- Parchi del Piemonte
-
- Parco delle Alpi Marittime
Dati
Data: Luglio 2017
Regione e provincia: Piemonte - Cuneo
Località di partenza: Terme di Valdieri
Località di arrivo: idem
Tempo di percorrenza: 14 ore
Chilometri: 27
Grado di difficoltà: PD
Descrizione delle difficoltà: esposizione molto importante, I e II° continui. (per la vetta) Avvicinamento: E-EE-F
Periodo consigliato: estate
Segnaletica: paline, segni rossi
Dislivello in salita: 2230
Quota massima: 3297
Accesso stradale: Bordo San Dalmazzo, Valdieri, Sant'Anna di Valdieri, Terme di Valdieri.
Traccia GPS disponibile
Descrizione:
Qui veramente lo spettacolo tocca le più alte espressioni del bello, commovente e grandioso ad un tempo, solenne ed insieme pieno d'incantevole dolcezza.
Così Bartolomeo Asquasciati nel 1912 descrisse la cima regina, la più elevata delle Alpi Marittime, ambita da generazioni di alpinisti.
Questa citazione descrive molto bene i miei sentimenti posteriori alla scalata.
Argentera è un oronimo derivante dal latino "argentum", e indica qualcosa di bianco o di splendente; probabilmente si riferisce all'innevamento persistente dovuto alla notevole altitudine della montagna.
Che dire di più .... Sono ormai più di quarant'anni che vedo questa massiccia ed elegante montagna da tutte le moltissime scorribande compiute in Valle Gesso. A 20 anni mi accontentavo di guardarla, a 30 pensavo fosse impossibile, a 40 che sarebbe stato bello ma non avevo le capacità tecniche, a 50 cominciavo a studiarla più approfonditamente e finalmente a 61 Il grande momento è arrivato grazie anche all'amico alpinista Mimmo.
E' proprio vero il detto "L'impossibile è solo un limite temporaneo"
Mi sentirei, inoltre, di poter dare un consiglio ai giovani amici alpinisti: Non bruciare le tappe, ogni cosa che si desidera, al momento giusto arriva silenziosa e naturale come questa mia importante conquista.
Affrontare quella montagna non è la classica passeggiata della domenica, ci vuole impegno, attenzione, coordinazione, e una grande pace interiore. Il panico è devastante in queste circostanze, la mente dev'essere tranquilla, rilassata.
Che dire poi della pendenza dell'ultimo tratto, sembra quasi di arrampicarsi in cielo, la fatica è immensa, sono già oltre i 3000 metri, il fiato si fa corto, si respira con più fatica, in compenso tutto attorno a me si apre l'infinito, uno spazio che da l'idea dell'immensità delle nostre Alpi, il magnifico contorno di vette che protegge la nostra Penisola dai freddi venti dell'inverno.
La salita l'ho preparata meticolosamente con uno sguardo importante al meteo. Non avevo nessuna intenzione di fallire sprecando 2 giorni ne tantomeno arrivare lassù e non potere godere dell'immensità della visione. Sapevo che da lassù avrei avuto "il mondo steso sotto i miei goffi scarponi" per dirla con Edmund Hillary.
Tutto questo si è avverato e a posteriori mi sento di dire: "tutto facile, anche troppo".
Non ci siamo accontentati disalire in vetta per la via normale da Pian della Casa con pernottamento al Rif. Remondino e ritorno ma abbiamo scelto di fare il periplo delle 5 vette del massiccio scavalcando 3 valloni (Lourousa, Chiapus e Assedras) con grande spostamento e dislivello importante: E' così che va trattata la Regina!
Si decide di partire di buon'ora, ci vogliono 3 ore d'auto per raggiungere le Terme e vogliamo evitare di non trovar posto nell'angusto bivacco del Baus, non possiamo permetterci la tenda e il saccopelo dovendo fare l'anello.
Cominciamo a camminare alle 7,30 per raggiungere il Bivacco del Baus (1500 mmt D+: da solo vale un'escursione) e ci dirigiamo verso il Rifugio Morelli-Buzzi nello splendido vallone di Lourousa. Attraversiamo il bellissimo pianoro del Lagarot di Lourousa raggiungendo il Rifugio dove ci aspetta una birra assieme ad amiche piemontesi conosciute su facebook ed incontrate sulla strada per caso. Dopo la lunga sosta al Morelli, risaliamo la pietraia sommitale fino al passo del Chiapous dove salutiamo la compagnia diretta alla cima del Chiapus. Noi ci fermiamo per il pranzo in un posto bellissimo dopo di che continuiamo ancora per un poco in discesa verso il lago del Chiotas e Rif. Genova. Ad un bivio segnalato lasciamo la mulattiera per inerpicarsi sul difficile e a volte esposto sentierino che ci conduce al passaggio del Porco. Ci inoltriamo con saliscendi sulle doline del magnifico altopiano del Baus sempre seguendo gli ometti ed abbondanti segni rossi, lasciamo sulla dx l'indicazione per la cima Nord leggermente più facile (F) da me salita moltissimi anni fa e dopo aver attraversato quasi tutto l'altopiano, raggiungiamo il bivacco alle 15.
Siamo i primi, poi arriverà un coppia di francesi e due graziose ragazze di Genova che purtroppo non dormiranno con noi ma con gli occhi pieni di gioia per aver ammirato queste bellezze per la prima volta. Trascorriamo il pomeriggio al caldo sole e verso sera prepariamo la cena e si va in cuccetta quando è ancora chiaro.
La mattina seguente ci si alza alle 5 e dopo aver fatto un'abbondante colazione e riordinato il bivacco, ci si mette in marcia alle 6,30 sulla ripida china seguendo l'indicazione "passo dei Detriti" e guidati da numerosi segni rossi e ometti, contorniamo lo sperone roccioso a sx e poi verso dx raggiungiamo una crestina che percorriamo fino a raggiungere una lastronata rocciosa (I°- F con corda fissa) che si supera e sempre con percorso ripido raggiungiamo la base dell'ex ghiacciaio della Balconiera ora ridotto a glacio-nevato.
Qui la vista spazia sull'enorme e perpendicolare anfiteatro della parete est dell''Argentera e con un pò di preoccupazione si cerca di seguire con lo sguardo il tracciato della famosa cengia.
Con passi di facile arrampicata, sulla sx del ghiacciaio, raggiungiamo in breve (2 ore dal bivacco) l'intaglio che si trova tra il passo dei Detriti e la parete est.
Da qui in poi la via diventa complicata, l'esposizione è costante, a volte molto importante e la concentrazione è d'obbligo. i segni rossi ci guidano sulle prime rocce esposte fino all'inizio della cengia orizzontale dove si incontra il primo dei due "mauvais pas" si scende perpendicolarmente per 2 mt aiutati da una corda fissa su gradini sospesi nel vuoto, poi in piano aggrappandosi a monte alle numerose prese su roccia buona si raggiunge il secondo passo con roccia aggettante e qui per passare bisogna gettarsi con la schiena nel vuoto (corda) poi la cengia diviene via via più larga, sempre più incassata trasformandosi lentamente in diedro poi canale fino a pochi metri dalla vetta. Si comincia a scalare sul serio fino a raggiungere un salto di 5-6 metri abbastanza liscio (II°-chiodi) che le relazioni dicono protetto da corda fissa ma che noi non ne abbiamo visto traccia. Uno spezzone nel nostro zaino ci ha agevolato non poco la discesa. finalmente in un'ora siamo sulla piccola vetta, strapiombi da ogni parte, fantastico, sembra davvero che il paradiso sia qui.
La discesa va affrontata con la dovuta concentrazione fino al passo dei Detriti, poi giù dall'opposto versante di salita su terreno infido (detriti, appunto) con direzione Rif. Remondino che si vede molto in basso. Dopo il pranzo lo raggiungiamo per la solita birra e poi giù su ampia mulattiera fino a Pian della Casa ed infine i noiosi 6 km di strada dapprima sterrata poi asfaltata fino alle Terme.
Un po di foto
Salendo verso il Lagarot di Lourousa, fa la sua comparsa Monte Stella, Gelas di Lourousa e corno Stella.
in mezzo il famoso e bellissimo canalone di Lourousa da dove salì per la prima volta il 18 agosto 1879, lo statunitense William Auguste Coolidge
e dopo 3 ore di marcia si raggiunge il rifugio Morelli-Buzzi nei pressi del colle del Chiapus
e la birra non può mancare per contribuire all'economia montana
e con l'allegra comitiva si continua per il passo
Che raggiungiamo.
La vista si apre sul vallone della Rovina e fa capolino il Ciamberlinecol suo Caire, punta di Fenestrelle e Roc di Fenestrelle. Sullo sfondo nell'ordine i giganti Clapier, Maledìa e Gelas
E si inizia a salire al passaggio del Porco
E dalla cima si comincia ad ammirare il bellissimo Altipiano del Baus
.... e la cima Nord
Cima del Baus e cima sud
ed in basso il grande lago del Chiotas, Rifugio Genova e lago Broccan
e si studia la via del giorno dopo
cazzeggio come in spiaggia ma a 2700 mt
ed arriva il tramonto
e la sera
e poi l'alba
e il primo sole sulla cima del Baus che scaccia la luna
e si sale
ci si ferma ad ammirare i maestosi panorami
e così arriviamo sotto la parete est costeggiando il grande ex ghiacciaio della Balconiera
e pano piano raggiungiamo l'intaglio dove inizia la cengia
parete verticale che ci da un poco di preoccupazione: chissà come faremo
vista dal passo sulla via di salita
Inizia la scalata e l'esposizione
e se si guarda in alto, si riesce anche a sorridere
Ma sotto gli scarponi il vuoto totale
Roccia panciuta che obbliga a camminare sull'orlo del precipizio
salendo nel diedro la visione è tremenda
si scala il canale. La vetta è quella lassù ancora lontana
e si arriva. Tutti i monti più bassi di noi: favola pura!
due foto che testimoniano la verticalità di questa bellissima montagna
La vicina cima Nord e le Aste
Il Re che buca le nuvole
Si scende verso la cengia visibile in basso
Raggiungiamo il passo dei Detriti e si ammira i 3000 più vicini: la Cima Paganini e la cima di Nasta,
ed inizia la lunghissima scomoda discesa dal passo dei Detriti verso il Remondino
che raggiungiamo
Le tre vette della Nasta che è scritta nel quaderno già da tempo
la solita rigenerazione
Pian della Casa del Re
Fino alle Terme dove si ci rigenera definitivamente
Prosit!!
Data: Luglio 2017
Regione e provincia: Piemonte - Cuneo
Località di partenza: Terme di Valdieri
Località di arrivo: idem
Tempo di percorrenza: 14 ore
Chilometri: 27
Grado di difficoltà: PD
Descrizione delle difficoltà: esposizione molto importante, I e II° continui. (per la vetta) Avvicinamento: E-EE-F
Periodo consigliato: estate
Segnaletica: paline, segni rossi
Dislivello in salita: 2230
Quota massima: 3297
Accesso stradale: Bordo San Dalmazzo, Valdieri, Sant'Anna di Valdieri, Terme di Valdieri.
Traccia GPS disponibile
Descrizione:
Qui veramente lo spettacolo tocca le più alte espressioni del bello, commovente e grandioso ad un tempo, solenne ed insieme pieno d'incantevole dolcezza.
Così Bartolomeo Asquasciati nel 1912 descrisse la cima regina, la più elevata delle Alpi Marittime, ambita da generazioni di alpinisti.
Questa citazione descrive molto bene i miei sentimenti posteriori alla scalata.
Argentera è un oronimo derivante dal latino "argentum", e indica qualcosa di bianco o di splendente; probabilmente si riferisce all'innevamento persistente dovuto alla notevole altitudine della montagna.
Che dire di più .... Sono ormai più di quarant'anni che vedo questa massiccia ed elegante montagna da tutte le moltissime scorribande compiute in Valle Gesso. A 20 anni mi accontentavo di guardarla, a 30 pensavo fosse impossibile, a 40 che sarebbe stato bello ma non avevo le capacità tecniche, a 50 cominciavo a studiarla più approfonditamente e finalmente a 61 Il grande momento è arrivato grazie anche all'amico alpinista Mimmo.
E' proprio vero il detto "L'impossibile è solo un limite temporaneo"
Mi sentirei, inoltre, di poter dare un consiglio ai giovani amici alpinisti: Non bruciare le tappe, ogni cosa che si desidera, al momento giusto arriva silenziosa e naturale come questa mia importante conquista.
Affrontare quella montagna non è la classica passeggiata della domenica, ci vuole impegno, attenzione, coordinazione, e una grande pace interiore. Il panico è devastante in queste circostanze, la mente dev'essere tranquilla, rilassata.
Che dire poi della pendenza dell'ultimo tratto, sembra quasi di arrampicarsi in cielo, la fatica è immensa, sono già oltre i 3000 metri, il fiato si fa corto, si respira con più fatica, in compenso tutto attorno a me si apre l'infinito, uno spazio che da l'idea dell'immensità delle nostre Alpi, il magnifico contorno di vette che protegge la nostra Penisola dai freddi venti dell'inverno.
La salita l'ho preparata meticolosamente con uno sguardo importante al meteo. Non avevo nessuna intenzione di fallire sprecando 2 giorni ne tantomeno arrivare lassù e non potere godere dell'immensità della visione. Sapevo che da lassù avrei avuto "il mondo steso sotto i miei goffi scarponi" per dirla con Edmund Hillary.
Tutto questo si è avverato e a posteriori mi sento di dire: "tutto facile, anche troppo".
Non ci siamo accontentati disalire in vetta per la via normale da Pian della Casa con pernottamento al Rif. Remondino e ritorno ma abbiamo scelto di fare il periplo delle 5 vette del massiccio scavalcando 3 valloni (Lourousa, Chiapus e Assedras) con grande spostamento e dislivello importante: E' così che va trattata la Regina!
Si decide di partire di buon'ora, ci vogliono 3 ore d'auto per raggiungere le Terme e vogliamo evitare di non trovar posto nell'angusto bivacco del Baus, non possiamo permetterci la tenda e il saccopelo dovendo fare l'anello.
Cominciamo a camminare alle 7,30 per raggiungere il Bivacco del Baus (1500 mmt D+: da solo vale un'escursione) e ci dirigiamo verso il Rifugio Morelli-Buzzi nello splendido vallone di Lourousa. Attraversiamo il bellissimo pianoro del Lagarot di Lourousa raggiungendo il Rifugio dove ci aspetta una birra assieme ad amiche piemontesi conosciute su facebook ed incontrate sulla strada per caso. Dopo la lunga sosta al Morelli, risaliamo la pietraia sommitale fino al passo del Chiapous dove salutiamo la compagnia diretta alla cima del Chiapus. Noi ci fermiamo per il pranzo in un posto bellissimo dopo di che continuiamo ancora per un poco in discesa verso il lago del Chiotas e Rif. Genova. Ad un bivio segnalato lasciamo la mulattiera per inerpicarsi sul difficile e a volte esposto sentierino che ci conduce al passaggio del Porco. Ci inoltriamo con saliscendi sulle doline del magnifico altopiano del Baus sempre seguendo gli ometti ed abbondanti segni rossi, lasciamo sulla dx l'indicazione per la cima Nord leggermente più facile (F) da me salita moltissimi anni fa e dopo aver attraversato quasi tutto l'altopiano, raggiungiamo il bivacco alle 15.
Siamo i primi, poi arriverà un coppia di francesi e due graziose ragazze di Genova che purtroppo non dormiranno con noi ma con gli occhi pieni di gioia per aver ammirato queste bellezze per la prima volta. Trascorriamo il pomeriggio al caldo sole e verso sera prepariamo la cena e si va in cuccetta quando è ancora chiaro.
La mattina seguente ci si alza alle 5 e dopo aver fatto un'abbondante colazione e riordinato il bivacco, ci si mette in marcia alle 6,30 sulla ripida china seguendo l'indicazione "passo dei Detriti" e guidati da numerosi segni rossi e ometti, contorniamo lo sperone roccioso a sx e poi verso dx raggiungiamo una crestina che percorriamo fino a raggiungere una lastronata rocciosa (I°- F con corda fissa) che si supera e sempre con percorso ripido raggiungiamo la base dell'ex ghiacciaio della Balconiera ora ridotto a glacio-nevato.
Qui la vista spazia sull'enorme e perpendicolare anfiteatro della parete est dell''Argentera e con un pò di preoccupazione si cerca di seguire con lo sguardo il tracciato della famosa cengia.
Con passi di facile arrampicata, sulla sx del ghiacciaio, raggiungiamo in breve (2 ore dal bivacco) l'intaglio che si trova tra il passo dei Detriti e la parete est.
Da qui in poi la via diventa complicata, l'esposizione è costante, a volte molto importante e la concentrazione è d'obbligo. i segni rossi ci guidano sulle prime rocce esposte fino all'inizio della cengia orizzontale dove si incontra il primo dei due "mauvais pas" si scende perpendicolarmente per 2 mt aiutati da una corda fissa su gradini sospesi nel vuoto, poi in piano aggrappandosi a monte alle numerose prese su roccia buona si raggiunge il secondo passo con roccia aggettante e qui per passare bisogna gettarsi con la schiena nel vuoto (corda) poi la cengia diviene via via più larga, sempre più incassata trasformandosi lentamente in diedro poi canale fino a pochi metri dalla vetta. Si comincia a scalare sul serio fino a raggiungere un salto di 5-6 metri abbastanza liscio (II°-chiodi) che le relazioni dicono protetto da corda fissa ma che noi non ne abbiamo visto traccia. Uno spezzone nel nostro zaino ci ha agevolato non poco la discesa. finalmente in un'ora siamo sulla piccola vetta, strapiombi da ogni parte, fantastico, sembra davvero che il paradiso sia qui.
La discesa va affrontata con la dovuta concentrazione fino al passo dei Detriti, poi giù dall'opposto versante di salita su terreno infido (detriti, appunto) con direzione Rif. Remondino che si vede molto in basso. Dopo il pranzo lo raggiungiamo per la solita birra e poi giù su ampia mulattiera fino a Pian della Casa ed infine i noiosi 6 km di strada dapprima sterrata poi asfaltata fino alle Terme.
Un po di foto
Salendo verso il Lagarot di Lourousa, fa la sua comparsa Monte Stella, Gelas di Lourousa e corno Stella.
in mezzo il famoso e bellissimo canalone di Lourousa da dove salì per la prima volta il 18 agosto 1879, lo statunitense William Auguste Coolidge
e dopo 3 ore di marcia si raggiunge il rifugio Morelli-Buzzi nei pressi del colle del Chiapus
e la birra non può mancare per contribuire all'economia montana
La vista si apre sul vallone della Rovina e fa capolino il Ciamberlinecol suo Caire, punta di Fenestrelle e Roc di Fenestrelle. Sullo sfondo nell'ordine i giganti Clapier, Maledìa e Gelas
E si inizia a salire al passaggio del Porco
E dalla cima si comincia ad ammirare il bellissimo Altipiano del Baus
.... e la cima Nord
Cima del Baus e cima sud
ed in basso il grande lago del Chiotas, Rifugio Genova e lago Broccan
e si studia la via del giorno dopo
cazzeggio come in spiaggia ma a 2700 mt
ed arriva il tramonto
e la sera
e poi l'alba
e il primo sole sulla cima del Baus che scaccia la luna
e si sale
ci si ferma ad ammirare i maestosi panorami
e così arriviamo sotto la parete est costeggiando il grande ex ghiacciaio della Balconiera
e pano piano raggiungiamo l'intaglio dove inizia la cengia
parete verticale che ci da un poco di preoccupazione: chissà come faremo
vista dal passo sulla via di salita
Inizia la scalata e l'esposizione
e se si guarda in alto, si riesce anche a sorridere
Ma sotto gli scarponi il vuoto totale
Roccia panciuta che obbliga a camminare sull'orlo del precipizio
salendo nel diedro la visione è tremenda
si scala il canale. La vetta è quella lassù ancora lontana
e si arriva. Tutti i monti più bassi di noi: favola pura!
due foto che testimoniano la verticalità di questa bellissima montagna
La vicina cima Nord e le Aste
Il Re che buca le nuvole
Si scende verso la cengia visibile in basso
Raggiungiamo il passo dei Detriti e si ammira i 3000 più vicini: la Cima Paganini e la cima di Nasta,
ed inizia la lunghissima scomoda discesa dal passo dei Detriti verso il Remondino
Le tre vette della Nasta che è scritta nel quaderno già da tempo
la solita rigenerazione
Pian della Casa del Re
Fino alle Terme dove si ci rigenera definitivamente
Prosit!!