i social network stanno distruggendo la salute mentale degli adolescenti

Alcuni giorni fa sul tavolo in cucina la gatta coccolina ha lasciato i resti di un topo che probabilmente si accingeva a banchettare con il suo cibo per gatti.

Al mattino quando sono sceso non lo visto subito ,quando è arrivato un mio amico giovane ha cominciato con una frase del tipo "ma quanto è "snici" quel topo (oddio MEZZO TOPO) e foto con lo smartfon,foto,foto ....e se muoveva magari gli faceva pure un video?

Inutile dire che un altro mio amico ha preso un pezzo di carta e lo ha consegnato alle fiamme della stufa
 
Per me sono tutte stupidaggini, come quando si giustificano le persone che diventano drogate ed alcolizzate a causa del passato, questo e quello. Se non si ha una pistola puntata alla tempia, ed anche in quel caso sarebbe discutibile la cosa, ogni individuo decide cosa vuole fare, cosa fà e se non é in grado di affrontare la vita, le dinamiche, ragionando, ecc... la colpa non é dei Social o di altro, ma dei diretti interessati. Compresi i genitori che comprano tablet, cellulari, ecc... ai figli, per impegnarli e non averli in tra le scatole.

Secondo me questa cosa é deplorevole colpevolizzare sempre altro e non i diretti interessati, i veri colpevoli. Se metto una torta in mezzo ad una piazza e qualcuno la ruba, la mangia, non é colpa mia,... ma dell'educazione e del carattere della persona che la ruba. Stessa cosa per tutto,....

La psicologia umana viene distrutta da personaggi come quelli che fanno i "guru" e trovano colpe non nei colpevoli ma in altro, quindi giustificando e dando valore ai comportamenti sbagliati,... accusando altro. Ovviamente per levarsi delle proprie responsabilità poco carine da ammettere.

La colpa al massimo é dei genitori che prima fanno figli e poi predicano che vogliono godersi la vita, uscire, fare e disfare,... quindi poi non seguono i propri pargoli!! Quando fare figli non é una malattia, ma sono scelte di vita e come ogni scelta fatta in maniera matura dovrebbe comportare delle conseguenti rinunce,... non lo sanno fare, i figli sono viziatelli, presuntuosi, arroganti, deboli, incapaci e la colpa di chì é? Dei social, AHAHAH ASSURDO

ASSURDO.
 
solo a me non apre il link??
comunque, quoto TiWoodvivor anche nelle virgole: i social sono uno strumento, e come ogni strumento la colpa non e' dello strumento in se ma dell'uso che se ne fa: oggi hanno dato la notizia di un tizio che ha ucciso moglie e figlia a martellate: la colpa e' del martello brutto e cattivo? vietiamo la vendita dei martelli?
a me viene l'orticaria ( per non dire di peggio) quando vedo genitori che spingono il passeggino con il pargolo di pochi mesi e per farlo stare buono gli piazzano in mano lo smartphone, arrivati a casa li mollano davanti alla TV, cosi' stanno tranquilli, non rompono le scatole e non rischiano di bagnarsi i piedi giocando nelle pozzanghere..
 
Da una parte condivido chi dice che la colpa non è SOLO dello strumento ma di chi lo utilizza.

Dall'altra parte, se quello strumento non c'è, di sicuro non c'è neppure l'utilizzo sbagliato dello stesso.
E di un nuovo strumento è difficile ipotizzare quali saranno i nuovi possibili utilizzi sbagliati.

Inoltre, valutazione socio-etologica personale da due soldi, l'uomo è un animale sociale e tutti i mezzi che permettono una qualche forma di socialità lo attraggono e lo condizionano.

Questo, ad esempio, è un forum che riunisce tante persone perchè ci piace potersi scambiare opinioni, condividere esperienze ecc. ecc.

Se ci fosse un forum per orsi, sarebbe pochissimo frequentato perchè gli orsi non sono animali sociali.

E i social network sarebbe ininfluenti sullo sviluppo psichico degli orsetti adolescenti :biggrin:
 
Non solo gli adolescenti, io vedo tanti boomer belli rincoglioniti sui social, con la differenza che non hanno nemmeno la scusante di essere ragazzini.

E riguardo al concetto "la colpa non è dello strumento", vorrei ricordare che un martello è un martello, un'app è un algoritmo realizzato in ogni minimo dettaglio al fine di tenerti incollato allo schermo per quanto più tempo possibile, profilarti, monetizzarti. Quando parliamo di queste cose, la colpa è anche dello strumento, se non si sa o non ci si pone la domanda "cosa ci sta dietro"... domanda che difficilmente si fanno i ragazzini e molti cinquantenni e over.
 
Non ho letto l'articolo, perchè ora non ho tempo; magari ci riesco stasera, quindi per il momento mi esprimo in via generale e sulla base di mie riflessioni personali.
Anche io sono uno strenuo sostenitore della responsabilità individuale della persona per le proprie scelte e comportamenti, però va seriamente considerato il peso del condizionamento sociale ed il peso innegabile e determinante che hanno le tecnologie e le abitudini nel modificare gli schemi di comportamento sociale.
Il boom di facebook, il social per antonomasia, è stato dal 2008 in poi.
Facebook ha profondamente modificato l'approccio comunicativo sia dei singoli, sia del mercato: è usato da aziende, da enti vari, da associazioni, da gruppi culturali, da gruppi sportivi, da gruppi spontanei di amici per attività varie...
Sistemi simili sono poi diventati Instagram, Twitter, tiktok e simili.
Questo ha innescato modalità comunicative nuove e portato una forma di competizione per l'apprezzamento da parte del pubblico: esibire profili carichi di consensi (like) e di contatti (amici) e contenuti altamente visualizzati è diventata una forma di affermazione e misura del proprio peso sociale, peraltro riconosciuta anche economicamente (vedi sponsorizzazioni ed influencer).
Se invece il numero di visualizzazioni, consensi e contatti non fosse pubblico, ma visibile solo ed unicamente al titolare del profilo, già sarebbe enormemente depotenziata la competizione.
Se uno nasce in un contesto del genere, è facile che ne resti profondamente asservito e condizionato.
Io che ho 42 anni faccio presto a fare il menefreghista e l'antisocial (in effetti ho solo il profilo FB e da oramai 8 anni lo uso praticamente mai), ma sono cresciuto in un'epoca diversa, con rapporti costruiti e gestiti solo in presenza: non c'erano nemmeno i telefeonini, il primo l'ho avuto a 20 anni e potevi scambiarti solo telefonate ed sms.

Pensiamoci bene, il discorso è generale:
- walkman: mi metto le cuffie e mentre sono in giro (in fila dal dottore, in posta, in treno, metro, autobus, passeggiata, etc.) mi isolo e mi faccio gli affari miei, chiudendo le interazioni con chi ho a fianco;
- cellulare: sin dall'apparizione dei primi modelli, i ragazzi hanno cominciato a passare sempre più tempo a scambiare messaggi, anche quando inizialmente potevano essere solo sms. Vogliamo parlare poi del priodo in cui venivano fatti i c.d. "squillini"? Gente persa ed isolata a interagire a distanza invece che con chi ha a fianco.
- smartphone: hanno esasperato quanto sopra ed hanno stravolto la fotografia e la modalità di tenere traccia delle cose; si arriva all'assurdo di gruppi di ragazzetti che, mentre sono insieme, invece che divertirsi facendo qualcosa assieme e parlarsi direttamente, si mettono a farlo via social.
- action camera, stile go pro: siamo sempre nel solco di qualcosa che è diventato sempre più pervasivo, anche quando la ripresa non è giustificata da reale valore di quello che viene ripreso.
E si può continuare a lungo.

Non possiamo negare l'impatto che la tecnologia ha sulle abitudini e sul comportamento, condizionandolo profondamente e modficandolo.
 
Ultima modifica:
Non solo gli adolescenti, io vedo tanti boomer belli rincoglioniti sui social, con la differenza che non hanno nemmeno la scusante di essere ragazzini.

E riguardo al concetto "la colpa non è dello strumento", vorrei ricordare che un martello è un martello, un'app è un algoritmo realizzato in ogni minimo dettaglio al fine di tenerti incollato allo schermo per quanto più tempo possibile, profilarti, monetizzarti. Quando parliamo di queste cose, la colpa è anche dello strumento, se non si sa o non ci si pone la domanda "cosa ci sta dietro"... domanda che difficilmente si fanno i ragazzini e molti cinquantenni e over.
Esatto, quando usufruiamo di qualcosa che è gratuito, come i social, dovremmo porci qualche domandina, nessuno fa niente per niente.
Infatti, alla fine, nei social il prodotto siamo noi, fanno soldi, a palate, grazie a noi, ai nostri dati, e quindi hanno tutto l’interesse a salvaguardare il loro prodotto, e cioè a far sì che gli utenti passino più tempo possibile attaccati ai social.
Quindi non li definirei uno strumento neutro come un martello.
 
Pensiamoci bene, il discorso è generale:
- walkman: mi metto le cuffie e mentre sono in giro (in fila dal dottore, in posta, in treno, metro, autobus, passeggiata, etc.) mi isolo e mi faccio gli affari miei, chiudendo le interazioni con chi ho a fianco;
- cellulare: sin dall'apparizione dei primi modelli, i ragazzi hanno cominciato a passare sempre più tempo a scambiare messaggi, anche quando inizialmente potevano essere solo sms. Vogliamo parlare poi del priodo in cui venivano fatti i c.d. "squillini"?
- smartphone: hanno esasperato quanto sopra ed hanno stravolto la fotografia e la modalità di tenere traccia delle cose;
- action camera, stile go pro: siamo sempre nel solco di qualcosa che è diventato sempre più pervasivo, anche quando la ripresa non è giustificata da reale valore di quello che viene ripreso.
E si può continuare a lungo.

Non possiamo negare l'impatto che la tecnologia ha sulle abitudini e sul comportamento, condizionandolo profondamente e modficandolo.

Condivido tutto, in particolare quello che ho quotato :si:
 
riguardo al concetto "la colpa non è dello strumento", vorrei ricordare che un martello è un martello, un'app è un algoritmo realizzato in ogni minimo dettaglio al fine di tenerti incollato allo schermo per quanto più tempo possibile, profilarti, monetizzarti. Quando parliamo di queste cose, la colpa è anche dello strumento, se non si sa o non ci si pone la domanda "cosa ci sta dietro"... domanda che difficilmente si fanno i ragazzini e molti cinquantenni e over.

Hai detto una cosa fondamentale, secondo me. Ci sono strumenti e ci sono strumenti. Per continuare l'esempio, un martello è uno strumento fisico, materiale, concreto, lo prendi con mano e lo usi, si può sciupare, sporcare, rompere: si ha esperienza diretta, manuale, corporea dello strumento e del suo utilizzo. Un'app, qualsiasi cosa di digitale, no. Un social si svolge su una piattaforma fisica, che sia un computer o uno smartphone, ma non ha niente di fisico, di corporeo e se ci soffermiamo sul suo scopo, si capisce la differenza e le potenziali problematiche. Un social permette l'interazione sociale fra persone, per sintetizzare, ma senza alcun tipo di contatto, senza presenza fisica. Il telefono è già diverso: si parla, si ascolta la voce del proprio interlocutore. È questo il problema: non c'è un riscontro emotivo diretto con la persona con cui si dialoga, non c'è presenza fisica. Non trovo assurdo che l'utilizzo dei social non consapevole possa danneggiare la salute mentale degli adolescenti, considerando che il cervello si sviluppa e si consolida in età adulta, verso i 25-26 anni se non vado errando. Se i ragazzi si abituano a manifestare le proprie emozioni o i propri pensieri più profondi attraverso la luce blu di uno schermo, battendo le dita sui tasti, senza formulare a voce i contenuti della propria mente, in uno spazio "digitale" protetto e sicuro perché al riparo dalla fisicità della vita, la vita reale scivola in secondo piano, perché si genera l'illusione di non sentirsi liberi, di non poter essere sé di fronte, in presenza degli altri, e ci si "sdoppia". Se un animale sociale come siamo noi umani, magari nel pieno della crescita, si abitua a un'alternativa facile, immediata, potenzialmente infinita, meno dolorosa, di confronto con gli altri umani, senza contatto fisico, emotivo, con gli altri, rischia di uscirne pazzo, se va proprio male. Questi ragazzi, se non consapevoli ed educati su queste tematiche, crescono e rischiano di diventare adulti disfunzionali.
 
Da una parte condivido chi dice che la colpa non è SOLO dello strumento ma di chi lo utilizza.

Dall'altra parte, se quello strumento non c'è, di sicuro non c'è neppure l'utilizzo sbagliato dello stesso.
E di un nuovo strumento è difficile ipotizzare quali saranno i nuovi possibili utilizzi sbagliati.

Inoltre, valutazione socio-etologica personale da due soldi, l'uomo è un animale sociale e tutti i mezzi che permettono una qualche forma di socialità lo attraggono e lo condizionano.

Questo, ad esempio, è un forum che riunisce tante persone perchè ci piace potersi scambiare opinioni, condividere esperienze ecc. ecc.

Se ci fosse un forum per orsi, sarebbe pochissimo frequentato perchè gli orsi non sono animali sociali.

E i social network sarebbe ininfluenti sullo sviluppo psichico degli orsetti adolescenti :biggrin:
Quindi se durante un raduno qualcuno prendesse ad "accettate" qualcuno, visto che di ferri raramente ne mancano, ahah La colpa sarebbe di questo Forum e per evitare che cose così accadano sarebbe giusto chiuderlo e non crearne di altri?

Questi discorsi mi ricordano quelli su quelle "challenge" stupide, collegate a quei giovani che le seguivano e morivano. QUEI GIOVANI ERANO GIÀ DISTURBATI DI LORO ED ERA COMPITO DEI GENITORI CONTROLLARLI E TENERLI ALLA LARGA DA CIÒ CHE NON SAPEVANO AFFRONTARE.

Se ti dicono di buttarti dal ponte lo fai? NO, nemmeno se hai 13 anni e quindi nemmeno tanto piccolo!

Proibiamo la vendita di alcolici, di colle, combustibili, ecc... perché qualcuno ne abusa? CACCHI SUOI E SE MINORENNE CACCHI DI CHÌ PER LUI.

Algortimi, app,... sempre a trovare una giustificazione al fatto che più si và avanti e più non si é capaci di ragionare, prendere decisioni, valutare le cose?? Se si ha un grosso cervello ma usato male, così tanto manovrato, é un problema dei diretti interessati. Altrimenti la maggior parte finirebbe in certe maniere, invece fino ad un certo punto si stà al gioco, ma poi basta,... Il problema é sempre questo togliere il fattore umano, personale, le proprie responsabilità criticando ed accusando altro. La testa l'abbiamo ognuno sul proprio collo e di conseguenza le responsabilità sono nostre e se minorenni, oltre ad essere così é responsabilità dei genitori.

Cavolo, ovvio che andiamo verso a quei giovani che se non gli si dice che un coltello taglia, si sgozzano da soli! TUTTA COLPA DI ALTRO, DI QUEL CHE VIENE PROPOSTO,... CERTO!!!

Fisico, Virtuale, algoritmi, non cambia nulla,... ognuno ha una testa per ragionare, se non ci riesce son problemi suoi. La colpa non é di niente d'altro. Tra l'altro anche i social si possono usare con filosofie differenti, non tutti pensano solo ad apparire, postare,... molti li usano per concretizzare, approfittare di queste cose che un tempo non c'era e che aiutano, dovrebbero semplificare, la socializzazione anche portata nella realtà. Ah, ma poi mi becco lo psicopatico, ma la colpa non é mia che ho deciso volontariamente di iscrivermi, ecc... La colpa é degli algoritmi, del fatto che non sono fisici,... CERTO.
 
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@TiWoodvivor diciamo tutti cose simili ma stiamo ponendo l'accento su aspetti diversi.
Faccio un esempio che forse può aiutare: negli USA le armi sono sempre state molto diffuse e facilmente accessibili a chiunque e questo, socialmente, piaccia o no, ha le sue ben note conseguenze e rispetto all'Europa i casi di omicidi e sparatorie varie sono enormemente superiori ed il grado di violenza medio è più alto.
Ora, è ovvio che se uno è sano, non estrae la pistola per sparare al primo che lo guarda male.
Se uno è a piombo ed equilibrato, avere o meno in casa la pistola cambia poco.
Però in ogni caso la diffusione capillare e la familiarità con le armi portano ad un atteggiamento sociale diverso nei confronti delle stesse, nonostante la responsabilità del loro utilizzo sia sempre e solo personale.
Uniamoci fattori culturali e sociali ed il mix diventa veramente condizionante: se si vive in contesti dove la violenza è esibita, dove l'arma diventa una forma di affermazione, dove i media trasmettono serie e film con un grado di violenza senza filtri, allora la società si abitua alla violenza.
Accade nei paesi fondamentalisti, accade in guerra, accade nei paesi totalitari, etc. etc.
La responsabilità è del singolo, ma va considerata l'esposizione del singolo al condizionamento sociale e, quindi, il grado sia di esposizione, sia di forza del condizionamento.
 
secondo il fenomeno "challenge " e suoi derivati e' ampiamente gonfiato ed enfatizzato dai media.
Cavolate i ragazzi ne hanno sempre fatte, solo che non c'erano i social e nessuno sapeva nulla.
Ricordo i " giochi " che facevo con mio cugino a 9 - 10 anni: esperimenti chimici ad cazzum mischiando in un vaso di vetro l'acido per batterie con soda caustica, solventi e ogni sorta di liquido, arrampicate su massi ed alberi dove se ci fosse " scappato" un piede ci saremmo spaccati il cranio nella caduta, ai tempi non c'erano gli smartphone a documentare il tutto, oggi magari posteremmo i video sui social.
 
U

Utente 32570

Guest
Questione di cultura, disciplina e controllo.
Se si lascia una pistola carica su una panchina in un parco poi non ci si può aspettare che non succeda nulla. E quindi come per tutte le cose ci vorrebbero delle regole. Un uso sbagliato di qualsiasi strumento porta inesorabilmente alla catrastrofe.

Se invece vi fosse un'educazione a partire dalle scuole e dai genitori, un uso intelligente della tecnologia (cosa che viene fatta si e no al 50% in tutti i settori) ed un controllo vigile delle regole da parte di enti preposti, dirò qualcosa di banale, ma se ne potrebbe addirittura ricavare un vantaggio. Ma queste sono più che altro utopie e quindi ci si lascia travolgere dalla corrente degli eventi.
 
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