"Chi si accontenta gode!"

Oggi, avendone il tempo :), voglio condividere questa mia riflessione, nonostante mi renda conto che, a prima vista, possa non sembrare molto attinente alle argomentazioni del forum, perché penso sia molto attuale in ogni ambiente e situazione.

Il titolo di questa discussione è un noto proverbio che apprezzo particolarmente per le varie possibilità di interpretazioni che offre, la stessa firma che "chiude" ogni mio messaggio qui sul forum può essere considerata un "derivato" del proverbio.

Inizio dicendo che, la frase "indagata", mi ha lasciato perplesso per anni per il fatto che, ben prima che uscisse la canzone "Certe notti", già concordavo con Ligabue che "chi si accontenta gode ... così così!!". Nel senso che ritenevo che, rinunciare alle proprie ambizioni per scegliere dei risultati più umili, non portasse ad un vero "godimento".

Poi però ho avuto a che fare con persone che, per fare un paragone un pò estremo, riconoscevo nelle figure di Mr Krabs o Paperon de' Paperoni, nel senso che la loro più grande ambizione consisteva nell'avere sempre "qualcosa in più", nulla le avrebbe soddisfatte: scherzosamente ipotizzavo che, se avessero trovato 100€ per la strada, invece di esserne felici, avrebbero imprecato perchè non erano 200 o 500€ :). Così ho capito che "accontentarsi" non significa rinunciare ai propri desideri ma, tutt'al più, riconoscere quelli importanti e, se necessario, rinunciare a quelli che potrebbero essere considerati degli "sfizi".

Anzi!! mi sono messo un po' a "scavare" la parola "accontentarsi" e, se il mio vocabolario effettivamente la identifica con il significato comune "limitarsi nei desideri", è anche vero ne riconosce il significato derivato da "accontentare se stessi" che in effetti traduce con "rendersi contenti" che, a mio modo di vedere, non vuole affatto dire "rinunciare ai propri sogni", anzi!! direi l'esatto contrario: chi rinuncia ai propri sogni, di fatto, non si "accontenta", tutt'altro: si "scontenta".

Può sembrare curioso che sul mio dizionario, come esempio, sia riportata la frase: "Non si accontenta mai", in quanto, se la trasformassimo in "non accontenta mai se stesso" assumerebbe un significato direi opposto, nel senso che "accontentarsi", nel quotidiano è inteso come "limitarsi", mentre "accontentare qualcuno" può addirittura significare "viziare".

A questo punto può sembrare che, il proverbio, assuma addirittura un significato opposto a quello tradizionale, che passi dal "chi vuole di meno gode" a "chi vuole di più (si rende più contento) gode" ... in realtà ritengo che, come ho già scritto, sia necessario capire cosa ci può rendere veramente contenti/felici (che sia materiale o di qualsiasi altra natura) e impegnarsi a "conquistarlo" tralasciando ciò di cui possiamo fare a meno (compatibilmente con le nostre possibilità) cercando di poter un giorno dire: "quello che non ho è quel che non mi manca" ;).
 
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Speleoalp

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Filosofico questa sera ;))

"io cerco semplicemente di rendermi felice e sodisfatto e spesso, involontariamente, lo ottengo nella semplicità e nell'umiltà".

Ma in effetti come spieghi te nello scritto, sulla mia persona, non è assolutamente una questione di "accontentarsi"... perché non sento assolutamente di "aver voluto di meno" o "non aver ambito a cose più grandi", semplicemente ho fatto quello che per me era buono.

Poi nei miei ragionamenti c'è sempre una base, per molti scomoda e che infastidisce, ma che per me è presente tutti i giorni e voglio averla sempre ben chiara.

Nella vita possiamo cercare e ritenere importanti un sacco di cose, tra cui: qualifiche, studi, lingue, soldi, fama, lavoro, posizione sociale,.... ma la fine è uguale per tutti ed è sicura.. Qualsiasi obiettivo definito dalla società importante che abbiamo raggiunto e soprattutto "io sono qui adesso.... frà un'ora potrei non esserci più".

Infatti molti mi criticano ;) ma invece di dire "quello che non ho è quel che non mi manca" io dico e penso nel profondo nel mio "io" "quello che non è nella natura, in natura e disponibile in essa... non mi serve e soprattutto non incide sulla mia felicità" ;))))
 
Filosofico questa sera )

Piove e sono chiuso in casa, che ci vuoi fare? :)

Io non intendo giudicare cosa sia importante per gli altri, cerco solo di chiedermi cosa è importante per me .... e comunque "quello che non ho è quel che non mi manca" non è il mio stato attuale (purtroppo), è solo il mio "principio ispiratore", è lo stato verso il quale cerco di dirigermi ... cercando di limitare i bisogni prima di aumentare gli averi ;)
 
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Speleoalp

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Piove e sono chiuso in casa, che ci vuoi fare? :)

Io non intendo giudicare cosa sia importante per gli altri, cerco solo di chiedermi cosa è importante per me .... e comunque "quello che non ho è quel che non mi manca"
non è il mio stato attuale (purtroppo), è solo il mio "principio ispiratore", è lo stato verso il quale cerco di dirigermi ... cercando di limitare i bisogni prima di aumentare gli averi ;)

Idem, l'acqua mi piace... ma annoia.

Idem, pure io... se non ho qualcosa, spesso vuol dire che non mi serve nemmeno.
La mia filosofia è quella che ho descritto.

Poi nella vita che devo seguire comunemente quello che guadagno lavorando lo voglio usare e non solo per pagare le fatture. Di conseguenza compro materiale, ecc ma non per necessità. Solo perché non sono uno a cui piace la teoria del risparmio e della ricchezza, appunto perché frà un'ora potrei essere morto. Quindi cerco di vivere il momento, giorni e quello che ho ;))))
 
nella vita che devo seguire comunemente quello che guadagno lavorando lo voglio usare e non solo per pagare le fatture. Di conseguenza compro materiale, ecc ma non per necessità. Solo perché non sono uno a cui piace la teoria del risparmio e della ricchezza, appunto perché frà un'ora potrei essere morto.

In questo la penso diversamente in quanto mi "impongo" di non acquistare qualcosa solo perché me la posso permettere ma valuto quanti benefici effettivi quella cosa mi possa portare ... in passato, anch'io ho comprato roba più che altro per giustificare le ore perse a lavorare ... e mi sono ritrovato con diversi "gingilli" per casa che non ho mai usato e, visto che detesto gli sprechi, ho iniziato a chiedermi, ogni volta che voglio acquistare qualcosa: "mi serve, è importante per me oppure è solo per soddisfare la mia infantile voglia di avere un giocattolino nuovo??" Non è un discorso di "arricchirsi", è solo che, appunto, detesto gli sprechi.

Capisco che ho un po' stravolto il tuo messaggio e che non intendevi "compro finché ne ho senza pensare" ;) ma mi sono appoggiato al tuo messaggio per spiegare la mia visione.

Comunque, visto che hai tirato in ballo la ricchezza, vorrei approfondire l'argomento: sempre il mio solito vocabolario dice, sotto la voce "ricco": "fornito di beni, sostanze e denaro in abbondanza." Mentre io penso che, nell'uso quotidiano, s'intenda più: "fornito di beni, sostanze o denaro in quantità maggiore rispetto al prossimo". Invece io, se devo pensare a qualcuno veramente ricco, penso a colui che ha tutto ciò che gli serve, penso a colui che è riuscito ad "accontentarsi" e che quindi è contento indipendentemente dalla quantità di beni (materiali e non) che abbia ... e cioè colui che possa onestamente affermare: "quello che non ho è quel che non mi manca" (aridaje! :))
 
Caro SM, sono da poco tornato dalle foreste. Il tuo discorso capita a fagiolo.
Accontentarsi non vuol dire rinunciare a migliorarsi.
Tuttavia vi sono vari modi per migliorarsi. Per me il miglioramento più importante e' uno: essere felici accontentandosi di poco.
Rinunciare a grandi sogni o a grandi averi non significa vivere una vita piatta e misera. Accontentarsi significa aver rinunciato a perseguire quella sete insaziabile che spesso ci attanaglia.
Accontentarsi serve a semplificarsi la vita, ad imparare a valorizzare quello che si ha.
Quando ero tra monti mi sono reso conto che qualsiasi cosa fossi o possedessi non aveva nessun valore. Li contava solo la mia capacità di adattamento, la mia salute fisica e il mio modo di vedere le cose. E qualche cosina nel mio zaino.

Perché e' importantissimo sapersi accontentare? Perché ad essa è' legata la felicità che prescinde dai cambiamenti dell' ambiente circostante.
Parlo di quella calma, di quella serenità che prescinde dal cambiamento dei venti della fortuna o della sfortuna.
 
la lingua italiana è così ricca di sfumature che una parola può assumere mille significati, soprattutto in base a chi la pronuncia. Accontentarsi può significare privazione si, ma anche opportunità, (auto) coscienza e conoscenza e padronanza di sé. Per spiegarmi mi utilizzerò come esempio. Ho deciso di rinunciare ad un lavoro fisso per stare nell'ambiente che amo e per poter dedicare quanto più tempo possibile alle mie passioni. Ovviamente le risorse economiche si sono ridotte drasticamente e ogni tanto mi devo arrangiare -come si dice- per tirare su qualche soldo. Eppure da quando sono in montagna mi sono reso conto che quello che ho perso economicamente l'ho guadagnato 100 volte in termini di soddisfazione, esperienze, sensazioni, oltretutto scoprendo che i soldi -invenzione malevola- che in città mi bastavano a stento un mese, qui mi durano almeno tre o quattro. Futuro incerto? Si, ma vivo il momento, d'altra parte chi può con sicurezza conoscere ciò che gli accadrà? Io sono un partigiano del qui ed ora. Ora sto bene, da un anno faccio questa vita e mi sento più completo, ho imparato un sacco di cose e alle perplessità di chi mi chiede se mi accontento di quel poco che ho ora e soprattutto di non avere certezze, rispondo con la rilassatezza che chi vive per l'accumulo e la rincorsa ad un orizzonte di autoaffermazione che recita "sono perché ho" non avrà mai. Ovviamente questa è la mia formula, e vale per me, ognuno ha la sua misura ed è giusto così. Io mi "accontento" e godo immensamente di un tramonto, di una bella linea d'arrampicata, della forma di un masso o della voluttà che dona l'ascoltare i suoni del bosco...l'alba la mattina appena uscito dalla tenda, i bagni nel fiume..."mi accontento" di questo...
 
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Speleoalp

Guest
Capisco che ho un po' stravolto il tuo messaggio e che non intendevi "compro finché ne ho senza pensare" ;) ma mi sono appoggiato al tuo messaggio per spiegare la mia visione.

(aridaje! :))

Son contento che lo hai scritto, perché infatti il mio discorso non voleva arrivare al "compro tutto quello che posso", di base c'è sempre un' interesse, una curiosità e soprattutto la consapevolezza che quello che compro lo utilizzo. Anche se non vuol dire che sia indispensabile, anzi...

È che non sono uno di quelli che "risparmia", mi da più noia l'attaccamento al "denaro" che al "materiale" :lol:

Uhao, un altro discorsone ;) "la ricchezza".
Io come in tante cose penso che il metro di valutazione più corretto sia quello basato su di essi e nel personale.
Poi ovvio il discorso lo si può apporre su tantissimi "temi".
Qualche esempio:
Se si parla di ricchezza economica, per me ricco è quello che anche non lavorando si può permettere tutto e senza dover fare dei conti. Per il resto c'è chi stà meglio e chi stà peggio. Per esempio per gli standard presenti dove stò, io sono nella categoria dei "poveri" economicamente.

Però se si parla di ricchezza "interiore-personale", trovo che sia da "valutazione universale". Uno può sentirsi ricco perché ha studiato, ha fatto carriera oppure qualcuno potrebbe ritenersi ricco perché si è reso capace e competente in qualcosa d'altro...
 
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Speleoalp

Guest
Io nella vita quotidiana ho spesso "dibattiti" anche sull'argomento "intelligenza e cultura" ;) che pure hanno molte variabili ;)
 
@ francesco77 e Maduva, direi che i vostri sono esempi calzanti di cosa intendevo con "accontentarsi" e "non accontentarsi": da una parte vi siete "accontentati" (Maduva in modo evidentemente più estremo) con poco (da un punto di vista prettamente materiale), dall'altra "non vi siete accontentati" di ciò che offre la vita comune e avete cercato "qualcosa di più" (da un punto di vista, se vogliamo, più interiore).

E' ciò che intendevo con "soddisfare i propri desideri".

Dal canto mio, anch'io ho rinunciato ad un lavoro fisso (dopo però che ne aveva trovato uno mia moglie) per poter stare più tempo con i miei figli. La stessa vita che che definisco "al limitare" (di cui ne parlo nel mio profilo) consiste tra l'altro nel capire ciò che ci serve realmente per "arricchirci" come persone ed impegnarsi ad ottenerlo trascurando i condizionamenti esterni ... poi ognuno sa cosa è importante per se stesso.

Se si parla di ricchezza economica, per me ricco è quello che anche non lavorando si può permettere tutto e senza dover fare dei conti. Per il resto c'è chi stà meglio e chi stà peggio. Per esempio per gli standard presenti dove stò, io sono nella categoria dei "poveri" economicamente.

Per gli standard del mio ambiente, io non sono certo ricco, ma mi sento certo meno "povero" di molti altri considerati più benestanti perché ho avuto la fortuna di nascere in un paese mediamente ricco e ho imparato a "limitarmi" nelle esigenze senza rinunciare alle mie passioni, per esempio: mi piace viaggiare ma è un passatempo costoso per una famiglia e così mi sono procurato una roulotte vecchissima, la zia B, (ho quasi pagato di più il gancio traino :)) e l'anno scorso abbiamo girato Puglia e Umbria e, io e i miei figli, abbiamo passato Agosto in Piemonte da mia sorella e i cuginetti, quest'anno ci aspetta il Trentino e di nuovo il Piemonte. Se avessi continuato a lavorare, saremmo (forse) riusciti a far combaciare una o due settimane di ferie e, nonostante la "migliore" condizione economica, avremmo passato le vacanze a casa.

Sono esempi che, ovviamente, vanno bene per me ma ammetto che, a mia moglie, l'idea della roulotte (che è più economica e ritengo più versatile con bimbi piccoli rispetto ad un camper), subito non piaceva per un discorso più che altro "d'immagine" (e riecco i condizionamenti esterni), adesso però è lei che si è "sbizzarrita" e vuole sfruttare al massimo la nostra "casa a rotelle" :).
 
Ma io penso che tutta questa infinità di proverbi sulla probità, e si potrebbe andare avanti per ore, sono proprio stati inventati invece da chi aveva tutto per fare contenti quelli a cui toglievano molto.Come dice un mio vecchi amico:" Chi si contenta Rode!!"
 
io credo che "accontentarsi", che di norma ha una significato sminuente, si debba tradurre in "saper apprezzare".
Chi sa apprezzare quel che ha e quel che c'è intorno a lui, una volta ottenuto il minimo necessario, è naturalmente contento. Quando siamo ammalati ci rendiamo conto di quanto sia positivo essere in salute, siamo ben contenti quando guariamo eppure quando dopo poco non ce ne rendiamo conto, lo diamo per scontato e non lo "apprezziamo" più.

In fondo i bisogni essenziali sono effettivamente ridotti (tetto, cibo, vestiario e - per me - musica, letture, ascolti vari via internet), tanto che mi chiedo spesso per quanto le cose continueranno ad andarmi bene come adesso, nel senso che ho quanto mi serve e sto tutto sommato bene (sono un po' pessimista, quando tutto va bene mi aspetto qualche legnata, dalla salute al lavoro, ce ne sono di cose che possono andare storte :ka:).

Quando vado in montagna e trovo un angolo verde tranquillo (soprattutto con un po' d'acqua, sono ruscellomane) per me è una meraviglia e sono realmente felice, come quando ho il tempo per stare a guardare un formicaio (almeno finché non mi accorgo che il formicolio sulle gambe è da cause "esterne" e non interne :biggrin:).

Ma io penso che tutta questa infinità di proverbi sulla probità, e si potrebbe andare avanti per ore, sono proprio stati inventati invece da chi aveva tutto per fare contenti quelli a cui toglievano molto.Come dice un mio vecchi amico:" Chi si contenta Rode!!"

Sicuramente c'è una parte di visione consolatoria, ma per me in genere rode assai di più chi è invidioso di quel che ha l'altro; in fondo pensare l'erba del vicino sia sempre più verde anziché apprezzare il proprio di verde è un modo semplice ma efficacissimo per rovinarsi la vita.
Può darsi che la mia visione pauperistica della vita sia un po' bacata, ma sono molto "contento" di essere bacato quando vedo quanto colleghi-amici-conoscenti siano scontenti, pur avendo materialmente più di me, perché vorrebbero avere di più o pensano che gli altri abbiano ottenuto le cose più facilmente di loro e penso quanto sia più fortunato di loro a essermi liberato da tempo da quel gorgo di negatività.

Ciao
Roberto
 
In due parole io ho la fortuna di essere uno che si accontenta e ne gode.
Non ho molto ma tutto sommato sono felice anche perché ritengo di avere le poche cose che servono per essere felici .
Amore di una donna che per te conta, affetti dei propri parenti, una salute abbastanza buona (soprattutto se confrontata con i problemi di salute gravi di altre persone), la possibilità di costruire, creare, inventare, una mentalità giocosa e costruttiva, la curiosità di scoprire e imparare sempre cose nuove.
Queste per me sono le cose importanti che aiutano la mia vita ad essere felice.

Certo non sono assolutamente ricco di soldi e forse non potrò realizzare molti sogni, però ho un tetto sopra la testa e non muoio di fame e, sommato a tutto quello che ho detto sopra , se faccio il confronto con molto di quello che mi sta intorno direi che alla fine non è neanche poi così poco
 
Belle riflessioni da parte di tutti. In effetti la vita quotidiana porta a distrarci e spesso nenche ci rendiamo conto del nostro stato d'animo. Credo che un primo passo importante è riuscire a capire se stessi perchè ho l'impressione che si sta perdendo la capacità di comprendere cosa si vuole veramente dalla vita.
 
beh....ho 22 anni,inoccupato,quello che ho l'ho grazie alle mance(magre) che mi danno i miei e tanti "sacrifici".
Diciamo che mi accontento sempre ma non godo mai.

Premetto che sono un po pessimista,la mia ragazza dice che Leopardi confronto a me è un portatore di pace e speranza
 
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Speleoalp

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.... secondo me il detto " ...chi si accontenta gode..." dovrebbe viaggiare all'unisono con il pensiero "...mi godo quel che ho...".
Poi ovviamente se una persona tende a vedere in quello che hanno gli altri, quello che vorrebbero loro... allora tutte queste teorie son molto difficili da mettere in pratica.

Io sono un pessimista realista... che và a braccetto con il mio ragionare "...se non vedo non credo, toccare con mano" e via dicendo.
 
.... secondo me il detto " ...chi si accontenta gode..." dovrebbe viaggiare all'unisono con il pensiero "...mi godo quel che ho...".
Poi ovviamente se una persona tende a vedere in quello che hanno gli altri, quello che vorrebbero loro... allora tutte queste teorie son molto difficili da mettere in pratica.

Io sono un pessimista realista... che và a braccetto con il mio ragionare "...se non vedo non credo, toccare con mano" e via dicendo.

Purtroppo la società si sta strutturando su un accesa competizione tra individui per cui per molti vale il detto " l'erba del vicino è sempre più verde".
 
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