Dati
Data: 28/08/2014
Regione e provincia: Val d'Aosta
Località di partenza e di arrivo: Bonne (Valgrisenche)
Tempo di percorrenza: 11 ore pause incluse
Chilometri: 19
Grado di difficoltà: EE fino al rifugio, F fino in cima
Descrizione delle difficoltà: scariche di pietre sul ghiacciaio di Morion
Periodo consigliato: fine agosto
Dislivello in salita: 1700m
Quota massima: 3486m
Descrizione
La Testa del Rutor, come lascia intendere il nome, è la cima principale che galleggia sul vastissimo ghiacciaio omonimo. Quest'ultimo, a dispetto della quota relativamente bassa, è uno dei più ampi della Val d'Aosta e alimenta un gran numero di torrenti, uno dei quali scende sul versante di La Thuile per formare le famose cascate. "Rutor" infatti, pare una specie di brand: dà il nome alla Testa, al ghiacciaio, al colle, al torrente, alle cascate...
Dalla frazione di Bonne, in Valgrisenche, si prosegue per un centinaio di metri e si parcheggia dove si può. Sulla destra, grazie a chiare indicazioni si trova agevolmente l'inizio dei sentieri che salgono al Rutor. Si segue quindi il n.16 senza mollarlo mai.
Per salire il Rutor bisogna rimboccarsi le maniche (o, meglio, i pantaloni). Dal lato di La Thuile il percorso è lunghissimo, comprende tra l'altro una decina di km sul ghiacciaio ed è quasi impossibile compierlo senza dormire al Deffeyes. Dalla Valgrisenche invece non è che te lo regalano, il percorso è abbastanza lungo e ripido, ma a nostro avviso è l'unico modo per salire e scendere in giornata.
All'inizio il sentiero taglia la sterrata che conduce all'alpe Vieille. Dall'alpe, caricata un po' di legna per il rifugio, si continua con ancora un piccolo strappo fino ad entrare nel bellissimo altopiano dove si trova il bivacco Capitan Crova e il laghetto di San Grato
Il gruppo della Grande Rousse, montagna tanto bella quanto arcigna, illuminato dalla tenue luce dell'alba
Traversando l'altopiano, la struttura che si vede in cima al colle proprio di fronte a noi non è purtroppo il Rifugio degli Angeli, luogo designato per una pausa, ma il bivacco Florio. Si sale invece sul costone destro dell'altopiano per affrontare una serie di svolte e un passaggio tra roccioni. Non fate caso a Henry Thoreau ancora con il pezzo sopra del pigiama
Si scavalla dall'altra parte e si vede finalmente il Rifugio degli Angeli, in felicissima posizione. Il rifugio fa parte di una rete di altre strutture montane gestite da volontari, i quali devolvono gli utili delle loro attività a fini umanitari in sudamerica. Appena entrati veniamo subito accolti con un più che benvenuto bicchiere di tè bollente
Si lascia il rifugio in direzione nord, seguendo gli ometti inizialmente sulla morena e poi sui poveri resti del ghiacciaio orientale del Morion
Compiendo un traverso continuo in direzione del colle del Rutor, si alternano fasce di roccia e fasce di ghiacciaio. Fin qui l'uso dei ramponi è discrezione
Neve e ghiaccio diventano presto continui e ci attrezziamo. Proprio in questo tratto bisogna fare attenzione a circa 200m in cui la caduta pietre è quasi continua e bisogna passare praticamente di corsa. Il tratto è riconoscibile dalla quantità di massi più o meno grandi presenti sul ghiacciaio ma, se non si è saliti troppo di quota durante il traverso, si affronta il tratto incriminato laddove le pietre non sono più "volanti" ma meno pericolose in quanto ormai "striscianti"
In vista del colle del Rutor cominciamo a salire con qualche tornante. Qui alcuni tizi che ci precedevano si sono infognati su un pendio nevoso poco prima del colle, non so se per fare un taglio o per informazioni errate (ma a loro parziale discolpa devo dire che questo pendio invoglia). Fatto sta che sono dovuti tornare indietro rinunciando alla cima perchè si sono trovati su neve marcia a 45° e sulla traiettoria delle pietre di cui sopra, nella parte in cui però sono belle arzille
Ci fidiamo quindi di altre indicazioni che consigliavano di salire, anche se ormai ramponati, un costone di 20 mt (breve II°, rocciaccia, foto sotto) contraddistinto da un ometto e un legnetto verticale finchè c'è
per ritrovarsi poi su un pendio più agevole di quello tentato dagli altri e, soprattutto, fuori dalla verticale del tratto di cresta che provocava le scariche
Finalmente in vista del colle del Rutor
Si sale agevolmente il colle (35° max) e si mette piede sulla cresta finale. Ruderi del bivacco Deffeyes.
In questi giorni abbiamo visto il Bianco in tutte le salse ma la vista da qui è sbalorditiva
La cresta è di facile ma fastidioso misto, scegliamo di percorrerla poco sotto, su comoda neve trasformata
In vista della cima
E finalmente ci siamo!
Il ghiacciaio del Rutor in tutta la sua vastità
Verso la Francia, sullo sfondo (dovrebbe essere) il Grande Sassiere
Scendendo, evitiamo anche stavolta la cresta di misto allo scopo di salvaguardare caviglie e ramponi
Forse esageriamo nel traverso dato che in un punto diventa abbastanza ripido e dieci metri più sotto c'è la crepaccia terminale aperta come la bocca di un coccodrillo ma il ghiaccio è davvero ottimo e passiamo senza problemi
In discesa dal colle del Rutor la neve ha ormai mollato, ma ora ci fa quasi un favore dato che così possiamo scendere con una certa velocità
Al rifugio, il piatto da non farsi scappare è crepes ai funghi affogate nella besciamella e fontina fusa. E bravi angeli!
Dopo aver barboneggiato un po' stesi sulle panche del rifugio scendiamo con tutta calma. Per i paesaggisti, per metà percorso ci sono vedute spettacolari sulla Grande Rousse
Data: 28/08/2014
Regione e provincia: Val d'Aosta
Località di partenza e di arrivo: Bonne (Valgrisenche)
Tempo di percorrenza: 11 ore pause incluse
Chilometri: 19
Grado di difficoltà: EE fino al rifugio, F fino in cima
Descrizione delle difficoltà: scariche di pietre sul ghiacciaio di Morion
Periodo consigliato: fine agosto
Dislivello in salita: 1700m
Quota massima: 3486m
Descrizione
La Testa del Rutor, come lascia intendere il nome, è la cima principale che galleggia sul vastissimo ghiacciaio omonimo. Quest'ultimo, a dispetto della quota relativamente bassa, è uno dei più ampi della Val d'Aosta e alimenta un gran numero di torrenti, uno dei quali scende sul versante di La Thuile per formare le famose cascate. "Rutor" infatti, pare una specie di brand: dà il nome alla Testa, al ghiacciaio, al colle, al torrente, alle cascate...
Dalla frazione di Bonne, in Valgrisenche, si prosegue per un centinaio di metri e si parcheggia dove si può. Sulla destra, grazie a chiare indicazioni si trova agevolmente l'inizio dei sentieri che salgono al Rutor. Si segue quindi il n.16 senza mollarlo mai.
Per salire il Rutor bisogna rimboccarsi le maniche (o, meglio, i pantaloni). Dal lato di La Thuile il percorso è lunghissimo, comprende tra l'altro una decina di km sul ghiacciaio ed è quasi impossibile compierlo senza dormire al Deffeyes. Dalla Valgrisenche invece non è che te lo regalano, il percorso è abbastanza lungo e ripido, ma a nostro avviso è l'unico modo per salire e scendere in giornata.
All'inizio il sentiero taglia la sterrata che conduce all'alpe Vieille. Dall'alpe, caricata un po' di legna per il rifugio, si continua con ancora un piccolo strappo fino ad entrare nel bellissimo altopiano dove si trova il bivacco Capitan Crova e il laghetto di San Grato
Il gruppo della Grande Rousse, montagna tanto bella quanto arcigna, illuminato dalla tenue luce dell'alba
Traversando l'altopiano, la struttura che si vede in cima al colle proprio di fronte a noi non è purtroppo il Rifugio degli Angeli, luogo designato per una pausa, ma il bivacco Florio. Si sale invece sul costone destro dell'altopiano per affrontare una serie di svolte e un passaggio tra roccioni. Non fate caso a Henry Thoreau ancora con il pezzo sopra del pigiama
Si scavalla dall'altra parte e si vede finalmente il Rifugio degli Angeli, in felicissima posizione. Il rifugio fa parte di una rete di altre strutture montane gestite da volontari, i quali devolvono gli utili delle loro attività a fini umanitari in sudamerica. Appena entrati veniamo subito accolti con un più che benvenuto bicchiere di tè bollente
Si lascia il rifugio in direzione nord, seguendo gli ometti inizialmente sulla morena e poi sui poveri resti del ghiacciaio orientale del Morion
Compiendo un traverso continuo in direzione del colle del Rutor, si alternano fasce di roccia e fasce di ghiacciaio. Fin qui l'uso dei ramponi è discrezione
Neve e ghiaccio diventano presto continui e ci attrezziamo. Proprio in questo tratto bisogna fare attenzione a circa 200m in cui la caduta pietre è quasi continua e bisogna passare praticamente di corsa. Il tratto è riconoscibile dalla quantità di massi più o meno grandi presenti sul ghiacciaio ma, se non si è saliti troppo di quota durante il traverso, si affronta il tratto incriminato laddove le pietre non sono più "volanti" ma meno pericolose in quanto ormai "striscianti"
In vista del colle del Rutor cominciamo a salire con qualche tornante. Qui alcuni tizi che ci precedevano si sono infognati su un pendio nevoso poco prima del colle, non so se per fare un taglio o per informazioni errate (ma a loro parziale discolpa devo dire che questo pendio invoglia). Fatto sta che sono dovuti tornare indietro rinunciando alla cima perchè si sono trovati su neve marcia a 45° e sulla traiettoria delle pietre di cui sopra, nella parte in cui però sono belle arzille
Ci fidiamo quindi di altre indicazioni che consigliavano di salire, anche se ormai ramponati, un costone di 20 mt (breve II°, rocciaccia, foto sotto) contraddistinto da un ometto e un legnetto verticale finchè c'è
per ritrovarsi poi su un pendio più agevole di quello tentato dagli altri e, soprattutto, fuori dalla verticale del tratto di cresta che provocava le scariche
Finalmente in vista del colle del Rutor
Si sale agevolmente il colle (35° max) e si mette piede sulla cresta finale. Ruderi del bivacco Deffeyes.
In questi giorni abbiamo visto il Bianco in tutte le salse ma la vista da qui è sbalorditiva
La cresta è di facile ma fastidioso misto, scegliamo di percorrerla poco sotto, su comoda neve trasformata
In vista della cima
E finalmente ci siamo!
Il ghiacciaio del Rutor in tutta la sua vastità
Verso la Francia, sullo sfondo (dovrebbe essere) il Grande Sassiere
Scendendo, evitiamo anche stavolta la cresta di misto allo scopo di salvaguardare caviglie e ramponi
Forse esageriamo nel traverso dato che in un punto diventa abbastanza ripido e dieci metri più sotto c'è la crepaccia terminale aperta come la bocca di un coccodrillo ma il ghiaccio è davvero ottimo e passiamo senza problemi
In discesa dal colle del Rutor la neve ha ormai mollato, ma ora ci fa quasi un favore dato che così possiamo scendere con una certa velocità
Al rifugio, il piatto da non farsi scappare è crepes ai funghi affogate nella besciamella e fontina fusa. E bravi angeli!
Dopo aver barboneggiato un po' stesi sulle panche del rifugio scendiamo con tutta calma. Per i paesaggisti, per metà percorso ci sono vedute spettacolari sulla Grande Rousse
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