Viaggio VIAGGIO A PARIGI





di Tore R.

Da ragazzo avevo momenti di inquietudine che potevo scaricare solo col mettermi in viaggio. Era una spinta misteriosa, una voce interiore che mi persuadeva a cercare le mie risposte lungo la strada. C'erano momenti in cui tutto mi andava stretto e sentivo l'esigenza di allontanarmi dalla noiosa routine. Allora potevo farlo, non avevo una vera occupazione lavorativa, né ero impantanato in relazioni sentimentali tossiche.

Prima tappa il semaforo di Airasca per iniziare il viaggio, con destinazione Stupinigi e da lì tentare di raggiungere l'autostrada per il Frejus. Stavolta volevo tornare in Francia passando da nordovest. La fortuna mi venne incontro grazie ad un signore francese che era venuto in Piemonte a comprare del vino. Il tizio, un uomo over 60 amava bere ed infatti il suo volto rubicondo lasciava intendere che da Alba a Torino egli avesse già bevuto metà del suo carico... Arrivammo all'autogrill di Bardonecchia intorno alle 17,30 dove ci congedammo. Avevo in mente due progetti, il primo rimanere nel parcheggio a chiedere passaggio fino alle 19.00, il secondo entrare nel paese e trascorrere la notte in campeggio. Trascorsa mezzora un camionista francese mi accordò un lungo passaggio fino a Parigi. Il ragazzo si chiamava Pascal, aveva 40 anni. Era un amante della buona musica rock del nostro tempo, in cabina aveva la bandiera americana con il bel casco della Harley Davidson ed un chiodo (giacca heavy metal) di pelle morbida nera, con imbottitura trapuntata su fodera tessuto sintetico rosso. Portava dei Ray Ban da vista, aveva il pizzetto ed il taglio dei capelli corti. La motrice era un Volvo F12 con la pompa del carburante aperta, infatti teneva medie elevate per essere un TIR. Mi offrì una cena preparata con dei ravioli al sugo di pomodoro contenuti dentro un grande contenitore di latta apribile con apriscatole e scaldati grazie ad fornello a gas. Poi ripartimmo a tutta velocità. Pascal guidò tutta la notte, con lo stereo acceso ed i CD che riproducevano i Dire Staits, i Metallica, gli ACDC, gli U2... alle 6,00 ci fermammo per fare il pieno al camion, operazione che durò 20 minuti. Stava per sopraggiungere l'alba. Giunti nei pressi di Ivry rimanemmo imbottigliati nel traffico parigino. Arrivammo a casa sua verso le 8,00. Ci accolse sua moglie un po' assonnata e loro figlia una bellissima bambina di due anni. Facemmo colazione tutti insieme poi ci congedammo alla stazione del metrò con un abbraccio fraterno. Scesi alla fermata della Porta d'Italia nei pressi del grazioso quartiere latino, attraversando le sue strade e finendo non so come nella chiesa di Saint Germaine, la moderna Gare de Montparnasse, l'omonimo ed imponente grattacielo per poi dirigermi in Rue Saint Dominque e quindi arruvare a Le Champ de Mars sotto l'elegante e mastodontico mostro di tralicci d'acciaio che è la Tour Eiffel. Rimasi una buona mezzora ad ammirare questo capolavoro di alta ingegneria che è il simbolo della Francia. Attraversai il ponte per raggiungere il Trocadero e da lì cercare una banca per scambiare centomila lire in franchi francesi, che in mano sembravano di più, salvo poi scoprire che allora, nei supermarchè con una minima spesa ci compravo tante cose. Mi spostai verso l'Ille de la Citè per vedere il duomo di Notre Dame in perfetto stile gotico francese, costruito dal XII secolo e terminato nel XIX secolo. Notre Dame è bellissimo all'esterno ma molto sobria ed essenziale al suo interno e ben illuminata da ampie finestre ogivali in vetri policromi raffiguranti scene bibliche e tenute insieme da congiunzioni di piombo. Ma il pezzo forte per me fu l'area archeologica di Lutetia Parisorum dove si condensano almeno 3500 anni di storia dai Galli, ai Romani ai Franchi e di cui parlerò più avanti con un articolo di approfondimento. Lasciai l'area storica e mi incamminai verso la Gare de Lyon. Quello fu solo un assaggio della bellissima capitale francese, di cui più avanti ne avrei colto anche le contraddizioni.
Feci un biglietto per Modane, dopo circa un paio d'ore i controllori del treno mi fecero scendere a Tonnerre poichè mi mancava il supplemento rapido. Tonnerre è un paesino immerso nella campagna borgognese. Non mi fu difficile trovare un luogo isolato dove montare la tenda, accendere un fuoco e seguire fra gli alberi il sole che tramontava, mentre al crepuscolo si alzava una leggera e fresca foschia. Nonostante fosse stata la metà di aprile in mezzo a quel verde l'umidità ed il freddo si percepivano distintamente. Cucinai una abbondante minestra, che eliminò la sensazione di freddo, poi raccolsi altra legna e guardando verso il cielo ormai nero e puntellato di stelle comparve la Via Lattea bella e luminosa come non l'avevo mai vista prima, nemmeno in montagna, fin quando la stella del mattino colse l'alba.

Riposai un sonno piacevole e ristoratore come non mi accadeva da tempo. Quando si sta bene con se stessi si vive e dorme meglio. Tornai in stazione e raggiunsi Lyon col primo treno utile, poi deviai per Nizza dove rimasi alcuni giorni.
 
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