- Parchi d'Abruzzo
-
- Parco Nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga
Dati
Data: 3/01/2017
Regione e provincia: Abruzzo, L'Aquila
Località di partenza: Rifugio Domenico Fioretti, valle del Chiarino
Località di arrivo: Sella di Monte Corvo
Tempo di percorrenza: //
Chilometri: circa 10 A/R
Grado di difficoltà:
Descrizione delle difficoltà: bassa visibilità, temperatura rigida, vento forte, terreno ghiacciato
Periodo consigliato: tutto l'anno, inverno ovviamente da valutare per le condizioni del manto nevoso.
Segnaletica: buona, segnali bianco e rossi CAI
Dislivello in salita: 700m
Dislivello in discesa: idem
Quota massima: 2305
Accesso stradale: SS80 delle Capannelle dalla diga di Provvidenza
Descrizione
Condivido il racconto di questa passeggiata sia per il grande piacere di farlo, ma soprattutto perché con l'arrivo dell'inverno ci sono state diverse discussioni sul forum inerenti l'escursionismo invernale e l'alpinismo, ma più in generale sulla montagna di inverno.
Il mio non vuole essere un monito o un qualche tipo di indicazione perché non ne ho le capacità: semplicemente vi racconterò di come mutano le condizioni in montagna di inverno e di come possano diventare a dir poco estreme anche senza toccare quote esagerate, anche se ben attrezzati, in pratica di come l'escursionismo invernale sia tutto un altro pianeta rispetto a quello estivo (che pure non è esente da rischi) e che va approcciato con la massima attenzione e deferenza, con passi sempre commisurati alle proprie capacità ed alle esperienze pregresse.
Come "informazione di servizio", in questa uscita ero compagnia di un carissimo amico di grande esperienza, eravamo ben attrezzati, conosciamo il posto (bene io, ogni sasso lui) e quindi l'esperienza è stata proprio quella di saggiare le condizioni in un ambiente piuttosto "controllato".
Ma ora basta con le chiacchiere, qualche fotografia con didascalia sperando di riuscire a rendere l'idea...
Era nata bene come idea, saremmo usciti in tre, io ed il socio @Leo da solo con Davide che è un carissimo amico esperto e sempre disponibile a trasmettere le sue conoscenze... anche il meteo inizialmente prometteva bene.
Poi però Leo ha un contrattempo e deve rinunciare, io e Davide usciamo lo stesso, optiamo per qualcosa di tutto sommato veloce ed in particolare vorrebbe farmi vedere delle pittoresche formazioni rocciose sulla cresta Est del Monte Corvo. L'occasione sarà anche buona per fare un po' di pratica per me con ramponi e picozza e chissà se non bisognerà usare cordame eccetera.
Uscito di casa però già vedo le nuvole addensarsi su tutta la catena del Gran Sasso e comprendo che dovremo valutare man mano il da farsi, comunque grazie ad un 4x4 possiamo partire dal rifugio Fioretti e questo ci aiuta molto con i tempi... l'atmosfera è strana, questo inverno prima della perturbazione offre scenari che possono apparire tardo autunnali ed infatti all'accesso dello stazzo di Solagne sembra novembre
La zona alta è completamente coperta, ma soprattutto anche i passaggi più elementari necessitano particolare attenzione perchè è tutto ghiacciato: erba, terra, tutto... le rocce poi hanno un sottile strato quasi invisibile di ghiaccio che le rende come saponette e siamo poco sopra i 1700m
Ad un certo punto intravediamo una schiarita tra la sella e le torri che costituiscono l'accesso alla sommità del Corvo da questa parte... non siamo fiduciosi, ma comunque ci proveremo sempre valutando volta per volta il da farsi
Intorno ai 1900m il sentiero abbandona la valle e la salita verso la sella si fa più decisa, è una zona che ha un fiumiciattolo che per un bel pezzo delimita il sentiero a sud, ma la cosa che balza all'occhio è che qui il ghiaccio inizia a farla veramente da padrone
Da qui in poi il terreno si fa veramente viscido per il ghiaccio e nonostante l'assenza di neve montiamo i ramponi perché si farebbe davvero una gran fatica a procedere senza scivolare e visto il freddo che aumenta sensibilmente ed il vento che inizia ad essere decisamente sferzante, è meglio avere i piedi ben saldi a terra, siamo intorno ai 2000m ed a parte ghiaccio, vento e freddo, la visibilità inizia a ridursi
Proseguiamo con circa 20/30m di visibilità sino alla sella, il sentiero è quasi "obbligato", protetto ai due lati perché scorre in una sorta di V che a monte punta alla sella quindi perdersi è impossibile... giungiamo al grosso masso segnato che indica che siamo alla sella, quota 2305, il vento ci schiaffeggia da ogni direzione, la visibilità è calata ancora ed il ghiaccio decora ogni cosa
Ci affacciamo lì dove dovrebbe vedersi almeno la valle del Venacquaro, 300m più sotto, non si vedela valle ma nemmeno il sentiero che condurrebbe sotto.
Torniamo indietro per cercare un minimo riparo dal grosso masso per rifiatare un attimo ma nulla da fare, il vento ed il gelo sono ovunque
Mi tolgo un attimo lo zaino per prendere un panno e pulire la lente della fotocamera che è ricoperta di ghiaccio, tutto è baciato dal ghiaccio
Probabilmente è anche la conformazione della Sella che la rende una specie di sfiato per le correnti che si incanalano dalla valle del Chiarino, comunque le condizioni sono davvero estreme, andare oltre sarebbe insensato ma anche stare troppo tempo qui sarebbe pericoloso nonostante i vari strati di indumenti che ci coprono: torniamo a valle
Scesi anche solo di un centinaio di metri di quota, l'ambiente è ancora severo e ghiacciato, ma più affrontabile e meno impattante sul fisico.
Man mano che scendiamo ci allarghiamo anche fuori sentiero per nuove prospettive e saggiare un po' il ghiaccio, visto che le condizioni ora sono meno inclementi... o forse è solo meno peggio della Sella ma ci sembra primavera...
Al di sotto dei 2000m poi le condizioni paiono davvero di un altro mondo, continuiamo a tenere i ramponi fino ai 1700m per via di tratti con discreta pendenza su terreno reso viscido dal ghiaccio, ma rispetto alla bufera provata sopra ed anche dalle immagini direi, non sembra di essere nello stesso ambiente.
Giungo al rifugio che sono abbastanza rinfrancato dal freddo, ma con ben scolpito nella mente la sensazione netta di essere stato al cospetto di qualcosa che può annullarti in ogni istante e con un battito di ciglio.
L'ho sempre pensato che la Natura ha una forza spaventosa e va approcciata con rispetto e deferenza, questa esperienza è stata davvero formativa (devo ringraziare come sempre il mio amico Davide) perché mi ha dato conferma di quel che pensavo, ovvero che non servono la neve o le quote stratosferiche a rendere l'escursionismo invernale una disciplina radicalmente diversa da quello estivo: la montagna d'inverno è un altro pianeta, un po' come lo stare sott'acqua di quando pescavo in apnea.
Un salutone a tutti!
Data: 3/01/2017
Regione e provincia: Abruzzo, L'Aquila
Località di partenza: Rifugio Domenico Fioretti, valle del Chiarino
Località di arrivo: Sella di Monte Corvo
Tempo di percorrenza: //
Chilometri: circa 10 A/R
Grado di difficoltà:
Descrizione delle difficoltà: bassa visibilità, temperatura rigida, vento forte, terreno ghiacciato
Periodo consigliato: tutto l'anno, inverno ovviamente da valutare per le condizioni del manto nevoso.
Segnaletica: buona, segnali bianco e rossi CAI
Dislivello in salita: 700m
Dislivello in discesa: idem
Quota massima: 2305
Accesso stradale: SS80 delle Capannelle dalla diga di Provvidenza
Descrizione
Condivido il racconto di questa passeggiata sia per il grande piacere di farlo, ma soprattutto perché con l'arrivo dell'inverno ci sono state diverse discussioni sul forum inerenti l'escursionismo invernale e l'alpinismo, ma più in generale sulla montagna di inverno.
Il mio non vuole essere un monito o un qualche tipo di indicazione perché non ne ho le capacità: semplicemente vi racconterò di come mutano le condizioni in montagna di inverno e di come possano diventare a dir poco estreme anche senza toccare quote esagerate, anche se ben attrezzati, in pratica di come l'escursionismo invernale sia tutto un altro pianeta rispetto a quello estivo (che pure non è esente da rischi) e che va approcciato con la massima attenzione e deferenza, con passi sempre commisurati alle proprie capacità ed alle esperienze pregresse.
Come "informazione di servizio", in questa uscita ero compagnia di un carissimo amico di grande esperienza, eravamo ben attrezzati, conosciamo il posto (bene io, ogni sasso lui) e quindi l'esperienza è stata proprio quella di saggiare le condizioni in un ambiente piuttosto "controllato".
Ma ora basta con le chiacchiere, qualche fotografia con didascalia sperando di riuscire a rendere l'idea...
Era nata bene come idea, saremmo usciti in tre, io ed il socio @Leo da solo con Davide che è un carissimo amico esperto e sempre disponibile a trasmettere le sue conoscenze... anche il meteo inizialmente prometteva bene.
Poi però Leo ha un contrattempo e deve rinunciare, io e Davide usciamo lo stesso, optiamo per qualcosa di tutto sommato veloce ed in particolare vorrebbe farmi vedere delle pittoresche formazioni rocciose sulla cresta Est del Monte Corvo. L'occasione sarà anche buona per fare un po' di pratica per me con ramponi e picozza e chissà se non bisognerà usare cordame eccetera.
Uscito di casa però già vedo le nuvole addensarsi su tutta la catena del Gran Sasso e comprendo che dovremo valutare man mano il da farsi, comunque grazie ad un 4x4 possiamo partire dal rifugio Fioretti e questo ci aiuta molto con i tempi... l'atmosfera è strana, questo inverno prima della perturbazione offre scenari che possono apparire tardo autunnali ed infatti all'accesso dello stazzo di Solagne sembra novembre
La zona alta è completamente coperta, ma soprattutto anche i passaggi più elementari necessitano particolare attenzione perchè è tutto ghiacciato: erba, terra, tutto... le rocce poi hanno un sottile strato quasi invisibile di ghiaccio che le rende come saponette e siamo poco sopra i 1700m
Ad un certo punto intravediamo una schiarita tra la sella e le torri che costituiscono l'accesso alla sommità del Corvo da questa parte... non siamo fiduciosi, ma comunque ci proveremo sempre valutando volta per volta il da farsi
Intorno ai 1900m il sentiero abbandona la valle e la salita verso la sella si fa più decisa, è una zona che ha un fiumiciattolo che per un bel pezzo delimita il sentiero a sud, ma la cosa che balza all'occhio è che qui il ghiaccio inizia a farla veramente da padrone
Da qui in poi il terreno si fa veramente viscido per il ghiaccio e nonostante l'assenza di neve montiamo i ramponi perché si farebbe davvero una gran fatica a procedere senza scivolare e visto il freddo che aumenta sensibilmente ed il vento che inizia ad essere decisamente sferzante, è meglio avere i piedi ben saldi a terra, siamo intorno ai 2000m ed a parte ghiaccio, vento e freddo, la visibilità inizia a ridursi
Proseguiamo con circa 20/30m di visibilità sino alla sella, il sentiero è quasi "obbligato", protetto ai due lati perché scorre in una sorta di V che a monte punta alla sella quindi perdersi è impossibile... giungiamo al grosso masso segnato che indica che siamo alla sella, quota 2305, il vento ci schiaffeggia da ogni direzione, la visibilità è calata ancora ed il ghiaccio decora ogni cosa
Ci affacciamo lì dove dovrebbe vedersi almeno la valle del Venacquaro, 300m più sotto, non si vedela valle ma nemmeno il sentiero che condurrebbe sotto.
Torniamo indietro per cercare un minimo riparo dal grosso masso per rifiatare un attimo ma nulla da fare, il vento ed il gelo sono ovunque
Mi tolgo un attimo lo zaino per prendere un panno e pulire la lente della fotocamera che è ricoperta di ghiaccio, tutto è baciato dal ghiaccio
Probabilmente è anche la conformazione della Sella che la rende una specie di sfiato per le correnti che si incanalano dalla valle del Chiarino, comunque le condizioni sono davvero estreme, andare oltre sarebbe insensato ma anche stare troppo tempo qui sarebbe pericoloso nonostante i vari strati di indumenti che ci coprono: torniamo a valle
Scesi anche solo di un centinaio di metri di quota, l'ambiente è ancora severo e ghiacciato, ma più affrontabile e meno impattante sul fisico.
Man mano che scendiamo ci allarghiamo anche fuori sentiero per nuove prospettive e saggiare un po' il ghiaccio, visto che le condizioni ora sono meno inclementi... o forse è solo meno peggio della Sella ma ci sembra primavera...
Al di sotto dei 2000m poi le condizioni paiono davvero di un altro mondo, continuiamo a tenere i ramponi fino ai 1700m per via di tratti con discreta pendenza su terreno reso viscido dal ghiaccio, ma rispetto alla bufera provata sopra ed anche dalle immagini direi, non sembra di essere nello stesso ambiente.
Giungo al rifugio che sono abbastanza rinfrancato dal freddo, ma con ben scolpito nella mente la sensazione netta di essere stato al cospetto di qualcosa che può annullarti in ogni istante e con un battito di ciglio.
L'ho sempre pensato che la Natura ha una forza spaventosa e va approcciata con rispetto e deferenza, questa esperienza è stata davvero formativa (devo ringraziare come sempre il mio amico Davide) perché mi ha dato conferma di quel che pensavo, ovvero che non servono la neve o le quote stratosferiche a rendere l'escursionismo invernale una disciplina radicalmente diversa da quello estivo: la montagna d'inverno è un altro pianeta, un po' come lo stare sott'acqua di quando pescavo in apnea.
Un salutone a tutti!
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