- Parchi d'Abruzzo
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- Parco Nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga
Partenza: Crocevia di Corano
Arrivo:idem
Dislivello : da 1100 mt della partenza e quindi anche dopo il primo saliscendi,si sale fino ai 1578 mt della grotta in 2 km.
Livello di difficoltà EE
Difficoltà: nessuna per chi abituato ad usare anche le mani per salire,e non ha problemi ad inerpicarsi su balzi,roccette,prati e sfasciumi molto ripidi.Consigliatoil casco,soprattutto se qualcuno vi precede.
Km totali circa 7.
Tempi: due ore scarse dalla macchina alla grotta senza pause.
Periodo consigliato:non saprei ,di sicuro meglio evitare se piove.
Descrizione: Avevo deciso di smettere di visitare gli eremi perché sempre in posti "pericolosi" ,invece la curiosità riesce sempre a farla da padrone. Il Girella una montagnetta dicono!,eppure non finisce mai di stupirmi e di scoprire parti nuove. Da un link mandatomi dal socio,v'era qualche foto di riferimento su dove fosse ubicato l'eremo di San.Angelo al Volturno,così armato di pazienza e poche speranze di poterci arrivare, abbiamo comunque provato io e la Lupa. La prima parte del sentiero,ex carrareccia,che porta ad una vecchia cava è piacevole.Silenziosa ,con la temperatura ideale per la sola maglietta e gilet,Attraversando faggete e inaspettate abetaie il sentiero si inerpica verso questo grande sperone roccioso che interrompe in due il lungo "canion " delle porchie,svelando oggi in effetti,un nuovo proseguimento della Montagna, grande e lungo quanto le porchie stesse. Davvero una riserva di scenari inaspettati continui da parte della Montagna dei fiori.Tra le radure naturali o quelle aperte a forza dalle valaghe sono sempre più titubante nel vedere dove rimane inerpicato l'eremo.Titubanze presto distratte da due esemplari di aquile che fanno avanti e indietro da un buco sul paretone:il loro richiamo mi accompagnerà tutto il giorno,anche se io non riuscirò mai ad inquadrarle per una foto.Poco prima della Cava, si contano un paio di valanghe scomode da attraversare,specie quella che fiancheggia la cava stessa. A parte la tanta neve di questo inverno,la zona non deve essere nuova a simili violenze:i faggi sono tutti giovani ma spesso tutti vicini per fare tronco unico:come dei mazzetti di fiori per giganti alcuni appaiono sradicati e poi buttati lì,magari di non gradimento . Tra frivole fantasie mi ritrovo presto senza sentiero,senza alberi,senza fiori o erbetta fresca,nel mezzo di un grande scarico sopra la cava. Interpretando come unica via di salita possibile lo stesso canale ,mi inerpico timidamente per una decina di metri,dove una flebile freccia rossa mi invita a mantenere la giusta direzione presa.Tra sfasciumi,roccette e faggi divelti qualche mimetizzato ometto mi rincuora: la pendenza sale,L'affanno cresce,e la concentrazione è al massimo perché ,capisco presto girandomi dietro,che da adesso non si può più sbagliare a mettere i piedi e le mani,e che forse da soli non era propio indicato.Il canale si biforca.La semiverde e bagnatissima ,cresta formatasi in mezzo,si sbriciola solo a guardarla per cui,ahimè,sbagliando scelgo quella di destra più vicino al Roccione. Mi ritrovo in posizione scomoda a dover appendere anche l'ultimo bastone allo zaino:saranno dieci metri di ascesa in stile "bradipo-alpinismo"o "rana di altura", ogni mano o piede che spostavo almeno 5 minuti. Quando stavo quasi per rinunciare, davanti a una placca a dx o un muro di terra,fangho e pietre sulla sinistra,o intravisto sopra il traverso che andava verso il pinnacolo di riferimento e il cartello,ora visibili. Incoraggiamento utilissimo per lo sforzo necessario per incrociare la giusta via,che una volta ripresa continua da brivido traversando su placche ripide con una corda d'acciaio in uno di loro. Fatto i tre brevi traversi si sale per un canalino erboso e bagnato, con qualche piccolo faggio a cui aggrapparsi e una corda di tre metri molto utile in quel tratto nel ritorno. Finalmente davanti al cartello posto sul pinnacolo che ne segnala l'ingresso. Il cuore batte forte,il sudore gronda anche per il gran caldo che evapora a vista nella vallata di sotto. Gridano divertite le aquile nel vedermi entrare carponi sulla specie di cengia di massi lisci che porta all'interno. Carponi perché il primo masso su cui ho messo lo scarpone era viscido e liscio come il sapone,per cui per pochi metri e ancora adrenalinico ho preferito fare lo spettacolino per i rapaci.
In mezzo alle abbondanti piantine di fragole la grotta appare ben posizionata ,e da due pareti suda e scorre della preziosissima acqua. Su alcuni pezzi di intonaco qualche colore segnala antichi affreschi,e i nomi e date scolpiti in giro sono tanti. La temperatura nelle grande nicchia rocciosa è gradevole ma non ho affatto intenzione di rilassarmi pensando al ritorno. A ritroso il sentiero appare più chiaro,e ben presto sono al canale giusto dove scendere o proseguire per il Valico del eremo,e quindi fare un pezzo di vallone delle caciare per poi discendere dal valico delle Caciare o Delle Porchie già conosciuto e spettacolare. Comunque,uscivo dalla notte, e la tensione,che ancora serviva oltretutto, mi aveva provato abbastanza per oggi,e gli ancora cento metri di rocette e sfasciumi per oggi non se ne parla,anche se,....passando di sopra a questo punto avrei anche accorciato di un paio di km fino alla macchina,più vicina all'altro valico. Ridisceso meglio e meno in affanno alla cava, finalmente mi sono "sbracato" un po', mangiando tortellini all'ombra di un bel bosco non troppo fitto da coprire la vista delle Aquile. Finalmente una fumatina con calma,un the caldo con un po' di finocchietto selvatico per digerire ,e via verso la macchina, non senza rimirare stupito dal sassone da cui mi sono affacciato oggi,pensando e ripensando alla vita degli eremiti.Una grande mezza giornata di montagna, dove il Girella continua ancora a stupire per la ricchezza della sua storia.
I cenni storici del Sito sono molti e la grotta esiste già da prima del secolo X . Ho letto anche una leggenda di cui vi posto due foto, per la storia date un'occhiata al Eremo di Sant' Angelo al Volturino,e vi stupirete di quanto da allora sia stato usato. Dalla leggenda del Santo si evince forse anche l'origine del nome Montagna dei Fiori???
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