- Parchi d'Abruzzo
-
- Parco Nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga
Data: 3 agosto 2016
Regione e provincia: Abruzzo, L'Aquila
Località di partenza: Rifugio Fioretti, valle del Chiarino
Località di arrivo: idem
Tempo di percorrenza: ...
Chilometri: 11 dal rifugio (2+2 A/R da aggiungere se si parcheggia al mulino Cappelli)
Grado di difficoltà: E
Descrizione delle difficoltà: sentiero a volte un po' inventato, ma nulla di tecnicamente complesso
Periodo consigliato: tutto l'anno, tranne in un paio di punti rispetto al tracciato fatto, però aggirabili senza difficoltà seguendo traccia ufficiale.
Segnaletica: a tratti eccessiva, a tratti assente... e vabbè...
Dislivello in salita: 1000
Dislivello in discesa: 1000
Quota massima: 2377 e 2300 (rispettivamente cima Venaquaro e cima Falasca)
Accesso stradale: SS80 (delle Capannelle) dalla diga di Provvidenza
Traccia GPS del percorso riportata su google Earth
Descrizione:
Stagione estiva che inizia con un meteo strano, questa del 2016, con boschi rigogliosi adesso e fioriture che ad agosto non avevo mai visto in montagna.. e che mi ha stoppato per quasi un mese a causa di un infortunio al polpaccio rimediato da fermo... mi son sfuggite un paio di escursioni davvero belle con amici presenti anche sul forum e delle quali abbiamo apprezzato poi i report, ma meglio non rischiare di compromettere se stessi e soprattutto gli altri
Ma c'è sempre il "Gruppo Cialtroni della Montagna" fondato da me e dall'amico @Leo da solo e con ben due soci all'attivo che appena possibile si riunisce per nuove "imbarazzanti" avventure, con il socio che ha fatto la notte (non lo dico per scherzare, è una roccia, io non ce la farei...) ed il sottoscritto appunto acciaccato che riescono a darsi appuntamento non troppo presto causa turni: e che si fa?
Per evitare avvicinamenti troppo lunghi ed approfittando di una serie di circostanze fortunate che ci portano a giungere senza fatica al rifugio Fioretti in Val Chiarino (e poi perchè come molti sanno quella è la mia seconda casa ) decido di proporre a Leo di raggiungere la sella di Monte Corvo che da tempo vorrebbe vedere e che pure che io non ho mai toccato, poi da lì decidere un paio di varianti in base all'orario ed alla "gamba".
La mia idea sarebbe scendere nel meraviglioso Venacquaro, raggiungere l'omonima fonte (circa 1,5 km dalla sella, ma 300 m più in basso) e poi tornare in Val Chiarino dalla stessa strada fatta per scendere oppure dalla adiacente forchetta della Falasca. Ma si vedrà giunti sulla sella, perchè da lì si potrebbe anche toccare la quasi sconosciuta Cima Venacquaro (2377m) e cima della Falasca (2300m).
La gitarella l'ho ribattezzata dei tre pizzi perchè dal Fioretti le due cime anzidette ed uno sperone roccioso posto prima di essi nella valle, formano tre punte prospetticamente vicine e da alcuni abitanti della zona (che è negli "usi civici" di Arischia) ho sentito chiamare la zona appunto "i tre pizzi"... ma bando alle chiacchiere come come sempre ne ho dette troppe... si parte con le foto che è meglio
Proprio vicino al rifugio Fioretti, ma po' nascosto dalla vegetazione al limitare del bosco, per chi non sa che esiste, c'è un fontanile con acqua buonissima ed all'ombra... io l0 adoro e mi rifornisco di acqua prima della partenza, Leo non lo conosceva, sfruttiamo comunque la traccia adiacente che poi entra nel bosco per evitare almeno un poco il sole che già batte imperioso.. il tutto mentre il monte Corvo domina come sempre la valle.
Circa mezz'oretta e siamo allo stazzo di Solagne tagliando qua e là la carrabile che porta i pastori allo stazzo anzidetto e qui parte la prima variante della giornata: invece di puntare il pizzo di Camarda alla destra guardando lo stazzo, come vorrebbe il sentiero ufficiale, a sinistra vi è una parete che porta più rapidamente in alto come quota e si ricongiunge poco più avanti con il sentiero... Non è un fuori sentiero vero e proprio, questo percorso in realtà è un itinerario "a scendere" per lo sci alpinismo, la parete è piuttosto ripida, ma molto "terrazzata" dai tanti animali che pascolano e quindi se non si teme un po' di esposizione (minima) non è nulla di difficile... anche Leo la conosce ed apprezza
Inizia a fare caldo, superata la paretina, Leo decide che è ora di mettersi in pantaloncini.... la vista è già molto bella ed in basso al centro si possono ammirare i ruderi dell'antico stazzo di Solagne... Linda aspetta.
Da qui la pendenza diminuisce, diventa minore ma "inesorabile", la traccia in altri tempi non era evidentissima, ora i segni abbondando nonostante qui sia davvero difficile perdersi. Iniziamo a contemplare le alture che ci circondano, da destra la senza nome "quota 2282m", al centro la tormentata Nord delle Malecoste e sulla sinistra uno dei nostri eventuli "pizzi"... Linda cerca l'ombra
pieghiamo verso il Monte Corvo, la traccia che conduce alla sua sella è evidente e parecchio segnata di recente (CAI bianco e rosso) e scopro che c'è ancora acqua qui... la cosa ci fa molto piacere sia al momento e sicuramente lo farà al ritorno. Il verde è rigoglioso nonostante la stagione, due greggi ci precedono ed a destra l'effetto in prospettiva dei "tre pizzi" è abbastanza evidente.
Di fronte a noi la alta valle del Chiarino con il pizzo di Camarda che svetta a destra ed a sinistra la famosa quota senza nome.
Il sentiero lascia un attimo il greto del torrente e si inerpica con qualche curva per guadagnare quota, i segni non mancano, anzi...
Poi torna decisamente a seguire l'acqua (che scomparirà dopo un po) e questo alla fine risulterà inaspettatamente il punto che più ci ha fatto penare. Nulla di devastante, ma una salita lenta e costante, senza punti di riferimento particolari, che non ti fa capire se stai per arrivare o se ancora non hai fatto 1 metro di dislivello... salvo fermarsi magari a rifiatare, anche perchè ridendo e scherzando siamo partiti da 1400 e siamo a 2000m.
Voltandosi in basso, però, la quota guadagnata e la strada fatta è più evidente. Ora alle spalle dell'appuntito pizzo di Camarda che è a sinistra, sono visibili "in filo di cresta" la cima erbosa del Monte Ienca ed in ultimo il tondeggiante Monte San Franco: da qui ha inizio, ad occidente, la catena del Gran Sasso.
Siamo quasi al termine di questa salita ed iniziamo ad intravedere il Pizzo di Intermesoli.. questo dona nuova energia e dopo poco siamo affacciati sulla meravigliosa, nascosta e poco accessibile valle del Venacquaro, qui incornicita a sinistra appunto da Intermesoli ed a destra dal Pizzo Cefalone.. tra di essi collegati dalla sella dei Grilli che è quasi impercettibile nel verde: anche Linda apprezza e decidiamo che è un buon posto per mangiare un boccone.
Non siamo sfiniti, ma guardando la valle in basso, quei 300m ci sembrano davvero scomodi da fare in salita al ritorno e di comune accordo decidiamo di guadagnare la cima alla nostra destra: cima Venacquaro... Leo parte con brio...
io mi godo ancora un po' l'affaccio sul Venacquaro che per l'ennesima volta mi è sfuggito.. ma non sono triste, anzi, sono in splendida compagnia e la giornata ci sta regalando bellissime sensazioni.
giungo in vetta anche io e trovo Leo e Linda a contemplare il panorama di fianco ad un ometto di pietra.. cosa staranno guardando?
Mi affaccio anche io e: si, le Malecoste da qui sono ancora più ipnotiche... il laghetto della sella della Falasca che speravo di ammirare è secco... sarà un ottimo pretesto per tornarci.
A questo punto scendere è quasi imperativo, l'escursione sarà fare i tre pizzi e puntiamo cima della Falasca che però ci riserviamo di valutare dalla sella... questi pratoni sono sempre così ingannevoli
Ma è fattibile, dal basso sembra (ed è) meno di quella appena fatta ed in cima ritrovo Leo e Linda incantati a vedere il panorama
L'affaccio sulle Malecoste, sulla sua cresta nord, e sulla cresta che porta al Cefalone (qui in ombra nella foto) è meraviglioso
Anche se so che da qui non è possibile arrivare alla forchetta della Falasca per prendere poi il sentiero che andrebbe in Val Chiarino dalle "Pozze" a causa di uno strapiombo, e quindi dovremo tornare indietro, decidiamo comunque di avvicinarci ancora di più alla Nord delle Malecoste ed alla forchetta per godere della vista.
Siamo incantati...
Linda non lo è da meno!
con gli occhi pieni di meraviglia torniamo verso la sella della Falasca, nel frattempo un gregge ha raggiunto ciò che resta del laghetto, da lì un sentiero si ricongiunge con quello che porta alla sella del monte Corvo che abbiamo percorso all'andata: di fronte a noi la gobba erbosa della cima Venacquaro ed il Corvo che quasi non sembra lui
Mentre notiamo con stupore che camminiamo per la prima volta su erba secca, intravediamo a destra in basso il terzo e piccolo "pizzo" che ci fa da segnavia anche se la traccia è piuttosto evidente.
Scendere è sempre veloce, ma il panorama è comunque splendido fino al lago di Campotosto
Ed eccoci al terzo pizzo... mica possiamo farcelo mancare anche se non ha nome...
La veduta sulle Pozze e sulla quota 2282 è abbellita dai giochi di chiaroscuro
Poi, alla fine, la cimetta senza nome è pure abbastanza verticale ed in un paio di punti richiede anche le manine... ma ne vale la pena
Torniamo verso l'acqua ed approfittiamo per fare una sosta...
E si riparte, con i bolli che abbondano e la direzione del rifugio ben evidente di fronte a noi
Qui però deviamo rispetto all'andata, optando per il sentiero ufficiale, quindi non scenderemo dalla paretina alle spalle dello stazzo di Solagne ed attraversiamo la splendida alta valle del Chiarino: in alto a sinistra, in ombra, la dorsale erbosa che è stato il nostro affaccio privilegiato sulle Malecoste
La traccia è evidente e siamo di nuovo sotto lo sguardo del Pizzo di Camarda
Qui propongo un'altra variante a Leo, seguendo tracce animali piuttosto evidenti, non scendiamo verso lo stazzo ma ci teniamo più alti a ridosso del Camarda al fine di raggiungere il piccolo crinale che è posto di fronte alla casetta del pastore e che è sede di un abbeveratoio (qui non visibile in foto)
Ci fermiamo a sciacquarci un po' perchè il caldo ed il sole si sono fatti sentire per tutta la giornata, guardiamo ancora l'alta valle del Chiarino, la cima delle Solagne è in ombra e ci ripromettiamo di salirci ad un prossimo giro, anche se ho fatto grande opera di pubblicità con Leo sul Pizzo di Camarda e sulla cima senza nome, con un anello che ho in mente da un po' e che prevede passaggi anche fuori sentiero... riprendiamo la strada che in una mezz'oretta ci porterà al rifugio fioretti, alla fine ultima deviazione da una curva a destra della brecciata che caratterizza il sentiero in questo tratto, entriamo nel bosco adiacente il rifugio per godere di un po' di ombra e sbucare nuovamente al fontanile dal quale siamo partiti...
Ci fermiamo al rifugio a consumare la fine del pasto e nonostante la temperatura non sia bassa Leo ha la magnifica idea di preparar un tè caldo con il limone: una botta di vita!
il Gran Sasso ci ha trattato bene anche questa volta, il fatto che fosse un mercoledì sicuramente ci ha messo del suo, ma in linea di massima se si vuole evitare la ressa in alcuni luoghi che è normale in questo periodo, qui c'è tanto da vedere e tanto da fare...
Alla prossima!
Regione e provincia: Abruzzo, L'Aquila
Località di partenza: Rifugio Fioretti, valle del Chiarino
Località di arrivo: idem
Tempo di percorrenza: ...
Chilometri: 11 dal rifugio (2+2 A/R da aggiungere se si parcheggia al mulino Cappelli)
Grado di difficoltà: E
Descrizione delle difficoltà: sentiero a volte un po' inventato, ma nulla di tecnicamente complesso
Periodo consigliato: tutto l'anno, tranne in un paio di punti rispetto al tracciato fatto, però aggirabili senza difficoltà seguendo traccia ufficiale.
Segnaletica: a tratti eccessiva, a tratti assente... e vabbè...
Dislivello in salita: 1000
Dislivello in discesa: 1000
Quota massima: 2377 e 2300 (rispettivamente cima Venaquaro e cima Falasca)
Accesso stradale: SS80 (delle Capannelle) dalla diga di Provvidenza
Traccia GPS del percorso riportata su google Earth
Descrizione:
Stagione estiva che inizia con un meteo strano, questa del 2016, con boschi rigogliosi adesso e fioriture che ad agosto non avevo mai visto in montagna.. e che mi ha stoppato per quasi un mese a causa di un infortunio al polpaccio rimediato da fermo... mi son sfuggite un paio di escursioni davvero belle con amici presenti anche sul forum e delle quali abbiamo apprezzato poi i report, ma meglio non rischiare di compromettere se stessi e soprattutto gli altri
Ma c'è sempre il "Gruppo Cialtroni della Montagna" fondato da me e dall'amico @Leo da solo e con ben due soci all'attivo che appena possibile si riunisce per nuove "imbarazzanti" avventure, con il socio che ha fatto la notte (non lo dico per scherzare, è una roccia, io non ce la farei...) ed il sottoscritto appunto acciaccato che riescono a darsi appuntamento non troppo presto causa turni: e che si fa?
Per evitare avvicinamenti troppo lunghi ed approfittando di una serie di circostanze fortunate che ci portano a giungere senza fatica al rifugio Fioretti in Val Chiarino (e poi perchè come molti sanno quella è la mia seconda casa ) decido di proporre a Leo di raggiungere la sella di Monte Corvo che da tempo vorrebbe vedere e che pure che io non ho mai toccato, poi da lì decidere un paio di varianti in base all'orario ed alla "gamba".
La mia idea sarebbe scendere nel meraviglioso Venacquaro, raggiungere l'omonima fonte (circa 1,5 km dalla sella, ma 300 m più in basso) e poi tornare in Val Chiarino dalla stessa strada fatta per scendere oppure dalla adiacente forchetta della Falasca. Ma si vedrà giunti sulla sella, perchè da lì si potrebbe anche toccare la quasi sconosciuta Cima Venacquaro (2377m) e cima della Falasca (2300m).
La gitarella l'ho ribattezzata dei tre pizzi perchè dal Fioretti le due cime anzidette ed uno sperone roccioso posto prima di essi nella valle, formano tre punte prospetticamente vicine e da alcuni abitanti della zona (che è negli "usi civici" di Arischia) ho sentito chiamare la zona appunto "i tre pizzi"... ma bando alle chiacchiere come come sempre ne ho dette troppe... si parte con le foto che è meglio
Proprio vicino al rifugio Fioretti, ma po' nascosto dalla vegetazione al limitare del bosco, per chi non sa che esiste, c'è un fontanile con acqua buonissima ed all'ombra... io l0 adoro e mi rifornisco di acqua prima della partenza, Leo non lo conosceva, sfruttiamo comunque la traccia adiacente che poi entra nel bosco per evitare almeno un poco il sole che già batte imperioso.. il tutto mentre il monte Corvo domina come sempre la valle.
Circa mezz'oretta e siamo allo stazzo di Solagne tagliando qua e là la carrabile che porta i pastori allo stazzo anzidetto e qui parte la prima variante della giornata: invece di puntare il pizzo di Camarda alla destra guardando lo stazzo, come vorrebbe il sentiero ufficiale, a sinistra vi è una parete che porta più rapidamente in alto come quota e si ricongiunge poco più avanti con il sentiero... Non è un fuori sentiero vero e proprio, questo percorso in realtà è un itinerario "a scendere" per lo sci alpinismo, la parete è piuttosto ripida, ma molto "terrazzata" dai tanti animali che pascolano e quindi se non si teme un po' di esposizione (minima) non è nulla di difficile... anche Leo la conosce ed apprezza
Inizia a fare caldo, superata la paretina, Leo decide che è ora di mettersi in pantaloncini.... la vista è già molto bella ed in basso al centro si possono ammirare i ruderi dell'antico stazzo di Solagne... Linda aspetta.
Da qui la pendenza diminuisce, diventa minore ma "inesorabile", la traccia in altri tempi non era evidentissima, ora i segni abbondando nonostante qui sia davvero difficile perdersi. Iniziamo a contemplare le alture che ci circondano, da destra la senza nome "quota 2282m", al centro la tormentata Nord delle Malecoste e sulla sinistra uno dei nostri eventuli "pizzi"... Linda cerca l'ombra
pieghiamo verso il Monte Corvo, la traccia che conduce alla sua sella è evidente e parecchio segnata di recente (CAI bianco e rosso) e scopro che c'è ancora acqua qui... la cosa ci fa molto piacere sia al momento e sicuramente lo farà al ritorno. Il verde è rigoglioso nonostante la stagione, due greggi ci precedono ed a destra l'effetto in prospettiva dei "tre pizzi" è abbastanza evidente.
Di fronte a noi la alta valle del Chiarino con il pizzo di Camarda che svetta a destra ed a sinistra la famosa quota senza nome.
Il sentiero lascia un attimo il greto del torrente e si inerpica con qualche curva per guadagnare quota, i segni non mancano, anzi...
Poi torna decisamente a seguire l'acqua (che scomparirà dopo un po) e questo alla fine risulterà inaspettatamente il punto che più ci ha fatto penare. Nulla di devastante, ma una salita lenta e costante, senza punti di riferimento particolari, che non ti fa capire se stai per arrivare o se ancora non hai fatto 1 metro di dislivello... salvo fermarsi magari a rifiatare, anche perchè ridendo e scherzando siamo partiti da 1400 e siamo a 2000m.
Voltandosi in basso, però, la quota guadagnata e la strada fatta è più evidente. Ora alle spalle dell'appuntito pizzo di Camarda che è a sinistra, sono visibili "in filo di cresta" la cima erbosa del Monte Ienca ed in ultimo il tondeggiante Monte San Franco: da qui ha inizio, ad occidente, la catena del Gran Sasso.
Siamo quasi al termine di questa salita ed iniziamo ad intravedere il Pizzo di Intermesoli.. questo dona nuova energia e dopo poco siamo affacciati sulla meravigliosa, nascosta e poco accessibile valle del Venacquaro, qui incornicita a sinistra appunto da Intermesoli ed a destra dal Pizzo Cefalone.. tra di essi collegati dalla sella dei Grilli che è quasi impercettibile nel verde: anche Linda apprezza e decidiamo che è un buon posto per mangiare un boccone.
Non siamo sfiniti, ma guardando la valle in basso, quei 300m ci sembrano davvero scomodi da fare in salita al ritorno e di comune accordo decidiamo di guadagnare la cima alla nostra destra: cima Venacquaro... Leo parte con brio...
io mi godo ancora un po' l'affaccio sul Venacquaro che per l'ennesima volta mi è sfuggito.. ma non sono triste, anzi, sono in splendida compagnia e la giornata ci sta regalando bellissime sensazioni.
giungo in vetta anche io e trovo Leo e Linda a contemplare il panorama di fianco ad un ometto di pietra.. cosa staranno guardando?
Mi affaccio anche io e: si, le Malecoste da qui sono ancora più ipnotiche... il laghetto della sella della Falasca che speravo di ammirare è secco... sarà un ottimo pretesto per tornarci.
A questo punto scendere è quasi imperativo, l'escursione sarà fare i tre pizzi e puntiamo cima della Falasca che però ci riserviamo di valutare dalla sella... questi pratoni sono sempre così ingannevoli
Ma è fattibile, dal basso sembra (ed è) meno di quella appena fatta ed in cima ritrovo Leo e Linda incantati a vedere il panorama
L'affaccio sulle Malecoste, sulla sua cresta nord, e sulla cresta che porta al Cefalone (qui in ombra nella foto) è meraviglioso
Anche se so che da qui non è possibile arrivare alla forchetta della Falasca per prendere poi il sentiero che andrebbe in Val Chiarino dalle "Pozze" a causa di uno strapiombo, e quindi dovremo tornare indietro, decidiamo comunque di avvicinarci ancora di più alla Nord delle Malecoste ed alla forchetta per godere della vista.
Siamo incantati...
Linda non lo è da meno!
con gli occhi pieni di meraviglia torniamo verso la sella della Falasca, nel frattempo un gregge ha raggiunto ciò che resta del laghetto, da lì un sentiero si ricongiunge con quello che porta alla sella del monte Corvo che abbiamo percorso all'andata: di fronte a noi la gobba erbosa della cima Venacquaro ed il Corvo che quasi non sembra lui
Mentre notiamo con stupore che camminiamo per la prima volta su erba secca, intravediamo a destra in basso il terzo e piccolo "pizzo" che ci fa da segnavia anche se la traccia è piuttosto evidente.
Scendere è sempre veloce, ma il panorama è comunque splendido fino al lago di Campotosto
Ed eccoci al terzo pizzo... mica possiamo farcelo mancare anche se non ha nome...
La veduta sulle Pozze e sulla quota 2282 è abbellita dai giochi di chiaroscuro
Poi, alla fine, la cimetta senza nome è pure abbastanza verticale ed in un paio di punti richiede anche le manine... ma ne vale la pena
Torniamo verso l'acqua ed approfittiamo per fare una sosta...
E si riparte, con i bolli che abbondano e la direzione del rifugio ben evidente di fronte a noi
Qui però deviamo rispetto all'andata, optando per il sentiero ufficiale, quindi non scenderemo dalla paretina alle spalle dello stazzo di Solagne ed attraversiamo la splendida alta valle del Chiarino: in alto a sinistra, in ombra, la dorsale erbosa che è stato il nostro affaccio privilegiato sulle Malecoste
La traccia è evidente e siamo di nuovo sotto lo sguardo del Pizzo di Camarda
Qui propongo un'altra variante a Leo, seguendo tracce animali piuttosto evidenti, non scendiamo verso lo stazzo ma ci teniamo più alti a ridosso del Camarda al fine di raggiungere il piccolo crinale che è posto di fronte alla casetta del pastore e che è sede di un abbeveratoio (qui non visibile in foto)
Ci fermiamo a sciacquarci un po' perchè il caldo ed il sole si sono fatti sentire per tutta la giornata, guardiamo ancora l'alta valle del Chiarino, la cima delle Solagne è in ombra e ci ripromettiamo di salirci ad un prossimo giro, anche se ho fatto grande opera di pubblicità con Leo sul Pizzo di Camarda e sulla cima senza nome, con un anello che ho in mente da un po' e che prevede passaggi anche fuori sentiero... riprendiamo la strada che in una mezz'oretta ci porterà al rifugio fioretti, alla fine ultima deviazione da una curva a destra della brecciata che caratterizza il sentiero in questo tratto, entriamo nel bosco adiacente il rifugio per godere di un po' di ombra e sbucare nuovamente al fontanile dal quale siamo partiti...
Ci fermiamo al rifugio a consumare la fine del pasto e nonostante la temperatura non sia bassa Leo ha la magnifica idea di preparar un tè caldo con il limone: una botta di vita!
il Gran Sasso ci ha trattato bene anche questa volta, il fatto che fosse un mercoledì sicuramente ci ha messo del suo, ma in linea di massima se si vuole evitare la ressa in alcuni luoghi che è normale in questo periodo, qui c'è tanto da vedere e tanto da fare...
Alla prossima!
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