- Parchi d'Abruzzo
-
- Parco Nazionale della Majella
Dati
Data: 20 Giugno 2019
Regione e provincia: Abruzzo, Chieti
Località di partenza: Fara San Martino (470 m)
Località di arrivo: Idem
Tempo di percorrenza: 11h30'
Chilometri: 29
Grado di difficoltà: EE
Descrizione delle difficoltà: Lunghezza, dislivello importante, tratti fuori sentiero, cenge esposte, ripidi e scivolosi crinali con sfasciumi, mughete impenetrabili.
Periodo consigliato: Estate e Autunno
Segnaletica: Buona all'interno della rete sentieristica ufficiale, qualche ometto di pietre in corrispondenza delle mughete.
Dislivello in salita: 2500 m
Quote raggiunte: Pizzone (2214 m) e Cima di Sala del Monaco (2214 m)
Accesso stradale: Ho raggiunto Fara San Martino mediante un viaggio della speranza durato più di 3 ore, percorrendo l'A24 con uscita Manoppello Scalo e percorrendo la SS81. Giunto a Fara, è semplice trovare le indicazioni per il Vallone di Santo Spirito, punto di inizio del sentiero H1.
Traccia GPS: https://it.wikiloc.com/percorsi-escursionismo/pizzone-e-cima-delle-mandrelle-37846541
Descrizione
Un ardito concatenamento.
Questo volevo per unire in un'unica uscita due vette remote e quasi inaccessibili che si trovano nel settore orientale della Majella, due montagne all'ombra dei giganti di questo territorio, non molto frequentate se non da appassionati collezionisti, separate da una profonda vallata e raggiungibili solo dopo molte ore di cammino difficile e disagevole in territorio selvaggio e impervio.
Del resto, questo è il versante orientale della Majella: un insieme di valloni e forre che frastagliano il fianco della Montagna Madre, ripidi pendii che dagli altopiani sommitali precipitano verso il mare, le alte quote dominate dalla presenza delle intricate mughete, il tutto immerso in un profondo senso di isolamento, raggiungibile per me solamente dopo oltre 3 ore di macchina.
Sono le ore 8,30 quando con lo zaino in spalla mi accingo a varcare le Gole di Santo Spirito, dando inizio al mio lungo viaggio all'interno di questo ambiente così remoto e difficile da approcciare.
In breve raggiungo le vestigia del celebre monastero:
e continuo a percorrere il vallone in leggera pendenza le cui pareti strapiombanti incombono sul sentiero:
La giornata calda implica una sosta alle varie polle che si trovano lungo il tratto iniziale del percorso; affianco un gruppo di escursionisti che si recano alla Cascata del Macellaro, pertanto condividiamo questa parte iniziale del sentiero.
L'andatura però è per me troppo lenta: il mio audace progetto richiede ore e km, pertanto saluto i miei improvvisati compagni di viaggio e accelero il passo.
Dopo aver attraversato una zona teatro di una devastante valanga:
si giunge alla loc. Bocca dei Valloni (1055 m), dove un cartello indica la deviazione per la Grotta dei Callarelli (sentiero G6). Proseguendo, invece, si percorre tutto il vallone che, tramutandosi in valle di Macchia Lunga e Valle Cannella, arriva fino al M. Amaro.
Il sentiero G6 si inerpica invece sul fianco Nord del vallone e, mediante un'ampia svolta, compie un percorso a ritroso rispetto alla direzione iniziale:
La salita richiede impegno e passo costante: ancora mancano molte ore di cammino, la sosta alla fonte del Pesco è obbligatoria per ripristinare le scorte idriche.
Sovente, le aperture della vegetazione mi regalano stupendi scorci di panorami:
Sono nei pressi della Grotta dei Callarelli (1550 m):
qui i segni del sentiero si perdono in mezzo alla vegetazione; peraltro io dovrei lasciare il sentiero che risale la valle Acquaviva, per tentare la salita al Pizzone mediante un fosso parallelo:
Qui il senso di isolamento è totale:
Questo tratto è molto impegnativo: oltre alla salita "a sensazione", occorre evitare i pini mughi che invadono la sommità delle pareti. Il dislivello che sto accumulando è importante, e la fatica inizia a farsi sentire. Riesco a risalire per un canalino trovandomi su un pianoro che con forte pendenza conduce alla sella tra Acquaviva e Pizzone:
Intravedo il mio obiettivo a 2241 m, ma per arrivarci devo sudare ancora molto. Mi volto per guardare il percorso fatto fin qui per risalire dalla Grotta dei Callarelli e la val Serviera:
Ma c'è ancora da arrampicarsi in questi ambienti impervi e ostili:
Dopo un'estenuante salita, evitando canalini franosi e trovando i varchi nella mugheta indicati da sparuti omini di pietre, arrivo finalmente in prossimità della sella:
Quello che sulla mappa sembrerebbe un facile cammino in piano per raggiungere la cima del Pizzone, in realtà è un faticoso e sfiancante percorso a zigzag per evitare di essere inghiottiti dai rami del pino mugo:
In qualche modo, aiutato dai preziosi omini di pietra (non sempre facilmente decifrabili), facendomi largo tra le fronde, arrivo esausto e graffiato sul punto trigonometrico del Pizzone:
La soddisfazione è breve ed intensa: il mio prossimo obiettivo, che si trova alla medesima quota, proprio davanti a me ma separato da una profonda vallata, già mi sta chiamando:
Pertanto, dimenandomi nuovamente nella mugheta, raggiungo la sella di quota 2240 m:
e, letteralmente, mi butto a sinistra sul ripido crinale che precipita verso la valle delle Mandrelle:
Qui ha inizio il tratto più difficile dell'escursione: mi trovo a passare su ripide pietraie, scivolosi canali pieni di sfasciumi, salti rocciosi, cenge esposte percorse da irriverenti camosci.
Metto via la mia reflex perchè la discesa richiede la massima concentrazione: qui non è ammesa alcuna distrazione!
Giugno a valle, accompagnato da 3 camosci, dopo una ripida ed impegnativa discesa di 45' dove ho perso 200 m:
La valle delle Mandrelle:
Qui si intercetta il sentiero H2, in corrispondenza di un salto roccioso da cui poi la valle diventa una forra inaccessibile:
Dopo aver recuperato un pò di energie, riprendo il cammino lungo il sentiero H2 che, procedendo in leggera discesa, scontorna il fianco Nord-Orientale della lunghissima dorsale che scende dall'altopiano sommitale della Montagna Madre.
E mentre alla mia sinistra vedo i bastioni rocciosi del Pizzone precipitare nella profonda e impervia valle delle Mandrelle:
arrivo in corrispondenza della loc. Grotta dei Porci, dove numerose cavità rocciose sono sfruttate come ricoveri per le attività di pastorizia che si svolgono nel pascolo adiacente, il Piano della Casa.
Qui abbandono il sentiero e, raccogliendo le energie residue, mi accingo a risalire la dorsale in direzione Nord Ovest.
Mi attendono ulteriori 300 m di salita per raggiungere la Cima delle Mandrelle, le gambe sono stanche ma la motivazione non mi manca.
Guadagno dapprima la Cima del Piano della Casa (1955 m):
Da qui osservo il mio obiettivo, altri 200 m più alto e almeno 1km più lontano, per giunta infestato dalla mugheta: arrivato a questo punto, affaticato dopo aver camminato per 18 km in questo territorio selvaggio, mi sembra irraggiungibile!
Ma non posso indugiare, la strada da fare è ancora molta e quindi procedo faticosamente con la salita, mentre Acquaviva e Altare si palesano con la loro immensità:
Entrato nella mugheta, mi districo facilmente grazie ai preziosi omini di pietra:
e mi volto ad osservare il Piano della Casa, con dietro il vallone di Santo Spirito che dovrò ripercorrere al mio rientro:
Sono ormai prossimo alla vetta, quassù i pini si diradano, compare il paesaggio tipico della Majella:
Ci sono: la Cima delle Mandrelle è raggiunta!
Qui l'omino di vetta è ritratto con il Pizzone sullo sfondo, le due cime di oggi, uguali nella quota, così simili, così difficili da raggiungere, dirimpettaie ma separate da questo profondo vallone, eppure, adesso per me, così vicine:
E mentre la mia soddisfazione cresce a dismisura, mi riempio gli occhi di questi panorami.
L'alta val Cannella:
Il M. Sant'Angelo, appartenente a questa stessa dorsale:
L'alta valle delle Mandrelle:
L'Acquaviva, con i suoi poderosi bastioni rocciosi:
Ed infine, le gole di Santo Spirito che lasciano intravedere il pianoro di Fara San Martino, base del mio rientro, un obiettivo distante altri 10 km e 1800 m più in basso:
Esausto ma determinato, riprendo la via del ritorno, scendendo al Piano della Casa:
Qui il piacevole incontro con il pastore Salvatore, intento nella sua attività con il suo gregge, personaggio famoso per gli escursionisti di queste zone e persona di elevato spessore umano, da cui molto si impara anche facendo una semplice chiacchierata.
Proprio lui mi da un'imbeccata per abbreviare il percorso per ricongiungermi con il sentiero H2, facendomi attraversare il Piano della Casa e intercettare un sentiero che lui utilizza per portare i suoi muli ad abbeverarsi.
Raggiungo la fonte e riempio le mie bottiglie ormai vuote, poi proseguo la mia discesa alla valle di Macchialunga:
Qui, dopo aver intercettato il sentiero H1, inizio la mia lunga ed interminabile discesa all'interno del vallone:
Arrivo al parcheggio di Fara San Martino quando le ombre si sono ormai allungate e le gambe affaticate si muovono solo per inerzia, dopo aver calcato queste montagne per 29 km e oltre 11 ore.
Stremato ma soddisfatto, giungo a casa alle 23, nemmeno provando a spiegare a mia moglie il perchè di tutto questo.
Stavolta ho voluto misurarmi per tentare un'impresa ardua e ambiziosa, una sorta di test per sondare i miei limiti, le mie possibilità, un modo per concatenare queste due vette che, altrimenti, avrebbero richiesto due diverse escursioni comunque impegnative.
Ne è scaturita una giornata di montagna grandiosa, nel cuore della Majella più selvaggia e nascosta, in ambienti austeri, impervi e solitari, probabilmente l'uscita più impegnativa del mio seppur breve repertorio; insomma, un viaggio in cui ho osato oltrepassare i miei limiti, e che tanto mi ha restituito.
Grazie, Majella!
Data: 20 Giugno 2019
Regione e provincia: Abruzzo, Chieti
Località di partenza: Fara San Martino (470 m)
Località di arrivo: Idem
Tempo di percorrenza: 11h30'
Chilometri: 29
Grado di difficoltà: EE
Descrizione delle difficoltà: Lunghezza, dislivello importante, tratti fuori sentiero, cenge esposte, ripidi e scivolosi crinali con sfasciumi, mughete impenetrabili.
Periodo consigliato: Estate e Autunno
Segnaletica: Buona all'interno della rete sentieristica ufficiale, qualche ometto di pietre in corrispondenza delle mughete.
Dislivello in salita: 2500 m
Quote raggiunte: Pizzone (2214 m) e Cima di Sala del Monaco (2214 m)
Accesso stradale: Ho raggiunto Fara San Martino mediante un viaggio della speranza durato più di 3 ore, percorrendo l'A24 con uscita Manoppello Scalo e percorrendo la SS81. Giunto a Fara, è semplice trovare le indicazioni per il Vallone di Santo Spirito, punto di inizio del sentiero H1.
Traccia GPS: https://it.wikiloc.com/percorsi-escursionismo/pizzone-e-cima-delle-mandrelle-37846541
Descrizione
Un ardito concatenamento.
Questo volevo per unire in un'unica uscita due vette remote e quasi inaccessibili che si trovano nel settore orientale della Majella, due montagne all'ombra dei giganti di questo territorio, non molto frequentate se non da appassionati collezionisti, separate da una profonda vallata e raggiungibili solo dopo molte ore di cammino difficile e disagevole in territorio selvaggio e impervio.
Del resto, questo è il versante orientale della Majella: un insieme di valloni e forre che frastagliano il fianco della Montagna Madre, ripidi pendii che dagli altopiani sommitali precipitano verso il mare, le alte quote dominate dalla presenza delle intricate mughete, il tutto immerso in un profondo senso di isolamento, raggiungibile per me solamente dopo oltre 3 ore di macchina.
Sono le ore 8,30 quando con lo zaino in spalla mi accingo a varcare le Gole di Santo Spirito, dando inizio al mio lungo viaggio all'interno di questo ambiente così remoto e difficile da approcciare.
In breve raggiungo le vestigia del celebre monastero:
e continuo a percorrere il vallone in leggera pendenza le cui pareti strapiombanti incombono sul sentiero:
La giornata calda implica una sosta alle varie polle che si trovano lungo il tratto iniziale del percorso; affianco un gruppo di escursionisti che si recano alla Cascata del Macellaro, pertanto condividiamo questa parte iniziale del sentiero.
L'andatura però è per me troppo lenta: il mio audace progetto richiede ore e km, pertanto saluto i miei improvvisati compagni di viaggio e accelero il passo.
Dopo aver attraversato una zona teatro di una devastante valanga:
si giunge alla loc. Bocca dei Valloni (1055 m), dove un cartello indica la deviazione per la Grotta dei Callarelli (sentiero G6). Proseguendo, invece, si percorre tutto il vallone che, tramutandosi in valle di Macchia Lunga e Valle Cannella, arriva fino al M. Amaro.
Il sentiero G6 si inerpica invece sul fianco Nord del vallone e, mediante un'ampia svolta, compie un percorso a ritroso rispetto alla direzione iniziale:
La salita richiede impegno e passo costante: ancora mancano molte ore di cammino, la sosta alla fonte del Pesco è obbligatoria per ripristinare le scorte idriche.
Sovente, le aperture della vegetazione mi regalano stupendi scorci di panorami:
Sono nei pressi della Grotta dei Callarelli (1550 m):
qui i segni del sentiero si perdono in mezzo alla vegetazione; peraltro io dovrei lasciare il sentiero che risale la valle Acquaviva, per tentare la salita al Pizzone mediante un fosso parallelo:
Qui il senso di isolamento è totale:
Questo tratto è molto impegnativo: oltre alla salita "a sensazione", occorre evitare i pini mughi che invadono la sommità delle pareti. Il dislivello che sto accumulando è importante, e la fatica inizia a farsi sentire. Riesco a risalire per un canalino trovandomi su un pianoro che con forte pendenza conduce alla sella tra Acquaviva e Pizzone:
Intravedo il mio obiettivo a 2241 m, ma per arrivarci devo sudare ancora molto. Mi volto per guardare il percorso fatto fin qui per risalire dalla Grotta dei Callarelli e la val Serviera:
Ma c'è ancora da arrampicarsi in questi ambienti impervi e ostili:
Dopo un'estenuante salita, evitando canalini franosi e trovando i varchi nella mugheta indicati da sparuti omini di pietre, arrivo finalmente in prossimità della sella:
Quello che sulla mappa sembrerebbe un facile cammino in piano per raggiungere la cima del Pizzone, in realtà è un faticoso e sfiancante percorso a zigzag per evitare di essere inghiottiti dai rami del pino mugo:
In qualche modo, aiutato dai preziosi omini di pietra (non sempre facilmente decifrabili), facendomi largo tra le fronde, arrivo esausto e graffiato sul punto trigonometrico del Pizzone:
La soddisfazione è breve ed intensa: il mio prossimo obiettivo, che si trova alla medesima quota, proprio davanti a me ma separato da una profonda vallata, già mi sta chiamando:
Pertanto, dimenandomi nuovamente nella mugheta, raggiungo la sella di quota 2240 m:
e, letteralmente, mi butto a sinistra sul ripido crinale che precipita verso la valle delle Mandrelle:
Qui ha inizio il tratto più difficile dell'escursione: mi trovo a passare su ripide pietraie, scivolosi canali pieni di sfasciumi, salti rocciosi, cenge esposte percorse da irriverenti camosci.
Metto via la mia reflex perchè la discesa richiede la massima concentrazione: qui non è ammesa alcuna distrazione!
Giugno a valle, accompagnato da 3 camosci, dopo una ripida ed impegnativa discesa di 45' dove ho perso 200 m:
La valle delle Mandrelle:
Qui si intercetta il sentiero H2, in corrispondenza di un salto roccioso da cui poi la valle diventa una forra inaccessibile:
Dopo aver recuperato un pò di energie, riprendo il cammino lungo il sentiero H2 che, procedendo in leggera discesa, scontorna il fianco Nord-Orientale della lunghissima dorsale che scende dall'altopiano sommitale della Montagna Madre.
E mentre alla mia sinistra vedo i bastioni rocciosi del Pizzone precipitare nella profonda e impervia valle delle Mandrelle:
arrivo in corrispondenza della loc. Grotta dei Porci, dove numerose cavità rocciose sono sfruttate come ricoveri per le attività di pastorizia che si svolgono nel pascolo adiacente, il Piano della Casa.
Qui abbandono il sentiero e, raccogliendo le energie residue, mi accingo a risalire la dorsale in direzione Nord Ovest.
Mi attendono ulteriori 300 m di salita per raggiungere la Cima delle Mandrelle, le gambe sono stanche ma la motivazione non mi manca.
Guadagno dapprima la Cima del Piano della Casa (1955 m):
Da qui osservo il mio obiettivo, altri 200 m più alto e almeno 1km più lontano, per giunta infestato dalla mugheta: arrivato a questo punto, affaticato dopo aver camminato per 18 km in questo territorio selvaggio, mi sembra irraggiungibile!
Ma non posso indugiare, la strada da fare è ancora molta e quindi procedo faticosamente con la salita, mentre Acquaviva e Altare si palesano con la loro immensità:
Entrato nella mugheta, mi districo facilmente grazie ai preziosi omini di pietra:
e mi volto ad osservare il Piano della Casa, con dietro il vallone di Santo Spirito che dovrò ripercorrere al mio rientro:
Sono ormai prossimo alla vetta, quassù i pini si diradano, compare il paesaggio tipico della Majella:
Ci sono: la Cima delle Mandrelle è raggiunta!
Qui l'omino di vetta è ritratto con il Pizzone sullo sfondo, le due cime di oggi, uguali nella quota, così simili, così difficili da raggiungere, dirimpettaie ma separate da questo profondo vallone, eppure, adesso per me, così vicine:
E mentre la mia soddisfazione cresce a dismisura, mi riempio gli occhi di questi panorami.
L'alta val Cannella:
Il M. Sant'Angelo, appartenente a questa stessa dorsale:
L'alta valle delle Mandrelle:
L'Acquaviva, con i suoi poderosi bastioni rocciosi:
Ed infine, le gole di Santo Spirito che lasciano intravedere il pianoro di Fara San Martino, base del mio rientro, un obiettivo distante altri 10 km e 1800 m più in basso:
Esausto ma determinato, riprendo la via del ritorno, scendendo al Piano della Casa:
Qui il piacevole incontro con il pastore Salvatore, intento nella sua attività con il suo gregge, personaggio famoso per gli escursionisti di queste zone e persona di elevato spessore umano, da cui molto si impara anche facendo una semplice chiacchierata.
Proprio lui mi da un'imbeccata per abbreviare il percorso per ricongiungermi con il sentiero H2, facendomi attraversare il Piano della Casa e intercettare un sentiero che lui utilizza per portare i suoi muli ad abbeverarsi.
Raggiungo la fonte e riempio le mie bottiglie ormai vuote, poi proseguo la mia discesa alla valle di Macchialunga:
Qui, dopo aver intercettato il sentiero H1, inizio la mia lunga ed interminabile discesa all'interno del vallone:
Arrivo al parcheggio di Fara San Martino quando le ombre si sono ormai allungate e le gambe affaticate si muovono solo per inerzia, dopo aver calcato queste montagne per 29 km e oltre 11 ore.
Stremato ma soddisfatto, giungo a casa alle 23, nemmeno provando a spiegare a mia moglie il perchè di tutto questo.
Stavolta ho voluto misurarmi per tentare un'impresa ardua e ambiziosa, una sorta di test per sondare i miei limiti, le mie possibilità, un modo per concatenare queste due vette che, altrimenti, avrebbero richiesto due diverse escursioni comunque impegnative.
Ne è scaturita una giornata di montagna grandiosa, nel cuore della Majella più selvaggia e nascosta, in ambienti austeri, impervi e solitari, probabilmente l'uscita più impegnativa del mio seppur breve repertorio; insomma, un viaggio in cui ho osato oltrepassare i miei limiti, e che tanto mi ha restituito.
Grazie, Majella!