- Parchi del Piemonte
-
- Parco delle Alpi Marittime
Dati
Data: 24-06-15
Regione e provincia: Piemonte, Cuneo
Località di partenza: Gias delle Mosche (Valdieri)
Località di arrivo: Monte Argentera (Cima sud)
Tempo di percorrenza: 11 ore (variabile in base a condizioni e tipo di progressione)
Grado di difficoltà: AD
Descrizione delle difficoltà: arrampicata su roccia in conserva/ nevai sulla normale in discesa
Periodo consigliato: Estate
Segnaletica: Assente lungo la cresta ma poco necessaria
Dislivello in salita: 1700
Dislivello in discesa: 1700
Quota massima: 3297
Accesso stradale: Verificare che la strada sia aperta fino al Gias delle Mosche, altrimenti si prevede un lungo avvicinamento dalle Terme di Validieri
Descrizione
Se si vuole percorrere l'itinerario in giornata si calcolino 8 ore per compiere l'anello partendo dal remondino. I tempi potrebbero essere superiori se si sale a tiri ed inferiori se si sale in conserva spediti senza tante soste. Noi ci abbiamo messo 5h20m per la sola cresta perché ci siamo alternati spesso davanti giusto per godere entrambi di ogni tratto della cresta. Per me la più bella AD (o giù di lì che io abbia fatto).. ma non ne ho poi fatte moltissime..
Partenza poco dopo l'alba dal Gias delle mosche. Solo una macchina nel parcheggio (è venerdì mattina), saranno molte di più al ritorno. A quanto pare se si parcheggia qui conviene circondare la macchina con una retina.. o comunque così fanno in molti.. se me ne spiegate il senso mi togliete un tarlo.. Al ritorno abbiamo trovato parecchie marmotte nel prato.. può essere che serva ad evitare di incendiarle?
Il sentiero sale con pendenza costante ma comoda fino al rifugio Remondino.
Dal rifugio Remondino si sale su pietraia prima verso il passo dei detriti (normale argentera sud che si farà al ritorno) e poi, deviando a sinistra si raggiunge lo stretto colletto Freshfield dal quale si attacca la cresta girandosi a destra.
La via comincia in realtà sulla parete della cima Purtscheller su roccia appoggiata e non facile da proteggere. In questo tratto sono presenti alcuni chiodi non facili da reperire.. Alcuni salgono questo tratto slegati, noi abbiamo preferito salire in conserva protetta da 15m (così come per il resto della cresta escluso l'ultimo tratto). Nella foto sottostante si vedono da destra la cima dei Camosci e la Purtscheller (tra le quali si trova il colletto Freshfield), a sinistra si vede la dorsale (con Cima di Nasta e Paganini) che converge con la cresta Sigismonti a punta Genova. Gran bel meteo!
A poco a poco che si sale la cresta diventa sempre più affilata ed esposta. Rispetto ad altre creste o vie AD le difficoltà si mantengono piuttosto costanti, ma leggermente crescenti. Bisogna giusto fare attenzione ad aggirare qualche nevaio (se presente) e qualche guglia che non porta da nessuna parte (ma nel dubbio vale la pena cercare di tenere il filo di cresta per tornare indietro all'occorrenza).
Giunti a punta Genova sbuca il Bacino del Chiotas con il rifugio Genova-Figari. In punta Genova sono presenti due soste di calata per eventuale via di fuga (che dicono essere di 45 m). La più indicata per scendere sulla cengia della via normale è probabilmente la seconda.
Uno dei passaggi più complicati ed esposti.. Pare che molti si fermino a punta Genova, ma la cresta dà il meglio di sé nel tratto di lì alla cima sud. Molto facile proteggere con friends, cordini, nuts..
Ad un certo punto le difficoltà cessano e proseguiamo in conserva corta senza più proteggere. Si scorge la cima e di lì a poco la si raggiunge. In breve arrivano un po' di nuvole, ma per ora non siamo inguaiati..
Discesa lungo la normale PD (scendendo dal lato del bacino) che presenta dei nevai di neve dura dove è molto utile l'uso della picca. Occhio alla roccia aggettante nei tratti in cui la cengia che aggira la cima si restringe. Molto utili a mio parere le corde fisse.
Al termine della cengia ci si ritrova al passo dei detriti dal quale noi abbiamo trovato neve discretamente dura (nonostante le alte temperature) che prosegue per buona parte della discesa. Qui siamo scesi con picca e ramponi (a dire il vero i secondi io non li avevo presi e forse non erano necessari) utili soprattutto nel primissimo tratto. Poi discesa veloce fino alla macchina ripercorrendo il sentiero di andata, appena in tempo per salvarci dal temporale in arrivo.
Un ringraziamento come sempre all'ottimo ed espertissimo socio di cordata che oggi si è smazzato qualche peso in più perché temevo che il mio limitato stato di forma potesse compromettere la gita.
Data: 24-06-15
Regione e provincia: Piemonte, Cuneo
Località di partenza: Gias delle Mosche (Valdieri)
Località di arrivo: Monte Argentera (Cima sud)
Tempo di percorrenza: 11 ore (variabile in base a condizioni e tipo di progressione)
Grado di difficoltà: AD
Descrizione delle difficoltà: arrampicata su roccia in conserva/ nevai sulla normale in discesa
Periodo consigliato: Estate
Segnaletica: Assente lungo la cresta ma poco necessaria
Dislivello in salita: 1700
Dislivello in discesa: 1700
Quota massima: 3297
Accesso stradale: Verificare che la strada sia aperta fino al Gias delle Mosche, altrimenti si prevede un lungo avvicinamento dalle Terme di Validieri
Descrizione
Se si vuole percorrere l'itinerario in giornata si calcolino 8 ore per compiere l'anello partendo dal remondino. I tempi potrebbero essere superiori se si sale a tiri ed inferiori se si sale in conserva spediti senza tante soste. Noi ci abbiamo messo 5h20m per la sola cresta perché ci siamo alternati spesso davanti giusto per godere entrambi di ogni tratto della cresta. Per me la più bella AD (o giù di lì che io abbia fatto).. ma non ne ho poi fatte moltissime..
Partenza poco dopo l'alba dal Gias delle mosche. Solo una macchina nel parcheggio (è venerdì mattina), saranno molte di più al ritorno. A quanto pare se si parcheggia qui conviene circondare la macchina con una retina.. o comunque così fanno in molti.. se me ne spiegate il senso mi togliete un tarlo.. Al ritorno abbiamo trovato parecchie marmotte nel prato.. può essere che serva ad evitare di incendiarle?
Il sentiero sale con pendenza costante ma comoda fino al rifugio Remondino.
Dal rifugio Remondino si sale su pietraia prima verso il passo dei detriti (normale argentera sud che si farà al ritorno) e poi, deviando a sinistra si raggiunge lo stretto colletto Freshfield dal quale si attacca la cresta girandosi a destra.
La via comincia in realtà sulla parete della cima Purtscheller su roccia appoggiata e non facile da proteggere. In questo tratto sono presenti alcuni chiodi non facili da reperire.. Alcuni salgono questo tratto slegati, noi abbiamo preferito salire in conserva protetta da 15m (così come per il resto della cresta escluso l'ultimo tratto). Nella foto sottostante si vedono da destra la cima dei Camosci e la Purtscheller (tra le quali si trova il colletto Freshfield), a sinistra si vede la dorsale (con Cima di Nasta e Paganini) che converge con la cresta Sigismonti a punta Genova. Gran bel meteo!
A poco a poco che si sale la cresta diventa sempre più affilata ed esposta. Rispetto ad altre creste o vie AD le difficoltà si mantengono piuttosto costanti, ma leggermente crescenti. Bisogna giusto fare attenzione ad aggirare qualche nevaio (se presente) e qualche guglia che non porta da nessuna parte (ma nel dubbio vale la pena cercare di tenere il filo di cresta per tornare indietro all'occorrenza).
Giunti a punta Genova sbuca il Bacino del Chiotas con il rifugio Genova-Figari. In punta Genova sono presenti due soste di calata per eventuale via di fuga (che dicono essere di 45 m). La più indicata per scendere sulla cengia della via normale è probabilmente la seconda.
Uno dei passaggi più complicati ed esposti.. Pare che molti si fermino a punta Genova, ma la cresta dà il meglio di sé nel tratto di lì alla cima sud. Molto facile proteggere con friends, cordini, nuts..
Ad un certo punto le difficoltà cessano e proseguiamo in conserva corta senza più proteggere. Si scorge la cima e di lì a poco la si raggiunge. In breve arrivano un po' di nuvole, ma per ora non siamo inguaiati..
Discesa lungo la normale PD (scendendo dal lato del bacino) che presenta dei nevai di neve dura dove è molto utile l'uso della picca. Occhio alla roccia aggettante nei tratti in cui la cengia che aggira la cima si restringe. Molto utili a mio parere le corde fisse.
Al termine della cengia ci si ritrova al passo dei detriti dal quale noi abbiamo trovato neve discretamente dura (nonostante le alte temperature) che prosegue per buona parte della discesa. Qui siamo scesi con picca e ramponi (a dire il vero i secondi io non li avevo presi e forse non erano necessari) utili soprattutto nel primissimo tratto. Poi discesa veloce fino alla macchina ripercorrendo il sentiero di andata, appena in tempo per salvarci dal temporale in arrivo.
Un ringraziamento come sempre all'ottimo ed espertissimo socio di cordata che oggi si è smazzato qualche peso in più perché temevo che il mio limitato stato di forma potesse compromettere la gita.
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