Scusate una cosa... i discorsi che state facendo sono giustissimi da un punto di vista fisico, e nessuno li mette in dubbio. Sono utili anche per spiegare il meccanismo che c'è dietro l'uso di certi strumenti e per invitare le persone a riflettere sull'affidabilità degli strumenti stessi.
Il fatto, però, è che nella pratica escursionistica l'altimetro si tara ogni volta che si può. Ci vogliono pochi secondi e quindi è un'operazione che si può fare spesso: dopo un certo intervallo, ogni volta che sono su un punto la cui altitudine è nota lo taro. Certo, non ogni 5 minuti o ogni 20 metri, ma neanche ogni 3 giorni o solo dopo aver concluso la scalata del monte più alto
L'altitudine nota la ricavo dalla carta (o anche dai pannelli CAI e simili, ove presenti), quando passo in punti quotati; oppure la derivo interpolandola dalle curve di livello. E con questo aggiustamento continuo (ripeto,
non ogni 5 minuti in modo ossessivo), più frequente nei casi di grandi dislivelli e/o di tempo mutevole, meno frequente quando i dislivelli sono minori e le condizioni meteo sono stabili, l'errore che riscontro è minimo e trascurabile, ai fini dell'escursione. In pratica, nella maggior parte dei casi, significa tararlo ogni ora o due, a volte anche meno frequentemente.
Facendo così, finora, non ho mai riscontrato grossi errori... anzi, in certe situazioni l'altimetro è stato decisivo per capire esattamente dove ero, incrociando la curva di livello e un solo azimuth preso con la bussola, oppure, se per esempio su un sentiero o su una strada forestale, senza nemmeno usare la bussola.
Poi ognuno si trova meglio come crede: personalmente trovo l'altimetro uno strumento molto utile.
Saluti
Francesco