Trekking I miei primi passi sulla via Francigena

Dati

Data: 20-22 agosto/2011
Regione e provincia: Toscana e Liguria
Località di partenza: Aulla
Località di arrivo: Lido di Camaiore
Tempo di percorrenza: 3 giorni
Chilometri: 80
Descrizione delle difficoltà: terreno instabile nella prima tappa, lunghi tratti assolati nelle seconda e terza tappe
Periodo consigliato: Primavera, Estate, Autunno(?)
Segnaletica: segni simil-Cai bianco rossi e/o con immagine del pellegrino (ottima)
Dislivello in salita: 1200 circa
Dislivello in discesa: 1300 circa
Quota massima: 539
Accesso stradale: Aulla, raggiungibile anche in treno


Descrizione

Tappa I

La mattina prevista per la partenza devo svegliarmi alle quattro e mezza. Mi sveglio che sono le otto. Decido di rimandare al giorno successivo.
La mattina dopo apro gli occhi alle 6. Di nuovo tardi?! Ma se ho impostato 4 sveglie! :wall: E no eh, si parte lo stesso oggi. In 10 minuti sono pronta ed esco di casa. Con lo zaino da 10 kg a cui non sono abituata corro alla stazione e prendo il treno. Effettuati due cambi arrivo alle 10 ad Aulla dove inizia il mio viaggio pedestre. Dopo aver attraversato il paese del quale tutte e tre le fontanelle erano fuori uso inizio ad inoltrarmi in salita nel bosco. Il terreno si rivela subito infido, ricoperto di sassi instabili, franoso in alcuni punti tanto da dover talvolta appendermi alla vegetazione circostante per non perdere l'equilibrio. In più alcuni tronchi nella parte iniziale ostacolano il passaggio e un nugolo molesto di insetti mi accompagna ad ogni passo. Procedo decisa nonostante l'ostilità della strada, ma sono sempre in bilico anche perchè un canale profondo scavato dall'acqua taglia il percorso per tutta la sua lunghezza. Avrò fatto appena due chilometri e sono già sudata da far schifo, inizio a pensare di aver portato le scarpe sbagliate. Di lì a poco però arrivo nei pressi di Bibola, un paesino situato su una collina e che per questo motivo mi limito ad ammirare dall'esterno. Inizio ad avanzare sull'asfalto.
All'improvviso la vista delle Alpi Apuane in lontananza mi costringe a fermarmi e sono contenta di aver faticato tanto per poter ammirare un tale prodigio.
A Vecchietto di Aulla mi rifocillo con un po' frutta e l'acqua fresca di una fontanella. Riempio le borracce e riparto. Il sole è diventato infuocato e faccio un bel pezzo di strada sotto il suo calore inflessibile. In men che non si dica mi ritrovo all'ombra di un boschetto, cammino piuttosto spedita per un tratto in piano prima di arrivare ad una salitina abbastanza ripida. Quando le forze sembrano abbandonarmi mi fermo, mi butto a terra e mi cullo un po' in quel silenzio irreale finchè non odo un gemito... subito seguito dalla comparsa di un figuro strano abbigliato con: scarpe stile birkenstock, zainetto scolastico, pantaloni a zumba fuoss (termine campano per i pantaloni di lunghezza compresa tra quella dei pinnocchietti e quella dei pantaloni normali ) e una camicia che aveva conosciuto giorni migliori. Non vi nascondo che mi sono un po' allertata, non sembrandomi questi né un pellegrino né un escursionista. Venutomi vicino mi chiede “frances”? Al chè rispondo no, che non sono francese. Allora insapettatamente mi augura buon viaggio e si allontana. Ad un tratto mi sento assai stupida, ma non posso indugiare troppo su questa idea, devo proseguire.
Sono allietata dall'inizio di un tratto in discesa, ma lo zaino diventa sempre più un macigno, penso a cosa avrei potuto lasciare a casa e mentre sono persa in queste digressioni mentali PATAPUM, inspiegabilmente sono stesa a terra. :roll:
Ahio! Com' è, come non è, son cascata, eccoci. Mi rialzo e scorgo un po' di abrasioni sui palmi delle mani e sul ginocchio destro insieme ad un buco nei pantaloni. Decido di proseguire e di procedere alla medicazione una volta giunta nel primo centro abitato. A Ponzano cerco una fontana quando una voce proveniente da un gruppo sparuto di uomini mi indica dove andare spacciandosi simpaticamente per la guida locale del posto. Mi lavo e mi disinfetto, il signore -guida-intanto cerca di attirare la mia attenzione coi fischi, “ehi” , etc,richiami insomma non adatti ad una signora. :lol: Vuole parlare ed anche io d'altronde ho voglia di conoscere una persona così sbarazzina. Ci intratteniamo per qualche istante tra celie e racconti, ma la strada mi chiama. All'uscita dal borgo faccio un incontro bizzarro. Con una capra. Libera e incuriosita mi viene vicino da dietro una cascina, annusa un po' me, un po' il mio bastone. La lascio fare, ma desiderosa di proseguire cerco di superarla. Macchè! Faccio un passo a destra e lei mi si para davanti, vado a sinistra e mi blocca pure lì. Che faccio? Non ho mai avuto un incontro ravvicinato con questo animale, non voglio spaventarlo ma neppure posso stare piombata tutto il giorno lì in attesa che gli passi lo sfizio. La capra a questo punto fa una cosa strana. Abbassa il capo e fa testa a testa contro il mio bastone da passeggio incurante anche del fatto che ogni tanto questo le si incastra tra le corna. Alzo la voce, adesso perplessa e intimorita, perchè esca qualcuno dalla casa e se la porti via, ma niente. Penso per un attimo di lasciare il bastone e di allontanarmi piano, ma non sapendo se la capra dopo avrebbe continuato il suo gioco-non gioco con il bastone o con me faccio l'unica cosa che mi riesce bene in questi casi, scappo. :biggrin:
Corro che ti corro noto sulla destra una stalla con due cavalli e sento qualcuno dire “ciao”. Per un attimo credo di essere rimbeccilita e che a salutarmi sia stato uno dei quadrupedi, mi fermo e capisco che ad aver parlato è stato un signore sbucato da qualche parte, gli dico tutta ansante che una capra mi ha “assalito” (in quel momento non ho trovato un termine più adatto) e lui per tutta risposta “ah si?” per nulla scomposto o interessato. Ehm... allungo il passo e vado avanti. Presto un trattore mi supera, alla sua guida è il signore di prima che con l'aplomb che lo contraddistingue mi chiede se voglio un passaggio. Rido.
Gli ultimi chilometri che mi separano dalla prima tappa procedo allo stremo delle forze, fa caldo e ho terminato l'acqua. La porta d'ingresso per Sarzana mi rivela un paese affollato e nel pieno di una mostra d'artigianato. Le bancarelle mettono in mostra oggetti e mobili deliziosi, ma non ho esattamente una mente votata alla bellezza in quel momento, cerco il convento di San Francesco dove potrò godere di un meritato riposo. Una volta lì arriva anche il personaggio strano incontrato nel bosco, un ragazzo brasiliano che (scopro) mi aveva chiesto se stessi facendo la via Francigena, non se fossi francese (eheheh). Vabbè, mangio qualcosa, lavo i panni e mi metto a letto addormentandomi in un nanosecondo. Mi sveglio alle due, fuori c'è un chiasso infernale dato dal traffico delle macchine e dal vociare delle persone. Ricordo che è sabato sera e probabilmente mi trovo nel fior fiore della movida sarzanese. A venirmi in soccorso è il bellissimo The Graduation Ceremony di Joseph Arthur che ascolto abbandonandomi a sensazioni vaghe, illuminazioni lievi, foglie rade di tristezza.
Mi addormento così- crepitando nella mia nudità emotiva.
 
Ma non è che ti sei sognata tutto?
ahah....troppo simpatica la Tua descrizione, a cominciare dalla capra di sicuro.
complimenti per la sgambata.
....e il secondo giorno?
 
Tappa II

Mi sveglio all'alba in una calma assoluta, sistemo alla buona gli indumenti ancora umidi intorno allo zaino e sono in cammino. Oltre la fortezza di Sarzanello questo pezzo di strada si rivela abbastanza monotono, procedo su asfalto lungo gli edifici dalle persiane ancora chiuse e così per molto tempo. Ho un momentaneo cedimento alle ginocchia quando avvisto tre grossi cani sbucare sciolti fuori da un cortile, ma guardo a terra e procedo adagio nonostante senta il loro ansimare alle mie spalle. Si distaccano ben presto, pfui.
Nei pressi dell'Aurelia il traffico è molto intenso, di marciapiedi non ve ne sono e devo procedere con cautela. Mi sento un po' strana ad essere l'unico pedone tra mosaici rombanti di auto. Mi sembra quasi di essere in un videogioco. Arrivo nei pressi di Luni e procedo sempre in centri abitati e lungo rettilinei assolati fino ad Avenza. Mi accampo sulle scalinate e mi tolgo le scarpe, ah che goduria! Mi stiracchio tutta, che estasi! Non avevo mai camminato infatti così tanto per due giorni di seguito e le conseguenze si fanno ora avvertire nei muscoli e sui piedi dove compaiono le prime vesciche. Mi rendo conto ad un tratto che bastano queste piccole ed essenziali azioni a farmi stare bene, il mio corpo adesso è stanco e ne avverto ogni minimo cambiamento, la mia mente è salda e orientata al presente, tutte le mille preoccupazioni abituali sono evaporate, sono perfettamente incastrata negli equilibri dell'universo. Dopo il caffè (un'altra goduria) riprendo a camminare.
I dieci chilometri che mancano per Massa li passo sotto il sole, resto nuovamente senza acqua ma la famiglia di una cascina isolata mi riempie gentilmente la borraccia. Lungo il cammino faccio anche una buona scorpacciata di fichi e di more. Avverto infatti una fame bestiale e costante di frutta. A Minareto accanto alla chiesa di San Vitale e nei pressi di Massa mi sdraio su una panchina all'ombra e mi appisolo. Esce il parroco e mi chiede se voglio usare il bagno. Oh sì, grazie, grazie. Non credevo che sarei stata più capace di smuovermi da lì e invece una rinfrescata insieme ad un gesto cortese mi danno l'energia necessaria per arrivare nel centro di Massa e poi di prendere l'autobus per Marina di Massa dove farò due tuffetti. :wub:La spiaggia è affollata e rumorosa,ma sormontata dall'enormità delle Apuane, intenerita dai giochi dei bambini, acciambellata su uno scoglio ad asciugare le ferite mi sento una dea.
Il parroco del convento di cappuccini in cui mi fermo è una persona squisita, lo accolgo con una gamba per aria essendo intenta in quel frangente a ricucire il buco dei pantaloni che ho addosso. Sono costretta mio malgrado anche a compiere continue circonvoluzioni con il corpo perchè divorata dalle zanzare. Impietosito l'uomo di dio mi porta un aggeggio antizanzare ,acqua fresca e un piatto di frutta (siiiiii!). Si offre di preparararmi un caffè che accetto grata, ma accompagnandolo in cucina né lui né io riusciamo a mettere in funzione la macchina per fare l'espresso. Ridiamo come due bambini, infine ripieghiamo sull'antica moka che poniamo sul fornellino per il campeggio in dotazione al parroco (mica male!). Per dormire prendo la posizione del cadavere, classica asana che serve ad allentare la tensione muscolare o a chi come me si trovasse momentaneamente, a causa dei dolori, in un'immobilità obbligata.
 
Qualche foto, poche ahimè
 

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Tappa III

La sveglia anche oggi è alle 5, voglio viaggiare con il fresco. Avrebbe dovuto essere la tappa più breve e invece...
Per la strada l'odore di pane fa tornare a galla reminescenze di altre strade come quelle attraversate all'alba in momenti non sempre felici, momenti in cui sembrava che i panettieri fossero le uniche creature ancora vive sulla terra, a far da ponte tra il buio e la luce, tra il deserto della strada e il calore di una casa.
Vorrei un cuscino morbido, delle lenzuola fresche e dormire ancora, invece cammino e in fondo non mi dispiace poi tanto una volta preso il ritmo e scaldato il motore. Di nuovo l'Aurelia mi riporta allo smog e al traffico veicolare. Non ricordo una strada peggiore di questa con marciapiedi interrotti oppure spezzetati tra i due lati della strada. Fortunatamente non dura molto e mi ritrovo a Montignoso dove non riesco a resistere alla voglia di prendere una formella di pane fresco. Faccio colazione e inizio una salita di appena 120 mt di dislivello che a me paiono un'infinità. Sono davero agli sgoccioli, le vesciche si stanno moltiplicando, eppure una porzione lucida (oppure la più folle) della mente mi dice di continuare, che posso farcela. A Pietrasanta arrivo alle 10.30 dopo 16 km di cammino, mi accascio come un sacco di patate sulle scalinate dl Duomo per buoni 30minuti e poi decido di cercare in prima istanza un supermercato e in successione un giardino pubblico. Chiedo indicazioni ma tutti scuotono la testa, l'uno e l'altro sono troppo lontani. Vabbè, non mi dovete portare mica voi sul groppone. Infine trovo l'uno e l'altro, effettivamente non a portata di mano. Nella località Africa per arrivare alla quale le fatiche di Ercole sembrano nulla a confronto per lo stato fisico in cui mi trovo vi è questo piccolo giardino pubblico piuttosto povero di verde, ma una panchina all'ombra di un albero mi fa venire un brividino di piacere. E' mia! Mangio e mi sdraio per un sonno ristoratore. Decido che non mi muoverò di lì prima delle 17, non vi è nessuno d'altra parte a disturbarmi nel riposo. Una mezz'oretta di sonno e un rumore mi spinge ad aprire gli occhi. Una donnina in ciabatte mi dice che fa troppo caldo e si siede su una seggiola all'ombra dello stesso albero. Rinchiudo gli occhi per riaprirli dopo 10 minuti e vedere un'altra arrivata. L'azione ritmica delle palpebre mi svela man mano una scena agghiacciante in cui sempre più persone arrivano, prendono le loro brave seggiole e si siedono silenziose sotto la stessa pianta. In un attimo sono accerchiata, adesso sono 5, 6, 7,... 10!
Ma non sono in un film di Hitchcock, il discorso che gli astanti intavolano mi convince che sono diretti piuttosto da Almodovar. Mi alzo sconfortata, sistemo lo zaino e vado.
Dovete sapere a questo punto che nei miei piani iniziali il viaggio avrebbe dovuto avere termine qua, ma il sonno interrotto mi convince che potrei camminare (per non dire strisciare) ancora fino a Camaiore e poco oltre dove cercare ospitalità. Qualcuno mi ha detto in passato che sono troppo calcolatrice nei miei spostamenti, che non lascio mai spazio al caso e all'avventura.
Ma non è certo per rimettermi alla pari con questi sapientoni che decido di andare avanti senza aver organizzato nulla, essi piuttosto mi vengono in mente quando chiamando più e più volte la parrocchia verso cui mi sto dirigendo non ho alcuna risposta e quando una volta a Camaiore devo decidere se passare la notte su una panchina o prendere il treno per casa. La mia avventura consiste allora nel fare 8 chilometri d'un fiato per il centro camaiorese per evitare orde di zanzare che m'assaltavano appena rallentavo il passo (scommetto che qualche abitante del posto avrà pensato che saltellavo sul posto mentre riempivo la borraccia per il troppo entusiasmo) e nel correre, ancora per altri 6 chilometri fino alla stazione lungo un rettilineo sterminato di cui non riuscivo mai a vedere la fine e su cui temevo avrei lasciato la pellaccia. Marciavo quindi guardando a terra e facendo finta che per ogni passo in più avrei ricevuto un premio speciale. Infine giungo a destinazione, in tempo per l'ultima corsa.
In treno le impressioni recenti giocano a rimpiattino con le apparizioni fugaci dietro i vetri, sono stanca ma soddisfatta, forse sonnecchio, sicuramente sorrido. Stanotte ho un centimetro in più di meraviglia.
 
Scusate comunque per tutto sto papiello per dire quattro cose, però;
1.ho un sacco di entusiasmo addosso per aver fatto il mio primo viaggio a piedi 'lungo'
2.doveva essere una prova anche fisica e l'ho superata
3. avevo nello zaino "Alice nel paese delle meraviglie" e sinceramente non volevo essere da meno
4. non so cosa sia la sintesi :biggrin:
 

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ciao varja complimenti per il tuo viaggio sono contento che tu abbia raggiunto i risultati che ti eri prefissata...bello il racconto...ancora complimenti!
 
...grande Varja, bella gita e ottimo racconto carico di simpatia... solo oggi (bloccato in casa per un piccolo intervento a un ginocchio) ho letto con interesse la tua impresa e mi hai fatto venir voglia di tornare a camminare e fare piccole escursioni. grazie!!!
 
...grande Varja, bella gita e ottimo racconto carico di simpatia... solo oggi (bloccato in casa per un piccolo intervento a un ginocchio) ho letto con interesse la tua impresa e mi hai fatto venir voglia di tornare a camminare e fare piccole escursioni. grazie!!!

Eheheh. Non ti resta che tornare presto in forma per seguire il sentiero del bosco. :)
 
...grande Varja... solo oggi (bloccato in casa per un piccolo intervento a un ginocchio) ho letto con interesse la tua impresa ...

Esordisco anch'io con un: Grande Varja!

Complice l'infortunio del buon stefanojoe (a cui auguro una prontissima guarigione e un ritorno alla grande sui sentieri!) e la mia recente frequentazione di questo forum, ormai quotidiana e indispensabile, leggo anch'io oggi di questa tua impresa.

Complimenti per lo spirito che ti ha mosso e che ti muove e per il pepe nella tua penna: entrambi forniscono un gusto incredibile al tuo racconto e trasmettono a chi legge lo stesso entusiasmo e una voglia coinvolgente di ripetere e ripercorrere le tue orme!

Ancora grande! :lol:
 
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