Ferrata Punta Serauta - Via ferrata Eterna

Dati

Data: 31/07/2015
Regione e provincia: Trentino/Veneto
Località di partenza: Passo Fedaia
Tempo di percorrenza: 4h 30, di cui 3h 30 di ferrata
Grado di difficoltà: EEA
Difficoltà della ferrata: non uniforme
1) traverso iniziale: difficile, esposto
2) placconata: facile
3) cresta: moderatamente difficile, esposta
Periodo consigliato: agosto
Dislivello in salita: 1200m inclusi avvicinamento e saliscendi di cresta
Quota massima: 3035m
Accesso stradale: passo Fedaia (da Canazei o Caprile)


Descrizione

Punta Serauta è l'inconfondibile monolite che chiude ad est il gruppo della Marmolada. Da vari anni ha attirato la mia attenzione, dopo aver fatto una bella escursione sulla dirimpettaia via delle Creste del Migogn
http://www.avventurosamente.it/xf/threads/monte-migogn-2389m-per-lalta-via-delle-creste.17674/
attenzione che è decollata dopo aver saputo che su quel monolite, all'apparenza liscio e quasi verticale, correva anche una ferrata, appunto l'Eterna.
Per molto tempo è rimasta però un mero progetto a causa della lontananza e soprattutto per il pessimo stato della ferrata in questione. Infatti era ufficialmente stata chiusa causa frane nella prima parte, nonché cavo lasco e sostegni saltati nel resto.
Nel 2013 la grande notizia: ferrata rimessa a nuovo. E chi se la fa scappare?

Dal piazzale del rif. Fedaia si prende la pista da sci alle sue spalle e si segue in salita fino a un cartello che ci invita a proseguire fuori sentiero. Da qui si scavalca il crinale seguendo diffusi bolli rossi e qualche segnavia non convenzionale fatto con residuati bellici

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Del resto Punta Serauta è innanzitutto un luogo di guerra, una vedetta naturale contesa tra italiani e austriaci a cannonate e baionettate.
Sotto: l'attacco e il primo tratto, nella cengia obliqua al centro della foto.

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La ristrutturazione ha spostato l'attacco un centinaio di mt più in alto, in zona al sicuro dalle scariche di pietre e ha posto un cavo teso e continuo.
Il tempo sul cartello ci è parso un po' cautelativo (senza fare le gare siamo stati sulle 3h e 30) ma bisogna considerare che una volta iniziata non c'è possibilità alcuna di uscita intermedia, quindi partire presto è comunque necessario per avere la possibilità di finirla anche in caso si verifichi qualche imprevisto.

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Il primo tratto è il più difficile. In mezzora scarsa va fatto un traverso "culo nel vuoto", con scarsi appigli per i piedi e forzando necessariamente con le braccia sul cavo

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Il traverso diventa obliquo e cresce ancora in esposizione: le suole in aderenza offrono poche garanzie dato che spesso la roccia è bagnata. E' fondamentale avere un kit da ferrata con dissipatore dato che in questo caso con gli accrocchi fai-da-te, che purtroppo si vedono ancora in giro, se si perde l'aderenza di eterno si avrebbe soltanto il riposo, non la ferrata.

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Un piccolo caminetto fornisce momentaneo riposo

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Senza pietà, il cavo riparte in verticale, lasciando al solo attrito di guanti e suole il compito di farci proseguire

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Si arriva in breve a quello che si può considerare il punto peggiore: una placca liscia, bagnata ed esposta

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Finalmente si raggiunge la spalla e si tira un sospiro di sollievo: la prima parte, la peggiore, è finita!

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Si comincia quindi a risalire il famoso lastrone monolitico del Serauta, che da lontano sembra appunto liscio, ma per fortuna da vicino non è così

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Verso Cortina

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Lago Fedaia e Piz Boè

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Birra pagata a chi mi spiega a che serve sta roba qui che sembra un casco da parrucchiere

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Panorami a parte, la salita sul lastrone diventa un po' monotona. Nella seconda metà però aumenta gradualmente la pendenza

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Si arriva, in breve, alla spalla dalla quale origina la cresta che costituisce la terza e ultima parte del percorso

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La catena vulcanica della Mesolina e del Padon, nelle cui viscere corre la ferrata "delle Trincee"

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La cresta è ovviamente molto panoramica. La ferrata qui si sposta da un versante all'altro ed è costituita da secche discese e risalite un po' macchinose

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Si passa da un torrione all'altro

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Apprezziamo l'assoluta continuità del cavo, anche se qualche interruzione nei punti meno esposti l'avremmo gradita per evitare la conduzione in caso la ferrata venga colpita da un fulmine

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Cresta che ogni tanto diventa alquanto sottile

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Affaccio verso la parete sud della Marmolada

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Verso la fine si cominciano ad incontrare i resti delle installazioni militari. In una delle tante discese ci sono delle trappole stile Vietcong. Per la serie meglio precipitare...

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Si risale per poi riscendere. La discesona finale è composta da due camini in successione, attrezzati con staffe in quanto strapiombanti

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Eccoci verso la fine, la ferrata si integra piano piano nelle testimonianze storiche della guerra d'alta quota

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Staccandosi dalla ferrata e salendo su facili roccette si può andare ad ammirare sul lato opposto a quello delle trincee il ghiacciaio della Marmolada (anche se ultimamente non se la passa benissimo...)

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E si finisce nel pieno della zona monumentale di Punta Serauta. L'impatto con la civiltà è urticante dato che si arriva proprio alla stazione della funivia, con orde di persone che con la montagna hanno poco a che fare

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Ma il fascino storico di questa ferrata sta nel fatto che non finisce in una cima ma, dopo una salita nella prima parte atletica e un prosieguo entusiasmante, termina insinuandosi dolcemente e senza clamori in trincee, tunnel, postazioni e reperti storici.
Nella stazione della funivia consigliamo assolutamente una visita al museo della guerra, moderno e molto ricco.

Due modalità per la discesa:
1) in funivia per Malga Ciapela (fino alle 16,30) e in bus fino a rif. Fedaia (ultimo alle 16,45)
2) su tracce sul ghiacciaio della Marmolada e poi su piste da sci secche (necessaria piccozza e ramponi)
 
bella e credo anche faticosa, quella placca bagnata deve essere stata divertente :woot:
panorami spaziali.
quel coso appeso alla parete secondo me è proprio un casco da parrucchiere o_O
 
Grazie! Come fatica secondo me è un po' troppo esagerata nelle recensioni, per dire, ho trovato molto più faticosa la Mesules che è data con il medesimo impegno fisico.
E'comunque, come dice Anfisbena, alpinistica, almeno dalla seconda metà in poi si mantiene tutta sul filo dei 3000 e non ci sono "uscite di sicurezza", quindi è proprio come stare in parete
 
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