- Parchi d'Abruzzo
-
- Parco Nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga
Dati
Data: 2 agosto 2016
Regione e provincia: Teramo
Località di partenza: Pian del Fiume
Località di arrivo: vetta del Cimone di Santa Colomba
Tempo di percorrenza: 7 ore e mezza circa, comprese soste ed errore iniziale
Chilometri: 8 scarsi
Grado di difficoltà: EE
Descrizione delle difficoltà: pendio ripidissimo, erba alta e bagnata, passaggi su roccette di I e II grado, quasi completamente fuori sentiero, bosco in discesa con terreno marcio
Periodo consigliato: per come la vedo io solo tarda primavera, estate ed inizio autunno: con neve diventa davvero pericoloso
Segnaletica: scarsa e presente solo fin poco oltre la chiesetta di Santa Colomba
Dislivello in salita: 1.170
Quota massima: 1.912 in vetta del Cimone di Santa Colomba
Accesso stradale: Pian del Fiume che si raggiunge da Isola del Gran Sasso percorrendo la strada per Pretara
Traccia GPS: http://www.avventurosamente.it/xf/pagine/mappa/?do=loadmarker&id=7717
Descrizione
Pregustavo ormai da tanto, praticamente un anno, il ritorno in Abruzzo per le vacanze estive e come ogni anno mi ero lanciato in progetti di escursioni varie, studiate al computer su Google Earth o cercando tracce in rete.
Quest’anno poi grazie alla disponibilità di Alessandro (@alexmoscow73), un grandissimo del forum ma prima di tutto un vero intenditore della montagna e dell’appennino, sapevo di aver la possibilità di fare un’uscita con lui; ci eravamo inizialmente accordati per una notturna sul Cafornia: l’idea della notturna mi elettrizzava (da solo non la farei mai) anche se la meta mi sembrava un po’ “banale” (visto che avendo casa a Magliano dei Marsi ogni anno il Cafornia me lo vedo sempre lì, accanto al Velino, a portata di mano). Poi un paio di giorni prima dell’uscita Alessandro mi dice “ci stai a cambiare programma e fare un’escursione diurna? ci sono le condizioni ideali per una cima che inseguo da anni, il Cimone di Santa Colomba”.
Inizialmente resto un po’ così, perchè l’idea della notturna mi affascinava ed anche perchè la vetta proposta da Alessandro era per me totalmente sconosciuta, ma poi pensando al tipo di escursioni che lui fa solitamente mi dico “cavolo, se è una cima che Alex insegue da anni vorrà pur dire qualcosa!”, così accetto di buon grado il cambio di programma.
Alle 3.30 Alessandro si fa trovare al casello di Magliano e alle 4.10 siamo a L’Aquila per incontrarci con Francesco (@franz69), altro grande amante della Montagna, con la M maiuscola; intorno alle 5 siamo a Pian del Fiume, a 830 metri, punto di partenza della nostra escursione per raggiungere la vetta del Cimone di Santa Colomba, cima sconosciuta al grande pubblico sul versante teramano del Gran Sasso e penalizzata dal fatto che i suoi 1.912 metri non le permettono di far parte del famoso “Club 2.000”.
Siamo decisamente in anticipo rispetto all’idea di Alessandro, che ipotizzava di iniziare la salita intorno alle 6; tanto in anticipo da sbagliare strada a causa del buio ed inerpicarci sul sentiero che costeggia sulla destra il Fosso del Malepasso; fortunatamente l’errore non è troppo dispendioso a livello fisico e ci permette di scoprire scorci che definire selvaggi è dire poco, come l’orrido della cascata Vaceliera.
Ripreso il cammino corretto e guadato un torrentello di acqua limpidissima ci infiliamo nel bosco lungo un sentiero (numero 17) che porta alla Chiesa di Santa Colomba a quota 1.230 metri: la chiesetta è piuttosto deludente, tutta di cemento e molto scarna, ma del resto non è la meta della nostra escursione che invece da qui cominciamo a scorgere dritta sopra di noi, su ripidissimi pendii, e subito una certezza si palesa: arrivare lassù non sarà di sicuro una passeggiata!
Dopo la chiesa il sentiero viene ben presto abbandonato, con Francesco che fa l’andatura ad ampie falcate e ci guida inerpicandoci nel bosco: la pendenza inizia a farsi sentire ma non è assolutamente nulla rispetto a quello che ci aspetta una volta usciti dal bosco.
Qui infatti ci ritroviamo su prati con pendenza di 40/45°, con erba molto alta e soprattutto bagnatissima, tanto che in molti punti per sentirci sicuri siamo costretti ad aiutarci afferrando l’erba davanti a noi in modo da spostare il baricentro tutto in avanti e non scivolare; ben presto ci rendiamo conto che sarà impossibile ridiscendere dallo stesso percorso: troppo alto il rischio di scivolare senza possibilità di fermarsi, ma a questo penseremo più tardi.
Si sale sempre più e man mano che si procede si cominciano ad intravedere i monti circostanti in tutta la loro imponenza; proseguendo decidiamo di spostarci lungo una crestina aerea con roccette che si affaccia a sinistra sulla selvaggia forra del Vallone di Fossaceca (qui il margine d’errore è assolutamente pari a zero, ma anche qui è meglio non pensarci e guardare bene dove si mettono i piedi), affrontando passaggi di I e II grado (a detta di Alessando, di cui mi fido ciecamente: io di questa terminologia non capisco assolutamente niente!) che hanno impietosamente dimostrato quanto io sia impedito per certe cose!
Non smetterò mai di ringraziare i miei compagni di avventura per avermi aspettato, aiutato ed in un certo senso proprio trasportato attraverso questi passaggi assolutamente non banali.
Ripresa la strada più comoda - eufemismo - dei pratoni d’erba fradicia siamo ormai in prossimità della meta della nostra escursione che riusciamo a raggiungere con un ultimo sforzo sotto gli occhi di alcuni camosci (bellissima una femmina con il piccolino) che ci osservano curiosi a distanza di sicurezza.
La vetta del Cimone di Santa Colomba non è in alcun modo segnata, niente croci di vetta o cippi (del resto se mai ci fosse un libro di vetta penso che potrebbe durare almeno 5 anni, se non di più, prima di essere riempito di firme e dediche), ma la sensazione che ho provato stando qui è stata quella di essere sul piedistallo di un direttore d’orchestra al cospetto di una schiera di musicisti davvero d’eccezione: da sinistra a destra si ammira la maestosità dei Monti Prena ed Infornace, delle Torri di Casanova e della Cima del Vado di Piaverano, poi del Monte Brancastrello, della Cima delle Fienare (come si può vedere dalla panoramica di circa 180° che allego qua sotto) mentre sullo sfondo all’estrema destra fanno capolino le vette del Corno Grande e alle nostre spalle si vede chiaramente il mare Adriatico.
L’ambiente è quanto di più wild (termine usatissimo durante l’escursione) un abitante della Pianura Padana come me possa immaginare, ma dalle parole estasiate e dall’entusiasmo di Alessandro e Francesco capisco che anche loro sono rimasti folgorati dalla bellezza selvaggia di questo versante Teramano del Gran Sasso: ci troviamo davvero in un luogo non banale, dove la Natura regna incontrastata e noi tre siamo solo un puntino variopinto in devota ammirazione.
La salita è stata davvero tosta - ignorante, per dirla come piace ad Alessandro e Francesco - sia per la pendenza ed il dislivello in sé (1.100 metri in un tragitto di circa 4 km) che per le condizioni in loco, tutto fuori sentiero con erba altissima e bagnatissima; ma del resto la fatica ed il sudore sono stati ampiamente ripagati dallo spettacolo di cui abbiamo goduto sentendoci dei veri privilegiati.
Mentre salivamo ed una volta in vetta, però, dentro di me pensavo “ma poi da dove cavolo scendiamo?”; già infatti ipotizzavo che la discesa sarebbe stata molto più problematica, ma mai avrei immaginato che per me si rivelasse quasi un vero e proprio incubo!
Vista l’impossibilità, come detto, di ridiscendere dallo stesso percorso fatto in salita abbiamo prima tagliato verso il bosco, nella speranza di poterci aiutare con gli appigli forniti dalle piante, ma la pendenza ed il terreno marcio, martoriato da una serie infinita di smottamenti, ci hanno rallentato non poco (a dire il vero hanno rallentato più che altro me… ) facendoci scivolare a gambe all’aria più volte: tutti abbiamo appoggiato il nostro sedere più o meno violentemente sul terreno, ma la classifica di giornata è stata nettamente dominata dal sottoscritto che ha letteralmente fatto sfigurare i compagni di avventura in termini di cadute e scivoloni.
Abbiamo quindi riprovato ad uscire dal bosco ma siamo poi stati costretti a ritornarvi fino ad uscirne definitivamente affrontando un traverso ripidissimo in erba altissima e fradicia (che novità, eh?!?) che ci ha messo davvero a dura prova (me in particolare - che ve lo dico a fare? - sdraiato completamente a terra e aggrappato disperatamente all’erba per non scivolare a valle): qui come in tutta l’escursione si è distinto Francesco, un vero carrarmato 4x4…impressionante!
Dopo quest’ultima fatica ci siamo ricongiunti con il punto in cui eravamo usciti dal bosco in salita, a monte della chiesa di Santa Colomba: ormai il grosso era fatto, solo ancora una decina di scivoloni per me ed infine siamo giunti alla chiesetta; da qui in poi si torna su sentiero tracciato, l’adrenalina scema ed esce prepotente tutta la stanchezza dell’escursione, tanto che l’arrivo alla macchina sembra davvero un miraggio.
In conclusione un’escursione tostissima, assolutamente non per tutti (io stesso senza i miei preziosi compagni non avrei mai potuto affrontarla), molto faticosa per dislivello, pendenza, condizioni del terreno e con tratti che davvero possono mettere in seria difficoltà l’escursionista occasionale; il premio di tutto ciò però è un panorama prepotentemente maestoso, selvaggio, mozzafiato, mai banale su un versante tanto affascinante quanto poco conosciuto del Gran Sasso.
Come detto la mia fortuna è stata quella di essere accompagnato da due escursionisti doc come Alessandro e Francesco, instancabili, entusiasti, pazienti: persone eccezionali, persone vere!
Ragazzi, è stato davvero un onore accompagnarvi su questa vetta, per me sconosciuta ma per voi tanto desiderata e sentita; non ci eravamo mai visti prima di persona ma ho subito percepito un legame silenzioso fra noi e non credo di essermi mai trovato così bene ed in sintonia con degli sconosciuti prima di oggi.
Unica nota stonata della giornata, purtroppo tocca sottolinearlo, è stata l’impossibilità di divorare un panino con la porchetta che avevamo già iniziato a pregustare salendo…incredibilmente tutti i porchettari in prossimità del santuario di San Gabriele erano inesorabilmente chiusi intorno alle 15: una cosa inconcepibile e che dovrebbe essere espressamente vietata per legge!
Nella speranza di ritornare presto in pieno possesso dell’uso delle mie gambe lascio ora la parola alle foto, anche perchè non ho sicuramente mai scritto una relazione così lunga: quelle senza la mia firma sono state scattate dal buon Francesco, che grazie al suo passo, che gli consentiva di essere sempre in anticipo, ha scattato molte foto in punti in cui io non ho nemmeno vagamente pensato di sfilare la reflex dalla cintura e soprattutto mi ha immortalato in molti frangenti (grazie anche di questo!).
In questa foto che mi ha scattato Francesco ci si può rendere conto di quanto fosse alta l'erba (io sono 1.85):
da qui invece si può intuire la pendenza salita:
Questa foto dimostra al mondo intero quanto io sia imbranato in certe situazioni: grazie Alex per avermi trasportato al sicuro!
Qualcuno ci spia dall'alto:
A salire ancora ancora...il problema è scendere!!!
Ecco la crestina aerea appena salita:
Trionfanti in vetta:
Una panoramica di 180° che parla da sola: spettacolo puro!
Nel bosco gli alberi cercano di ribellarsi alla gravita!
Data: 2 agosto 2016
Regione e provincia: Teramo
Località di partenza: Pian del Fiume
Località di arrivo: vetta del Cimone di Santa Colomba
Tempo di percorrenza: 7 ore e mezza circa, comprese soste ed errore iniziale
Chilometri: 8 scarsi
Grado di difficoltà: EE
Descrizione delle difficoltà: pendio ripidissimo, erba alta e bagnata, passaggi su roccette di I e II grado, quasi completamente fuori sentiero, bosco in discesa con terreno marcio
Periodo consigliato: per come la vedo io solo tarda primavera, estate ed inizio autunno: con neve diventa davvero pericoloso
Segnaletica: scarsa e presente solo fin poco oltre la chiesetta di Santa Colomba
Dislivello in salita: 1.170
Quota massima: 1.912 in vetta del Cimone di Santa Colomba
Accesso stradale: Pian del Fiume che si raggiunge da Isola del Gran Sasso percorrendo la strada per Pretara
Traccia GPS: http://www.avventurosamente.it/xf/pagine/mappa/?do=loadmarker&id=7717
Descrizione
Pregustavo ormai da tanto, praticamente un anno, il ritorno in Abruzzo per le vacanze estive e come ogni anno mi ero lanciato in progetti di escursioni varie, studiate al computer su Google Earth o cercando tracce in rete.
Quest’anno poi grazie alla disponibilità di Alessandro (@alexmoscow73), un grandissimo del forum ma prima di tutto un vero intenditore della montagna e dell’appennino, sapevo di aver la possibilità di fare un’uscita con lui; ci eravamo inizialmente accordati per una notturna sul Cafornia: l’idea della notturna mi elettrizzava (da solo non la farei mai) anche se la meta mi sembrava un po’ “banale” (visto che avendo casa a Magliano dei Marsi ogni anno il Cafornia me lo vedo sempre lì, accanto al Velino, a portata di mano). Poi un paio di giorni prima dell’uscita Alessandro mi dice “ci stai a cambiare programma e fare un’escursione diurna? ci sono le condizioni ideali per una cima che inseguo da anni, il Cimone di Santa Colomba”.
Inizialmente resto un po’ così, perchè l’idea della notturna mi affascinava ed anche perchè la vetta proposta da Alessandro era per me totalmente sconosciuta, ma poi pensando al tipo di escursioni che lui fa solitamente mi dico “cavolo, se è una cima che Alex insegue da anni vorrà pur dire qualcosa!”, così accetto di buon grado il cambio di programma.
Alle 3.30 Alessandro si fa trovare al casello di Magliano e alle 4.10 siamo a L’Aquila per incontrarci con Francesco (@franz69), altro grande amante della Montagna, con la M maiuscola; intorno alle 5 siamo a Pian del Fiume, a 830 metri, punto di partenza della nostra escursione per raggiungere la vetta del Cimone di Santa Colomba, cima sconosciuta al grande pubblico sul versante teramano del Gran Sasso e penalizzata dal fatto che i suoi 1.912 metri non le permettono di far parte del famoso “Club 2.000”.
Siamo decisamente in anticipo rispetto all’idea di Alessandro, che ipotizzava di iniziare la salita intorno alle 6; tanto in anticipo da sbagliare strada a causa del buio ed inerpicarci sul sentiero che costeggia sulla destra il Fosso del Malepasso; fortunatamente l’errore non è troppo dispendioso a livello fisico e ci permette di scoprire scorci che definire selvaggi è dire poco, come l’orrido della cascata Vaceliera.
Ripreso il cammino corretto e guadato un torrentello di acqua limpidissima ci infiliamo nel bosco lungo un sentiero (numero 17) che porta alla Chiesa di Santa Colomba a quota 1.230 metri: la chiesetta è piuttosto deludente, tutta di cemento e molto scarna, ma del resto non è la meta della nostra escursione che invece da qui cominciamo a scorgere dritta sopra di noi, su ripidissimi pendii, e subito una certezza si palesa: arrivare lassù non sarà di sicuro una passeggiata!
Dopo la chiesa il sentiero viene ben presto abbandonato, con Francesco che fa l’andatura ad ampie falcate e ci guida inerpicandoci nel bosco: la pendenza inizia a farsi sentire ma non è assolutamente nulla rispetto a quello che ci aspetta una volta usciti dal bosco.
Qui infatti ci ritroviamo su prati con pendenza di 40/45°, con erba molto alta e soprattutto bagnatissima, tanto che in molti punti per sentirci sicuri siamo costretti ad aiutarci afferrando l’erba davanti a noi in modo da spostare il baricentro tutto in avanti e non scivolare; ben presto ci rendiamo conto che sarà impossibile ridiscendere dallo stesso percorso: troppo alto il rischio di scivolare senza possibilità di fermarsi, ma a questo penseremo più tardi.
Si sale sempre più e man mano che si procede si cominciano ad intravedere i monti circostanti in tutta la loro imponenza; proseguendo decidiamo di spostarci lungo una crestina aerea con roccette che si affaccia a sinistra sulla selvaggia forra del Vallone di Fossaceca (qui il margine d’errore è assolutamente pari a zero, ma anche qui è meglio non pensarci e guardare bene dove si mettono i piedi), affrontando passaggi di I e II grado (a detta di Alessando, di cui mi fido ciecamente: io di questa terminologia non capisco assolutamente niente!) che hanno impietosamente dimostrato quanto io sia impedito per certe cose!
Non smetterò mai di ringraziare i miei compagni di avventura per avermi aspettato, aiutato ed in un certo senso proprio trasportato attraverso questi passaggi assolutamente non banali.
Ripresa la strada più comoda - eufemismo - dei pratoni d’erba fradicia siamo ormai in prossimità della meta della nostra escursione che riusciamo a raggiungere con un ultimo sforzo sotto gli occhi di alcuni camosci (bellissima una femmina con il piccolino) che ci osservano curiosi a distanza di sicurezza.
La vetta del Cimone di Santa Colomba non è in alcun modo segnata, niente croci di vetta o cippi (del resto se mai ci fosse un libro di vetta penso che potrebbe durare almeno 5 anni, se non di più, prima di essere riempito di firme e dediche), ma la sensazione che ho provato stando qui è stata quella di essere sul piedistallo di un direttore d’orchestra al cospetto di una schiera di musicisti davvero d’eccezione: da sinistra a destra si ammira la maestosità dei Monti Prena ed Infornace, delle Torri di Casanova e della Cima del Vado di Piaverano, poi del Monte Brancastrello, della Cima delle Fienare (come si può vedere dalla panoramica di circa 180° che allego qua sotto) mentre sullo sfondo all’estrema destra fanno capolino le vette del Corno Grande e alle nostre spalle si vede chiaramente il mare Adriatico.
L’ambiente è quanto di più wild (termine usatissimo durante l’escursione) un abitante della Pianura Padana come me possa immaginare, ma dalle parole estasiate e dall’entusiasmo di Alessandro e Francesco capisco che anche loro sono rimasti folgorati dalla bellezza selvaggia di questo versante Teramano del Gran Sasso: ci troviamo davvero in un luogo non banale, dove la Natura regna incontrastata e noi tre siamo solo un puntino variopinto in devota ammirazione.
La salita è stata davvero tosta - ignorante, per dirla come piace ad Alessandro e Francesco - sia per la pendenza ed il dislivello in sé (1.100 metri in un tragitto di circa 4 km) che per le condizioni in loco, tutto fuori sentiero con erba altissima e bagnatissima; ma del resto la fatica ed il sudore sono stati ampiamente ripagati dallo spettacolo di cui abbiamo goduto sentendoci dei veri privilegiati.
Mentre salivamo ed una volta in vetta, però, dentro di me pensavo “ma poi da dove cavolo scendiamo?”; già infatti ipotizzavo che la discesa sarebbe stata molto più problematica, ma mai avrei immaginato che per me si rivelasse quasi un vero e proprio incubo!
Vista l’impossibilità, come detto, di ridiscendere dallo stesso percorso fatto in salita abbiamo prima tagliato verso il bosco, nella speranza di poterci aiutare con gli appigli forniti dalle piante, ma la pendenza ed il terreno marcio, martoriato da una serie infinita di smottamenti, ci hanno rallentato non poco (a dire il vero hanno rallentato più che altro me… ) facendoci scivolare a gambe all’aria più volte: tutti abbiamo appoggiato il nostro sedere più o meno violentemente sul terreno, ma la classifica di giornata è stata nettamente dominata dal sottoscritto che ha letteralmente fatto sfigurare i compagni di avventura in termini di cadute e scivoloni.
Abbiamo quindi riprovato ad uscire dal bosco ma siamo poi stati costretti a ritornarvi fino ad uscirne definitivamente affrontando un traverso ripidissimo in erba altissima e fradicia (che novità, eh?!?) che ci ha messo davvero a dura prova (me in particolare - che ve lo dico a fare? - sdraiato completamente a terra e aggrappato disperatamente all’erba per non scivolare a valle): qui come in tutta l’escursione si è distinto Francesco, un vero carrarmato 4x4…impressionante!
Dopo quest’ultima fatica ci siamo ricongiunti con il punto in cui eravamo usciti dal bosco in salita, a monte della chiesa di Santa Colomba: ormai il grosso era fatto, solo ancora una decina di scivoloni per me ed infine siamo giunti alla chiesetta; da qui in poi si torna su sentiero tracciato, l’adrenalina scema ed esce prepotente tutta la stanchezza dell’escursione, tanto che l’arrivo alla macchina sembra davvero un miraggio.
In conclusione un’escursione tostissima, assolutamente non per tutti (io stesso senza i miei preziosi compagni non avrei mai potuto affrontarla), molto faticosa per dislivello, pendenza, condizioni del terreno e con tratti che davvero possono mettere in seria difficoltà l’escursionista occasionale; il premio di tutto ciò però è un panorama prepotentemente maestoso, selvaggio, mozzafiato, mai banale su un versante tanto affascinante quanto poco conosciuto del Gran Sasso.
Come detto la mia fortuna è stata quella di essere accompagnato da due escursionisti doc come Alessandro e Francesco, instancabili, entusiasti, pazienti: persone eccezionali, persone vere!
Ragazzi, è stato davvero un onore accompagnarvi su questa vetta, per me sconosciuta ma per voi tanto desiderata e sentita; non ci eravamo mai visti prima di persona ma ho subito percepito un legame silenzioso fra noi e non credo di essermi mai trovato così bene ed in sintonia con degli sconosciuti prima di oggi.
Unica nota stonata della giornata, purtroppo tocca sottolinearlo, è stata l’impossibilità di divorare un panino con la porchetta che avevamo già iniziato a pregustare salendo…incredibilmente tutti i porchettari in prossimità del santuario di San Gabriele erano inesorabilmente chiusi intorno alle 15: una cosa inconcepibile e che dovrebbe essere espressamente vietata per legge!
Nella speranza di ritornare presto in pieno possesso dell’uso delle mie gambe lascio ora la parola alle foto, anche perchè non ho sicuramente mai scritto una relazione così lunga: quelle senza la mia firma sono state scattate dal buon Francesco, che grazie al suo passo, che gli consentiva di essere sempre in anticipo, ha scattato molte foto in punti in cui io non ho nemmeno vagamente pensato di sfilare la reflex dalla cintura e soprattutto mi ha immortalato in molti frangenti (grazie anche di questo!).
In questa foto che mi ha scattato Francesco ci si può rendere conto di quanto fosse alta l'erba (io sono 1.85):
da qui invece si può intuire la pendenza salita:
Questa foto dimostra al mondo intero quanto io sia imbranato in certe situazioni: grazie Alex per avermi trasportato al sicuro!
Qualcuno ci spia dall'alto:
A salire ancora ancora...il problema è scendere!!!
Ecco la crestina aerea appena salita:
Trionfanti in vetta:
Una panoramica di 180° che parla da sola: spettacolo puro!
Nel bosco gli alberi cercano di ribellarsi alla gravita!
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