Mi sembra che il tema del viaggio – inteso come avventura suprema nella quale si fondono escursionismo, scoperta ed esplorazione – stia riscuotendo un certo interesse.
@walterfishing e @NinjaMargaro ne chiedono ancora, @southrim mi fa un voodoo, @mezcal tira fuori i suoi ricordi.
Soprattutto i viaggi un po’ d’antan, nei quali le immagini esprimono il fascino di un mondo che è molto cambiato e che si poteva viaggiare senza internet, arrivando sul posto senza mai averlo visto prima e senza sapere cosa ci aspettasse.
@MonteBianco si lancia in acute dissertazioni sulle origini e i segni di questo fuoco sacro che pervade alcuni di noi.
Su questo John Steinbeck in Viaggio con Charley scrive parole che identificano perfettamente il fenomeno:
“Quando ero giovane e avevo in corpo la voglia di essere da qualche parte, la gente matura m’assicurava che la maturità avrebbe guarito questa rogna. Quando gli anni mi dissero maturo, fu l’età di mezzo la cura prescritta. Alla mezza età mi garantirono che un’età più avanzata avrebbe calmato la mia febbre. E ora che ho cinquattotto anni sarà forse la vecchiaia a giovarmi. Nulla ha funzionato. Quattro rauchi fischi della sirena di una nave continuano a farmi rizzare i pelo sul collo, e mettermi i piedi in movimento. Il rumore di un aereo a reazione, un motore che si scalda, persino uno sbatter di zoccoli sul selciato suscitano un antico brivido, la bocca secca, le mani roventi, lo stomaco in agitazione sotto la gabbia delle costole. In altre parole, non miglioro. Vagabondo ero, vagabondo resto. Temo che la mia malattia sia incurabile”.
Ma per ognuno di noi quali sono le origini di questo male?
Penso ci sia una predisposizione innata che poi si può manifestare o meno a seconda che intervengano circostanze esterne. Chatwin scriveva: “… la selezione naturale ci ha foggiati – dalla struttura delle cellule cerebrali alla struttura dell'alluce – per una vita di viaggi stagionali a piedi in una torrida distesa di rovi o di deserto”.
Io un primo sentore lo ebbi nel 1980, a 14 anni, con un viaggio in Grecia in IV ginnasio al quale all’ultimo momento per uno sciopero non parteciparono i professori (oggi volerebbero le denunce). Io della Grecia non ricordo nulla, ma ricordo Francesca. Ma qui parliamo di preistoria, basti pensare che a Brindisi a prendere la nave la IV F Liceo Mamiani ci andò col Centoporte!
Volendo quindi risalire alle origini della mia patologia, pongo il 1986 come anno cruciale che mi impedì di scivolare dal crinale verso Riccione (@NinjaMargaro). Con un gruppo di amici del liceo ci mettemmo uno zaino in spalla e partimmo per 4 anni di estati in Interrail culminati con 45 giorni di Greyhound in America.
Avventure libere e folli, vissute con pochi soldi in tasca e pipa in tasca, fatte di troppo alcool, ma anche di solide amicizie, e semplici come un racconto di Bukowski. Si partiva senza una vera meta, senza aver letto neanche una guida (internet non c’era, deo gratias), decidendo giorno per giorno dove andare e dove dormire (soprattutto in treno, per risparmiare). Basti pensare che nel 1988 stavamo andando a Istanbul, ma faceva troppo caldo, voltammo i tacchi e finimmo alle Shetland. E dalle Shetland andai da solo in Romania, dove venni arrestato ed espulso dal paese.
E lo zaino non me lo sono più tolto… ci ho fatto anche il viaggio di nozze.
@walterfishing e @NinjaMargaro ne chiedono ancora, @southrim mi fa un voodoo, @mezcal tira fuori i suoi ricordi.
Soprattutto i viaggi un po’ d’antan, nei quali le immagini esprimono il fascino di un mondo che è molto cambiato e che si poteva viaggiare senza internet, arrivando sul posto senza mai averlo visto prima e senza sapere cosa ci aspettasse.
@MonteBianco si lancia in acute dissertazioni sulle origini e i segni di questo fuoco sacro che pervade alcuni di noi.
Su questo John Steinbeck in Viaggio con Charley scrive parole che identificano perfettamente il fenomeno:
“Quando ero giovane e avevo in corpo la voglia di essere da qualche parte, la gente matura m’assicurava che la maturità avrebbe guarito questa rogna. Quando gli anni mi dissero maturo, fu l’età di mezzo la cura prescritta. Alla mezza età mi garantirono che un’età più avanzata avrebbe calmato la mia febbre. E ora che ho cinquattotto anni sarà forse la vecchiaia a giovarmi. Nulla ha funzionato. Quattro rauchi fischi della sirena di una nave continuano a farmi rizzare i pelo sul collo, e mettermi i piedi in movimento. Il rumore di un aereo a reazione, un motore che si scalda, persino uno sbatter di zoccoli sul selciato suscitano un antico brivido, la bocca secca, le mani roventi, lo stomaco in agitazione sotto la gabbia delle costole. In altre parole, non miglioro. Vagabondo ero, vagabondo resto. Temo che la mia malattia sia incurabile”.
Ma per ognuno di noi quali sono le origini di questo male?
Penso ci sia una predisposizione innata che poi si può manifestare o meno a seconda che intervengano circostanze esterne. Chatwin scriveva: “… la selezione naturale ci ha foggiati – dalla struttura delle cellule cerebrali alla struttura dell'alluce – per una vita di viaggi stagionali a piedi in una torrida distesa di rovi o di deserto”.
Io un primo sentore lo ebbi nel 1980, a 14 anni, con un viaggio in Grecia in IV ginnasio al quale all’ultimo momento per uno sciopero non parteciparono i professori (oggi volerebbero le denunce). Io della Grecia non ricordo nulla, ma ricordo Francesca. Ma qui parliamo di preistoria, basti pensare che a Brindisi a prendere la nave la IV F Liceo Mamiani ci andò col Centoporte!
Volendo quindi risalire alle origini della mia patologia, pongo il 1986 come anno cruciale che mi impedì di scivolare dal crinale verso Riccione (@NinjaMargaro). Con un gruppo di amici del liceo ci mettemmo uno zaino in spalla e partimmo per 4 anni di estati in Interrail culminati con 45 giorni di Greyhound in America.
Avventure libere e folli, vissute con pochi soldi in tasca e pipa in tasca, fatte di troppo alcool, ma anche di solide amicizie, e semplici come un racconto di Bukowski. Si partiva senza una vera meta, senza aver letto neanche una guida (internet non c’era, deo gratias), decidendo giorno per giorno dove andare e dove dormire (soprattutto in treno, per risparmiare). Basti pensare che nel 1988 stavamo andando a Istanbul, ma faceva troppo caldo, voltammo i tacchi e finimmo alle Shetland. E dalle Shetland andai da solo in Romania, dove venni arrestato ed espulso dal paese.
E lo zaino non me lo sono più tolto… ci ho fatto anche il viaggio di nozze.
Allegati
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20 Scozia Shetland Unst.jpg285,4 KB · Visite: 70
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22 Scozia Shetland Lerwick.JPG285,9 KB · Visite: 72
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23 Germania Colonia.JPG261,4 KB · Visite: 72
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24 Olanda Amsterdam.JPG304,3 KB · Visite: 72
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25 Germania Berlino Ovest Porta di Brandeburgo.jpg175,1 KB · Visite: 79
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26 Germania Berlino Est Alexander Platz.jpg226 KB · Visite: 81
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27 Norvegia Gudvangen.jpg246,7 KB · Visite: 75
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28 Niagara Falls.jpg335,4 KB · Visite: 73
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29 Yellowstone.jpg346,7 KB · Visite: 73
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30 Grand Canyon.jpg276,2 KB · Visite: 70
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31 Painted desert.jpg301,9 KB · Visite: 72
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32 Canyon di Chelly.jpg277,5 KB · Visite: 70
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33 Canyon di Chelly.jpg247,4 KB · Visite: 75
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34 New Orleans Bourbon Street.jpg280 KB · Visite: 72
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19 Scozia sul treno per Thurso.jpg253,1 KB · Visite: 73
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17 EIRE Isole Aran.jpg254,8 KB · Visite: 72
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01 Germania Monaco.jpg258,4 KB · Visite: 70
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02 Danimarca Copenhagen.jpg286,4 KB · Visite: 75
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03 Danimarca Copenaghen.JPG302,7 KB · Visite: 72
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04 Finlandia Rautalampi.jpg282,3 KB · Visite: 73
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05 Olanda Amsterdam.jpg337,5 KB · Visite: 71
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08 Scozia Pitlochry.jpg269,8 KB · Visite: 70
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12 Irlanda Nord Portrush.JPG248 KB · Visite: 69
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13 Irlanda Nord Portrush.jpg275,1 KB · Visite: 70
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