Non vedo cosa c'è sotto al nevaio, ma era inclinato e il rischio di scivolare è oggettivo, però vedo anche che è molto tracciato, quindi si poteva attraversare prestando la giusta attenzione, e infatti gli altri escursionisti lo hanno fatto.Scrivo qui perché non voglio aprire un nuovo post che forse parrà inutile. Non soffro di vertigini, ma cengie esposte e tratti che - anche irrazionalmente - potrebbero essere scivolosi o sdrucciolevoli mi bloccano. Oggi mi è capitato di dover tornare indietro durante un’escursione a causa di una lingua di neve/nevaio incontrato durante l’uscita. Fin qui tutto bene, se non fosse che gli escursionisti dietro di me han tutti proseguito senza problemi. Si trattava di un nevaio che interrompeva il sentiero, forse inclinato tra i 50 e 60 gradi, oggettivamente percorribile ma… ero impossibilitato pure proseguendo carponi. Non soffro di vertigini, ma pure la paura di cadere si può affrontare, e in che modo? E quanto conta la propriocezione secondo voi, la gestione del baricentro, l’esperienza, il famoso “piede fermo”, ecc? Con tutto quello che investo emotivamente in montagna oggi sono tornato delusissimo. Allego le foto del nevaio da vicino e una che fa capire l’inclinazione, se avete parole di incoraggiamento…
Da come lo descrivi il problema è chiaramente psicologico, vede giustamente un rischio, ma lo amplifichi troppo, fino a bloccarti.
La soluzione potrebbe essere affrontare situazioni simili in piena sicurezza, e.g. qualcuno che ti fa sicura, o "attrezzare il tratto", così puoi affrontare e vincere le tue paure, facendo così qualche volta, acquisterai sicurezza e prenderai confidenza (non esagerare però), così quando ti troverai di nuovo a situazioni simili, riuscirai a superarle con la dovuta attenzione.
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