AV1 Dolomiti (Alta Via) - Solo Hiking

Data: 12/15 settembre 2022
Regione e provincia: Trentino AA - Veneto//Bolzano - Belluno
Località di partenza: Lago di Braies (BZ)
Località di arrivo: Loc. La Pissa SS 203 (BL)
Tempo di percorrenza: circa 30 ore in movimento
Chilometri: 120km
Grado di difficoltà: Escursionistico
Descrizione delle difficoltà: Nessuna difficoltà rilevante
Periodo consigliato: giugno/settembre
Segnaletica: Ottima
Dislivello in salita: 8000 D+
Dislivello in discesa: 8000D-
Quota massima: Forcella Lagazuoi (2572 m)

Descrizione
Metto la sveglia alle 4.30 per riuscire ad essere a Braies molto presto, prima dell’arrivo della grande folla. Alle 8.00 sono sulle sponde del lago, saluto e ringrazio mia moglie che mi ha accompagnato fin qui, faccio qualche foto di rito ed inizio la mia Alta Via n.1 delle Dolomiti.
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Aggiro il lago per il sentiero n.1 che corre sulla sponda destra ed inizio la salita che in un paio d’ore mi conduce alla Forcella Sora Forno, poco sopra il Rifugio Biella. La vista da qui è incredibile: un altopiano lunare che spazia dalle Dolomiti Ampezzane fino alla Marmolada passando per il Pelmo ed il Civetta. Scendo al rifugio, faccio il primo timbro e riparto sulla strada sterrata che attraversa il verde pianoro di Sennes e, imboccando il sentiero 6B, in mezz‘oretta scarsa conduce all’omonimo rifugio. Da qui proseguo in discesa, dapprima su comoda carrareccia e, successivamente, su ripidi tornanti cementati fino a raggiungere, un’ora e mezza dopo, l’ampia spianata dove sorge il Rifugio Pederù. È da poco passato mezzogiorno, mangio un panino e mi allontano velocemente da quel luogo troppo caotico. Affronto sotto il sole caldo del primo pomeriggio la salita che conduce alla piana di Fanes, faccio una breve sosta al rifugio per il timbro e per fare acqua, dopodiché proseguo in direzione Lago di Limo.
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Originariamente pensavo di passare qui la notte ma sono solo le 14.00, la giornata è splendida e le gambe girano quindi decido di proseguire ancora per qualche chilometro. Raggiungo la bella Utia di Gran Fanes e decido di sostare qui per un po’, sgranocchio qualcosa, ascolto della musica e faccio una bella pennica rigenerante. Vengo disturbato da alcune mucche curiose che, probabilmente attratte dal mio cibo, iniziano a pascolare attorno al masso che mi sono scelto come solarium quindi decido che è giunta l’ora di proseguire e di cercare con calma uno spot per piantare la tenda. Attraverso il bellissimo Gran Plan di Fanes e, una volta giunto al bivio sotto al Vallon di Campestrin decido, vista l’ora, di affrontare l’ultima salita di giornata. In poco meno di un oretta e mezza raggiungo la Forcella del Lago per poi scendere il ripido ghiaione che conduce al Lago di Lagazuoi.
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Sono le 17.30, la temperatura è ancora gradevole perciò trovo il coraggio di fare un bagno nel lago, filtro dell’acqua, faccio un po’ di bucato, pianto la tenda in uno spiazzo protetto, mi preparo la cena e alle 22 circa mi infilo nel sacco a pelo.
DAY1: 30 km - 2500D+
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La notte scorre complessivamente tranquilla, la minima ha toccato i 6 gradi sopra lo zero ed io ho riposato sufficientemente bene nonostante un po’ di condensa nella tenda. Esco dalla medesima alle 6.00, faccio colazione, impacchetto le mie cose e dopo aver consultato il meteo mi metto in cammino. Anche oggi sarà una meravigliosa giornata di sole ma il resto della settimana non promette nulla di buono: temperature in forte calo e tanta, tanta pioggia. Decido così di partire ed evitare le deviazioni superflue per coprire quanta più strada possibile; in un oretta circa sono alla forcella Lagazuoi (il punto più alto di tutta l’Alta Via), mi risparmio la salita al rifugio per ottimizzare i tempi e proseguo verso forcella Travenanzes in uno scenario panoramico talmente vasto che si fatica a descrivere. Da qui inizio a scendere su ampia sterrata carrabile costeggiando la parete sud della Tofana di Rozes in direzione del Passo Falzarego, incrocio la strada statale che risalgo per qualche centinaio di metri fino al Bai de Dones e da qui inizio la ripida scalata che, correndo sotto alla seggiovia, mi conduce in un oretta circa al cospetto delle Cinque Torri.
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Raggiungo in brevissimo tempo l’omonimo rifugio e da lì proseguo per il sentiero 443 in direzione Passo Giau. Decido di percorrere la variante bassa, anziché passare per il Nuvolau, per i seguenti motivi: devo coprire più chilometri possibile visto il meteo dei giorni avvenire e, passando per la variante bassa, mi risparmio circa 300 metri di dislivello positivo. Inoltre sono le 11.00 e la salita al Nuvolau è già piuttosto trafficata pertanto non sarebbe una buona idea affrontare la ferrata Ra Gusela contromano, senza attrezzatura idonea e con diversi escursionisti che, invece, stanno salendo per la medesima via. In un ora circa raggiungo il passo, mi fermo per preparare il pranzo e, dopo aver fatto acqua, riprendo il mio cammino salendo la dura ma breve forcella Giau ed entrando nel paradiso terrestre della piana del Mondeval.
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Proseguo tra docili saliscendi superando Forcella Ambrizola da dove gusto uno degli ultimi panorami sulle Dolomiti d’Ampezzo ed inizio la discesa verso il Rifugio Città di Fiume. Sono le 16.00, mi prendo un posto in prima fila vista Pelmo e approfitto del fatto che c’è campo per un aggiornamento meteo e per capire dove fermarmi per la notte.
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Decido di proseguire in direzione Passo Staulanza ma anziché imboccare il sentiero 472 che corre sul ghiaione sotto al Pelmo, scendo per la strada che incrocia la statale perché ricordo esserci dei bei torrentelli con vasche naturali dove fare un bagno. Mi lavo, faccio il bucato, raggiungo la statale e in breve tempo risalgo per la stessa fino al passo. Proseguo oltre imboccando la strada sterrata che, in corrispondenza del primo tornante sul versante zoldano, conduce a Malga Vescovà. Pensavo di passare la notte qui ma ci sono diversi animali al pascolo ed un rumoroso generatore a servizio di un camper perciò, dopo aver fatto il pieno d’acqua, imbocco il sentiero che risale le pendici del Civetta finché non raggiungo un ampio pianoro erboso appena sotto allo Chalet Col dei Baldi. Sono le 19.00, mi cucino una spettacolare polenta istantanea con salsiccia in umido e alle 20.30 sono già dentro al sacco a pelo.
DAY2: 34 km - 2400D+
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Dormo da re. La notte è stata tra le più umide che io abbia mai vissuto con la temperatura mai scesa sotto gli 11 gradi, tant’è che alle 23.00 sono costretto a spogliarmi per il troppo caldo. Umidità e calore sono un cocktail esplosivo quando si dorme in tenda ma devo dire che la X-Mid Pro ha gestito la condensa in maniera egregia. Mi sveglio alle 3.30 perché sta piovendo ma riesco comunque a dormire ancora un paio d’ore prima di uscire dal mio caldo giaciglio. Rimetto tutto il mio equipaggiamento fradicio nello zaino e alle 6.00 senza ancora aver fatto colazione riparto in direzione Rifugio Coldai che raggiungerò un ora e mezza più tardi. Proseguo per forcella Coldai e, dopo aver fatto acqua e mangiato qualcosa mentre cammino scendo all’omonimo laghetto ed imbocco il sentiero 560 che costeggia la meravigliosa parete nord-ovest del Civetta.
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Al bivio per il Tissi incontro Francesco, un ragazzo di Verona che sta facendo l’AV1 in solitaria ed in tenda ma che purtroppo dovrà terminare il suo tragitto a Listolade a causa di un ginocchio dolorante. Proseguiamo assieme facendo chiacchiere fino al Pian de la Lora, lui si ferma a fare acqua e io lo saluto puntando deciso verso il Rifugio Vazzoler. Consulto il meteo e vedo che fino a mezzogiorno non dovrebbe venire a piovere perciò riparto con l’obiettivo di arrivare a Casera Camp, il bivacco che @paiolo mi aveva indicato qui sul forum.
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Alle 12.30 apro la porta del bivacco, accendo un bel fuoco nella stufa, metto ad asciugare la roba bagnata che questa mattina ho frettolosamente riposto dentro allo zaino e, dopo aver fatto acqua, mi cucino dei noodles. Per fortuna che nel bivacco ci sono un paio di cucchiaini perché ho scordato il mio spork allo spot sotto al Col dei Baldi! (Sigh!) Interrogo il meteo dell’Inreach e, data una probabilità del 10% che venga a piovere mi faccio coraggio, impacchetto tutta la roba che nel frattempo sono riuscito ad asciugare e alle 15.00 riparto verso il Rifugio Carestiato. Supero forcella Camp e poco dopo, mentre attraverso l’ennesima pietraia di giornata, riesco a scorgere minuscola, in lontananza e tra le nubi, la Gusela del Vescovà, cima che nel mio immaginario mette la parola fina alla Alta Via n.1 delle Dolomiti.
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Spronato da questo pensiero proseguo di buon passo fino a raggiungere il Bruto Carestiato e, poco più tardi, il Passo Duran. Faccio una sosta per cambiarmi, chiamare a casa e consultare mappa e meteo per organizzare il pernotto. La percentuale di probabilità di pioggia è salita fino al 40% ma io ho tutto l’equipaggiamento asciutto perciò non mi perdo d’animo e alle 17.15 riprendo il mio cammino imboccando il sentiero 543 a caccia di uno spot tenda. Vedo sulla mappa una sorgente qualche chilometro più avanti, la raggiungo e nonostante la scarsa portata riesco a fare il pieno d’acqua per la notte, notte che passerò qualche decina di metri più avanti in una radura sufficientemente larga per ospitare la mia tenda.

Nota: Ad un certo punto, mentre salvavo la posizione per uno spot tenda, il GPS del mio Instinct si è impallato. Ho dovuto attendere che si scaricasse la batteria per poi metterlo in carica e riprendere la traccia. Dati inutilizzabili, ma ricostruendo il tragitto con Komoot dovrebbero essere i seguenti
DAY3: 28 Km - 1380D+
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È il giorno. Punto la sveglia alle 5.15, faccio una generosa colazione così da evitare altri stop prima dell’ora di pranzo, smonto il campo che stavolta è perfettamente asciutto (anche grazie ad un settaggio ottimale della tenda che ne ha migliorato la ventilazione) e dopo aver fatto acqua inizio la mia quarta giornata di cammino. Dopo poco più di 3km raggiungo il pascolo di Malga Moschesin dove c’è un fontana, un ampio prato pianeggiante ed un ricovero di emergenza piuttosto spartano ma aperto e accessibile; a saperlo prima avrei passato qui la notte. Proseguo in salita tra migliaia di pini mughi verso l’omonima forcella da dove si apre il panorama sulla Val Zoldana, il Pramperet e le “Dolomiti minori”. Ne avevo già avuto un assaggio ieri, dal bivio dopo il Vazzoler, ed oggi posso confermare che i sentieri pettinati delle Dolomiti main-stream sono terminati: da qui in avanti mi aspettano le radici, le pietraie ed il fango delle Dolomiti Bellunesi, quelle autentiche, severe, solitarie e forse proprio per questo ugualmente affascinanti. Raggiungo il Rifugio Sommariva al Pramperet dove mi concedo una breve sosta prima di affrontare il Van di Zità, l’ultima grande salita di questa AV1.
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Supero un gruppo di tedeschi (i primi escursionisti di giornata) e un passo davanti all’altro in un’ora scalo la forcella ed inizio la ripidissima discesa che in altri sessanta minuti mi condurrà ai verdi pascoli del Rifugio Pian de Fontana.
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Mi preparo il pranzo, faccio delle chiacchiere con un ragazzo che lavora al rifugio e riparto nella faggeta che prima scende e poi sale per aprirsi su irti pendii erbosi con vista sulla Schiara e sulla mitica Gusela del Vescovà, ora così vicina da poterla quasi toccare.
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Inizia a gocciolare ma io sono già immerso nel bosco che sotto il bivio per il sentiero 514 porta al vicino Rifugio Bianchet. Da qui in poi solo una lunga e noiosa discesa su carrareccia che, a qualche centinaio di metri dal traguardo, mi costa la perdita del bus delle 16.29 che mi avrebbe condotto a Belluno. Raggiungo la fermata dell’autobus ed il quadro è questo: una casa cantoniera in evidente stato di decadenza, invasa dagli arbusti, senza un minimo di protezione dagli agenti atmosferici, solo una piccola panchina artigianale che qualche buon anima ha deciso di appoggiare la per i numerosi avventori…un immagine triste è desolante; l’ultima diapositiva di questa Alta Via che migliaia di escursionisti stranieri ogni anno si portano a casa, un vergognoso esempio di noncuranza che va in parte ad inficiare tutta la bellezza che la natura mi ha regalato in questi giorni.
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Inganno l’attesa facendo delle telefonate a casa ma alle 17.10 riprende a piovere e questa volta sembra fare sul serio. Indosso il guscio e cerco un riparo per il mio zaino. Sotto alla panchina in legno c’è di tutto: scarponi, cerotti, bastoni, un ombrello rotto che penso possa servire almeno a proteggere un po’ le mie cose dal nubifragio….lo sollevò e…non è rotto, è perfettamente integro! Lo giro, lo guardo, non è nemmeno un ombrello qualunque…è una Lighterek Hiking Umbrella della Gossamer Gear, l’ombrello da trekking formato standard più leggero al mondo con i suoi 187g e probabilmente anche l’ombrello più costoso al mondo, con i suoi 39 dollari :woot:
Ringrazio il karma per avermi fatto questo regalo, e dopo un quarto d’ora circa di pioggia battente salgo sul bus che mi conduce a Belluno. Ho 20 minuti di tempo per la coincidenza con Feltre e mi butto di corsa verso Piazza Duomo con l’intento di recuperare la mitica spilletta destinata ai finisher ma quando arrivo il centro informazioni turistiche è già chiuso (Sob!). Stremato faccio l’ultima corsa verso la stazione e riesco a salire sull’autobus sostitutivo del treno che, alle 18.45 mi farà scendere a Feltre dove sarò nuovamente accolto da mia moglie, 4 giorni e 120km più tardi.

DAY4: 26 km - 1350D+
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ORGANIZZAZIONE DEL TREKKING:

Volendo affrontare in totale autosufficienza questo itinerario ho dedicato un po’ di tempo alla sua organizzazione “a tavolino”. Ho cercato di acquisire quante più informazioni possibili leggendo su più siti la descrizione del percorso (qui si può scaricare un’ottima guida in pdf gratuita), guardando qualche video-racconto su YouTube, segnandomi su un taccuino il numero dei sentieri da prendere ed i tempi di percorrenza stimati da un rifugio all’altro. Ad eccezione del tratto Rif.Scoiattoli – f.lla Ambrizola e Rif.Coldai – Rif.Vazzoler non avevo mai percorso quei sentieri, ma grazie al lavoro fatto a casa in un qualche modo è stato come se ci fossi già passato in precedenza. Sapevo dove avrei trovato l’acqua, quando sarebbe iniziata la salita, dove avrei potuto fermarmi per piantare la tenda…insomma: raccogliere quante più informazioni possibili mi ha aiutato a prevenire la maggior parte degli imprevisti nei quali avrei potuto incappare. Una parte molto importante dell’organizzazione ha riguardato senz’altro il monitoraggio meteo, sia nei giorni prima della mia partenza che durante il trekking stesso. In base alle previsioni infatti ho stabilito quanto e quale equipaggiamento caricare nello zaino e, soprattutto, quanta strada fare di giorno in giorno contando anche su alcuni appoggi di emergenza (bivacchi o rifugi) qualora le cose con il tempo si fossero messe male. Quando avevo campo ho consultato il sito di ARPAV Veneto che redige tre volte al giorno un bollettino molto dettagliato dedicato all’area dolomitica, quando invece non avevo copertura mi sono affidato al servizio meteo dell’Inreach che debbo dire essersi dimostrato, non solo in questa occasione, molto affidabile.

CIBO:
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Del cibo che ho portato con me sull’AV1 ne ho già parlato qui. In questa sede vorrei principalmente soffermarmi su quello che non ho consumato e che, mio malgrado, ha gravato passivamente sulla mia schiena per quattro giorni di cammino. Si fa tanto per essere ultraleggeri sui materiali e sull’equipaggiamento, ma un errore di calcolo sui consumabili è mille volte più grave di un cambio di calzini o mutande in eccesso. Avevo progettato di chiudere l’Alta Via in sei giorni; alla fine a causa delle condizioni meteo che, nello scorso fine settimana, hanno portato sui monti la prima neve di quest’anno ho condensato le tappe e l’ho chiusa in quattro evitando quasi completamente di prendere acqua. Per contro, gran parte delle mie scorte alimentari sono ritornate a casa senza essere consumate. Per essere esatti, sono uscito con circa 4kg di cibo e ne ho riportati indietro 1,7kg…non proprio pochissimo in termini di peso! Questa è tutta esperienza per le uscite future, dove dovrò cercare di essere più preciso sulle distanze che sono in grado di coprire (in questo caso ho evidentemente sottovalutato la mia preparazione) e tagliare a prescindere alcuni alimenti che ho portato con me sull’AV1 ma che non ho consumato anche perché non mi stimolavano l’appetito. Piadine, mele essiccate e latte in polvere sono tre alimenti che ho deciso di bocciare: 390g per tre piadine che si disfano dopo una giornata di cammino ed assumono una forma che non ti invoglia certo ad ingerirle sono tanti, troppi grammi. Allo stesso modo il latte in polvere, che va dosato correttamente affinché assuma un gusto accettabile, che va scaldato per essere apprezzato quando non sempre al mattino ti dai il tempo di prepararti una colazione completa è un alimento che credo eliminerò dalla mia lista. Infine le mele essiccate, poco caloriche, spesso troppo acidule, va a finire che le devi abbinare a qualcos’altro (porridge) per fartele andar bene…boh, non so se le consiglierei. Promossi invece a pieni voti il mix Noberasco con cranberries, le caramelle Moreska (scoperta dell’ultim’ora alla quale difficilmente rinuncerò in futuro) e tutti i primi piatti che ho preparato con la gavetta e il padellino di Keith, non il più leggero kit cucina che esista (e nemmeno che posseggo) ma certamente quello di cui ho avuto bisogno, specie alla sera quando dedicavo un po’ più di tempo alla preparazione della cena. Ho cucinato della pasta con pesto alla siciliana (facendomi il pesto nel padellino partendo da ingredienti disidratati), della polenta istantanea con salsiccia in umido (bollendo dei kaminwurzen nel preparato per gulasch) e un risotto alla parmigiana VERO (niente buste pronte, ma vero soffritto con olio EVO e cipolla disidratata al quale ho poi aggiunto il riso Gallo 5 minuti per la tostatura, il brodo vegetale da dado preparato nella gavetta e tre stick monodose di formaggio grana per la mantecatura…buono come quello che si mangia a casa!).

MATERIALI ED EQUIPAGGIAMENTO:
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Il Lighterpack del mio zaino l’ho già condiviso qui, ma per completezza lascio il link anche in questo post.
Sono generalmente molto soddisfatto del setup che ho deciso di portare: ho usato ogni singolo componente (FAK escluso) ed al tempo stesso non avrei rinunciato a nulla di quanto ho caricato nello zaino.

Zaino: del Kumo 36 di GG ho già parlato ampiamente qui. Con il passare del tempo posso solo aggiungere ulteriori elogi a questo prodotto. Leggerissimo, confortevole, capiente, pratico…uno zaino davvero ben progettato che mi permette di compiere trekking in totale autonomia fino a 7 giorni senza rifornimenti su tre stagioni a quote comprese tra i 2500 e i 3000 metri. Ho deciso di levare la lombare; forse avrei potuto portarla per ottimizzare l’organizzazione di alcuni componenti di uso quotidiano (taschine comode sufficientemente capienti) e migliorarne la stabilità (avrebbe contribuito ad una maggior aderenza dello zaino alla parte terminale della schiena, comunque ottima). Mi resta solo da capire come si comporta con l’impermeabilità sotto un temporale intenso…vi aggiornerò appena ne avrò l’occasione.

Tenda: lo so, alla X-Mid2 Pro dovrò dedicare un post ad hoc…per ora dopo 3 notti posso però dire che ha un ottimo sistema di ventilazione, in grado di ridurre significativamente la condensa se montata con le dovute accortezze. L’abitabilità, per un uso in solitaria, è davvero eccellente con tanto spazio sia per dormire che per viverci. Cerniere aquaguard eccellenti, due absidi giganteschi, si apre e si chiude con una mano sola, ha un comodissimo sistema magnetico per alzare il telo esterno, appare resistente nonostante la trasparenza del DCF ed il pavimento in nylon a lungo andare farà sicuramente la sua parte. Costa, e molto, ma è un prodotto di altissima qualità che sono felice di aver acquistato. E poi, dormire in una tenda che copre complessivamente 5mq ma che ha gravato sulla tua schiena per soli 655gr picchetti inclusi (ah, ottimi pure quelli) è una sensazione bellissima! ;)

Sistema notte: ho acquistato il StS Spark II a dicembre dello scorso anno, prima dei rincari, ma ho avuto modo di testarlo per bene solo quest’autunno. Anche qui, siamo di fronte ad un prodotto eccellente nel rapporto dimensioni/prestazioni/peso/prezzo, a mio modo di vedere tranquillamente paragonabile all’universo Cumulus che tanto sta riscuotendo successo nel mondo outdoor. Occorre andarci un po’ cauti con la cerniera; è una YKK di qualità ma il telo del sacco appare davvero delicato perciò è bene prestarci attenzione. Le dimensioni nella misura L sono generose e permettono ad un individuo di 196cm per 85kg di avere spazio sufficiente per non risultare opprimente. Giostrandosi in maniera modulare con l’abbigliamento, sono riuscito ad ottenere sempre la temperatura di comfort ottimale per passere delle buone notti. In accoppiata con il materassino StS UL Insulated ha sempre svolto il suo dovere di calore ed isolamento, anche se forse qualche centimetro di materasso in più avrebbe addirittura migliorato l’esperienza del sonno.

Scarpe: dopo aver pensionato per compiuti chilometri le Hoka Speedgoat 4 (di cui ho parlato qui) ho deciso di provare, dopo numerose ricerche sul web, le Brooks Cascadia 16. Davvero un ottima scarpa, mai un cedimento, affidabili tanto sulla ghiaia quanto nel fango tant’è che non ho rimpianto per nulla il Vibram Megagrip delle Hoka. Forse quest’ultime sono ancora uno scalino sopra per comfort di calzata ed ammortizzazione, ma a vantaggio delle Brooks c’è a mio avviso un design della tomaia che le rendono più robuste e resistenti. Comunque approvate!

Del vestiario rispondo solo se specificatamente interrogato :lol: mentre di tutta l’oggettistica, bene o male, esistono uno o più tread dedicati ai quali eventualmente rimanderei per approfondire la questione.

Bene…credo sia davvero tutto ;)
 
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Gran gamba... Io l'anno scorso come prima tappa ho fatto 20km e 1800D+ e ricordo che già ero ampiamente soddisfatto! :si:

Tristezza immane invece a vedere il lago del Limo in quelle condizioni!
 
Fatta l'anno scorso... Se hai il filtro tra rifugi torrentelli e laghetti non vi sono grossi problemi!
(Edit: Fino al passo Duran... oltre non conosco)
 
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Punti dove prelevare acqua sono frequenti? Grazie. Ciao.
Da Braies al Pramperet non hai problemi…io non ho mai portato più di un litro d’acqua (salvo il secondo giorno che ho fatto pieno carico 1,5km prima di fare campo). Dal Pramperet al Pian de Fontana invece occorre fare scorta, specie se è caldo o se si sta affrontando la salita al Van di Zità nelle ore centrali della giornata perché non è una zona particolarmente umida.
 
Fatta la tratta pederu Lagazuoi in Luglio. Spettacolare anche se uno zaino da 12 kg si è fatto sentire…..purtroppo 5 fissi di attrezzatura fotografica ce li ho sempre…..A me i 17km e 1700 di dislivello son bastati . Complimenti.
 
[...] ed entrando nel paradiso terrestre della piana del Mondeval.
Quando ho pianificato la mia AV1, una delle cose decise a priori ed irrinunciabile è che una notte l'avrei passata lì.
Quindi ho organizzato le tappe di conseguenza, ad esempio il terzo giorno pur potendo arrivare ben oltre ho invece divagato attorno alle 5 torri, ho fatto all'omonimo rifugio pausa caffè, ho pranzato con calma sul Nuvolau e mi son fatto na bella birra al passo Giau perché l'obiettivo supremo della giornata era la notte nell'incantevole piana di Mondeval! :biggrin:

E devo dire che è stata tanta roba...

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l'obiettivo supremo della giornata era la notte nell'incantevole piana di Mondeval! :biggrin:
Ti dirò che anch’io inizialmente non volevo rinunciare ad una nottata nel Mondeval ma allo stesso tempo volevo sentirmi libero di pianificare le mie tappe giorno per giorno…così con la scusa del “sopralluogo” 2 settimane prima di partire per l’AV1 ho portato la moglie in tenda al Lago delle Baste e il giorno seguente abbiamo chiuso l’anello passando per il Lago Fedèra. Lascio giudicare a voi se il tramonto valesse il prezzo del biglietto ;)

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Ultima modifica:
Ti dirò che anch’io inizialmente non volevo rinunciare ad una nottata nel Mondeval ma allo stesso tempo volevo sentirmi libero di pianificare le mie tappe giorno per giorno…così con la scusa del “sopralluogo” 2 settimane prima di partire per l’AV1 ho portato la moglie in tenda al Lago delle Baste e il giorno seguente abbiamo chiuso l’anello passando per il Lago di Fedèra
Vedi l'allegato 240109
Mi sa che un "sopralluogo" me lo farò anch'io...
 
Data: 12/15 settembre 2022
Regione e provincia: Trentino AA - Veneto//Bolzano - Belluno
Località di partenza: Lago di Braies (BZ)
Località di arrivo: Loc. La Pissa SS 203 (BL)
Tempo di percorrenza: circa 30 ore in movimento
Chilometri: 120km
Grado di difficoltà: Escursionistico
Descrizione delle difficoltà: Nessuna difficoltà rilevante
Periodo consigliato: giugno/settembre
Segnaletica: Ottima
Dislivello in salita: 8000 D+
Dislivello in discesa: 8000D-
Quota massima: Forcella Lagazuoi (2572 m)

Descrizione
Metto la sveglia alle 4.30 per riuscire ad essere a Braies molto presto, prima dell’arrivo della grande folla. Alle 8.00 sono sulle sponde del lago, saluto e ringrazio mia moglie che mi ha accompagnato fin qui, faccio qualche foto di rito ed inizio la mia Alta Via n.1 delle Dolomiti.
Vedi l'allegato 240019
Aggiro il lago per il sentiero n.1 che corre sulla sponda destra ed inizio la salita che in un paio d’ore mi conduce alla Forcella Sora Forno, poco sopra il Rifugio Biella. La vista da qui è incredibile: un altopiano lunare che spazia dalle Dolomiti Ampezzane fino alla Marmolada passando per il Pelmo ed il Civetta. Scendo al rifugio, faccio il primo timbro e riparto sulla strada sterrata che attraversa il verde pianoro di Sennes e, imboccando il sentiero 6B, in mezz‘oretta scarsa conduce all’omonimo rifugio. Da qui proseguo in discesa, dapprima su comoda carrareccia e, successivamente, su ripidi tornanti cementati fino a raggiungere, un’ora e mezza dopo, l’ampia spianata dove sorge il Rifugio Pederù. È da poco passato mezzogiorno, mangio un panino e mi allontano velocemente da quel luogo troppo caotico. Affronto sotto il sole caldo del primo pomeriggio la salita che conduce alla piana di Fanes, faccio una breve sosta al rifugio per il timbro e per fare acqua, dopodiché proseguo in direzione Lago di Limo.
Vedi l'allegato 240064
Originariamente pensavo di passare qui la notte ma sono solo le 14.00, la giornata è splendida e le gambe girano quindi decido di proseguire ancora per qualche chilometro. Raggiungo la bella Utia di Gran Fanes e decido di sostare qui per un po’, sgranocchio qualcosa, ascolto della musica e faccio una bella pennica rigenerante. Vengo disturbato da alcune mucche curiose che, probabilmente attratte dal mio cibo, iniziano a pascolare attorno al masso che mi sono scelto come solarium quindi decido che è giunta l’ora di proseguire e di cercare con calma uno spot per piantare la tenda. Attraverso il bellissimo Gran Plan di Fanes e, una volta giunto al bivio sotto al Vallon di Campestrin decido, vista l’ora, di affrontare l’ultima salita di giornata. In poco meno di un oretta e mezza raggiungo la Forcella del Lago per poi scendere il ripido ghiaione che conduce al Lago di Lagazuoi.
Vedi l'allegato 240066
Sono le 17.30, la temperatura è ancora gradevole perciò trovo il coraggio di fare un bagno nel lago, filtro dell’acqua, faccio un po’ di bucato, pianto la tenda in uno spiazzo protetto, mi preparo la cena e alle 22 circa mi infilo nel sacco a pelo.
DAY1: 30 km - 2500D+
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La notte scorre complessivamente tranquilla, la minima ha toccato i 6 gradi sopra lo zero ed io ho riposato sufficientemente bene nonostante un po’ di condensa nella tenda. Esco dalla medesima alle 6.00, faccio colazione, impacchetto le mie cose e dopo aver consultato il meteo mi metto in cammino. Anche oggi sarà una meravigliosa giornata di sole ma il resto della settimana non promette nulla di buono: temperature in forte calo e tanta, tanta pioggia. Decido così di partire ed evitare le deviazioni superflue per coprire quanta più strada possibile; in un oretta circa sono alla forcella Lagazuoi (il punto più alto di tutta l’Alta Via), mi risparmio la salita al rifugio per ottimizzare i tempi e proseguo verso forcella Travenanzes in uno scenario panoramico talmente vasto che si fatica a descrivere. Da qui inizio a scendere su ampia sterrata carrabile costeggiando la parete sud della Tofana di Rozes in direzione del Passo Falzarego, incrocio la strada statale che risalgo per qualche centinaio di metri fino al Bai de Dones e da qui inizio la ripida scalata che, correndo sotto alla seggiovia, mi conduce in un oretta circa al cospetto delle Cinque Torri.
Vedi l'allegato 240082
Raggiungo in brevissimo tempo l’omonimo rifugio e da lì proseguo per il sentiero 443 in direzione Passo Giau. Decido di percorrere la variante bassa, anziché passare per il Nuvolau, per i seguenti motivi: devo coprire più chilometri possibile visto il meteo dei giorni avvenire e, passando per la variante bassa, mi risparmio circa 300 metri di dislivello positivo. Inoltre sono le 11.00 e la salita al Nuvolau è già piuttosto trafficata pertanto non sarebbe una buona idea affrontare la ferrata Ra Gusela contromano, senza attrezzatura idonea e con diversi escursionisti che, invece, stanno salendo per la medesima via. In un ora circa raggiungo il passo, mi fermo per preparare il pranzo e, dopo aver fatto acqua, riprendo il mio cammino salendo la dura ma breve forcella Giau ed entrando nel paradiso terrestre della piana del Mondeval.
Vedi l'allegato 240086
Proseguo tra docili saliscendi superando Forcella Ambrizola da dove gusto uno degli ultimi panorami sulle Dolomiti d’Ampezzo ed inizio la discesa verso il Rifugio Città di Fiume. Sono le 16.00, mi prendo un posto in prima fila vista Pelmo e approfitto del fatto che c’è campo per un aggiornamento meteo e per capire dove fermarmi per la notte.
Vedi l'allegato 240091
Decido di proseguire in direzione Passo Staulanza ma anziché imboccare il sentiero 472 che corre sul ghiaione sotto al Pelmo, scendo per la strada che incrocia la statale perché ricordo esserci dei bei torrentelli con vasche naturali dove fare un bagno. Mi lavo, faccio il bucato, raggiungo la statale e in breve tempo risalgo per la stessa fino al passo. Proseguo oltre imboccando la strada sterrata che, in corrispondenza del primo tornante sul versante zoldano, conduce a Malga Vescovà. Pensavo di passare la notte qui ma ci sono diversi animali al pascolo ed un rumoroso generatore a servizio di un camper perciò, dopo aver fatto il pieno d’acqua, imbocco il sentiero che risale le pendici del Civetta finché non raggiungo un ampio pianoro erboso appena sotto allo Chalet Col dei Baldi. Sono le 19.00, mi cucino una spettacolare polenta istantanea con salsiccia in umido e alle 20.30 sono già dentro al sacco a pelo.
DAY2: 34 km - 2400D+


(Continua…)
Potresti condividere le tracce? So che si tratta di un percorso scaricabile anche da altre fonti, ma trovo più utile abbinare le tue descrizioni alle tue tracce così anche da tenere in considerazione i tuoi spots tenda. Grazie.
 
Spettacolare il tramonto al lago delle baste! Il Mondeval è un luogo d'altri tempi e di altri mondi :) Ipnotico! A titolo informativo, se hai tempo e voglia, ti andrebbe di condividere l'attrezzatura che hai usato? Non prevedo di affrontare una traversata del genere ma mi incuriosisce molto il vedere come ci si organizza per svariati giorni in condizioni di quasi autosufficienza.
Grazie mille fin d'ora.
 
Taci va, che l'anno scorso quando ho fatto io l'AV1 l'immissario di quel laghetto doveva essere un "punto acqua". Per poi scoprire che l'immissario era asciutto, il lago era circondato da 5 metri di palude e deiezioni di animali vari e dopo un'ora di ricerche mi sono rassegnato a filtrare acqua da un emissario pieno di girini... :D

Poi il giorno dopo ho scoperto che proseguendo 15 minuti sull'AV1 avrei incontrato un bel torrente limpido... :rofl:
 
Potresti condividere le tracce? So che si tratta di un percorso scaricabile anche da altre fonti, ma trovo più utile abbinare le tue descrizioni alle tue tracce così anche da tenere in considerazione i tuoi spots tenda. Grazie.
Un po’ alla volta ci arrivo…sono rientrato oggi al lavoro e mi sono sentito come un magnete gettato dentro ad una scatola di chiodi…:cry:

Spettacolare il tramonto al lago delle baste! Il Mondeval è un luogo d'altri tempi e di altri mondi :) Ipnotico! A titolo informativo, se hai tempo e voglia, ti andrebbe di condividere l'attrezzatura che hai usato? Non prevedo di affrontare una traversata del genere ma mi incuriosisce molto il vedere come ci si organizza per svariati giorni in condizioni di quasi autosufficienza.
Grazie mille fin d'ora.

Prima vorrei riuscire a concludere la descrizione dell’itinerario, poi vorrei parlare volentieri anche di materiali, cibo e autosussistenza.
Non credevo che questo percorso avesse tanto hype; cercherò nel limite del possibile di affrettarmi ad onorare gli impegni presi :si:

Taci va, che l'anno scorso quando ho fatto io l'AV1 l'immissario di quel laghetto doveva essere un "punto acqua". Per poi scoprire che l'immissario era asciutto, il lago era circondato da 5 metri di palude e deiezioni di animali vari e dopo un'ora di ricerche mi sono rassegnato a filtrare acqua da un emissario pieno di girini... :D

Poi il giorno dopo ho scoperto che proseguendo 15 minuti sull'AV1 avrei incontrato un bel torrente limpido... :rofl:

A proposito di immissari: qualcuno sa se il Lago Lagazuoi ne ha uno o se invece si alimenta dalla falda? Io lo ho girato tutto ma non sono riuscito a trovarlo, tant’è che alla fine ho filtrato l’acqua (comunque non male) del lago.
 
Un po’ alla volta ci arrivo…sono rientrato oggi al lavoro e mi sono sentito come un magnete gettato dentro ad una scatola di chiodi…:cry:



Prima vorrei riuscire a concludere la descrizione dell’itinerario, poi vorrei parlare volentieri anche di materiali, cibo e autosussistenza.
Non credevo che questo percorso avesse tanto hype; cercherò nel limite del possibile di affrettarmi ad onorare gli impegni presi :si:



A proposito di immissari: qualcuno sa se il Lago Lagazuoi ne ha uno o se invece si alimenta dalla falda? Io lo ho girato tutto ma non sono riuscito a trovarlo, tant’è che alla fine ho filtrato l’acqua (comunque non male) del lago.
Grazie. Tri seguivo su IG e per ora mi sono fatto gli screenshot delle tracce. Poi dovrai necessariamente aggiornarci anche sulla X-mid 2 pro.
 
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