccorsi. Avete molte ore di luce davanti a voi, quindi fate le cose con calma, sempre.
10. Se non potete assolutamente muovervi, dovete segnalare la vostra presenza: il modo migliore in un bosco è fare del fumo, il più possibile. Per fare questo, alimentate il fuoco che avete acceso la sera prima, poi metteteci sopra dei rami e delle foglie verdi, si alzerà una colonna di fumo grigio chiaro/bianco molto visibile anche a grande distanza. Continuate finché qualcuno non si avvicina, appena sentite la presenza di altre persone chiamate a gran voce aiuto, o se avete un fischietto (meglio) usatelo.
11. Se invece potete muovervi anche se con difficoltà, o giudicate assolutamente necessario farlo perché credete che nessuno possa individuarvi, spegnete il fuoco con cura, poi realizzate una stampella con un grosso ramo (deve sorreggere quasi tutto il vostro peso), il diametro di un ramo fresco deve essere di circa 3-4 cm, non meno. Se possibile tagliate un ramo a forma di Y, in modo che la forcella vada a posizionarsi sotto la vostra ascella. Se non lo trovate, va bene anche un ramo robusto e diritto, sulla sommità del quale avvolgerete una maglietta o un altro indumento a fare da “tampone”, legatela con del cordino, poi la metterete sotto l’ascella. Adesso realizzate un grosso bastone di legno, alto come la vostra spalla, lo terrete nella mano contraria alla caviglia infortunata. In questo modo avete “4 zampe” di cui una – quella con la distorsione – azzoppata: potrete muovervi, con cautela e piano, ma muovervi.
12. Non cercate a tutti i costi di arrivare alla vostra auto se è lontana o difficile da raggiungere, tra l’altro se la distorsione è grave non riuscireste a guidare. Cercate invece di individuare voci, fumo, rumori che vi segnalino la presenza di altre persone, dirigetevi in quella direzione e quando siete a portata di voce chiamate aiuto (se avete un fischietto usatelo, il segnale arriva molto più lontano), oppure fermate una macchina di passaggio, ed aspettate i soccorsi. La vostra avventura è finita bene.
CONCLUSIONI
La distorsione della caviglia è un evento che può capitare in escursione. Le conseguenze dirette non sono gravi prese da sole, ma possono diventarlo se si verificano delle concause che rendono pericolosa la situazione nel suo insieme.
La prima cosa che dobbiamo fare è PREVENIRE l’eventualità della distorsione, utilizzando attrezzature adeguate (scarponi alti, bastoni) ed un comportamento idoneo (concentrazione sul sentiero).
La seconda cosa è SAPERE COME COMPORTARSI nel caso in cui alla distorsione si sommi una situazione ambientale (solitudine, brutto tempo, mancanza di luce, impossibilità di chiamare i soccorsi) tale da rendere l’infortunio che ci è capitato un pericolo concreto.
Con questo ho finito, ciao
Alfredo