Scegliere di comprare prodotti sostenibili, anche se il prezzo è più alto?

Lavoro anch'io in una grande azienda e so bene che è un mondo tutt'altro che perfetto, ma lasciami dire che è meglio di quando non c'erano.

Senza polemiche, ma un giorno un maresciallo dei carabinieri in visita presso una di queste grande aziende, quando il responsabile gli dice che sono certificati, gli risponde: "bene, mi fa piacere, noi invece usiamo questo" e tira fuori il codice penale.


Fino a quando le certificazioni sono pagate dalle stesse aziende che in definitiva si autocertificano lasciano un po' il tempo che trovano, e questo vale per qualsiasi tipo di certificazione in questo senso. Io non lavoro nelle grandi aziende. Ci lavoro insieme e mi tocca di sistemare un po' di "guai" qui e la ogni tanto.
 
In una economia di mercato il consumatore ha il potere, sopratutto per beni di consumo ricreativo. Inoltre, il mercato di beni e servizi per persone che credono di essere superiori alla media, per esempio credono che la sostenibilita' sia una cosa giusta e morale, e' enorme. In certe categorie e' molto piu' grande del mercato per beni e servizi rivolte a quello che si chiama il consumatore di massa.
 
Buone riflessioni Grizzly. Anche io come Walterfishing che mi precede credo poco a quelle statistiche perchè provengono dallo stesso mondo che critichiamo, si lavano la coscienza. Mi guardo attorno e non vedo buoni segnali. Magari adottando singolarmente comportamenti meno consumistici si può rinviare il dies ire, riciclare riparare comprare di meno, smaltire con criterio, non farsi portare dall'impeto consumista. Ma ormai lo vedi anche tu, che forza mettere in campo contro una società mondiale che vive di crescita di PIL ipotizzata per miliardi di persone? cioè produrre e per produrre inquinare, vendere e consumare e di nuovo inquinare?E ricominciare da capo? Bada bene tutto per dare valore a quei pezzi di carta che si chiamano strumenti finanziari/monete. Siamo alla frutta cara mia, la nostra buona Terra prima o poi tirerà il freno a mano e saranno dolori. Auguro a tutti, di volta in volta e con tutta la fatica necessaria per vincere la pressione del mondo di oggi, Buone riparazioni, ricicli e dieta consumistica.

Penso che il problema più grande sia il fatto che in campo di sostenibilità siamo ancora in una fase non ben definita, nel senso che non ci sono standard di riferimento, e che sono iniziative spontanee delle aziende, che però nessuno verifica.

Lo penso pure io. E' veramente difficile capire se le dichiarazioni di impatto ambientali siano veritiere, o se non sia un'altra manovra di marketing, per pulirsi la coscienza e accalappiare nuovi clienti. Però probabilmente la colpa non è da far ricadere tutta sulle multinazionali, perchè appunto linee guide standard non sono ancora probabilmente ancora ben definite, oppure si scoprono cose di tanto in tanto.

Ad esempio, è stato fatto notare molto di recente che l'impatto ambientale di un sacchetto di plastica è notevolmente inferiore rispetto a quello di una borsa in carta e ancor di più rispetto ad una borsa in cotone. Questo a livello della linea produttiva. Per cui, per ammortizzare l'impatto, uno deve usare il prodotto più volte possibili. Ovvio che però almeno la borsa in carta e quella in cotone sono biodegradabili, per cui sull'impatto dei rifiuti son ancora le opzioni migliori.

Assolutamente d'accordo che solo riducendo i consumi, comprando quello che realmente ci serve, si può mitigare il riscaldamento globale, la riduzione dei rifiuti e lo sfruttamento delle risorse.
Già essere coscienti di questo è un gran passo in avanti.


Ammazza che ottimismo...

Le multinazionali tengono all'ambiente e alla sostenibilità non certo perché ci credono, ma solamente perché non vogliono rischiare di rovinare la propria immagine.

Se scoppiasse uno scandalo perché non rispettano le condizioni di lavoratori o ambiente (vedi la Apple in Cina qualche anno fa), il loro "brand" perderebbe un sacco di valore, con conseguente ingente perdita di denaro, sia come capitalizzazione, perdita di clienti, etc. ma anche come campagne pubblicitarie, o insabbiamenti se preferite, per ricostituirsi una verginità.

Alla fine gli interessano solo i soldi, e se per salvaguardarli devono essere solidali e ambientalisti, lo diventeranno.

Probabilmente vado un po' contro corrente, ma a mio parere allo stato attuale non esiste un qualcosa che si possa chiamare "sostenibilità ambientale" e tutto, ma proprio tutto, ruota intorno al marketing.

Basta, non gli frega altro.

Vero ed è triste.
Non ci si può fidare più di nessuno.


Comunque per rimanere on topics se si può meglio comprare da chi dice di adottare politiche di sostenibilità.

Bisognerebbe cercare di cambiare atteggiamento verso i consumi voluttuari, spesso compriamo cose perchè siamo attratti da altri, da pubblicità pressante, o per una questione di immagine. Dovremmo imparare a non lasciarci influenzare e pensare con la nostra testa quanto più possibile.
Mettiamo il prodotto su una lista, e se dopo 30 giorni lo vogliamo ancora, pensiamoci ancora prima di acquistarlo. Se proprio lo vogliamo, cerchiamolo usato. Se non lo troviamo, cerchiamo di comprarlo da una compagnia quanto più sostenibile possibile. Questa mi sembra una discreta strategia, non perfetta, ma accettabile.

Acquistare appunto da chi adotta politiche di sostenibilità riduce il problema, almeno per come meglio possiamo valutarlo (noi consumatori non abbiamo conoscenza della vera realtà aziendale).
Ovviamente possiamo anche sbagliare, magari ho criticato il Decathlon come esempio che tutti conosciamo, ma magari nella realtà è tanto quanto impattante esattamente come altre aziende che si auto-dichiarano "più green".

In ogni caso, la moderazione è una buona cosa in tutto. Poi c'è anche da tenere presente e in testa che l'impatto ambientale di un prodotto non è da misurare solo nella sua produzione, ma anche post-acquisto, quando dobbiamo immagazzinare il prodotto da qualche parte in casa. Più prodotti abbiamo e più spazio ci serve. Case più grosse, più costose, più mantenimento necessario (detersivi, acqua per pulire, riparazioni), più uso del riscaldamento.
Di fatto in America dove l'eccessivo shopping è un problema ancora più grande le case son triplicate di dimensione, negli ultimi decenni. Però tanti si accorgono che non è giusto, e cercano di cambiare, perfino esagerando nell'altro senso (esempio il movimento delle tiny houses).


In una economia di mercato il consumatore ha il potere, sopratutto per beni di consumo ricreativo. Inoltre, il mercato di beni e servizi per persone che credono di essere superiori alla media, per esempio credono che la sostenibilita' sia una cosa giusta e morale, e' enorme. In certe categorie e' molto piu' grande del mercato per beni e servizi rivolte a quello che si chiama il consumatore di massa.

Si. Anche come diceva @Phantom e @Alleja, sponsorizzare un'azienda eco-sostenibile è anche una manovra di marketing. Il mercato di beni rivolti alle persone che credono nella sostenibilità è enorme, verissimo, basta pensare al "cibo bio", che poi in molti aspetti è truffa.
Però come uscirne da quest circolo vizioso, nella pratica? Non comprando nulla, ok, ma è difficile. Probabilmente autoproducendosi cibo in casa o comprando da contadini locali, ma a volte per molti non è possibile. Altre idee?

Comunque noi consumatori abbiamo un potere enorme e spesso non ce ne rendiamo conto. Prima di tutto votiamo, per cui abbiamo il potere di dare il nostro voto a chi ha programmi ambientali che abbiamo un senso. Secondo, non comprando (o riducendo il consumo) di beni possiamo piegare il mercato a nostro volere.

Pensa cosa succedesse se per un giorno tutti smettessimo di consumare bibite gassate.
Un giorno solo.... penso sarebbe un bel danno per coca cola & altro, e faremmo solo un favore alla nostra salute. In Europa sono i prodotti più venduti, perfino più della carne. Ho visto dei video impressionanti sul funzionamento di queste aziende. Una quantità indescrivibile di bottiglie e lattine prodotte, per cosa poi, delle bibite molto piacevoli da bere e che ci portano presto al diabete (un etto di zucchero per un litro, all'incirca!).
 
Beh, le lattine di coca cola le fanno anche per farci i paiolostove!:rofl: se ci pensate tutte le volte che ci scambiamo messaggi sul forum, consumismo energia elettrica, che a sua volta viene prodotta con carbone(sto inquinando scusate) o con energia eolica( scusate abbiamo abbattuto un po di alberi perchè senno le pale non girano, o dragato il fondo del mare per creare la piattaforma) o con petrolio(scusate........) o con energia nucleare ( scusate l'uranio dove lo metto), cioè ormai non c'è cosa che faccia parte della nostra vita che non produca una qualche sorta di inquinamento. Anche il fuocherello con cui ci cuocio il riso in bivacco, prodotto dal semplice legno inquina, se lo facessero miliardi di persone, a parte che non ci sarebbero più alberi, ma lo immaginate? fermiamo il forum? E che dire di quanto avranno inquinato per fare il mio portatile?
 
Nessuno neanche gli avventurosi vivrebbero nelle caverne col fuoco, in balia del freddo del caldo delle belve(che ritornerebbero se non fossimo noi a selezionare gli altri esseri umani. La nostra storia è iniziata quando qualcuno qualche tempo fa si è rotto le palle di vivere da cavernicolo ed ha cominciato a studiare come venirne a capo. Oggi siamo miliardi e ci sentiamo sperduti senza il superfluo.
 
Vero, e tutto è troppo specializzato. Più di va avanti e peggio è in questo senso!
Prima c’era “lo zaino”, adesso c’è Lo zaino da hiking, da caccia, da bushcraft, da arrampicata, da backpacking, da freeride, da valanga, da città, da scialpinismo, da Canyoning... e modelli intermedi... e non ne possiamo più fare a meno.

@walterfishing apprezzerà. Stavo leggendo un vecchio libro di Albartelli, noto autore tra appassionati di pesca. Cito un suo pezzo che fa sbellicare (nota che il libro è degli anni sessanta o giù di lì!):

“Da l’amo e la lenza”:

«Senti,» dissi «tu hai detto che si può pescare anche con la bolognese, ma che veramente ci vorrebbe una canna apposta. Mi fai vedere una canna da camolera?»
Inutile dire che dieci minuti dopo ero il felice ed entusiasta proprietario di una canna sui 3 metri e 80 in tre pezzi a innesto, con lungo calcio di sughero e cimino flessibile, ma molto più rigido di quello di una bolognese. Inutile anche dire che alla canna bisognava aggiungere nel conto venti camole, quante ne bastavano per confezionare quattro camolere da cinque, alcuni “ballerini” di grammatura varia, una scatola di girelle e moschettoni.
La mia dotazione da pesca cominciava a prendere forma. Nasceva allora quella collezione che oggi mia moglie chiama “il museo” e che si compone allo stato attuale di 27 canne per tutte le tecniche di pesca e per ogni tipo di acqua nonché di 22 mulinelli ciascuno dei quali corredato da almeno tre bobine di ricambio. Questo per non parlare di un mobile speciale fatto fare qualche anno fa appositamente per ospitare tutto il resto, cioè quello che mia moglie chiama “il negozio”.
 
Sembra uno scherzo ragazzi ma non lo è specie se pensiamo a cosa lasceremo a chi verrà dopo di noi.
all'inizio della rivoluzione industriale non credo avessero contezza che stavano per mettere ko il pianeta, noi invece ormai lo sappiamo.

Uno scherzo non è... stiamo distruggendo il pianeta e comunque il primo problema è il nostro. La natura si adatta, noi meno, non importa nulla alla terra del cambio climatico. A un certo punto noi spariremo e la terra in poche centinaia di anni si re-eqiuilibrerà di nuovo.
 
Vero, e tutto è troppo specializzato. Più di va avanti e peggio è in questo senso!
Prima c’era “lo zaino”, adesso c’è Lo zaino da hiking, da caccia, da bushcraft, da arrampicata, da backpacking, da freeride, da valanga, da città, da scialpinismo, da Canyoning... e modelli intermedi... e non ne possiamo più fare a meno.

@walterfishing apprezzerà. Stavo leggendo un vecchio libro di Albartelli, noto autore tra appassionati di pesca. Cito un suo pezzo che fa sbellicare (nota che il libro è degli anni sessanta o giù di lì!):

“Da l’amo e la lenza”:

«Senti,» dissi «tu hai detto che si può pescare anche con la bolognese, ma che veramente ci vorrebbe una canna apposta. Mi fai vedere una canna da camolera?»
Inutile dire che dieci minuti dopo ero il felice ed entusiasta proprietario di una canna sui 3 metri e 80 in tre pezzi a innesto, con lungo calcio di sughero e cimino flessibile, ma molto più rigido di quello di una bolognese. Inutile anche dire che alla canna bisognava aggiungere nel conto venti camole, quante ne bastavano per confezionare quattro camolere da cinque, alcuni “ballerini” di grammatura varia, una scatola di girelle e moschettoni.
La mia dotazione da pesca cominciava a prendere forma. Nasceva allora quella collezione che oggi mia moglie chiama “il museo” e che si compone allo stato attuale di 27 canne per tutte le tecniche di pesca e per ogni tipo di acqua nonché di 22 mulinelli ciascuno dei quali corredato da almeno tre bobine di ricambio. Questo per non parlare di un mobile speciale fatto fare qualche anno fa appositamente per ospitare tutto il resto, cioè quello che mia moglie chiama “il negozio”.

a me fa porconare il marketing.

l'evoluzione tecnologica e' tale che per il 95% dei pescatori una canna e mulo di fascia media, scegliendo modelli validi e poi usati e mantenuti correttamente, e' gia' oltre quel che riescono fisicamente a sfruttare nella loro vita. una medio alta e' gia' adatta a oltre il 98%. per la gran parte dei pescatori basterebbe una combo da 60 e. ho visto solo 3 o 4 persone nella mia vita tirare veramente il collo ad attrezzi di fascia top di gamma. ma e' pieno di gente che spende centinaia di e per caratteristiche che crede di saper sfruttare ma non sa davvero sfruttare.

altra cosa, la pesca e' come le scarpe, si va a cicli alterni pesante e leggero. una 15ina di anni fa la moda nella pesca con gli artificiali erano i jerk, brutta copia degli hard jerkbait americani, cioe' padelloni dall'etto al mezzo kg (tuttora usati, ma in ambito specifico). se vedete i video di pesca di allora, sembrava che tutti dovessimo lanciare quei cosi enormi anche nel cesso. adesso, da 5 anni, siamo all'esatto opposto, con cose come ultralight estremo, light game, spinfly e tenkara. vero che fare canne cosi' sensibili a prezzi umani era tecnicamente impossibile fino a poco fa, ma gia' ora si vede che la moda dell'ultralight sta passando. quale sara' la "next big thing"? non lo so, ma il trend nel marketing e' di riproporre ciclicamente idee gia' usate e di cui il cliente si sia dimenticato, solitamente dopo un paio di anni. un'economia basata sullo spreco e sul menefreghismo totale.
 
Una piccola considerazione: occhio alle crociate contro il consumismo, perché il consumismo è proprio quello che permette a molti di noi di portare a casa la pagnotta.
Se da un giorno all'altro finisse il consumismo di massa, nel giro di poco tempo chiuderebbero quasi tutte le aziende con tutte le conseguenze del caso sui lavoratori e le loro famiglie.

Quindi? :-?

Il mio pensiero da un centesimo, è che per sconfiggere il consumismo bisognerebbe cambiare il modello economico globale, e non è una cosa che si può fare da un giorno all'altro.
Il vero problema è che la ricchezza si concentra nelle mani di pochi, anzi pochissimi.
Il modello di governo occidentale nella forma è una democrazia, ma nella sostanza è ormai una "plutocrazia" (o forse lo è sempre stato), con i gruppi di potere che finanziano, fanno attività di lobbying, e forse anche peggio, sui politici per influenzare le scelte politiche a loro favore; esemplare il caso della NRA, la lobby delle armi americana, che finanzia in maniera pesante entrambi i partiti, impedendo di fatto che vengano emesse leggi per limitare/regolamentare l'uso delle armi nonostante gli eclatanti casi di cronaca successi.

Che si può fare?
Non bisogna dimenticare che la manodopera delle loro aziende siamo noi, chi gli da i soldi comprando i loro prodotti siamo sempre noi, chi sceglie i politici idem.

Per quanto non sembri, abbiamo potere anche noi (come detto anche da @Grizzly), scelte di vita più consapevoli possono cambiare il sistema, non è ovviamente un processo immediato, ma neanche impossibile.

Scusate il pippone socio-economico.
 
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infatti il limite tra lo zeccume più becero e da un lato la rinuncia all'oggetto e dall'altro il pagare una cosa il triplo di quello che vale è sempre più risicato.

Mi serve un dato oggetto?
Se posso me lo costruisco

Se non posso cerco quello che costa meno e fa la giusta funzione che mi serve nè più ne meno.

Poi tutto il resto le ritengo raspe mentali senza senso. Sopratutto sui materiali riciclati . Io cerco sempre di evitarli. Anche perchè la roba fatta con materiali riciclati dura di meno.
Ho visto scarponi salomon distruggersi la suola per grazia ricevuta e una ragazza è dovuta scendere passettin passettini dal giacoletti.

Difatti per le protezioni da snowboard ho riciclato quelle ha hockey su ghiaccio....solo materiali nuovi! E hanno 20 anni!

Quando poi vedo telai di mtb rompersi salgono certi porconi all'alluminio riciclato.
No grazie,la sostenibilità ambientale non abita a casa mia
 
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Ad esempio, è stato fatto notare molto di recente che l'impatto ambientale di un sacchetto di plastica è notevolmente inferiore rispetto a quello di una borsa in carta e ancor di più rispetto ad una borsa in cotone. Questo a livello della linea produttiva. Per cui, per ammortizzare l'impatto, uno deve usare il prodotto più volte possibili. Ovvio che però almeno la borsa in carta e quella in cotone sono biodegradabili, per cui sull'impatto dei rifiuti son ancora le opzioni migliori.
Il problema del reale impatto ambientale del riciclo è molto serio, in alcuni casi riciclare è meno sostenibile che produrre da zero, nel senso che le risorse necessarie per riciclare sono maggiori e più dannose rispetto a quelle usate per produrre ex novo; ma riciclare è più green.

Certo queste storture non sono la norma, ma bisogna fare attenzione ad un mondo, quello della sostenibilità, ancora in divenire, che non ha trovato ancora del tutto una chiara identità.
 
Un manufatto di alluminio riciclato non si rompe perché è di alluminio riciclato, si rompe perché progettato male, perché ha superato il punto per il quale era stato progettato, perché il "logorio" ne ha variato le caratteristiche, perché difettato o per tutti o più dei motivi di cui sopra...... ma non perché riciclato (salvo errori nella fusione ovviamente)........ secondo me :)

L'alluminio è uno dei pochi materiali che si può, e non ha senso non farlo, riutilizzare.

Poi in merito all'uso di componentistica ricondizionata, ovvero usata, è un altro discorso.

Comunque, a prescindere da alluminio e da qualsiasi discorso di potere in mano a chi e via dicendo, con l'attuale numero di persone al mondo e con gli attuali sviluppi tecnologici difficilmente, almeno per me, a non pensare ad una economia consumistica e settoriale.

Se tutti noi fossimo contadini, maniscalchi, macellai, fornai ect ect per assolvere alle nostre esigenze in primo luogo si avrebbe bisogno di "n" volte di risorse, immaginate se ognuno di noi avesse il proprio orto cosa avrebbe bisogno per sfruttarlo adeguatamente, in secondo luogo saremmo solo contadini, maniscalchi, macellai, fornai ect ect e nulla di più, per cui tutte quelle tipologie di attività come medici, ingegneri, insegnanti ect ect semplicemente non potrebbero esistere almeno non nel numero che le esigenze, derivanti dal numero di persone che siamo, necessiterebbe, salvo appunto non ritornare alle condizioni in cui queste figure erano una frazione di quelle di oggi che, però, non sono quelle attuali a cui siamo abituati.

Questo non vuol dire che allora tutto vada bene e qualsiasi cosa è lecita ma neanche morire a cinquantanni, per esempio, sarebbe una bella cosa.

AMMP

Ciao :si:, Gianluca
 
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Tutto a posto, purché non si finisca a celebrare la spocchia di chi se ne va per monti con addosso centinaia di euro di vestiti a guardar male che si veste Quechua o peggio 8848 o peggio del peggio del peggio Crivit, marchio Lidl che per costare così poco non può non essere fatto che con pelle di bambino del Bagnadesh scuiato vivo e tinto con sangue di vergine afgana. Per cui se c' hai addosso quella roba non solo sei un pezzente ma anche complice di assassini, cosa che stranamente ti accomuna a chi porta pellicce o vestiti firmati Valentino.

Comunque straquoto il "Quechua.... F ! :ka:" del post di apertura ma solo perché i francesi (di qualsiasi genere natura o specie) mi stanno sui cabbasisi o - dico meglio - li considero come loro considerano me in quanto italiano.
 
solo perché i francesi (di qualsiasi genere natura o specie) mi stanno sui cabbasisi o - dico meglio - li considero come loro considerano me in quanto italiano.
:si: :si: se la "spocchia" francese fosse identificabile in un qualcosa di tangibile andrebbe riconosciuta come patrimonio del UNESCO, perché in assenza i francesi sarebbero persi :no:

W lo spumante
M lo champagne

:biggrin:

Ciao :si:, Gianluca
 
marchio Lidl che per costare così poco non può non essere fatto che con pelle di bambino del Bagnadesh scuiato vivo e tinto con sangue di vergine afgana.

Non potevi dirlo meglio. Sti snob ed ecokey hanno strarotto i maroni! E adesso vado giusto a dare un occhiata al catalogo quequa!....Visto che avevo conosciuto zecche darmi dell'assassino perchè il 370 che guidavo faceva fumo ...bè la prossima volta vanno a piedi.

P.s penso che con tutti i grandi felini che ci sono nel bangladesh i bimbi abbiano ben altri problemi,rischiano di essere sgranocchiati ogni giorno
 
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