Escursione Pizzo di Sevo e Monte di Mezzo dalle 7 Fonti

Parchi del Lazio
  1. Parco Nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga
Data: 18.12.2017
Regione e provincia: Amatrice (Rieti)
Località di partenza: Qualche tornante prima di arrivare alla loc. Macchie Piane
Località di arrivo: Idem
Tempo di percorrenza: 6h 45'
Chilometri: 17
Grado di difficoltà: EEA
Descrizione delle difficoltà: Insidie dovute alle condizioni invernali a cui si aggiungono le difficoltà di orientamento proprie di questo comprensorio.
Periodo consigliato: Settembre - Ottobre, in cui i colori autunnali fanno da degna cornice ai numerosi rivoli che interessano questi versanti.
Segnaletica: Buona lungo il sentiero, assente altrove.
Dislivello in salita: 1300 m
Quota massima: Pizzo di Sevo (2419 m)
Accesso stradale: Prima di giungere ad Amatrice si devia per la fraz. di Sant'Angelo e si seguono le indicazioni per la località Macchie Piane mediante una ''comoda'' strada asfaltata.
Il sentiero ha inizio tre tornanti prima dell'arrivo a Macchie Piane; tuttavia, a causa dell'innevamento della strada, sono stato costretto a lasciare l'auto 2.3 km più a valle.
Traccia GPS:
https://it.wikiloc.com/percorsi-esc...nte-di-mezzo-dal-fosso-delle-7-fonti-21609764


Descrizione
Festeggio il mio ritorno al forum dopo qualche mese di assenza sabbatica con la condivisione di questa avventura compiuta in uno dei luoghi più selvaggi del nostro Appennino.
I monti della Laga, con la loro scarsa antropizzazione e la loro geomorfologia, rappresentano per me un ambiente affascinante ma che incute anche un certo timore: nelle mie precedenti incursioni ho già sperimentato le difficoltà di orientamento e di cammino in questo comprensorio così impervio e severo.
Oggi le difficoltà erano addirittura centuplicate per le inaspettate condizioni di innevamento che hanno complicato non poco la mia escursione.
Infatti una recente nevicata mi ha costretto a parcheggiare l'auto molto prima dell'inizio del sentiero.
Obiettivo del mio giro era raggiungere il Pizzo di Sevo passando per il versante Ovest, tramite la dorsale del Monte Le Vene che mi avrebbe permesso di raggiungere la linea di cresta in corrispondenza del Pizzitello, con annessa deviazione al Monte di Mezzo.
Nonostante la temperatura sia di 5°C sotto zero, la neve risulta essere farinosa e morbida, segno che è caduta solo da poche ore. Come mio solito, non ho con me le ciaspole (mea culpa!).
L'avvicinamento all'inizio del sentiero avviene quindi lungo la sterrata completamente imbiancata:
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Ben presto giungo alla diramazione (ben indicata) da cui si lascia la strada che proseguirebbe fino a Macchie Piane:
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Il sentiero (che in realtà è ancora una mulattiera) prosegue in leggera pendenza, traversando il fosso delle 7 Fonti (in cui è presente un'opera di captazione idrica). La progressione è sempre più difficoltosa perchè la neve non è affatto portante: ben presto mi trovo immerso fino al ginocchio nel candido e intonso tappeto bianco.
Ciononostante, mi gusto questa ravanata in ambiente incontaminato, in cui le mie impronte sono le uniche tracce umane che si notano:
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Proseguo con indicibili difficoltà e con rilevante ritardo sulla mia tabella di marcia: sarei voluto arrivare alla dorsale del M. Le Vene, dopo aver traversato il fosso dei Caciari e il fosso San Lorenzo, ma iniziano a nascere tutte le perplessità sulla riuscita dell'escursione. Troppo faticoso procedere in quelle condizioni e troppo ritardo si sta accumulando: inoltre la quota è ancora bassa, rispetto al mio programma mi mancano oltre 1000 m di dislivello ed il rischio di esaurire le energie e rientrare nottetempo è davvero concreto.
In corrispondenza dell'inizio del fosso dei Caciari mi trovo immerso nella neve fino alla cintola! Stremato, senza più speranze che la situazione possa migliorare, decido di arrendermi e faccio dietrofront.
Dentro me, mentre mi accingo a ripercorrere il mio stesso solco lasciato sul sentiero innevato, faccio la laconica ammissione che questa volta la Laga è riuscita a respingermi, anche se la decisione è nata da una mia consapevole leggerezza, ossia quella di partire non adeguatamente attrezzato.
Però ci ho provato e mi stupisco anche di quanto sia stato facile accettare e digerire la resa; peraltro le ciaspole mi sabbero certamente servite in questa fase dell'escursione, ma nei soprastanti 1000 m di quota avrebbero rappresentato solamente un pesante fardello.
Preso da questi pensieri, la mia attenzione è catturata da un costone innevato che sale in direzione Est.
Sembrerebbe che la neve lì sia più dura, tanto vale provarci.
Effettivamente questa altura è più sotto vento rispetto al sentiero che passa a mezza costa: vuoi vedere che è stato proprio il vento ad aver spazzato la neve fresca, lasciando al suolo solo quella ghiacciata?
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Affondo fino alle caviglie, ma mi sembra di volare! In breve guadagno decine di metri di quota e la neve diventa sempre più dura!
Preso dall'entusiasmo accelero il passo mentre gli alberi si fanno sempre più radi ed il sole si fa largo tra i residui addensamenti mattutini e in men che non si dica, mi ritrovo in uno scenario di alta montagna:
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Ancora stento a crederci, sto risalendo il versante Nord Ovest dell'imponente pizzo di Sevo: Monte Le Vene e Pizzitello sono lontani e fuori dalla mia portata ma, per come si era messa, sono veramente felice!
Occorre mettere i ramponi (quelli sono sempre nel mio zaino!) perchè il crinale è ghiacciato e le pendenze aumentano.
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Mentre il vento aumenta di intensità e la temperatura si abbassa sensibilmente, mi ritrovo a percorrere il traverso della costa di San Lorenzo, evitando alcuni fossi che si aprono come fossero crepacci.
Giungo così alla sella di quota 2262 m posta lungo la dorsale principale, collocata tra Pizzitello e il gigante:
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Ecco, alla mia destra appare la mole imperiosa del Pizzo di Sevo:
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E poco più in basso, il Monte di Mezzo a dominare la Valle Castellana:
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Decido di raggiungere il M. di Mezzo, operazione che richiede una discesa su un pendio ghiacciato abbastanza insidioso e la perdita di circa 150 m di quota.
Questa altura rappresenta un balcone privilegiato sul versante adriatico di questo gruppo montuoso.

La Valle Castellana e i Monti Gemelli:
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Pizzitello e Macera della Morte:
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Monte Pelone e Pizzo di Moscio:
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Cima Lepri e il Vado di Annibale:
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Ed infine il Pizzo di Sevo, con la sua parete strapiombante e l'affilata cresta che dovrò percorere per raggiungere la sua sommità:
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Mi aspettano 300 m di salita in condizioni avverse: raffiche di vento, pendio ghiacciato, neve spazzata che talora sfonda, freddo gelido che mi arriva fino alle ossa. Eppure è proprio questo che sono venuto a cercare quassù!
Dopo tanto tempo, ascolto nuovamente il suono del ferro che morde il ghiaccio!
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La galaverna ha ricoperto la superficie dei pali di una vecchia staccionata, dando luogo alla creazione di queste curiose figure.
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Giunto in vetta, osservo che anche la croce è interessata dallo stesso fenomeno:
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Mi fermo per pochi minuti - giusto il tempo di ammirare il panorama - perchè devo individuare una comoda via di discesa (evidentemente ho già scartato di percorrere il tracciolino di Annibale) e soprattutto sono preoccupato di rimanere impelagato nella neve molle una volta che avrò perso quota.
Mi avvio a scendere lungo il versante Nord Ovest, cercando di rimanere sempre su un costone anzichè scendere nei valloncelli:
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La discesa è facile e veloce, in poco tempo perdo molta quota e ben presto la croce del Sevo scompare alla mia vista:
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Si rivedono gli alberi, la neve comincia a sfondare (segno che sono sceso ai 1800 m) ed è il momento di togliersi i ramponi:
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Riesco a individuare dall'alto la mia stessa traccia che qualche ora prima ho scavato per percorrere il fosso delle 7 fonti; in discesa è tutto più facile e soprattutto l'entusiasmo alle stelle mi spinge velocemente verso il sentiero che ora rappresenta il mio prossimo obiettivo.
In breve mi ricongiungo con il percorso dell'andata a poche centinaia di metri di distanza dal luogo da cui avevo iniziato a salire!
Sfruttando la traccia già scavata, la progressione avviene agevolmente ed ormai il ritorno alla macchina è solo una piacevole passeggiata nel silenzio del bosco innevato:
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Mentre percorro questi ultimi tornanti che mi separano dall'auto, mille penseri, mille sensazioni, mille immagini ancora vive mi ripassano davanti: le difficoltà mattutine sulla neve molle, l'ascesa sul crinale ghiacciato, l'arrivo in cresta con i panorami a perdita d'occhio, il contrasto dell'azzurro del cielo con il candido manto della neve, la croce rivestita di ghiaccio, la veloce discesa a volo d'uccello verso le 7 fonti ...
Avverto anche gli inevitabili segni della fatica, accompagnati ora da un senso di rilassamento che fa seguito ad un continuo stato di concentrazione psicofisica cui sono stato sottoposto nelle precedenti ore; prevale comunque l'indicibile soddisfazione di aver portato a compimento un grande giro e di aver raggiunto il gigante in queste condizioni così severe.
Non ultimo, ripenso anche alla mia decisione mattutina di mollare per evidenti difficoltà a procedere: è vero che poi le cose sono andate diversamente, ma avevo comunque deciso di arrendermi e mi ero perfino rintornato. Ecco, mi rendo conto che questa avventura mi ha anche dato il prezioso insegnamento della rinuncia.

Si, un'avventura che solo la Laga può regalare!
 
Che avventura! Letta tutta d'un fiato e l'ho vissuta con te, in pratica mi sono stancato
Davvero un bellissimo racconto ed un'escursione maiuscola, non solo per la bellezza dell'ambiente ma anche per le tante emozioni anche contrastanti che ti ha donato! Bellissime anche le foto!

Con il socio @Leo da solo abbiamo "glissato" il pizzo di Sevo dopo Pizzo di Moscio e Cima Lepri per ripiegare su un anello che alla fine non è stato meno faticoso ma le condizioni per salire erano mutate (meteo) ed il mio motorino era scarico... è una vetta davvero ammaliante, tu ce l'hai raccontata in veste invernale e selvaggia, grazie e complimenti!

P.S. quel giorno ci siamo idealmente guardati, noi eravamo di "Girella" ;)
 
Caspita si vedeva un putiferio nella laga quel lunedì! Bellissimo racconto e magnifica avventura:selvaggia come la laga. Davvero quel versante c'è da avere paura delle volte:fuori dal mondo. Complimenti
 
Che avventura! Letta tutta d'un fiato e l'ho vissuta con te, in pratica mi sono stancato
Davvero un bellissimo racconto ed un'escursione maiuscola, non solo per la bellezza dell'ambiente ma anche per le tante emozioni anche contrastanti che ti ha donato! Bellissime anche le foto!
Sono felice di averti condotto con me in questo viaggio, soprattutto di averti trasmesso le mie stesse emozioni (non solo la fatica ;)).

Con il socio @Leo da solo abbiamo "glissato" il pizzo di Sevo dopo Pizzo di Moscio e Cima Lepri per ripiegare su un anello che alla fine non è stato meno faticoso ma le condizioni per salire erano mutate (meteo) ed il mio motorino era scarico... è una vetta davvero ammaliante, tu ce l'hai raccontata in veste invernale e selvaggia, grazie e complimenti
:si::si::si: Certo che concatenare Pizzo di Moscio, Cima Lepri e Pizzo di Sevo è un'impresa olimpionica! Distanze e dislivelli sono veramente elevati! E c'è il rischio di fare notte, come successe a me quando feci un concatenamento di Cima Lepri, Pizzo di Moscio e Gorzano ... Ho l'impressione che sui Monti della Laga la fatica e l'impegno effettivi sono molto maggiori di quelli stimati osservando la carta dei sentieri. Peraltro, posso confermarti che la normale al Sevo dal Vado di Annibale, benchè sia di ''soli'' 300 m, è veramente una salita spaccagambe.

P.S. quel giorno ci siamo idealmente guardati, noi eravamo di "Girella" ;)
Non è la prima volta che usciamo nella stessa giornata e ci guardiamo da montagne che si affacciano.
Chissà, forse un giorno ci si incontrerà sulla vetta della stessa montagna.;)
 
Caspita si vedeva un putiferio nella laga quel lunedì! Bellissimo racconto e magnifica avventura:selvaggia come la laga. Davvero quel versante c'è da avere paura delle volte:fuori dal mondo. Complimenti
Grazie, Leo.
Si, all'inizio il Sevo era chiuso dalle nebbie, ma ben presto si è aperto e, a parte il vento (immancabile da quelle parti), le condizioni erano davvero buone. E' vero, quel versante è selvaggio quanto basta, ma sarei tanto interessato a conoscere anche l'altro, quello teramano ...:). Peccato che sia così distante!
 
Bentornato! Che bella avventura: in solitaria, come piace anche a me, e arricchita dal coraggio della rinuncia e dal valore dell'imprevisto che ti ha portato a calcare percorsi sconosciuti.
Peccato sia così lontana: io dopo tanti anni non ce la faccio più a sorbirmi tante ore di guida in un giorno solo.
Hai ragione. Aggiungo inoltre che, IMHO, in solitaria è più facile portare a compimento certe avventure: se avessi avuto un compagno, credo che la rinuncia sarebbe arrivata consensualmente da entrambe le parti per reciproco rispetto dell'altro.
Anche per me l'avvicinamento rappresenta un problema, ho comunque atteso pazientemente il ripristino della viabilità in quell'area dopo gli eventi sismici, che altrimenti avrebbe comportato un allungamento dei tempi.
 
Che spettacolo, complimenti per tutto: scelta dell'itinerario, tenacia, avventura, foto e racconto.
Tra l'altro questo fenomeno della galaverna, in quei giorni ha interessato tutto il nostro Appennino da una certa quota in su, guardate in che condizioni era il Duca degli Abruzzi: https://www.ilmartino.it/2017/12/ri...-gran-sasso-completamente-gelato-incanta-web/
Ti ringrazio, sono contento ti sia piaciuto.
Si, ho visto anche altre immagini di Campo Imperatore, con tutte le superfici esposte che erano completamente rivestite dai ghiacci, come se fossero ricoperte da una glassa bianca.
Strano fenomeno che non è così comune da osservare in questa maniera così diffusa.
 
Bell'Aventura e grandi scenarii che ogni volta la si percorrere la Laga regala,il Pizzo Sevo manca nella mia bacheca conto di glissarla quanto prima, belle foto Complimenti :si:
 
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