Buone riflessioni Grizzly. Anche io come Walterfishing che mi precede credo poco a quelle statistiche perchè provengono dallo stesso mondo che critichiamo, si lavano la coscienza. Mi guardo attorno e non vedo buoni segnali. Magari adottando singolarmente comportamenti meno consumistici si può rinviare il dies ire, riciclare riparare comprare di meno, smaltire con criterio, non farsi portare dall'impeto consumista. Ma ormai lo vedi anche tu, che forza mettere in campo contro una società mondiale che vive di crescita di PIL ipotizzata per miliardi di persone? cioè produrre e per produrre inquinare, vendere e consumare e di nuovo inquinare?E ricominciare da capo? Bada bene tutto per dare valore a quei pezzi di carta che si chiamano strumenti finanziari/monete. Siamo alla frutta cara mia, la nostra buona Terra prima o poi tirerà il freno a mano e saranno dolori. Auguro a tutti, di volta in volta e con tutta la fatica necessaria per vincere la pressione del mondo di oggi, Buone riparazioni, ricicli e dieta consumistica.
Penso che il problema più grande sia il fatto che in campo di sostenibilità siamo ancora in una fase non ben definita, nel senso che non ci sono standard di riferimento, e che sono iniziative spontanee delle aziende, che però nessuno verifica.
Lo penso pure io. E' veramente difficile capire se le dichiarazioni di impatto ambientali siano veritiere, o se non sia un'altra manovra di marketing, per pulirsi la coscienza e accalappiare nuovi clienti. Però probabilmente la colpa non è da far ricadere tutta sulle multinazionali, perchè appunto linee guide standard non sono ancora probabilmente ancora ben definite, oppure si scoprono cose di tanto in tanto.
Ad esempio, è stato fatto notare molto di recente che l'impatto ambientale di un sacchetto di plastica è notevolmente inferiore rispetto a quello di una borsa in carta e ancor di più rispetto ad una borsa in cotone. Questo a livello della linea produttiva. Per cui, per ammortizzare l'impatto, uno deve usare il prodotto più volte possibili. Ovvio che però almeno la borsa in carta e quella in cotone sono biodegradabili, per cui sull'impatto dei rifiuti son ancora le opzioni migliori.
Assolutamente d'accordo che solo riducendo i consumi, comprando quello che realmente ci serve, si può mitigare il riscaldamento globale, la riduzione dei rifiuti e lo sfruttamento delle risorse.
Già essere coscienti di questo è un gran passo in avanti.
Ammazza che ottimismo...
Le multinazionali tengono all'ambiente e alla sostenibilità non certo perché ci credono, ma solamente perché non vogliono rischiare di rovinare la propria immagine.
Se scoppiasse uno scandalo perché non rispettano le condizioni di lavoratori o ambiente (vedi la Apple in Cina qualche anno fa), il loro "brand" perderebbe un sacco di valore, con conseguente ingente perdita di denaro, sia come capitalizzazione, perdita di clienti, etc. ma anche come campagne pubblicitarie, o insabbiamenti se preferite, per ricostituirsi una verginità.
Alla fine gli interessano solo i soldi, e se per salvaguardarli devono essere solidali e ambientalisti, lo diventeranno.
Probabilmente vado un po' contro corrente, ma a mio parere allo stato attuale non esiste un qualcosa che si possa chiamare "sostenibilità ambientale" e tutto, ma proprio tutto, ruota intorno al marketing.
Basta, non gli frega altro.
Vero ed è triste.
Non ci si può fidare più di nessuno.
Comunque per rimanere on topics se si può meglio comprare da chi dice di adottare politiche di sostenibilità.
Bisognerebbe cercare di cambiare atteggiamento verso i consumi voluttuari, spesso compriamo cose perchè siamo attratti da altri, da pubblicità pressante, o per una questione di immagine. Dovremmo imparare a non lasciarci influenzare e pensare con la nostra testa quanto più possibile.
Mettiamo il prodotto su una lista, e se dopo 30 giorni lo vogliamo ancora, pensiamoci ancora prima di acquistarlo. Se proprio lo vogliamo, cerchiamolo usato. Se non lo troviamo, cerchiamo di comprarlo da una compagnia quanto più sostenibile possibile. Questa mi sembra una discreta strategia, non perfetta, ma accettabile.
Acquistare appunto da chi adotta politiche di sostenibilità riduce il problema, almeno per come meglio possiamo valutarlo (noi consumatori non abbiamo conoscenza della vera realtà aziendale).
Ovviamente possiamo anche sbagliare, magari ho criticato il Decathlon come esempio che tutti conosciamo, ma magari nella realtà è tanto quanto impattante esattamente come altre aziende che si auto-dichiarano "più green".
In ogni caso, la moderazione è una buona cosa in tutto. Poi c'è anche da tenere presente e in testa che l'impatto ambientale di un prodotto non è da misurare solo nella sua produzione, ma anche post-acquisto, quando dobbiamo immagazzinare il prodotto da qualche parte in casa. Più prodotti abbiamo e più spazio ci serve. Case più grosse, più costose, più mantenimento necessario (detersivi, acqua per pulire, riparazioni), più uso del riscaldamento.
Di fatto in America dove l'eccessivo shopping è un problema ancora più grande le case son triplicate di dimensione, negli ultimi decenni. Però tanti si accorgono che non è giusto, e cercano di cambiare, perfino esagerando nell'altro senso (esempio il movimento delle tiny houses).
In una economia di mercato il consumatore ha il potere, sopratutto per beni di consumo ricreativo. Inoltre, il mercato di beni e servizi per persone che credono di essere superiori alla media, per esempio credono che la sostenibilita' sia una cosa giusta e morale, e' enorme. In certe categorie e' molto piu' grande del mercato per beni e servizi rivolte a quello che si chiama il consumatore di massa.
Si. Anche come diceva
@Phantom e
@Alleja, sponsorizzare un'azienda eco-sostenibile è anche una manovra di marketing. Il mercato di beni rivolti alle persone che credono nella sostenibilità è enorme, verissimo, basta pensare al "cibo bio", che poi in molti aspetti è truffa.
Però come uscirne da quest circolo vizioso, nella pratica? Non comprando nulla, ok, ma è difficile. Probabilmente autoproducendosi cibo in casa o comprando da contadini locali, ma a volte per molti non è possibile. Altre idee?
Comunque noi consumatori abbiamo un potere enorme e spesso non ce ne rendiamo conto. Prima di tutto votiamo, per cui abbiamo il potere di dare il nostro voto a chi ha programmi ambientali che abbiamo un senso. Secondo, non comprando (o riducendo il consumo) di beni possiamo piegare il mercato a nostro volere.
Pensa cosa succedesse se per un giorno tutti smettessimo di consumare bibite gassate.
Un giorno solo.... penso sarebbe un bel danno per coca cola & altro, e faremmo solo un favore alla nostra salute. In Europa sono i prodotti più venduti, perfino più della carne. Ho visto dei video impressionanti sul funzionamento di queste aziende. Una quantità indescrivibile di bottiglie e lattine prodotte, per cosa poi, delle bibite molto piacevoli da bere e che ci portano presto al diabete (un etto di zucchero per un litro, all'incirca!).