Parchi della Calabria
  1. Parco Nazionale del Pollino
Data: 15 febbraio 2020
Regione e provincia: Calabria,Cosenza
Località di partenza: Sorgente Acquasalata
Località di arrivo: Vetta Dolcedorme e ritorno
Tempo di percorrenza: 8 ore
Grado di difficoltà: EE (parte escursionistica) F+ la cresta
Descrizione delle difficoltà: A parte la lunghezza del percorso e lo scarso innevamento a partire dai 1600 e neve consolidata sulla cresta direi di non aver incontrato problemi particolari.L'unica situazione delicata l'abbiamo trovata scendendo per il canale nord est con una piccozza,ma poteva essere evitato scendendo più a sinistra nel bosco.
Periodo consigliato: sempre
Segnaletica: segni biancorossi cai fino al Varco del Pollino
Dislivello in salita: 1130 m.
Quota massima: 2267 m
Accesso stradale: Uscita A2 Frascineto Castrovillari o 106 ionica uscita Castrovillari.Raggiungere il paese di Civita,poco prima di entrare in paese svoltare a sinistra per la strada montana fino a che termina l'asfalto nei pressi di una masseria.Proseguire per circa due chilometri fino a trovare un piccolo spiazzo sulla sterrata.

Descrizione
202673


Mentre per la prima volta nella storia in Antartide, alla Seymour Island si registra una temperatura di 20,7 gradi centigradi superando così di quasi un grado il record precedente stabilito nel gennaio del 1982 alla Signy Island, noi nel nostro piccolo cerchiamo di allestire una nuova uscita “invernale” sul Pollino.Dietro invito un compagno di cordata issa bandiera bianca decretando le invernali già chiuse a dicembre preferendo fare qualcos’altro su roccia. Un gruppo locale ignorando un modesto suggerimento per un’alpinistica invernale, “pensa bene” inspiegabilmente di recarsi su una via a sud dove praticamente non c’è niente da tempo, eccetto qualche esigua lingua di neve a cento metri dalla cima.

Per me che fare altro nei mesi invernali è un insulto, la neve e il ghiaccio me lo vado a cercare a tutti i costi. E su quel poco di accettabile presente in questa stagione di magra, penso alla nord del Dolcedorme. Questo versante sempre in ombra infatti potrebbe conservare buone condizioni per una salita con ramponi e piccozza.Detto fatto, si va sabato 15 febbraio direzione Civita proseguendo per Colle Marcione fino alla sorgente di Acquasalata dove lasciamo l'auto. Il toponimo non è ben chiaro. Una cosa è certa, l’acqua della sorgente non è per niente salata, anzi è ottima, tanto che un amico la usa tra l’altro per fare la birra artigianale.

Purtroppo Colle Impiso non è ancora facilmente raggiungibile perché in strada ci sono tratti ghiacciati nelle zone in ombra. Dal versante orientale invece non ci sono problemi di accessibilità per via dell’esposizione e della quota meno elevata di partenza, circa 1100 metri. Il dislivello di conseguenza è maggiore, anche se abbastanza diluito fino al lontanissimo Varco del Pollino che dovremmo raggiungere per attaccare la cresta nord del Dolcedorme.

Ci avviamo mentre i primi raggi di sole incendiano la montagna. La pioggia caduta il giorno prima ha spolverato i rilievi più elevati che appaiono coperti appena appena da un impalpabile velo bianco. Per contro, nella zona che interessa noi, il manto nevoso appare più denso e corposo.

Si attraversa rapidamente un vasto campo aperto all’inizio del percorso fino a prendere una pista che si collega alla strada della Fagosa. Una successiva deviazione all'interno di una giovane faggeta ci consente in breve tempo di raggiungere la sorgente del Vascello dove facciamo una prima sosta. La tabella dei sentieri indica Piano di Fossa a 40 min. ma noi in mezz’ora siamo già lì e finalmente troviamo la neve.

Quella fresca caduta ieri è appena due centimetri scarsi. Attraversato il piano proseguiamo per la “Scaletta”, il ripido sentiero che lo collega a Piano di Acquafredda colmando un dislivello di 200 m.Nei pressi di Piano d’Acqufredda avvistiamo Italus, il loricato millenario che svetta sul fianco di un ripido pendio da 1231 anni. Foto obbligatoria a questo straordinario patriarca, testimone del tempo il cui primo anello si formò all'incirca quando fu incoronato Carlo Magno.

Dopo un ultimo strappo raggiungiamo finalmente il Varco del Pollino già Passo delle Ciavole, porta d'accesso a quota 1880 m. del versante sud orientale dei Piani di Pollino. E qui si spalancano d'improvviso le porte del paradiso. Il paesaggio si apre immenso sull'intero versante settentrionale del Dolcedorme e sulla sua elegante cresta denominata Tommaselli. Il versante sud di Serra delle Ciavole, roccioso e tormentato, è appena velato di ghiaccio. Ad ovest il maestoso Pollino più imbiancato forma un bellissimo quadro con gli stupendi loricati che fanno da cornice.

Cominciamo la salita lungo la cresta nord attraversando prima una radura in cui vegetano stupendi loricati con la chioma a bandiera per poi rientrare nel bosco fino ad una spalla nevosa. Guadagniamo l’accesso alla cresta scoperta superando qualche accumulo di neve. Una volta fuori la neve è stupenda, portante e ghiacciata. La parete nord est è baciata dal sole, ma è un sole radente che non incide molto sulla temperatura del manto.

Procediamo lungo il fianco sinistro, più sgombero da vegetazione affrontando pendenze che toccano in alcuni punti anche i 50°. Mentre i nostri ramponi mordono ottimamente raggiungiamo e costeggiamo una fascia rocciosa in prossimità della vetta. Mi sposto sul lato sud ovest per ripararmi dal vento e rimettermi uno strato più pesante. Infine aggirando le roccette da sinistra percorro gli ultimi metri che mi separano dai 2267 m. della cima. Il compagno prosegue invece lato nord est.

Nel frattempo dalla parte opposta di buona lena sopraggiunge un solitario. Partito da Frascineto alle 4 del mattino ha risalito da sud la Manfriana proseguendo poi verso la cresta est del Dolcedorme fino in vetta colmando quasi 1800 m. di dislivello. Calza però scarpe da escursionismo, niente picche e ramponi e anche se il versante sud è completamente scoperto, dal Passo del Vascello compare la neve con tratti ghiacciati lungo il crestone. Con queste condizioni sarebbe opportuno salire in sicurezza e con attrezzatura adeguata. A volte può volerci poco per andar giù.

La luce oggi è bellissima, il cielo luminoso, soprattutto portando lo sguardo sul mar Jonio che appare limpido e cristallino. L’amico avrebbe anche scorto i monti dell'Albania dalla Manfriana. Tutto meravigliosamente bello anche se la stagione è quella che è.

Nota dolente, troviamo il libro di vetta completamente rovinato. Qualcuno lo avrà sbadatamente lasciato al di fuori del contenitore metallico inzuppandosi e diventando un mattone congelato, praticamente inutilizzabile. Anche se verrà sostituito a breve, purtroppo mesi e mesi di firme, sensazioni, dediche ed emozioni da parte di escursionisti e visitatori saliti fin quassù da ogni dove sono andati irrimediabilmente perduti.

Dopo esserci saziati di tanta bellezza rientriamo scendendo un tratto di cresta fino alla seconda anticima. E mentre la nebbia fa la sua comparsa salendo da sud, deviamo decisamente verso la testata del canale nord est affrontato già lo scorso aprile in salita. Esso nasce da Piano di Fossa e incide la faggeta fino ad un grande pino loricato secco.

Guardando il canale dall’alto ci rendiamo conto che la rampa finale, un’ottantina di metri, è maledettamente inclinata, quasi 60°. La cosa non sarebbe problematica se non fosse che abbiamo una sola piccozza. La volta precedente non lo ricordavo con questa pendenza, tanto che lo valutai massimo 40°.Probabilmente era molto più innevato e con neve accumulata, altrimenti non mi spiego questa differenza.

Sta di fatto che accenniamo ad una disarrampicata faccia a monte, ma con una picca risulta rischioso. La neve è ghiacciata e un errore ci farebbe scivolare per 50 metri almeno. Decidiamo di provare a sinistra verso i piccoli faggi guadagnando in tal modo diversi metri in discesa protetti dagli alberelli. Fuori dal boschetto ci troviamo ad affrontare inevitabilmente gli ultimi quaranta metri scoperti.La pendenza più o meno è uguale e inoltre compaiono piccoli salti scoperti. Con la massima attenzione e concentrazione, facendo i giusti movimenti fra traversi delicati e manovre in retromarcia ci tiriamo fuori da questa situazione rognosa in cui ci siamo andati a complicare la vita.

Infine raggiungiamo il grande pino loricato secco dove le pendenze si abbattono notevolmente e il resto del canale si addolcisce. La lezione per le prossime volte è di portare dietro sempre e comunque due piccozze a prescindere dalla difficoltà delle vie.Da Piano di Fossa in un'ora e mezza scarsa raggiungiamo l'auto. Notiamo che nel corso della giornata quel velo di neve che aveva leggermente imbiancato i monti circostanti si è sciolto. Dunque chiedo: “inverno finito o inverno mai iniziato?” A voi montanari e camminatori l'ardua sentenza.

202674


202675


202676


202677


202678


202679


202680


202681


202682


202683


202684


202685


202686


202687


202688


202689


202690


202691


202692


202693


202694


202695


202696


202697


202698


202699


202700


202701


202702


202703


202704


202705


202706


202707


202708


202709


202710


202711


202712


202713


202714


202715


202716


202717


202718


202719


202720


202721


202722
 
Ultima modifica:
Ottimo giretto. Mi fai tornare alla mente,io esploratore fai da te della Domenica, di quando una volta,come sempre da solo, ero quasi in cima sul Dolcedorme e finii in una buca creata dal disgelo con una gamba e quasi ci lasciavo la tibia. Da allora ho lasciato perdere le invernali spinte ma dal faggio grosso non mi dispiacerebbe riprovare. Grande racconto, belle foto!!
p.s. peccato per il libro di vetta, un peccato davvero.Chissa' chi e' stato sto' demente che l'ha lasciato fuori.Tocca informare la Presidente....
 
Ottimo giretto. Mi fai tornare alla mente,io esploratore fai da te della Domenica, di quando una volta,come sempre da solo, ero quasi in cima sul Dolcedorme e finii in una buca creata dal disgelo con una gamba e quasi ci lasciavo la tibia. Da allora ho lasciato perdere le invernali spinte ma dal faggio grosso non mi dispiacerebbe riprovare. Grande racconto, belle foto!!
p.s. peccato per il libro di vetta, un peccato davvero.Chissa' chi e' stato sto' demente che l'ha lasciato fuori.Tocca informare la Presidente....
Si in effetti quelle buche in certe condizioni si formano sulla parte finale della cresta est in prossimità della cima per via delle roccette disseminate e ti confermo che bisogna stare attenti.Per quanto riguarda il libro di vetta penso che in sezione già lo sanno e dovrebbero sostituirlo.Per ora le attività sono sospese ma penso che organizzeranno la cosa o incaricheranno qualcuno.
--- ---

Molto bello. Complimenti.
Grazie Orso e Nico
 
Alto Basso