Escursione Alvi-Frattoli-Cervaro-Aprati.

Parchi d'Abruzzo
  1. Parco Nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga
Data: giovedì 21/03/2019
Partenza / Arrivo: Alvi (TE)
Km: 14,5 passando per un quasi inesistente sentiero 352 (rosso e non tratteggiato sulla mia cartina KOMPASS) fino a Frattoli, salendo per una “pettata” finale di un km sul Colle delle Capre, tratteggiato anche su carta stavolta. Da Frattoli, tagliando per mulattiere e boschi di fianco ai piloni dell’Enel dritto a Cervaro. Da Cervaro sul 531 fino ad Aprati passando per Colle Tondo e antichi o ristrutturati Mulini.
Grado di difficoltà: EE (con caparbietà e pazienza)
Difficoltà incontrate: del sentiero 352 non ho ancora capito se ne abbiamo percorso solo dei tratti, o per intero, o solo il tratto finale. Tratto dove sono apparse delle sbiaditissime bandierine bianco/rosse tra rovi e piante cadute, o spazzatura(plastica) rotolata dal paese. Per farla breve, per arrivare a Frattoli è stato quasi un continuo tribolare tra i rovi e cartina in mano, visto che varie fonti GPS non riportano questo fantomatico 352. Ultimo km, per uscire dal fosso ed approdare direttamente alla rocca di 1115 mt del Paese, la mulattiera è pietrosa, sabbiosa, franosa e molto ripida… non oso pensarla in discesa, anche se, il nome Colle delle Capre allertava abbastanza. Difficoltà per i cani sul terreno tra i piloni inondati di bassi rovi tra Frattoli e Cervaro.
Descrizione:
Oggi è iniziata la caccia al sentiero già dalla macchina e alle dieci e mezza passate ci aggiriamo su e giù per la strada che serpeggia fin sopra ad Alvi in cerca di un segno divino della Madonna di Frattoli: prima meta odierna. Finalmente con cartina e GPS individuiamo il punto esatto dove dovrebbe partire il 352 e ne daranno conferma un’interruzione voluta del guardrail, dei ruderi e una prima e sola traccia appena sotto, nonché un “contadino alpino” più avanti. C’è subito un guado che probabilmente manchiamo per qualche metro e facendoci strada tra rovi e tracce animali, saliamo leggermente di quota e costeggiamo il fiume, come da cartina, su quel che sembra più una traccia di cinghiali che sentiero. Talvolta la traccia si fa nitida e pare sentiero, poi si chiude tra spine e giovani faggi fino a sparire e creare quei dubbi che ancora non mi levano la cartina tra le mani. Finalmente un bollo antico e sbiadito conforta, una bandierina più avanti rassicura per un poco prima del prossimo e sicuro inghippo. Una sorgente mi rasserena sulla giusta via e da essa una mulattiera per muli alpinisti sale dritta in direzione Frattoli spurgando anche gli ultimi sudori tipici del mezzogiorno e su un colle per caproni di montagna. Il programma ipotizzato era di un pranzo nel primo pomeriggio a San Giorgio, poi scendere a prendere la seconda macchina a Montorio passando anche per la Madonna di Schiaviano. Progetto ambizioso di una 20ina di km, che si potrebbe fare con la giusta passione per la Laga, sicuramente non oggi. Non a quest’ora. Aggiungo non dopo i buoni spaghetti ai peperoni e bionde e montepulciano del ristorante di Frattoli. In attesa della cottura degli spaghetti mi piace perdermi in queste ingiallite, senza colori e vecchie foto di volti e luoghi del posto
A pancia piena, visi sereni, decidiamo per il primo piano B, ossia di tornare al punto di partenza esplorando ancora nuovi itinerari che l’ampia gola offre e non prima di una bella visita a questo antichissimo abitato. Dalla grande chiesa seicentesca di San Giovanni Battista, si snodano viottoli di case ristrutturate o ruderi residui del 500. Famosa nel medioevo per essere patria di maestri scultori del legno e soprattutto della millenaria pietra arenaria. Arena compattata in cui hanno scolpito molti archi privati, lavatoi pubblici, o fregi per le ben tre chiese presenti. L’atmosfera risulta spettrale sotto le nostre suole ticchettanti. Tutti i paesi a portata di occhi sono quasi deserti dopo i terremoti di questi anni. Alcune antiche dimore mostrano grandi ferite e sanguinano ancora sabbia pur ingessate di ferri o tavolati. Alcune casette sono dei veri gioiellini, ma dagli esterni si capisce che abitate raramente. Dalle finestre dell’est l’alba dev’essere spettacolare, con vista fino al mare. Questi paesi stanno morendo a gran velocità e io non so come poter evitare alla mia vita questo dispiacere, se non parlandone, continuando ad esplorarli, tracciandone la storia residua delle case o dei volti e parole dei “sopravvissuti”, ripercorrendo antiche di vie di comunicazione. Sarò o saremo, di ispirazione per altri? Forse le sensazioni che la loro rude bellezza esprimono, accrescerà la voglia esplorazione di chi legge? E’ forse la fruizione l’unico modo per salvarli? La coscienza, la conoscenza? Oppure i prodotti locali? Magari la cucina di tradizione teramana, che in montagna nasce e si esprime sempre al meglio? Con questi pensieri in testa e i peperoni che rimbalzano in gola, ci buttiamo tra i prati spinosi sotto i piloni che puntano dritto Cervaro. Consigliati da un “contadino rupestre” la via dei pali è rapida ma non indolore per i cani, per cui passiamo più internamente nei boschi. “L’ortista di rocce” ci ha anche spiegato che era giusto dove abbiamo lasciato la macchina e imboccato il sentiero e non si stupisce del sentiero “chiuso”. Probabilmente abbiamo sbagliato qualcosa al guado iniziale penso. Cervaro appare ancora più desertico ma appena sotto risplende un accogliente giardino di un mulino ristrutturato, con tanto di pozze per piscine naturali e panche, tavoli in pietra dove gustare il nostro the caldo pomeridiano. Gli uccellini cantano a squarciagola la primavera che inizia oggi, l’acqua come fondo gorgoglia melodie new age, i riflessi della piscina naturale nascondono le schiuse degli insetti nell’ora del the, un termos emana l’acre odore del limone, del the verde e nero disegnando nuvole di fumo come il mio tabacco e infine si frantumano tra le spine della rosa rampicante sulle reti del pergolato ad arco. Meraviglie incantevoli della Laga.
Le luci si fanno radenti e le ombre degli abeti ci girano intorno mentre ingaggiamo un’ultima ripida salita verso Colle Tondo, dove ai cartelli per Piano Vomano riaffiorano i bei ricordi di qualche giorno fa. Il sentiero è ampio, a tratti molto panoramico, mai scivoloso e le gambe in salita vanno da sole senza la scomodità dei rovi o pietraie. In discesa si rivela anche un selciato antico fatto di blocchi lavorati, incastrati alla perfezione, impreziosito da fonti e ruscelli. Poco prima del colle anche il batticuore nel vedere avanti qualche metro un cinghiale gigante a rendere ancor più avventurosa la camminata per luoghi semignoti. Io mi infilo subito tra gli abeti a cercare riparo, tutti impietriti dalla mole per un attimo, compresa la Lupa, ma Cuor di Leone Zoe scatta avanti con voce acuta e infastidisce per bene il “selvatico indigeno” con un fare, per non essergli sotto tiro ed a giusta distanza, da vera esperta. Sta diventando sempre di più la futura guida del gruppo sotto il tirocinio con Linda che ancora continua. Di fatto ad un ponte con grata metallica ha paura di attraversare vedendo il vuoto sotto le zampe, così aspettiamo insieme l’arrivo dell’esperta Linda per vedere come fare. Linda la prima volta piangeva e attraversava piano piano con il sedere schiacciato sulla coda tra le gambe… una scena tragicomica durata il tempo di un invito a prendere carezze dall’altra parte… non prima di aver fatto attraversare me.
La terra, sotto i piedi rapidi del tramonto, si fa polverosa, la gola diventa secca e il miraggio di una birra ad Aprati si fa reale giusto al calar del sole. Ci mangiamo anche patatine, un caffè e tante belle chiacchiere tra passanti, i quali, colpiti dalla nostra simpatia o dal racconto della giornata, si sono offerti spontaneamente di riportare Ciccio a riprendere la macchina ad ancora due km o più. Uno dei clienti è di Alvi ed ha già capito che la panda parcheggiata dal mattino sulla strada di casa sua non può che essere la nostra, così offre un passaggio con la cortesia che distingue questi “sopravvissuti” che caparbiamente resistono in un territorio difficile di per sé e troppo dimenticato dallo Stato. Alvi come gli altri borghi sta diventando un paese fantasma, disabitato. Visto che per oggi non si cammina più, un altro brindisi per una nuova avventura del Club dei Cialtroni l’abbiamo portata felicemente a termine: buona montagna a tutti!
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Un racconto bellissimo ed accorato, come è stata questa meravigliosa giornata di montagna, rovi, spine, acqua e Laga.

Penso anche io che camminare questi posti possa essere un modo per aiutarli a non sprofondare in quello che sembra un oblio inesorabile e quindi c'è sempre questa spinta oltre al desiderio di montagna nel districarsi tra i rovi o nel salire pendenze da capra... spero davvero che il nostro possa essere un contributo concreto.

Aggiungo qualche foto al tuo magico racconto amico mio, che ha addolcito anche un paio d'ore di ravanata nella natura più rustica e selvaggia... ah, abbiam visto anche i caprioli!
 

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State facendo nella Laga quello che io faccio qui nella Tuscia o nella Tolfa. E quanto è più semplice camminare per libere valli e creste montane che cercare un passaggio fra spini e rovi. Eppure a bassa quota, dove sì è svolta la maggior parte della vita passata, è possibile trovare tesori nascosti e ogni passo è una scoperta. E serve a tramandare la memoria.
 
Un racconto bellissimo ed accorato, come è stata questa meravigliosa giornata di montagna, rovi, spine, acqua e Laga.

Penso anche io che camminare questi posti possa essere un modo per aiutarli a non sprofondare in quello che sembra un oblio inesorabile e quindi c'è sempre questa spinta oltre al desiderio di montagna nel districarsi tra i rovi o nel salire pendenze da capra... spero davvero che il nostro possa essere un contributo concreto.

Aggiungo qualche foto al tuo magico racconto amico mio, che ha addolcito anche un paio d'ore di ravanata nella natura più rustica e selvaggia... ah, abbiam visto anche i caprioli!
Grazie Socio! Le giornate a quote paesi cominciano ad appassionarmi e con Linda vecchiarella saranno una bella variante nel torrido dell'estate, oltre che i paesi saranno sicuramente più popolati.
 
State facendo nella Laga quello che io faccio qui nella Tuscia o nella Tolfa. E quanto è più semplice camminare per libere valli e creste montane che cercare un passaggio fra spini e rovi. Eppure a bassa quota, dove sì è svolta la maggior parte della vita passata, è possibile trovare tesori nascosti e ogni passo è una scoperta. E serve a tramandare la memoria.
Grazie Presidente..... Ci sta prendendo la mano sta cosa che abbiamo cominciato ad aggirarmi anche per i paesi del versante GS
:help::biggrin:
 
State facendo nella Laga quello che io faccio qui nella Tuscia o nella Tolfa. E quanto è più semplice camminare per libere valli e creste montane che cercare un passaggio fra spini e rovi. Eppure a bassa quota, dove sì è svolta la maggior parte della vita passata, è possibile trovare tesori nascosti e ogni passo è una scoperta. E serve a tramandare la memoria.
Mi sembra che oggi sia il tuo compleanno Marco??.. Mi ricordo il segno zodiacale da caprone di montagna come me:lol:
Tanti Auguri Presidente!
 
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