Le vostre OST

nel bosco, quando vado a rompere le balle agli animali o quando pesco: nessuna, anzi divento una specie di velociraptor asociale e il minimo suono o rumore umano mi fa venir voglia di sbranare chiunque (da bravo anatide quale sono :p :D )

mentre guido in montagna, nei boschi, lungo gli argini ecc: dipende. o rock/metal o truzzaggine spinta anni 80/90/2000, a seconda di cosa mi gira.
 
Tra l'altro, in certe situazioni (in cima ad un monte, assenza di vento), si può riuscire anche ad ascoltare il silenzio più totale.

Cosa rara e non me la faccio scappare.

in cima ad un monte? godersi il silenzio? basta un mantello, una corona e una sedia a sdraio :woot: :si:

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Ascoltavo (di recente un po' meno) podcast - non musica quindi - solo nelle passeggiate "di allenamento", percorsi fatti mille volte che da un punto di vista paesaggistico ecc non mi dicono più nulla.
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Estraniarsi dai rumori circostanti durante un percorso di altro genere mi sembra un po' come telefonare guidando, si è tentati di farlo ma sarebbe meglio evitarlo.
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Per dirla tutta di isolarmi ascoltando musica non provo proprio il desiderio, nelle ultime due passeggiate solitarie ho portato il lettore mp3 ma non l'ho nemmeno tirato fuori dallo zaino.

Non è questione di "ascoltare il silenzio" (no ho già tanto a casa mia!) è che l'esperienza è già magica si per sé...
 
A me l'unica occasione in cui mi viene istintivo ascoltare musica è...in macchina (che peraltro uso pochissimo).
Evidentemente perché in quel caso l'unica alternativa sarebbe il rumore del traffico.

Per il resto, all'aperto mai.
Al punto che fatico a comprendere (non dico "giudico male", perché non vorrei giudicare nessuno) persino quelli che corrono con le cuffiette, io che per quasi 30 anni l'ho fatto sempre assolutamente senza.
E mi sono sempre domandato : ma a che c...servirà? Ad autostimolarsi ? Ad attutire la fatica ? Ad isolarsi ...ma da cosa ? E di contro : ma proprio perché sotto sforzo, uno non si rintrona ? Oppure : anche sotto sforzo, non è bello ascoltare se stessi, il respiro, fosse anche ansimante?
Certo, ognuno com'è fatto, basta però non dover sentire gli adoratori del "rumore sempre e comunque" farsi poi paladini e vessilliferi di sensazioni intimistiche o bucoliche, contemplative o idilliche...
Anche se va pure precisato che c'è musica e musica, alcuni brani sono stupendi proprio perché "concepiti" come una rappresentazione della natura ma di solito li ho sempre ascoltati per immergermi "virtualmente" in essa...quando ne ero del tutto lontano. A mo' di transfert mentale.
Il bello di quei brani sta proprio nell'effetto che creano, enfatizzandone la suggestione : penso che se invece li si ascoltassero stando già dentro la natura, si creerebbe solo una sovrapposizione, un effetto-doppione, una sorta di canzone cantata in playback con tutte le sbavature del caso.
 
Al punto che fatico a comprendere (non dico "giudico male", perché non vorrei giudicare nessuno) persino quelli che corrono con le cuffiette, io che per quasi 30 anni l'ho fatto sempre assolutamente senza.
E mi sono sempre domandato : ma a che c...servirà? Ad autostimolarsi ? Ad attutire la fatica ? Ad isolarsi ...ma da cosa ?

Concordo.
Anche io ho corso per più di 40 anni e mai con le cuffiette. Nella corsa, specialmente nell'agonismo (che ho praticato per 25 anni) occorre essere sempre presenti ed "ascoltare" il proprio corpo, le sensazioni ed i segnali che ti manda.
 
Poi è triste quando lungo il sentieri saluti una persona e lei non risponde perché sta ascoltando la musica... Successo domenica.
 
Poi è triste quando lungo il sentieri saluti una persona e lei non risponde perché sta ascoltando la musica... Successo domenica.
Vero.
Una delle cose belle all'aria aperta (nel trekking, nell'escursionismo) è il saluto agli sconosciuti.
Il quale sembra quasi ridare corpo e sostanza a quel "restiamo umani" che nei contesti quotidiani, specie nelle città, appare evaporato: tutti chiusi dentro involucri, che si tratti delle lamiere di automobili, o di cellulari, o appunto di auricolari. Completamente e ahimé volutamente estraniati, insensibili e assenti a qualsiasi cosa accada intorno e a chiunque "esista" intorno.

Girare in piena natura con le cuffiette è come trasportare di peso questa alienazione anche in quei rari posti e in quei rari momenti in cui sarebbe possibile affrancarsene. E per cosa ? Per trovare ancora ciò che si è appena lasciato?
In fondo l'attenzione sensoriale alla natura è anche attenzione a qualsiasi essere vivente - quindi umani compresi - si materializzi in essa.
In questo momento mi trovo a Riva di Tures (BZ), ovviamente sto scrivendo solo perché il meteo non è affatto granché, e tra gli eventi giornalieri che vengono proposti, neanche a farlo apposta ci sono proprio: "Rilassarsi sotto gli alberi" ; oppure : "Curarsi all'ombra della foresta", meditazioni e cose di questo tipo, della durata di alcune ore e con tanto di guida.
Come dire, la piena consapevolezza e comprensione degli aspetti terapeutici (in termini fisici e psicologici) del bosco e della montagna in generale. Neanche tanto tempo fa si sarebbero trovate solo sagre, degustazioni culinarie, visite ai castelli e concerti di bande musicali. Che peraltro ci sono ancora, ma non sono più "soltanto" quelle. E comunque persino quelle molto più interattive che starsene in cuffiette.
Mi verrebbe dunque da dire che forse la differenza sta soltanto tra chi (e dove) lo ha compreso, e chi no.
Ora cercherò di fare di necessità virtù sforzandomi di gustare un po' di pioggia sotto gli abeti...una vera torsione mentale per me, ma ci provo. Pur di non mettermi a sentir musica :D
 
Ultima modifica:
L'anno scorso, lungo la Translagorai, mi fermai a parlare con un signore che stava facendo un trekking tra la Val di Fiemme e la Valsugana con il figlio. Li osservai mentre si avvicinavano e, dopo la chiacchierata, li guardai mentre si allontanavano. Una profonda tristezza nel vedere il padre che apriva la strada ed il figlio qualche passo indietro con le mega cuffie sulle orecchie. Il tema della comunicazione tra le persone e con l'ambiente che ci circonda è importantissimo. Siamo sempre più isolati dalle persone e nello stesso tempo sempre più connessi via etere.
 
L'anno scorso, lungo la Translagorai, mi fermai a parlare con un signore che stava facendo un trekking tra la Val di Fiemme e la Valsugana con il figlio. Li osservai mentre si avvicinavano e, dopo la chiacchierata, li guardai mentre si allontanavano. Una profonda tristezza nel vedere il padre che apriva la strada ed il figlio qualche passo indietro con le mega cuffie sulle orecchie. Il tema della comunicazione tra le persone e con l'ambiente che ci circonda è importantissimo. Siamo sempre più isolati dalle persone e nello stesso tempo sempre più connessi via etere.
Neanche a farlo apposta tra le tracce appena uscite per l'esame si maturità c'è "l'iperconnessione" :)
 
Neanche a farlo apposta tra le tracce appena uscite per l'esame si maturità c'è "l'iperconnessione" :)
Qualche settimana fa raccontai ad una bambina delle storie incredibili nelle quali un bambino della sua stessa età, per andare al campo sportivo con gli amici, doveva partire da casa in bicicletta ed andare a suonare al campanello di tutti gli altri perdendo una buona mezz'ora prima di sapere se si era almeno in tre o quattro. Oppure, di come quel bambino, ormai diventato ragazzo, si fosse innamorato di una fanciulla che abitava ad un centinaio di chilometri di distanza e ci si potesse vedere solo un paio di volte al mese. Si compensava con costosissime telefonate interurbane e con una lettera a settimana scritta a mano. La bambina ascoltava incredula tali racconti.
Il cosiddetto progresso è stato in realtà un avanzamento tecnologico che ci ha fatto abbandonare la bicicletta ed il campanello di casa a favore di un messaggio Whatsapp e la lettera scritta a mano con tutte le sue correzioni a favore di una email scritta con caratteri sterili e parole corrette automaticamente da un software.
 
Mi viene in mente Guccini e la sua "il vecchio e il bambino":
... Il bimbo ristette, lo sguardo era triste,
E gli occhi guardavano cose mai viste
E poi disse al vecchio con voce sognante:
"Mi piaccion le fiabe, raccontane altre!"
 
Qualche settimana fa raccontai ad una bambina delle storie incredibili nelle quali un bambino della sua stessa età, per andare al campo sportivo con gli amici, doveva partire da casa in bicicletta ed andare a suonare al campanello di tutti gli altri perdendo una buona mezz'ora prima di sapere se si era almeno in tre o quattro. Oppure, di come quel bambino, ormai diventato ragazzo, si fosse innamorato di una fanciulla che abitava ad un centinaio di chilometri di distanza e ci si potesse vedere solo un paio di volte al mese. Si compensava con costosissime telefonate interurbane e con una lettera a settimana scritta a mano. La bambina ascoltava incredula tali racconti.
Il cosiddetto progresso è stato in realtà un avanzamento tecnologico che ci ha fatto abbandonare la bicicletta ed il campanello di casa a favore di un messaggio Whatsapp e la lettera scritta a mano con tutte le sue correzioni a favore di una email scritta con caratteri sterili e parole corrette automaticamente da un software.

storie incredibili?

come ho gia' raccontato tante volte, a scienze naturali ero in corso con persone quasi tutte del 1990/91. quando gli dicevo che per noi era normale trovarsi tra amici o parenti o familiari e andare a vedere le lucciole o le stelle cadenti o i ricci, nelle sere d'estate, mi hanno guardato come se fossi un ritardato. quando gli dicevo che si andava a pescare in gruppo, e qualche volta pure a caccia :roll: , non hanno detto nulla e, qualche settimana dopo, ho sentito piu' di qualcuno dire "ma per me se le sta inventando, ma non e' vero, non e' possibile". quando li ho invitati a fare cose simili, sono spariti pero' hanno continuato sul tema.

un giorno un professore ha chiesto quanti di loro avessero mai visto un pulcino dal vivo. su un centinaio e passa di persone, abbiamo alzato la mano in una decina. quando ho detto anche che a volte andavo ad aiutare un mio amico in stalla, mi hanno guardato come se fossi un alieno (e poi e' partita di nuovo la sagra del "ma quello racconta solo balle"). e stiamo parlando di scienze naturali, gente che dovrebbe essere un minimo interessata all'ambiente.

a volte mi sento una specie in via di estinzione. se domani vedo un panda del wwf con una maglietta con la mia foto, ve lo dico :p :D
 
...ci ha fatto abbandonare la bicicletta ed il campanello di casa a favore di un messaggio Whatsapp e la lettera scritta a mano con tutte le sue correzioni a favore di una email scritta con caratteri sterili e parole corrette...
Mi chiedo se nel mondo che sogni ci hai mai vissuto veramente e quante lettere hai scritto nella tua vita e, soprattutto, quante lettere di risposta hai ricevuto.

Mi chiedo anche come riesci a stabilire un parallelismo tra una lettera scritta a mano che arriva a destinazione mediamente in 10-15gg (1 mese per avere una risposta) ed il contatto umano diretto, immediato, compresi messaggi che ti pentirai di aver mandato, senza pensare, senza ragionarci troppo, senza l'inevitabile retorica da riflessione filosofica di una lunga lettera scritta ad una persona così lontana da far parte dei tuoi sogni piuttosto che della tua vita.

Immagina una madre che scrive una lettera al figlio/a che lavora all' estero invece di parlarci via skype guardandolo negli occhi.

Detto per inciso: email "personali" non ne scrive nessuno, nella quasi totalità dei casi servono per lavoro o acquisti online ecc.

Viviamo in un mondo straordinario, e starci dentro senza capire quanto è bello deve essere proprio un inferno.
 
Mi chiedo se nel mondo che sogni ci hai mai vissuto veramente e quante lettere hai scritto nella tua vita e, soprattutto, quante lettere di risposta hai ricevuto.

Mi chiedo anche come riesci a stabilire un parallelismo tra una lettera scritta a mano che arriva a destinazione mediamente in 10-15gg (1 mese per avere una risposta) ed il contatto umano diretto, immediato, compresi messaggi che ti pentirai di aver mandato, senza pensare, senza ragionarci troppo, senza l'inevitabile retorica da riflessione filosofica di una lunga lettera scritta ad una persona così lontana da far parte dei tuoi sogni piuttosto che della tua vita.

Immagina una madre che scrive una lettera al figlio/a che lavora all' estero invece di parlarci via skype guardandolo negli occhi.

Detto per inciso: email "personali" non ne scrive nessuno, nella quasi totalità dei casi servono per lavoro o acquisti online ecc.

Viviamo in un mondo straordinario, e starci dentro senza capire quanto è bello deve essere proprio un inferno.
Le decine di lettere che ho ricevuto le conservo ancora, solo che da qualche anno a questa parte le ho messe assieme a quelle che avevo scritto io alla persona che nel frattempo è diventata mia moglie e che, quindi, è entrata a far parte della mia vita, esattamente come sognavo. Sono convinto anch'io che viviamo in un mondo straordinario, ma sono altrettanto convinto che i bambini debbano crescere ricercando il contatto umano diretto, inteso come incontrare i loro amici dal vero e non via messaggio. Nella mia riflessione facevo riferimento ai bambini/ragazzi, non a madri con figli all'estero o situazioni simili.
 
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