Camminata " a vista"

Ho letto recentemente un articolo di Franco Michieli (geografo e garante internazionale di Mountain Wilderness) su Meridiani Montagne che propone, in seguito ad opportuna preparazione, camminate fuori sentiero sui grandi altipiani carsici delle Dolomiti senza utilizzare cartine, orologio o strumenti tecnologici per l'orientamento. Per preparare tali camminate occorre, ci segnala Michieli, essere prudenti, non improvvisare l'escursione ma studiare anche sulla carta i vari elementi del percorso prima della partenza, cercando di capire bene come comportarsi e tenendo presenti le direzioni per immettersi in un sentiero segnalato in caso di necessità. La preparazione consiste nell'esercitarsi, anche in città, a individuare i punti cardinali osservando il sole, tenendo conto dell'ora senza l'orologio.
In pratica si tratta di muoversi su questi altipiani estesi per molti chilometri quadrati, perdendo e ritrovando la rotta seguendo principalmente la posizione del sole e facendo affidamento al senso interno dello scorrere del tempo, cioè risvegliando "sensibilità antiche nascoste dentro di noi" che pastori e contadini hanno sempre utilizzato.
Mi sembra che questa proposta sia molto interessante anche se, ovviamente, non può essere improvvisata ma richiede un'accurata e onesta preparazione. Ve la segnalo sperando di suscitare uno scambio di opinioni al riguardo.
 
Bellissima cosa questa, ogni tanto mi capita di farlo sulle dolomiti friulane già di per sè povere di sentieristica e segnali (e meno male).

Trovi molte informazioni sul sito di Giorgio Madinelli:
La tana dell'orso
 
Mah, a me sembra il modo migliore per andarsi a cercar guai...

secondo me è un bellissimo modo di mettersi alla prova invece..pianificando il percorso con attenzione ci si può immergere in pieno nella natura.

poi dice di non utilizzare cartine ecc, mica che uno non può portarseli..in caso di emergenza ecco che tiri fuori tutto e ti salvi il ciapet (naturalmente dipende dal tipo di emergenza, chiaramente...)
 
Ci credo, ci credo :)

Probabilmente è dovuto al fatto che a me piace avere sempre tutto sotto controllo... sotto quel punto di vista sono davvero poco "avventuroso" :)
 
Diciamo che in alcune zone d'Italia e in alcuni gruppi montuosi poco frequentati si è quasi "obbligati" ad andare senza avere la sicurezza dei bolli rossi.

Allora si devono aguzzare i sensi, "cercare" i passaggi, a volte anche le cenge, guardare le "linee" di eventuali percorsi attraverso i quali si può passare.....insomma si vive la montagna col fascino delle origini.

Tutto ciò da grandi soddisfazioni ma ci sono anche i rischi. Ecco perchè bisogna avere una buona preparazione basata sulla conoscenza del territorio e una grandissima dose di buon senso che ci spinga a rinunciare se si presentano rischiosi ostacoli.
 
Leggendo l’articolo di Franco Michieli si capisce che cartina, orologio e strumenti tecnologici vari (altimetro, gps ecc.) non stanno nello zaino. Ci si affida, come dicevo, all’attenta osservazione del movimento del sole e delle modalità di erosione dell’ambiente da parte delle acque. In un ambiente caratterizzato da altipiani carsici (ad es. sul Puez, sulla Gardenacia, sul Sella, sulle Alpi Feltrine, sui Piani Eterni), ricorda Michieli, l’acqua non scorre soltanto in superficie ma, nel corso dei millenni, incide la roccia calcarea disciogliendola e aprendo vie di deflusso dentro la montagna. Questo può comportare la creazione di conche chiuse su ogni lato o doline che non scendono fino a valle ma terminano fra dossi e ripiani, creando “spaesamento” in quanto i percorsi in discesa improvvisamente smettono di scendere, rendendo le ondulazioni su cui si cammina spesso poco utili per orientarsi. Per questo motivo, in mancanza di segnavia artificiali, occorre saper osservare attentamente il sole se si vuole “perdersi e riorientarsi secondo natura”.
Il movimento del sole attorno all’orizzonte, scrive ancora Michieli, è di 15 gradi ogni ora. Se in ciascuna stagione, in base all’ora solare, il sole si trova alle 6 a est, alle 12 a sud, alle 18 a ovest e alle 24 a nord (nascosto dietro la terra ma visibile al Polo), alle 9 indica il sudest (45 gradi da est) e alle 1330 il sud-sudovest (112,5 gradi da est). Esercitandosi a casa o in città a recuperare il senso interno dello scorrere del tempo, si dovrebbe essere in grado di individuare i punti cardinali, stabilendo ad esempio se il sole si trova in quel momento a sudest o a sud-sudovest dopo aver intuito, in base ai dati “interni”, che sono passate 3 o 7,5 ore dalle 6.
In condizioni di buona visibilità, afferma Michieli, i monti lontani che appaiono sopra l’orizzonte dell’altopiano ci vengono in aiuto; dobbiamo, una volta scelta la direzione dal punto di partenza, identificare una cima lontana e tenerla sempre presente quando procediamo nella camminata. In caso di nebbia e in presenza di vento, è importante determinare la direzione del vento prima che altri riferimenti scompaiano; si procederà tenendo il vento sempre dalla stessa parte, facendo attenzione perché il vento può girare. Infine risulta importante saper osservare i vari elementi del percorso (es. andamento prevalente degli strati che affiorano, serie di fratture o di cimette posizionate secondo una determinata geometria), studiandoli approfonditamente anche sulla carta prima di partire.
Michieli consiglia di non improvvisare l’escursione ma di affrontarla preparandosi attentamente, tenendo anche presenti le direzioni per immettersi nel sentiero in caso di necessità.
 
Leggendo l’articolo di Franco Michieli si capisce che cartina, orologio e strumenti tecnologici vari (altimetro, gps ecc.) non stanno nello zaino. Ci si affida, come dicevo, all’attenta osservazione del movimento del sole e delle modalità di erosione dell’ambiente da parte delle acque. In un ambiente caratterizzato da altipiani carsici (ad es. sul Puez, sulla Gardenacia, sul Sella, sulle Alpi Feltrine, sui Piani Eterni), ricorda Michieli, l’acqua non scorre soltanto in superficie ma, nel corso dei millenni, incide la roccia calcarea disciogliendola e aprendo vie di deflusso dentro la montagna. Questo può comportare la creazione di conche chiuse su ogni lato o doline che non scendono fino a valle ma terminano fra dossi e ripiani, creando “spaesamento” in quanto i percorsi in discesa improvvisamente smettono di scendere, rendendo le ondulazioni su cui si cammina spesso poco utili per orientarsi. Per questo motivo, in mancanza di segnavia artificiali, occorre saper osservare attentamente il sole se si vuole “perdersi e riorientarsi secondo natura”.
Il movimento del sole attorno all’orizzonte, scrive ancora Michieli, è di 15 gradi ogni ora. Se in ciascuna stagione, in base all’ora solare, il sole si trova alle 6 a est, alle 12 a sud, alle 18 a ovest e alle 24 a nord (nascosto dietro la terra ma visibile al Polo), alle 9 indica il sudest (45 gradi da est) e alle 1330 il sud-sudovest (112,5 gradi da est). Esercitandosi a casa o in città a recuperare il senso interno dello scorrere del tempo, si dovrebbe essere in grado di individuare i punti cardinali, stabilendo ad esempio se il sole si trova in quel momento a sudest o a sud-sudovest dopo aver intuito, in base ai dati “interni”, che sono passate 3 o 7,5 ore dalle 6.
In condizioni di buona visibilità, afferma Michieli, i monti lontani che appaiono sopra l’orizzonte dell’altopiano ci vengono in aiuto; dobbiamo, una volta scelta la direzione dal punto di partenza, identificare una cima lontana e tenerla sempre presente quando procediamo nella camminata. In caso di nebbia e in presenza di vento, è importante determinare la direzione del vento prima che altri riferimenti scompaiano; si procederà tenendo il vento sempre dalla stessa parte, facendo attenzione perché il vento può girare. Infine risulta importante saper osservare i vari elementi del percorso (es. andamento prevalente degli strati che affiorano, serie di fratture o di cimette posizionate secondo una determinata geometria), studiandoli approfonditamente anche sulla carta prima di partire.
Michieli consiglia di non improvvisare l’escursione ma di affrontarla preparandosi attentamente, tenendo anche presenti le direzioni per immettersi nel sentiero in caso di necessità.

Ho letto qualche giorno fa l'articolo in questione sulla rivista e l'ho trovato interessante. Senza dubbio è un'attività che si può fare avendo un'opportuna preparazione e capacità alle spalle. La cosa mi attrae molto, anche perché nel mio piccolo sono sempre stato un fanatico di orientamento e di cartine, dunque reputo assolutamente indispensabile che un buon escursionista debba sapersi destreggiare in qualsiasi tipo di ambiente senza perdere...la bussola :D
Con la giusta preparazione e procedendo per gradi secondo me questo approccio si può rivelare molto bello e divertente.

PS: nell'articolo si parla dell'Altopiano delle Pale. Quando ci andai la prima (e unica) volta in vita mia c'era un nebbione clamoroso che solo a tratti si diradava. Devo dire che quel posto è allucinante e, sotto questo punto di vista, anche pericoloso. Ciononostante riuscimmo a fare la traversata Rosetta-Pradidali, non senza qualche piccola apprensione :D
 
Il tipo di "ricerca" che fa Michieli è molto interessante e sensata. Chiaramente non è un discorso rivolto ai "novizi", poiché, se presa alla leggera e senza le adeguate conoscenze, può diventare anche pericolosa. Tra l'altro, Franco Michieli è un geografo, di formazione, e quindi ha una preparazione non solo tecnica ma soprattutto "culturale", "di approccio" a tutta questa tematica.

Vista nella giusta prospettiva, è una sorta di riappropriazione del concetto di orientamento e di esplorazione. Del resto, è quello che per millenni hanno fatto i nostri progenitori, ed è quello che anche in tempi più vicini a noi hanno fatto i grandi esploratori europei che si trovavano in territori per loro nuovi e vastissimi (solo per dire due esempi, le esplorazioni che hanno permesso di cartografare il nord del Canada tra fine Settecento e primi dell'Ottocento o il lungo processo che ha consentito di cartografare le aree centrali, immense, del continente australiano).

In un'epoca in cui tutto è stato scoperto e cartografato (anche se il dettaglio è un altro discorso), in cui tutto il mondo è visibile "a volo d'uccello" grazie alle foto satellitari e ai diversi "virtual globes" come Google Earth, l'approccio di Franco Michieli è molto interessante.

Il concetto non è tanto "buttiamo via carte, bussola e GPS" per disprezzo della modernità, ma piuttosto "riappropriamoci dei sistemi naturali di orientamento e diventiamo maggiormente consapevoli delle componenti geo/topografiche del mondo che ci circonda e in cui ci muoviamo". E questo può essere fatto senza necessariamente andare nella foresta amazzonica o nel bush australiano. Con questo approccio, anche la montagna o il bosco a pochi km da casa può diventare un'esperienza di maggiore connessione con il mondo naturale e con sé stessi.

Poi lui ha fatto questo tipo di esperienza, tra l'altro, sui monti Lyngen in Norvegia, insieme a Mario Baumgarten, e l'ha ripetuta, sempre in Norvegia, nell'area del Nordland insieme a Gabriele Bigoni. Lì le condizioni erano più "estreme" per il clima, per la scelta di non avere alcun tipo di strumento di riferimento (non solo niente carta e bussola, ma neanche l'orologio). Ma il concetto valido per tutti non è andare a cercarsi l'esperienza estrema, ma approfondire le conoscenze di orientamento naturale e riappropriarsi di una dimensione come quella dell'esplorazione.

In tal senso, so che Franco Michieli conduce dei "seminari" pratici di una giornata o di pochi giorni, in cui spiega certi concetti e certe tecniche in aree tutt'altro che "estreme", proprio per spingere i partecipanti a prendere coscienza delle tecniche di orientamento naturale, e prima o poi mi piacerebbe partecipare a uno di questi "corsi".

Diventare Esploratori - Imparare A Perdersi E Ritrovarsi Sulla Terra – Casa del Movimento Lento

In ogni caso, la riscoperta dell'orientamento "naturale" è una tendenza che negli ultimi anni sta prendendo piede, e a mio modesto giudizio è una tendenza interessante. C'è un libro scritto da un britannico, Tristan Gooley, che in UK e anche in USA ha avuto un discreto successo:

Guida all'orientamento naturale per l'escursionista

Si tratta di una interessante introduzione a tutta la tematica, ma più sul piano storico e culturale che sul piano pratico (le informazioni "tecniche" ci sono eccome, ma costituiscono al massimo un 20% del volume, che più che altro tratta il concetto di orientamento ed esplorazione nelle diverse epoche e nelle diverse culture).

Saluti
Francesco
 

Avventurosamente guadagna dagli acquisti idonei dei prodotti linkati.

@ Berserker
Preparazione e capacità alle spalle sono certamente indispensabili per questo tipo di esperienza

Chiaramente non è un discorso rivolto ai "novizi", poiché, se presa alla leggera e senza le adeguate conoscenze, può diventare anche pericolosa. Tra l'altro, Franco Michieli è un geografo
Certamente il fatto di essere un geografo permette di avere una visione più ampia e profonda dell'ambiente naturale

è una sorta di riappropriazione del concetto di orientamento e di esplorazione. Del resto, è quello che per millenni hanno fatto i nostri progenitori, ed è quello che anche in tempi più vicini a noi hanno fatto i grandi esploratori europei che si trovavano in territori per loro nuovi e vastissimi (solo per dire due esempi, le esplorazioni che hanno permesso di cartografare il nord del Canada tra fine Settecento e primi dell'Ottocento o il lungo processo che ha consentito di cartografare le aree centrali, immense, del continente australiano).
L'aspetto che sottolinei mette in luce come questo approccio si innesti in un'antica tradizione che alcuni "viandanti" o "esploratori" moderni stanno cercando di recuperare.

In un'epoca in cui tutto è stato scoperto e cartografato (anche se il dettaglio è un altro discorso), in cui tutto il mondo è visibile "a volo d'uccello" grazie alle foto satellitari e ai diversi "virtual globes" come Google Earth, l'approccio di Franco Michieli è molto interessante.

Il concetto non è tanto "buttiamo via carte, bussola e GPS" per disprezzo della modernità, ma piuttosto "riappropriamoci dei sistemi naturali di orientamento e diventiamo maggiormente consapevoli delle componenti geo/topografiche del mondo che ci circonda e in cui ci muoviamo".
Un altro aspetto che mi sembra importante sottolineare è il riattivare funzioni e capacità "sepolte" dalla modernità, come ad es. il percepire in modo corretto lo scorrere del tempo senza avere un orologio tra le mani

Ma il concetto valido per tutti non è andare a cercarsi l'esperienza estrema, ma approfondire le conoscenze di orientamento naturale e riappropriarsi di una dimensione come quella dell'esplorazione.
Concordo, eppure spesso molti sono tentati dall'esperienza "estrema" in sé perdendo di vista i principi essenziali dell'esplorazione

In ogni caso, la riscoperta dell'orientamento "naturale" è una tendenza che negli ultimi anni sta prendendo piede, e a mio modesto giudizio è una tendenza interessante. C'è un libro scritto da un britannico, Tristan Gooley, che in UK e anche in USA ha avuto un discreto successo
Grazie per la segnalazione; proverò a cercarlo
 
La preparazione consiste nell'esercitarsi, anche in città, a individuare i punti cardinali osservando il sole, tenendo conto dell'ora senza l'orologio.
Si, questo lo faccio sempre e comunque... ed in ogni città in cui vado :p
Alla fine mi sono accorto che anche camminando e prendendo direzioni che non differiscono di 90° ero comunque in grado di dire dov'era il nord con una discreta precisione.

Nel contesto altopiano sterminato non ho idea, certo che le montagne non mancano ed effettivamente guadagnato il senso del tempo come altezza del sole, direzione e lunghezza delle ombre proiettate e colore della luce ecc... si dovrebbe avere una buona idea di dove ci si trova.
 
io vi segnalo anche questo trekking in tenda della Compagnia dei Cammini, sempre con Franco Michieli, in Val Sarentino - Alto Adige, a settembre. Franco me l'ha segnalato proprio oggi, e sarebbe una bella occasione per imparare a muoversi nella natura contando appunto nei nostri sensi e riportando alla luce conoscenze sopite. Il tutto fatto sotto la sua guida.
Noi abbiamo partecipato ad un laboratorio che aveva organizzato a Belluno, una cosa semplice con un'uscita in giornata in Cansiglio, ed è stato molto utile per me per imparare a controllare le paure e ragionare "sul da farsi" senza farsi prendere dal panico.
Perdersi In Val Sarentino – Compagnia dei Cammini: viaggi a piedi e trekking, in Italia e nel Mediterraneo
 
Non solo c'è da divertirsi, in città, nel cercare di trovare i punti cardinali senza l'orologio, poi verifico con l'orologio.

Un consiglio che posso dare a chi come me trova divertente esercitarsi è quello di alzare la testa in città e osservare i palazzi e cercarne i particolari. Vi direte, ma cadmo è impazzito!!!:rofl:

No niente di tutto questo si esercita l'osservazione!. Noterete immediatamente il fatto che attono a noi cisono tante cose che non abbiamo mai notato, specialmente in quelle zone dove siamo soliti passare a piedi. Noterete anche come fino a quelmomento abbiamo avuto una visione ristretta a un0altezza che va a 2,5 mt circa e di come sempre ci è sembrato sempre tutto uguale e immutato.In seguito passando per le stesse strade noterete subito se qualcuno ha messo una parabola o un balcone fiorito!!
Questo esercizio vi aiuterà quando siete in un bosco a notare i particolari spcialmente in zone che ancora non conoscete, particolari che vi possono essere utili per il ritorno.

Un'altra cosa do per scontato che prima di partire quanto meno ci si informi sull'itinerario da percorrere, lo si programmi e si abbia sempre una cartina e una bussola con puntatore nonostante i gps!! IMHO:)
Se esercitate questi sensi
 
Diciamo che questo è il mio modo normale di andar in giro per monti, o meglio, per i miei appennini. Senza cartine, nè altri mezzi mezzi di orientamento fuorchè quello personale e il mio istinto. Da ragazzino perchè andavo con persone che già conoscevano i posti. Poi quando ho iniziato ad andare da solo individuavo solo il punto di partenza e mi avventuravo in cerca della strada migliore per arrivare in cima e, soprattutto, per ridiscendere.
Adesso con Internet e Google Heart mi diverto a studiarmi bene il percorso cercando di imprimerlo nella mia mente.
Qualche volta è capitato che ho dovuto rinunciare a raggiungere la vetta già dopo i primi passi e qualche volta mi sono perso (alias: ho allungato di molto il giro) durante il ritorno, ma ogni volta è stato un accrescere della mia esperienza in montagna e il ritorno con successo su quei passi di grande soddisfazione.
D'altra parte non ho mai visto nessuno andare in montagna usando bene bussola e cartina.
Ci sono poi situazioni quali quelle in presenza di fitti nebbioni e vento forte, in cui sarebbe utilissimo un mezzo di orientamento. In questo caso credo che sia molto difficile affidarsi alla cartina e alla bussola.
 
D'altra parte non ho mai visto nessuno andare in montagna usando bene bussola e cartina.
Ci sono poi situazioni quali quelle in presenza di fitti nebbioni e vento forte, in cui sarebbe utilissimo un mezzo di orientamento. In questo caso credo che sia molto difficile affidarsi alla cartina e alla bussola.

Si ma una a bottone almeno!! perchè se ti perdi senza sole, senza visibilità senza stelle potre sti iniziare a girare a vuoto alla grande, è difficile mantenere la direzione se non si segue il sentiero col rischio di girare a vuoto!!!
:)
 
Ciao Cadmo.
Si è vero, infatti io una bussola la porto sempre con me in montagna.
Però è anche vero che finora non mi è mai stata veramente utile, forse perché devo imparare ad usarla.
Comunque mi è successo di stare, con altri 3 amici, avvolto dalla nebbia e con raffiche di vento così forti che ti spostavano. Era d'inverno e c'era la neve. La visibilità era ridotta a un paio di metri. Camminavamo ma ad un certo punto ci accorgemmo di essere tornati sullo stesso punto. Cominciammo ad avere dei timori, e qualcuno si innervosiva. Allora prendemmo bussola e cartina, e dopo che con molta difficoltà riuscimmo a tenere la cartina aperta (in 4 la tenevamo) non sapevamo più che fare perché non avevamo alcun riferimento da tener sott'occhio.
In quel caso chi ci è stato davvero utile è stata la spiccata capacità di orientamento di uno di noi che trovò la freddezza di riflettere, fare un po' di mente locale su quello che avevamo attorno e su dove avevamo "girato a vuoto", per trarre le sue decise conclusioni a proseguire per una direzione che in poco tempo ci fece ritrovare le nostre tracce dell'andata.

A un certo punto una ventata alzò la nebbia e ci confermò che stavamo sulla via giusta
 
Ciao Cadmo.
Camminavamo ma ad un certo punto ci accorgemmo di essere tornati sullo stesso punto.

Infatti la bussola in mancanza di visibilità ti serve per mantenere "almeno" la direzione.
L'uomo naturalmente camminando tende a girare a destra in mancanza di riferimenti il rischio è proprio di ritornare al punto di partenza per questo è importante avere la bussola. Inoltre se ti trovi in territorio boschivo tra un tronco sul cammini, un dislivello, un arbusto si inizia a camminare in un zig zag sensa senso che magari parti per il nord e dopo 5 minuti senza bussola ti ritrovi a camminare a est!!
Inoltre la tua disavventura conferma il fatto che comunque anche se andassi a fare due passi è sempre utile avere la cartina oltre che la bussola!!! IMHO:)
 
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