SemiMonade

sorgenti dell'Ambro 07-08 ago 2012

Il "trekking" di 2 mesi prima a Capotenna (in realtà sono stati semplicemente 3 giorni e 2 notti di brevi passeggiate intervallate da momenti di totale immersione e relax), le cui foto sono andate perdute insieme alla fotocamera e di cui ricordo particolarmente: le gole dell'Infernaccio (un classico che sempre merita); le VENE che scendono dalla Sibilla dove ho potuto trovare un lungo "ghiacciaio" spesso anche 3 metri che nascondeva il torrente che andava ad incrementare il Tenna (l'ho risalito costeggiandolo per un centinaio di metri, ma poi, essendo obbligato ad attraversarlo per continuare, la mia paura dei seracchi mi ha costretto a rinunciare); il triplice incontro con un cervo senza corna e dal verso inaspettato; e il concerto stereo di bovini dall'andamento decisamente AGITATO che mi ha intrattenuto per buona parte della seconda notte. Quel trekking, dicevo, il quale tra l'altro è stato il mio primo, timido e quasi inconsapevole tentativo di VITA AL LIMITARE, mi ha spinto a tentare un'altra impresa, questa volta totalmente senza cibo e questa volta ho scelto un altro classico itinerario: le vicine sorgenti dell'Ambro.

Parto dal santuario e intuitivamente risalgo il fiume, subito il tragitto si fa divertente e avventuroso, ma in breve si blocca a meno di non essere disposti al pediluvio, quindi m'inerpico per tracce lungo la scarpata e sbuco in una carrareccia che risalgo faticosamente in direzione del Balzo Rosso. Il sentiero è comunque poco segnalato per essere una "classica": i segnali non si trovano in prossimità dei numerosi bivi ma solo dove il percorso è chiaro e questo rallenta e a volte allunga molto la progressione.

Le sorgenti sono suggestive, molto più di quelle del Tenna, lì vicino c'è addirittura un "focolare" e con i numerosi cadaveri di alberi mi accendo un fuoco e mi cucino un minestrone con l erbe raccolte durante il percorso (troppo amaro, immangiabile).

Riparto per l'altra sponda, qui il percorso è più intuitivo e "morbido", nei pressi di una sorgente vicino i Prato Porfidia preparo il mio bivacco e cucino alcune radici di Bardana trovate lì vicino: una MANNA!!!!

Il giorno dopo riparto per la via interotta la sera prima, ora il tracciato diventa una larga strada (non si può definire nè carrareccia nè mulattiera) forse figlia dell'acquedotto che, in forte discesa, porta verso Vetice, ma io non devo andare a Vetice. Da qui in poi è un labirinto di strade e sentieri probabilmente dovuti ai boscaioli che la mia anti-diluviana mappa non cita, so solo che il santuario è all'altezza del fiume e proprio sotto il Balzo Rosso, ne consegue una lunga "infrattata" "drittoperdritto" verso il basso.

Ammetto che le imprecazioni si sono susseguite e addirittura sovrapposte fino al santuario, una sorta di pellegrinaggio non molto mistico, ma una volta arrivato non ho rimpianto nulla: direi che è proprio questo il fascino dell'AVVENTURA!!
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