Che bella chiacchierata che sta scaturendo da questo tuo racconto,
@fabri64 ... comunque si, il club CdM è stato profondamente ispirato se non addirittura aizzato da Marco
@Montinvisibili ...
io e
@Leo da solo lo consideriamo un po' il nostro "padre nobile" perchè tutte le volte che ci troviamo in un posto sperduto fuori pure dalla mappa sappiamo già che " sicuramente Marco c'è stato"
, poi per i tempi di percorrenza (anche se qui il dubbio che abbia una motoretta nello zaino ci viene spesso, ma non lo diciamo
) e soprattutto per l'idea proprio del Club che è nata da una sua riflessione al mio definirci cialtroni... un giorno forse troveremo il coraggio di nominarlo presidente onorario, se solo non pensassimo che - in effetti - potrebbe risultare offensivo il titolo "presidente onorario del club Cialtroni della Montagna"
comunque ha grandi responsabilità sulla nostra genesi
La deriva agonistica in montagna poi è una cosa che ho notato e mi ha colpito ed incuriosito (con scetticismo) molto da quando ho iniziato a frequentarla con maggiore assiduità e quindi a conoscere più persone e "situazioni" attinenti a questo mondo.
Non conosco l'ambiente del Club2000 (ma diversi membri simpaticissimi ed in gamba) però posso desumere che un risvolto agonistico sia insito nel l'istituzione stessa, visto che si prefigge un risultato da meritarsi e guadagnarsi con fatica e impegno... poi so che converrete con me che ognuno la somatizza a modo proprio e c'è chi ne fa una questione di dimensioni e chi invece sfrutta lo stimolo per ampliare i propri orizzonti... io credo di aver conosciuto soprattutto i secondi e mi ci trovo a mio agio, anche perché ho notato derive agonistiche anche tra i "vallicoli" come me (termine coniato da un mio amico per definire il mio modo di andare in montagna) che se non puntano alla croce di vetta devono fare percorrenze e dislivelli da panico con il risvolto che se facessero sky running invece di trekking sarebbe uguale, il che non è sbagliato, è semplicemente un'altra cosa.
Ma poi vogliamo parlare di verticalità/arrampicata? Lì c'è davvero poi un picco dell'agonismo, al punto che andare all'attacco di una via per molti non è più escursione ma "avvicinamento". Lo posso anche comprendere, ma alzando l'asticella del rischio, dell'adrenalina, del gesto tecnico e della prestanza e prestazione fisica, il rischio che da esperienza formativa di vita e di anima si trasformi in una gara a chi ce l'ha più lungo (
) è alto... mettiamoci poi che un certo sistema economico che ruota intorno a questo, spinge in questa direzione (aziende di materiale tecnico, istruttori/guide, palestre di arrampicata, aziende turistiche pubbliche ecc) ed ecco che il gioco è fatto.
Beninteso, non ho nulla contro chi ha spirito agonistico da profondere in montagna, tra l'altro ne ho in famiglia un paio sempre con le mani sulla roccia appena possono, non c'è nulla di male anche se - come tutto - andrebbe fatto con equilibrio e soprattutto - ma questo vale per ogni ambito di deriva agonistica che ho citato - andrebbe fatto evitando di pensare che:
- È l'unico modo di fare le cose in montagna
- È il modo migliore di fare le cose in montagna
- Chi non lo fa non sa fare un ca**o e non vale una cippa in montagna
Ma questo è un problema più ampio del genere umano dei nostri giorni, la frenesia da prestazione ce la pompano da tutte le parti e spesso non abbiamo gli anticorpi giusti per reagire, perché se da un lato è insita nel genere umano ed è anche auspicabile in diverse forme, dall'altro ci viene così tanto propagandata solo per meri scopi commerciali e quindi diventa un semplice gioco al rialzo...
A volte, come dicevano Marco e Fabri è l'età che ti fa ragionare (ad occhio ho qualche annetto meno di voi, non sono un ragazzetto però) anche se io credo che in realtà sia una certa libertà mentale che ti porta a dire "a me piace altro" fregandotene del must vigente, ma attenti anche noi (parlo per me, voi so non lo farete) a non fare l'errore di ghettizzare chi colleziona vette perché c'è tantissima gente mossa da alti e profondi ideali anche tra loro. È sempre un fatto culturale, la vera rivoluzione - in ogni campo - sarebbe su quel piano lì: cultura.
Ecco, ho esagerato ...