Aggiungo una mia opinione, scendendo un po' più nel tecnico e nel dettaglio rispetto quanto fatto fino ad ora, sperando di risultare comunque chiaro.
In questo periodo sto usando fianco a fianco questo puukko di Pasi Hurttila e questo jakuto di Anton Frolov.
Vedi l'allegato 204187
Il puukko ha lama da 100x23x5 mm con sezione rombica (3,5 mm al dorso) e manico da 109x30x22 mm. Filo a 22° leggermente convesso. Acciaio K510 a 60 HRC. 110 g senza fodero.
Lo jakuto ha lama da 102x22x2 mm e manico da 114x28x17 mm. Filo a 6,4° destrorso. Acciaio 1066 a 58 HRC. 78 g senza fodero.
I due manici hanno sezione a goccia, più vivace, e ovale fortemente schiacciata, più rigida.
Vedi l'allegato 204189
Come ho già detto in una recensione, la geometria asimmetrica morde bene toccando col bisello convesso, pialla bene toccando col bisello piatto, ma al momento di asportare materiale, tagliando perpendicolare alle fibre, paga il pochissimo metallo al filo, faticando a incidere.
Nei tagli per strisciamento dal tallone verso la punta, effettuati con presa a martello, solitamente per la sgrossatura primaria, lo jakuto è chiaramente più mordace del puukko, questo è indubbio.
Per contro il manico dello jakuto risulta “intero” quando si fanno tagli per trazione, tenendo il coltello fra le dita e usando il pollice come fulcro, stringendo le dita verso il palmo per effettuare ogni taglio, solitamente con la porzione di filo vicina al manico. Un esempio è lo scavare un incavo a U dopo aver creato un invito a V.
La finitura di questi tagli tende, inoltre, ad essere leggermente più grezza rispetto a quella lasciata da un filo a V. Per avere lo stesso risultato con lo jakuto uso la porzione di filo vicina alla punta e uso il pollice come fulcro di rotazione laterale, appoggiandovi contro il dorso.
Con il puukko questa seconda tecnica si può usare senza l’ausilio del pollice e semplicemente dando al coltello un movimento ondulatorio di polso, proprio grazie alla maggior vivacità dell’impugnatura.
Come facile immaginare lo jakuto è più facile alle asperità e schiacciature del filo, dato l’angolo acutissimo, ma l’acciaio e la tempra sono ben bilanciati e si mantiene bene semplicemente con stropping.
Il puukko rimane il più poliedrico ed intuitivo dei due e l'impressione che lo jakuto paghi la propria eccessiva specializzazione, se tolto dal suo contesto e dai lavori per cui fu perfezionato, rimane.