- Parchi della Toscana
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- Parco Nazionale Appennino Tosco-Emiliano
Colgo ogni tanto l'occasione per recensire attrezzatura tecnica e intervenire in interessanti discussioni su equipaggamenti da montagna, ma non ho sempre voglia/tempo di raccontare le mie avventure; ma stavolta la voglia mi è venuta, anche perché si tratta di un percorso bello, impegnativo e sul quale ci sono informazioni libere piuttosto incomplete o imprecise e comunque non facilmente recuperabili on line.
Il percorso l'ho compiuto proprio ieri e visto che ho un po' di tempo, vengo a descriverlo; con varie disavventure ero già stato diverse volte in quell'ambiente e avevo anche percorso un discesa sul ramo alternativo a quello proposto, di altra difficoltà.
Si tratta della discesa integrale dell'Orrido di Botri.
Presentazione
Si tratta della più lunga, imponente e affascinante delle forre toscane, situata a ridosso dell'Alpe delle Tre Potenze e del Monte Rondianio nell'Appennino tosco-emiliano.
L'area è Riserva Naturale dell'Orrido di Botri ed è tutelata dal Corpo forestale, con una gestione molto semplice e abbastanza funzionale. Per compiere il percorso è infatti necessario chiedere l'autorizzazione al Corpo forestale di Lucca e prima di partire si deve comunque passare a registrarsi nel punto di arrivo del percorso in loc. Ponte a Gaio.
L'ambiente è straordinario sia dal punto di vista geologico/morfologico che paesaggistico, floristico e faunistico. Si tratta infatti di profonde gole calcaree scavate dalle acque del Rio Mariana e del Rio Ribellina che dalla confluenza si uniscono nella gola finale del Rio Pelago.
Il Rio Mariana è attrezzato di soste per una dozzina di calate in corda doppia fino alla confluenza con il Rio Ribellina, che normalmente ha una maggiore portata d'acqua; anche il Rio Ribellina dovrebbe essere ancora atterezzato: l'ho percorso per errore più di vent'anni fa', se ne trovano poche descrizioni online ed è scarsamento frequentato, è un percorso più breve con cascate mediamente più alte (mi pare comunque non oltre 20 m) ma con maggiore portata d'acqua.
In questo post si descrive la discesa del Rio Mariana e a seguire (necessariamente) del Rio Pelago fino a Ponte a Gaio.
Attenendomi ai buoni schemi descrittivi di Andrea/Avventurosamente, vi do i Dati di riferimento
Il gruppo era composto dal sottoscritto insieme ai miei due figli di 17 e 18 anni, insieme a un'amica comune di 22 anni; tutti con esperienze di calate, anche impegnative (calata del Forato); l'accompagniatirce è inesperta ma ha avuto talune esperienza di calate e una di arrampacata in falesia, inoltre è piuttosto leggera ed agile; i miei figli conoscono bene ormai l'ambiente montano e sommariamente le tecniche di arrampicata sperimentate diverse volte in falesia, inoltre hanno una buona forza fisica; io ho una competenza alpinistica discreta, pur avendo diradato la pratica, mentre ho un'ottima resistenza fisica. Il punto debole sono le competenze di nuoto, in cui i migliori sono sicuramente mio figlio e la giovane accompagnatice, mentre io e mia figlia stiamo a galla.
La descrizione del gruppo è importante perché a mio avviso eravamo al limite per compiere in tempo e in sicurezza il percorso, soprattutto per le capacità di nuoto, normali ma necessarie.
Inoltre il gruppo non dovrebbe avere meno di n.1 esperto per n.2 accompagnatori, al massimo come nel nostro caso n.3, conoscendo bene le caratteristiche di ciascuno. Si può andare in di più, massimo 6 persone comunque, divedendosi in due gruppi autonomi da 3.
L'equipaggiamento era quello richiesto ovvero una dotazione individuale di caschi, imbraghi, discensori, longe, con relativi moschettoni, scarpette alcuni da ginnastica, alcuni da trekking basse (meglio, assolutamente non portate scarponi), muta da sub (è sufficiente una econocissma muta da meno di 20 euro); più una corda da 60 m a cui abbiamo aggiunto una corda di sicurezza di 10 m (forse era meglio sostituirla con una mezza corda da 50 m, perché nel caso si perdesse la corda intera si rimarrebbe bloccati nella gola) e qualche rivio e moschettone in più; non caricarsi troppo perché si devono fare alcune bracciate a nuoto in alcune vache, per lo più sotto le calate. Sarebbereo state utili sacche impermeabili al posto dei nostri zainetti, ma abbiamo fatto con quel che avevamo ed è bastato.
A Ponte a Gaio inoltre ci hanno dato una radio (anche se non riceveva facilmente sengale) e di bomboletta fumogena, anche se non ci hanno dato molte istruzioni sul loro utilizzo.
Descrizione del percorso
Il percorso è impegnativo, soprattutto per la sua lunghezza unita all'impossibilità di uscire dal percorso senza completarlo e le condizioni possono variare molto di anno in anno; nel nostro caso abbiamo trovato alcuni alberi caduti, che hanno complicato un po' il percorso in alcuni pur brevi tratti.
Prima di arrivare al Casentini, siamo andati a Ponte a Gaio per la registrazione: non arrivano prima delle 8.30, cosicché siamo stati costretti ad aspettare lì fino a quell'ora.
Quindi verso le 8.45-8.50 ca ci siamo spostati con la macchina fino al parcheggio del rifugio (ex) Casentini (ma sul carello non c'è scritto ex, ma ancora rifugio Casentini); non trovando subito l'accesso diretto all'Orrido, abbiamo percorso il sentiero 14 fino ad incontrare il Rio Mariana, che si presenta come un torrentello qualunque con pochissima acqua ricoperto di sassi (non abbiamo visto segnalazioni).
Oltre vent'anni prima non riconoscendo il Rio Mariana per errore raggiungemmo il Rio Ribellino, compiendo una discesa più breve (4/5 cascate) ma mediamente più alte (almeno due erano di una ventina di metri) con molta più acqua e in condizioni meno prevedibili (all'epoca scendemmo calandosi nelle cascate d'acqua soffrendo molto il freddo, anche se la minore lunghezza complessiva favorisce la rapida uscita. Però venendo dal Rio Mariana, alla confluenza ho notato molti alberi caduti sul Rio Ribellina, per cui prima di compierne la scesa sarebbe assolutamente opportuno chiedere accurate informazioni prima.
Imboccato correttamente stavolta il Rio Mariana
verso le 9.20 circa (un po' tardi, meglio arrivarci prima), siamo scesi fino al primo salto, breve ma con pozza d'acqua sotto; ci siamo calati cercando di bagnarci il meno possibile; dopodiché abbiamo raggiunto in poco tempo una delle calate più complesse e più alte (una quindicina di metri) perché al termine della cascata ci sono due pozze conseucitve, ostacolate per di più da due tronchi di albero; dopo una pausa "riflessiva" abbiamo deciso di bypassarla a sinistra tramite una breve arrampicatina, facile ma scivolosa, per poi riscendere abbastanza agevolemente da delle balze erbose: nessun problema ma abbiamo perso un po' di tempo in questo passaggio, comprese pausa "riflessiva".
Dopo abbiamo proseguito più rapidamente facendo un percorso ampio in leggera pendenza e un tratto in pendenza leggermente maggiore in disarrampicata, ma facile (1°/2° grado al massimo).
Quindi abbiamo raggiunto una serie di cascate di varia lunghezza e difficoltà, che in genere risultavano più facili di come apparivano dall'alto per lo più asciutte o con bozzoni d'acqua più o meno stagnante ma non sporca (aveva fatto qualche breve acquazzone nei giorni prima).
Complessivamente le cascate erano circa una dozzina; lo schema che avevo stampato la sera prima ne indicava 13, ma non è molto preciso; comunque è indicativamente utile e vi suggerisco di stamparlo se interessati a fare la scesa e nel caso a portarselo appresso: schema/mappa.
In un paio di cascate la difficoltà era superare il bozzo mollando la corda di calata e portandosi dietro la corda, compito che veniva affidato al mio figlio più giovane, più abile a nuoto e sufficientemente agile per fare dei traversini senza rischi intorno ai bozzi, dovendo peraltro io scendere per ultimo per aiutare le altre due a calarsi e per passare in taluni casi almeno lo zaino che doveva rimanere il più possibile asciutto.
Dalla confuenza per avviarsi sul rio Pelago abbiamo perso un'ora circa, di cui una mezzoretta per cercare invano di comunicare per il punto di accoglienza nel tentativo di chiedere alcune conferme e di avvisare della posizione (ci avevano infatti chiesto di avvertirli quando saremmo arrivati alla confluenza), un po' di tempo per sincerarmi di essere davvero alla confluenza e per una merendina energetica (avendo dovuto rinunciare al pranzo). Da lì siamo ripartiti verso le ore 16.
Raggiunta la "Piscina", ovvero l'ultima delle quattro aree di "attrazione" venendo dal basso, e vedendo gli escursionisti/turisti che si fermavano lì per tornare indietro, ci siamo rasserenati, acquisendo la sicurezza di rientrare in tempo e senza inconvenienti; quindi con più tranquillità, ma senza perdere troppo tempo, a parte qualche tuffo (mia figlia proprio non resisteva ), abbiamo proseguito sul Rio Pelago passando il "Salto dei Becchi", le "Prigioni" e la "Guadina" senza alcuna difficoltà, raggiungendo Ponte a Gaio alle 17.40 ca, che poco prima avevamo avvertito che stavamo regolamente arrivando.
Il percorso l'ho compiuto proprio ieri e visto che ho un po' di tempo, vengo a descriverlo; con varie disavventure ero già stato diverse volte in quell'ambiente e avevo anche percorso un discesa sul ramo alternativo a quello proposto, di altra difficoltà.
Si tratta della discesa integrale dell'Orrido di Botri.
Presentazione
Si tratta della più lunga, imponente e affascinante delle forre toscane, situata a ridosso dell'Alpe delle Tre Potenze e del Monte Rondianio nell'Appennino tosco-emiliano.
L'area è Riserva Naturale dell'Orrido di Botri ed è tutelata dal Corpo forestale, con una gestione molto semplice e abbastanza funzionale. Per compiere il percorso è infatti necessario chiedere l'autorizzazione al Corpo forestale di Lucca e prima di partire si deve comunque passare a registrarsi nel punto di arrivo del percorso in loc. Ponte a Gaio.
L'ambiente è straordinario sia dal punto di vista geologico/morfologico che paesaggistico, floristico e faunistico. Si tratta infatti di profonde gole calcaree scavate dalle acque del Rio Mariana e del Rio Ribellina che dalla confluenza si uniscono nella gola finale del Rio Pelago.
Il Rio Mariana è attrezzato di soste per una dozzina di calate in corda doppia fino alla confluenza con il Rio Ribellina, che normalmente ha una maggiore portata d'acqua; anche il Rio Ribellina dovrebbe essere ancora atterezzato: l'ho percorso per errore più di vent'anni fa', se ne trovano poche descrizioni online ed è scarsamento frequentato, è un percorso più breve con cascate mediamente più alte (mi pare comunque non oltre 20 m) ma con maggiore portata d'acqua.
In questo post si descrive la discesa del Rio Mariana e a seguire (necessariamente) del Rio Pelago fino a Ponte a Gaio.
Attenendomi ai buoni schemi descrittivi di Andrea/Avventurosamente, vi do i Dati di riferimento
Data: Domenica 17 agosto 2014
Regione e provincia: Toscana, Lucca
Località di partenza: Rifugio (ex) Casentini (da non confondere con il nuovo rifugio CAI Gigi Casentini al Mercatello)
Località di arrivo: Ponte a Gaio
Tempo di percorrenza: 7 ore abbondanti
Chilometri: 4
Grado di difficoltà: per torrentismo 4
Descrizione delle difficoltà: il riferimento a questa scala di difficoltà, a cui si aggiunge l'impossibilità uscire dal percorso senza raggiungere la meta finale
Periodo consigliato: luglio-agosto, in ogni caso non prima di giugno e non oltre settembre
Segnaletica: assente
Dislivello in salita: -
Dislivello in discesa: 525 m (a cui va aggiunta la discesa a piedi per raggiungere la gola del Rio Mariana 150 m ca)
Quota massima: 1125 m (1280 m se si comprende il tratto a piedi dal rifugio Casentini)
Accesso stradale: da Lucca seguire la SS 12 del Brennero fino a Fornoli, da cui dopo poco si trovano già i cartelli per l'Orrido di Botri, che ci fanno deviare per Tereglio e Passo di Giovo, seguendo la provinciale 56, sulla quale dopo diversi chilomentri si trova il bivio per Orrido di Botri; in loc. Ponte a Gaio ci si registra, poi si torna sulla provinciale 56 e si svolta a dx per arrivare fino alla fine della strada asflatata vicino al rifugio ex Casentini; raggiungibile anche da Bagni di Lucca seguendo le indicazioni per Montefegatesi e da lì per Orrido di Botri; consigliati due automezzi per evitare un lungo ritorno a piedi di quasi due ore da Ponte a Gaio al rifugio.
Autorizzazione e accesso alla riserva: superato l'obbligo di effettuare il percorso solo con le guide - non date retta ai diversi siti più o meno ufficiali descrittivi - è da diversi anni possibile compiere il percorso tramite una semplice richiesta inviata tramite email in cui sommariamente si descrive il gruppo e l'equipaggiamento, a cui seguirà in tempi ragionevolemente brevi una risposta in allegato a email protocollata dal Corpo forestale; l'indirizzo email è utb.lucca@corpoforestale.it del Corpo Forestale dello Stato - U.T.B. di Lucca, per urgenze e altre informazioni comunicare direttamente con il comandante Testarossa del Corpo di Lucca, 0583 955525; sono richieste, oltre a tutte le attrezzature per le calate in corda doppia, anche una muta da sub; prima di partire si dovrà comunque passare a registrarsi nel punto di arrivo del percorso in loc. Ponte a Gaio dove di recente forniscono anche di radiotrasmittente che però non prende molto dentro l'Orrido e di bomboletta fomogeni; al ritorno si dovrà pagare €2 a persona come costi di segreteria, assolutamente comprensibili (e molto inferiori rispetto al costo di una giuda che alcuni anni fa' era diventata obbligatoria); attenzione: se non si rientra per le ore 18, chiamano di regola l'elisoccorso (e lo fanno davvero!).
Descrizione del gruppo e dell'equipaggiamentoRegione e provincia: Toscana, Lucca
Località di partenza: Rifugio (ex) Casentini (da non confondere con il nuovo rifugio CAI Gigi Casentini al Mercatello)
Località di arrivo: Ponte a Gaio
Tempo di percorrenza: 7 ore abbondanti
Chilometri: 4
Grado di difficoltà: per torrentismo 4
Descrizione delle difficoltà: il riferimento a questa scala di difficoltà, a cui si aggiunge l'impossibilità uscire dal percorso senza raggiungere la meta finale
Periodo consigliato: luglio-agosto, in ogni caso non prima di giugno e non oltre settembre
Segnaletica: assente
Dislivello in salita: -
Dislivello in discesa: 525 m (a cui va aggiunta la discesa a piedi per raggiungere la gola del Rio Mariana 150 m ca)
Quota massima: 1125 m (1280 m se si comprende il tratto a piedi dal rifugio Casentini)
Accesso stradale: da Lucca seguire la SS 12 del Brennero fino a Fornoli, da cui dopo poco si trovano già i cartelli per l'Orrido di Botri, che ci fanno deviare per Tereglio e Passo di Giovo, seguendo la provinciale 56, sulla quale dopo diversi chilomentri si trova il bivio per Orrido di Botri; in loc. Ponte a Gaio ci si registra, poi si torna sulla provinciale 56 e si svolta a dx per arrivare fino alla fine della strada asflatata vicino al rifugio ex Casentini; raggiungibile anche da Bagni di Lucca seguendo le indicazioni per Montefegatesi e da lì per Orrido di Botri; consigliati due automezzi per evitare un lungo ritorno a piedi di quasi due ore da Ponte a Gaio al rifugio.
Autorizzazione e accesso alla riserva: superato l'obbligo di effettuare il percorso solo con le guide - non date retta ai diversi siti più o meno ufficiali descrittivi - è da diversi anni possibile compiere il percorso tramite una semplice richiesta inviata tramite email in cui sommariamente si descrive il gruppo e l'equipaggiamento, a cui seguirà in tempi ragionevolemente brevi una risposta in allegato a email protocollata dal Corpo forestale; l'indirizzo email è utb.lucca@corpoforestale.it del Corpo Forestale dello Stato - U.T.B. di Lucca, per urgenze e altre informazioni comunicare direttamente con il comandante Testarossa del Corpo di Lucca, 0583 955525; sono richieste, oltre a tutte le attrezzature per le calate in corda doppia, anche una muta da sub; prima di partire si dovrà comunque passare a registrarsi nel punto di arrivo del percorso in loc. Ponte a Gaio dove di recente forniscono anche di radiotrasmittente che però non prende molto dentro l'Orrido e di bomboletta fomogeni; al ritorno si dovrà pagare €2 a persona come costi di segreteria, assolutamente comprensibili (e molto inferiori rispetto al costo di una giuda che alcuni anni fa' era diventata obbligatoria); attenzione: se non si rientra per le ore 18, chiamano di regola l'elisoccorso (e lo fanno davvero!).
Il gruppo era composto dal sottoscritto insieme ai miei due figli di 17 e 18 anni, insieme a un'amica comune di 22 anni; tutti con esperienze di calate, anche impegnative (calata del Forato); l'accompagniatirce è inesperta ma ha avuto talune esperienza di calate e una di arrampacata in falesia, inoltre è piuttosto leggera ed agile; i miei figli conoscono bene ormai l'ambiente montano e sommariamente le tecniche di arrampicata sperimentate diverse volte in falesia, inoltre hanno una buona forza fisica; io ho una competenza alpinistica discreta, pur avendo diradato la pratica, mentre ho un'ottima resistenza fisica. Il punto debole sono le competenze di nuoto, in cui i migliori sono sicuramente mio figlio e la giovane accompagnatice, mentre io e mia figlia stiamo a galla.
La descrizione del gruppo è importante perché a mio avviso eravamo al limite per compiere in tempo e in sicurezza il percorso, soprattutto per le capacità di nuoto, normali ma necessarie.
Inoltre il gruppo non dovrebbe avere meno di n.1 esperto per n.2 accompagnatori, al massimo come nel nostro caso n.3, conoscendo bene le caratteristiche di ciascuno. Si può andare in di più, massimo 6 persone comunque, divedendosi in due gruppi autonomi da 3.
L'equipaggiamento era quello richiesto ovvero una dotazione individuale di caschi, imbraghi, discensori, longe, con relativi moschettoni, scarpette alcuni da ginnastica, alcuni da trekking basse (meglio, assolutamente non portate scarponi), muta da sub (è sufficiente una econocissma muta da meno di 20 euro); più una corda da 60 m a cui abbiamo aggiunto una corda di sicurezza di 10 m (forse era meglio sostituirla con una mezza corda da 50 m, perché nel caso si perdesse la corda intera si rimarrebbe bloccati nella gola) e qualche rivio e moschettone in più; non caricarsi troppo perché si devono fare alcune bracciate a nuoto in alcune vache, per lo più sotto le calate. Sarebbereo state utili sacche impermeabili al posto dei nostri zainetti, ma abbiamo fatto con quel che avevamo ed è bastato.
A Ponte a Gaio inoltre ci hanno dato una radio (anche se non riceveva facilmente sengale) e di bomboletta fumogena, anche se non ci hanno dato molte istruzioni sul loro utilizzo.
Descrizione del percorso
Il percorso è impegnativo, soprattutto per la sua lunghezza unita all'impossibilità di uscire dal percorso senza completarlo e le condizioni possono variare molto di anno in anno; nel nostro caso abbiamo trovato alcuni alberi caduti, che hanno complicato un po' il percorso in alcuni pur brevi tratti.
Prima di arrivare al Casentini, siamo andati a Ponte a Gaio per la registrazione: non arrivano prima delle 8.30, cosicché siamo stati costretti ad aspettare lì fino a quell'ora.
Quindi verso le 8.45-8.50 ca ci siamo spostati con la macchina fino al parcheggio del rifugio (ex) Casentini (ma sul carello non c'è scritto ex, ma ancora rifugio Casentini); non trovando subito l'accesso diretto all'Orrido, abbiamo percorso il sentiero 14 fino ad incontrare il Rio Mariana, che si presenta come un torrentello qualunque con pochissima acqua ricoperto di sassi (non abbiamo visto segnalazioni).
Oltre vent'anni prima non riconoscendo il Rio Mariana per errore raggiungemmo il Rio Ribellino, compiendo una discesa più breve (4/5 cascate) ma mediamente più alte (almeno due erano di una ventina di metri) con molta più acqua e in condizioni meno prevedibili (all'epoca scendemmo calandosi nelle cascate d'acqua soffrendo molto il freddo, anche se la minore lunghezza complessiva favorisce la rapida uscita. Però venendo dal Rio Mariana, alla confluenza ho notato molti alberi caduti sul Rio Ribellina, per cui prima di compierne la scesa sarebbe assolutamente opportuno chiedere accurate informazioni prima.
Imboccato correttamente stavolta il Rio Mariana
In un paio di cascate la difficoltà era superare il bozzo mollando la corda di calata e portandosi dietro la corda, compito che veniva affidato al mio figlio più giovane, più abile a nuoto e sufficientemente agile per fare dei traversini senza rischi intorno ai bozzi, dovendo peraltro io scendere per ultimo per aiutare le altre due a calarsi e per passare in taluni casi almeno lo zaino che doveva rimanere il più possibile asciutto.
Dalla confuenza per avviarsi sul rio Pelago abbiamo perso un'ora circa, di cui una mezzoretta per cercare invano di comunicare per il punto di accoglienza nel tentativo di chiedere alcune conferme e di avvisare della posizione (ci avevano infatti chiesto di avvertirli quando saremmo arrivati alla confluenza), un po' di tempo per sincerarmi di essere davvero alla confluenza e per una merendina energetica (avendo dovuto rinunciare al pranzo). Da lì siamo ripartiti verso le ore 16.
Raggiunta la "Piscina", ovvero l'ultima delle quattro aree di "attrazione" venendo dal basso, e vedendo gli escursionisti/turisti che si fermavano lì per tornare indietro, ci siamo rasserenati, acquisendo la sicurezza di rientrare in tempo e senza inconvenienti; quindi con più tranquillità, ma senza perdere troppo tempo, a parte qualche tuffo (mia figlia proprio non resisteva ), abbiamo proseguito sul Rio Pelago passando il "Salto dei Becchi", le "Prigioni" e la "Guadina" senza alcuna difficoltà, raggiungendo Ponte a Gaio alle 17.40 ca, che poco prima avevamo avvertito che stavamo regolamente arrivando.
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