Proto alpinismo

Ne condivido il senso, la sostanza, il succo... e comprendo e condivido anche una certa idiosincrasia verso "un certo tipo di alpinismo" o comunque un certo tipo di "alpinisti", ma a mio avviso la questione ha comunque alcuni aspetti da tenere in considerazione per una fruizione più generalista (discutibile o meno, è così).

Io son novello assai di montagna, ma come qualcuno sa qui, il mio modo di andare per monti è simile (con meno capacità) a quello dell'articolo: posso camminare km e accollarmi dislivelli importanti senza toccare una cima ed essere ugualmente appagato, oppure mettere le mani su qualche roccetta, o infilarmi in qualche gola senza senso, lo faccio perché mi piace, perché mi fa stare bene, perché amo fotografare queste cose e per altre ragioni che sono solo mie ma sempre distanti da "prestazione" o "sport" o "agonismo".

Però in montagna, che piaccia o no, ci vanno anche tante persone per fare "il pezzo" oppure persone che ci vanno per pura "evasione" e non hanno voglia di infoiarsi in un fuori sentiero tra i rovi (magari non sanno quel che si perdono) e che ci piaccia o no sono una fetta importante dei fruitori ed è per questo che trovo normale che certi documenti siano scritti in un certo modo. Si potrebbe pensare appunto ai una guida ai "non sentieri"! Bellissima, ma sicuramente di nicchia, converrai con me ;)

Credo sia giusto che entrambi gli aspetti vengano ponderati, soprattutto su certi tavoli di discussione e meno sulle guide perché tanto chi va in montagna in un certo modo ha bisogno di reperire due o tre informazioni e poi fa da se, è anche quello che ci piace... ma ad esempio è sbagliato che alcuni pezzi di montagna vengano trascurati perché si sceglie di puntare le risorse su 4 cose più appetibili: se sono montagne difficili, lo si dica, si classifichino le escursioni come difficili ma non si abbandonino completamente territori... anche se sappiamo che poi, portare gente, non è sempre facile da fare con metodo e con risultati che rispettino l'ambiente.

Come dicevo, sono d'accordo con l'articolo nella sua essenza, ma per come la vedo io: ognuno vada in montagna come gli piace e come sente di voler fare, purché nel rispetto degli altri e della Natura ;)
 
eh si, troppo facile essere daccordo per te.
comunque se tutti fossimo così, non troveresti nessuno sul sesto grado, mentre per poter fare le tue marzumere ti toccherebbe prendere il numerino...meglio così, lasciatelo dire ;)
 
Io non posso che apprezzare l'approccio di questa attività. Nel mio piccolo potrei pure definirmi un praticante anche se mi fermo alle scarpate erbose evitando le rocce (non per niente mi piace definirmi anche ""l'alpinista" in erba" o ""l'alpinista" in terra" a seconda del fondo che mi si presenta :) ... l'abuso di virgolette è voluto e necessario ;)).

Però io senza le rampiccozze e uno spezzone di corda non vado ... non sono quindi un purista ma, ripeto, rispetto l'approccio.
 
secondo me e' un ottimo spunto.

non sono affatto un alpinista, anzi, ma ho visto varia gente pensare all'alpinismo come "arrivo sulla cima di cervino, bianco ed everest e me ne bullo con gli amici". no, direi che non ci siamo.

e poi sono troppo pigro e agreste per arrivare a tanto :D
 
D

Derrick

Guest
Io ho 49 anni e credo di essere abbastanza giovane per non sapere di che morte morrò.
L'autore dell'articolo citato nel primo testo ha invece questo raro privilegio: sa che di morte morrà.
 
bell'articolo, mi piace l'approccio e la filosofia, ovvero, incomincio a capirla sempre di più, ho incominciato come un pò tutti con l'escursionismo facile, poi un pò più complesso, poi arrampicata e alpinismo; adesso apprezzo ogni tanto fare "oltre", naturalmente non ai livelli di alcuni utenti qui dentro ma comunque riconosco che abbandonarsi all'ambiente sconosciuto e intonso è affascinante, stimolante e regala delle emozioni che difficilmente si riescono a percepire in un classico sentiero.
e aggiungerei anche un'altra cosa, con l'andare da soli tutto viene maggiormente accentuato.
 
andar da soli è l'unico vero modo di andare in montagna, le altre sono pallide imitazioni...naturalmente se si vuole sperimentare un certo tipo di esperienza in cui ci si immerge nell'ambiente fino a farne parte e questo è possibile solo quando siamo soli e possiamo contare solo su noi stessi, allora ci mettiamo in gioco e scopriamo di essere parte della montagna e non sopra.
 
mi piace molto l'articolo e questo modo di andare in montagna, un escursionismo che sconfina in una zona grigia dove quello che dovrebbe appartenere al mondo orizzontale diventa un po' piu' verticale, un mondo fatto di cenge, prati ripidi e canalini erbosi con terriccio (dove l'erba a volte e' tua alleata e a volte ti tradisce), roccette marce, traversi infidi.
Mi e' capitato spesso, e a volte capita tutt'ora, di andarmi a cercare percorsi del genere, ovviamente anche in solitaria.
Che dire, da' soddisfazione! nel mio piccolo anche io mi sollazzo cosi' :)

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G

grrr

Guest
Non è che desideri che tutti siano così, né ho detto che sia il miglior modo di fare montagna: mi piace e basta. I se e i ma dei commenti sono ovvi: ognuno fa quello che può e ritiene giusto.
Io ho 49 anni e credo di essere abbastanza giovane per non sapere di che morte morrò.
L'autore dell'articolo citato nel primo testo ha invece questo raro privilegio: sa che di morte morrà.
Saputello!
 
Sicuramente corrisponde al modo in cui l'essere umano è andato sui monti per millenni. In questo senso ha ragione Messner, bisognerebbe chiudere l'accesso veicolare alle montagne. Così si riuscirebbe a estendere l'area naturale a disposizione di escursioni ed esplorazioni, facendola arrivare più a valle. Arrivare a un rifugio Cai non sarebbe più una scampagnata ma una vera avventura, magari non completabile in un solo giorno, con conseguente necessità di bivacco durante il tragitto di avvicinamento, senza rischi per i meno esperti, trattandosi di quote più basse.
 
stupendo!!! in che zona eri?

attenzione, è contagioso... il sottoscritto in una foto fatta da @alexmoscow73 .... :lol:

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Non è che desideri che tutti siano così, né ho detto che sia il miglior modo di fare montagna: mi piace e basta. I se e i ma dei commenti sono ovvi: ognuno fa quello che può e ritiene giusto.

Porta pazienza... io non ho detto mai pensato e tantomeno scritto che tu desideri che il mondo funzioni in una determinata maniera: anche perchè da quel po' di esperienza di vita che ho, chi la pensa in un certo modo, è fatto anche in un certo modo e chi ama sentirsi libero di fare come pensa e crede - nella stragrande maggioranza dei casi e sono più che certo anche nel tuo, davvero - estende questa libertà anche al prossimo, non imponendo mai il suo pensiero pur rimanendo fermamente convinto (praticamente monolitico) di quello che pensa... sto parlando di me, in questo istante, ma credo di avere di fronte una persona con analogo approccio ;)
Mi sono semplicemente limitato a dire che esiste un'altra faccia della medaglia (che tu stesso hai citato, non senza qualche scetticismo ben arguibile tra le righe ;)) e per quanto non appaghi nemmeno me, è quella che fa numeri e quindi quella che spesso detta le regole... ma per fortuna, come hai scritto, poi ognuno è tutto sommato libero di fare come gli pare :lol:
Probabilmente per te è una ovvietà, ma non amo i fraintendimenti e per questo ho - adesso - precisato :si:

alla prossima
 
D

Derrick

Guest
Mi sembra che molti abbiano letto superficialmente l'articolo postato nel primo intervento, o l'hanno letto in modo diverso da me.

A me sembra che l'autore non si riferisca a "rambate" (un mio amico ora morto per altre cause le chiamava così, in senso positivo e scherzoso naturalmente) come quelle tipiche del nostro amico Alexmoscow, su terreno impervio, scomodo, ma non roba da rischiare la pelle ad ogni singolo passo. Lo stesso Alex ci ha appena riferito di una bella escursione in cui è tornato indietro vicino alla meta proprio perché erano venute meno le condizioni di sicurezza.

L'autore del testo invece parla d'altro. Parla di sentieri sconsigliati dalle guide perché rischiosi, cioè con tratti esposti, rocce infide, e niente assicurazioni. E ribadisce più volte che a lui piace per quello, perché se va senza assicurazioni gli sale l'autostima. Gli altri fanno l'alpinismo tecnicamente più difficile ma assicurato, lui fa quello tecnicamente più facile, ma senza protezioni.

Un giro in qualsiasi quartiere delle nostre città ci porta, a bordo strada, a vedere lapidi di giovani motociclisti o automobilisti periti in questa vana ricerca di autostima. Se l'autostima non ce l'hai, correre rischi stupidi difficilmente te la darà. Il risultato sarà che l'autostima continuerà a latitare, tu continuerai a correre in moto (pensando che se fai la curva ancora più forte poi raggiungerai l'obiettivo) finché avrai la tua foto sul paracarro.

Se hai un deficit di autostima non andare in moto e non andare in montagna! Lo dico seriamente!

Osservate l'ultima foto di quelle pubblicate nel link del primo testo. Un passo falso e sei fra i quondam. La logica è: vero, ma io, sapendo questo, faccio ogni passo con estrema attenzione e provo questo piacere di rischiare.
Liberissimo, naturalmente, ci mancherebbe.
Ma rifletti sul fatto che prima o poi, fatalmente, ineluttabilmente, il passo falso lo farai. E anche se non lo facessi, le circostanze (un sasso che cede, un sasso che ti cade in testa, ecc.) potrebbero avere lo stesso effetto, e quelle sono al di fuori del tuo controllo.

Quanto al fatto di come fosse l'alpinismo delle origini, non lo so. Ma è come dire che ti sale l'autostima ad andare forte in motocicletta senza casco perché quello era il motociclismo delle origini.

Io sono il più tranquillo degli escursionisti e francamente non capisco non tanto il rischio "razionalizzabile" in sé (che ha senso: che sia l'Everest, o il parapendio, o il deltaplano, o il paracadutismo ecc.) ma il rischio "in sé" per elevare la propria autostima.

Se fai le attività di cui sopra le fai - normalmente - perché ti piace la pratica di quello sport in sé. Il rischio è, come dire, un accidente del caso. Se fosse possibile fare paracadutismo eliminando tutti i rischi, tutti i paracadutisti lo farebbero senza rischi.

Qui parliamo di uno che - per fare un paragone - fa paracadutismo senza secondo paracadute perché così migliora la propria l'autostima ed è più vicino al paracadutismo delle origini. A me sembra un ragionamento di uno che ha problemi.

Comunque a ognuno la sua montagna. Amen.

PS Rambata: escursione in montagna, senza sentiero, nell'ambiente naturale noto come "casinaia", per divertirsi.
 
Ultima modifica di un moderatore:
Mi sembra che molti abbiano letto superficialmente l'articolo postato nel primo intervento, o l'hanno letto in modo diverso da me.

Diciamo che è meglio "l'hanno letto in modo diverso da me" ....? ;) perchè io l'ho letto diversamente da te, l'ho letto senza intravedere eccessi di testosterone o patologie dell'autostima, ma non mi sogno di dirti che tu l'hai letto superficialmente. Anche perchè, alla fine della fiera, il dubbio ce lo fugherà soltanto l'autore :roll:

Prima leggo dall'autore del topic che nei commenti sono state scritte delle "ovvietà", ora leggo da te che l'articolo è stato letto superficialmente.. ragà, non è che stiamo tra rEgazzini qua eh.. ;)

Ciccio :si:
 
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