Recensione Longitudine

Longitudine
Calcolare la latitudine – la distanza di una nave dall’equatore – era un gioco da ragazzi: bastava misurare l'altezza di un astro rispetto all'orizzonte e confrontare il dato con apposite tavole numeriche. Per secoli è stata l’unica coordinata di una nave che si sapeva determinare.
Altra storia per la longitudine: la distanza di un punto a est o a ovest di un meridiano di riferimento, ad esempio quello di Greenwich. Per fare questo è infatti necessario conoscere l’ora nel punto attuale (e questa ce la dice il sole) e la stessa ora nel meridiano di riferimento: e per questo serve un orologio che non sgarri un secondo. Questa indeterminatezza ha portato nei secoli alla perdita di migliaia di navi e di intere flotte: un errore di mezzo grado di longitudine, infatti, equivale all’equatore a circa 30 miglia.
Finché nel 1714 il parlamento della maggiore potenza marinara – l’Inghilterra – stanziò una ricompensa di 20.000 sterline – pari a oltre 10 milioni di euro attuali – per chi avesse scoperto la soluzione per determinare con precisione la longitudine di una nave nell’oceano.
Questo libro è la storia appassionante di tali tentativi (che nei secoli avevano coinvolto scienziati del calibro di Galileo, Newton e Halley) e soprattutto dell’orologiaio inglese John Harrison, per la costruzione di un cronometro in grado di segnare senza fallo sempre l’ora esatta di Londra. Quarant’anni di esperimenti e di battaglie contro la potente comunità astronomica dell’epoca per la realizzazione di quattro orologi sempre più precisi, capaci di resistere alle variazioni di umidità, temperatura e pressione, alla corrosione della salsedine e al rollio delle navi. Dall’H1, alto più di mezzo metro e del peso di quasi 35 chilogrammi, alla classica cipolla dell’H5.
Il problema della longitudine era risolto, ma Harrison alla fine ottenne solo parte del premio. I suoi cronometri marini possono essere ammirati presso l’Osservatorio di Greenwich.

“Prima dell’invenzione dei retroquadranti, quando era diffuso il quadrante di Giacobbe, non c’era un vecchio capitano di nave su venti che non fosse guercio a forza di osservare il sole per seguire la sua rotta (pensate a Braccio di ferro, ndr)”.

Dava Sobel, Longitudine, Rizzoli

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