- Parchi d'Abruzzo
-
- Parco Nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga
Data: venerdì 5 gennaio 2018
Partenza /Arrivo Foresteria del Parco SS 80 Paladini 807 mt s. l. m.
Punto più alto colle Fucino 1500 mt.
Livello di difficoltà E/EE
Difficoltà:nessuna
Percorso: Paladini-Ortolano sentiero 131.Ortolano - San Leo su un inesistente o non trovato 306. San Leo - Lago 306 fino ad intercettare il 300 L
Descrizione :
Talvolta un escursione viene pianificata per mesi e talvolta non si trovano le condizioni adatte per fare un giro in quota e si rimedia con un piano della sera prima. Linda finalmente è guarita e ha cominciato a sfrecciare corse verso il furgone per partire. I miei piani di un escursione la Lupa li legge già un giorno prima. Le feste mi hanno appesantito il passo oppure lodio per l'asfalto dei primi 2 km, verso Ortolano, mi rende quasi svogliato al cammino. Il mezzo l'ho parcheggiato alla foresteria del parco a Paladini, ed, invece di seguire il cartello per Tottea, io ho preso per Ortolano costeggiando la statale e le sue gallerie su una vecchia strada/sterrata parallela. I primi passi sembrano promettere bene tra case abbandonate, ruderi e una spartanissima cappella di preghiera. Sembra perché una recinzione per muli mi sbarra la strada dirottandomi alla SS per più di un paio di kilometri. Ripreso a costeggiare le gallerie il panorama si perde nel fitto bosco nel fosso del Vomano sulla sinistra, e da dove svettano imponenti tralicci piazzati in posti davvero difficili da pensare come logistica di lavoro. Chissà come faranno manutenzione o nuove linee? Come diavolo avranno fatto e pensato a mettere una torre di ferro sopra quel pizzo che spunta dalla pancia del Monte Cardito (di Nerito). Difficile immaginare un'ampia Valle del Chiarino li dietro, non si vede neanche Monte Corvo. La cresta boscosa di Monte Cardito a sinistra, e il continuo lavoro degli uomini sulla destra, mi distraggono da un sentiero fisicamente banale, e mi accompagnano pensieri su come la natura è veloce a riprendersi spazi e storie. Salgo tra strane palificazioni a terra ad Ortolano, ed il caldo si fa sentire:mi cambio, un sorso di acqua e subito si svela il mistero dei tralicci. In piazza gli elettricisti assemblano una di queste torri, e tra un po' un elicottero comincerà a sorvolare la zona. Ma un semplice operaio come fa ad arrivare in certi fossi o speroni delle basi dei tralicci?Senza perdersi? Alla ripida salita per il cimitero un mezzo bassotto ci si accoda e sia io che Linda cerchiamo di tenerlo lontano perché non ripasso da Ortolano. Scavalchiamo anche un muro a pietre di un metro per seminare il bassotto, ma tra venti minuti sarà ancora cocciutamente dei nostri. La strada che sale a Campotosto, chiusa da anni perché franata, sale ripida e serpeggiando solitaria sbuca di fronte al Lago di Campotosto. Sulla mappa è segnato un sentiero che sale da poco prima il paese e da dove una valanga ha divelto ogni cosa, per cui al secondo tornante leggo che potrei intercettarlo a un km ad est. Prendo per i boschi e alcuni segnali mi portano un po' fuori dalle distanze ipotizzate, ma ecco arrivare un alpinista, con tanto di elmetto, kit da ferrata e uguali pantaloni, È un "semplice "operaio /alpinista(una guida del Nord Italia) che sta lavorando sopra la galleria (dove è "passata" la slavina).I segni erano fatti per gli operai del cantiere, e i suoi occhi mostravano tutta l'ammirazione e la difficoltà di chi è nuovo alle Faggete, e alle arenarie degli appennini, ancora prima delle sue parole. Chiedo se ha visto un sentiero che sale, e mi dice che ci sono segni che salgono ancora un po' di un vecchio cantiere, ma sentieri attrezzati nulla. Testardo prendo i nuovi segni, che ora voltano a salire per i lago, e mi imbatto in dei vecchi ruderi dentro un bosco che si chiude sempre di più verso frastagliate insenature,che costeggiano la parete di arenaria di Monte Piano. Le tracce tra foglie, rovi e fango parlano di lupi, cinghiali e tanti cervi. Spilungone(il bassotto) si mette avanti e io lacrimo ad ogni spina che sento sui pantaloni nuovissimi e costosissimi,ma mi diverto nel vedere il segugio in azione. Eccoci nei guai: un fosso profondo sbarra la strada. A volte penso, e ne sono quasi sicuro, che le esperienze fatte a caccia di porcini nei profondi, scomodi e pericolosi fossi della Laga, siano stati utilissimi nel non far vincere il terrore di affrontare il muro di foglie,massi, fango e santissimi "faggetti da presa" che avevo davanti una volta giù nel fosso. Proprio nel pieno del baratro una sorgente ci attira ad una fresca pausa meditativa:la strada era lì, facile e deserta eppure stai dentro un puntino verde della mappa....
Ogni appiglio è buono se porta verso quella luce che si intravede in alto. Ahi! Uji! Poveri pantaloni. Questo rovo è immenso ma vedo tanta luce dietro: e fu la strada.Ho tagliato tanta strada ma non il tempo, anzi. Sbucato davanti ad una chiesa con tanto di area attrezzata, la sosta sotto il sole che asciuga è sublime. Spilungone si lecca i baffi con il petto di pollo alla piastra e io per le verdure. Sulla cartina il posto o la chiesa si chiamano San. Leo, per cui anche mezz'ora di pennichella e sono come a casa. Proseguo la salita e la strada si frantuma sotto i piedi. Galleggiando tra placche ondulate di asfalto, guadiamo un fiume di terra e pietre e siamo subito alle prime case vicino al lago. Ancora qualche sudore e la birra vista Lago dal bar Serena sarà soave. Da adesso il percorso è noto alla lupa sin da piccola, dove la Faggete sono ricche di muschio, dove esiste una rara macchia di abete bianco, e dove abitano grandi castagni. Ci si accoda un altro ospite che questa volta risulta meno testardo alle mie sgridate e ci lascia...... per ora. La strada è ghiacciata ma so già che sarà per un breve tratto, presto attenzione, e di non farmi distrarre troppo dalla sempre magnifica vista del lago. Finalmente da questa parte hanno segnato tutto di nuovo, e trovo ancora qualche omino fatto da me un po' di anni fa, quando la segnaletica era quasi inesistente o "sbiadita". Il muschio accende di verde il bosco, che con dolci saliscendi si fa percorrere in un atmosfera di grande serenità. Ma che bello camminare tra il canto della foresta!Tra le mille luci che filtrano dai rami. Tra cinguettii e il suono dell'acqua che scorre nel fosso. Quasi a tottea lo stomaco brontola, e due dolcetti e un the caldo, allietano le 4 del pomeriggio. Ecco rispuntare il cagnetto di Campotosto che ha pensato bene di portare avanti i suoi piani di essere adottato con una coppia di tedeschi in cerca disperati di un canile in quel di Tottea. Loro vanno via in macchina poco più avanti e "Zebrino" resta con noi: e siamo in 4. Prendo per il paese con le ombre già lunghe e un celo rosso che volge al tramonto. Dal nero dei boschi si erge luminoso il corno Piccolo, qualche passo e spunta rosso l'Intermesoli e poco dopo arancio il Corvo. Da questa prospettiva mi si svela una grande fortuna, come fu per l'alba all'Arapietra. Come il primissimo raggio del mattino è per il paretone est di sua Maestà Corno Grande, l'ultima macchia di arancio è per il Maestoso Corno Piccolo, e dove un attimo prima la Val Maone si colorava di aurora. Una visuale d'eccezione e, seppur si ripete dalla notte dei tempi, una gran fortuna assistere a questo momento. Ipnotizzato da tanta bellezza ho continuato a inquadrare il G.S. anche nel paese, ma la macchina è ancora ad un ora, e non mi trattengo. Sereno, per il borgo illuminato, ne tengo il lato sinistro bollato, tralasciando la visita alle numerose sculture in pietra che volevo mostrarvi. Un celo già velato si scurisce veloce, ed io mi aggiro leggero e silente tra apparizioni Sacre e Totem pagani, tra odori di cucina, lampioni, croci e obelischi, che lasceranno presto il posto al buio del sentiero che si lancia ripido giù nel Vomano. Sono dolorante e stanco ma una pace interiore mi spinge ancora ad una pausa. Nel buio, seduto, lo zaino a terra, le gambe buttate avanti, mi godo questo vuoto momento ammirando il Nulla:........................
Buona Montagna a tutti.
Vedi l'allegato 166863 Vedi l'allegato 166863
Partenza /Arrivo Foresteria del Parco SS 80 Paladini 807 mt s. l. m.
Punto più alto colle Fucino 1500 mt.
Livello di difficoltà E/EE
Difficoltà:nessuna
Percorso: Paladini-Ortolano sentiero 131.Ortolano - San Leo su un inesistente o non trovato 306. San Leo - Lago 306 fino ad intercettare il 300 L
Descrizione :
Talvolta un escursione viene pianificata per mesi e talvolta non si trovano le condizioni adatte per fare un giro in quota e si rimedia con un piano della sera prima. Linda finalmente è guarita e ha cominciato a sfrecciare corse verso il furgone per partire. I miei piani di un escursione la Lupa li legge già un giorno prima. Le feste mi hanno appesantito il passo oppure lodio per l'asfalto dei primi 2 km, verso Ortolano, mi rende quasi svogliato al cammino. Il mezzo l'ho parcheggiato alla foresteria del parco a Paladini, ed, invece di seguire il cartello per Tottea, io ho preso per Ortolano costeggiando la statale e le sue gallerie su una vecchia strada/sterrata parallela. I primi passi sembrano promettere bene tra case abbandonate, ruderi e una spartanissima cappella di preghiera. Sembra perché una recinzione per muli mi sbarra la strada dirottandomi alla SS per più di un paio di kilometri. Ripreso a costeggiare le gallerie il panorama si perde nel fitto bosco nel fosso del Vomano sulla sinistra, e da dove svettano imponenti tralicci piazzati in posti davvero difficili da pensare come logistica di lavoro. Chissà come faranno manutenzione o nuove linee? Come diavolo avranno fatto e pensato a mettere una torre di ferro sopra quel pizzo che spunta dalla pancia del Monte Cardito (di Nerito). Difficile immaginare un'ampia Valle del Chiarino li dietro, non si vede neanche Monte Corvo. La cresta boscosa di Monte Cardito a sinistra, e il continuo lavoro degli uomini sulla destra, mi distraggono da un sentiero fisicamente banale, e mi accompagnano pensieri su come la natura è veloce a riprendersi spazi e storie. Salgo tra strane palificazioni a terra ad Ortolano, ed il caldo si fa sentire:mi cambio, un sorso di acqua e subito si svela il mistero dei tralicci. In piazza gli elettricisti assemblano una di queste torri, e tra un po' un elicottero comincerà a sorvolare la zona. Ma un semplice operaio come fa ad arrivare in certi fossi o speroni delle basi dei tralicci?Senza perdersi? Alla ripida salita per il cimitero un mezzo bassotto ci si accoda e sia io che Linda cerchiamo di tenerlo lontano perché non ripasso da Ortolano. Scavalchiamo anche un muro a pietre di un metro per seminare il bassotto, ma tra venti minuti sarà ancora cocciutamente dei nostri. La strada che sale a Campotosto, chiusa da anni perché franata, sale ripida e serpeggiando solitaria sbuca di fronte al Lago di Campotosto. Sulla mappa è segnato un sentiero che sale da poco prima il paese e da dove una valanga ha divelto ogni cosa, per cui al secondo tornante leggo che potrei intercettarlo a un km ad est. Prendo per i boschi e alcuni segnali mi portano un po' fuori dalle distanze ipotizzate, ma ecco arrivare un alpinista, con tanto di elmetto, kit da ferrata e uguali pantaloni, È un "semplice "operaio /alpinista(una guida del Nord Italia) che sta lavorando sopra la galleria (dove è "passata" la slavina).I segni erano fatti per gli operai del cantiere, e i suoi occhi mostravano tutta l'ammirazione e la difficoltà di chi è nuovo alle Faggete, e alle arenarie degli appennini, ancora prima delle sue parole. Chiedo se ha visto un sentiero che sale, e mi dice che ci sono segni che salgono ancora un po' di un vecchio cantiere, ma sentieri attrezzati nulla. Testardo prendo i nuovi segni, che ora voltano a salire per i lago, e mi imbatto in dei vecchi ruderi dentro un bosco che si chiude sempre di più verso frastagliate insenature,che costeggiano la parete di arenaria di Monte Piano. Le tracce tra foglie, rovi e fango parlano di lupi, cinghiali e tanti cervi. Spilungone(il bassotto) si mette avanti e io lacrimo ad ogni spina che sento sui pantaloni nuovissimi e costosissimi,ma mi diverto nel vedere il segugio in azione. Eccoci nei guai: un fosso profondo sbarra la strada. A volte penso, e ne sono quasi sicuro, che le esperienze fatte a caccia di porcini nei profondi, scomodi e pericolosi fossi della Laga, siano stati utilissimi nel non far vincere il terrore di affrontare il muro di foglie,massi, fango e santissimi "faggetti da presa" che avevo davanti una volta giù nel fosso. Proprio nel pieno del baratro una sorgente ci attira ad una fresca pausa meditativa:la strada era lì, facile e deserta eppure stai dentro un puntino verde della mappa....
Ogni appiglio è buono se porta verso quella luce che si intravede in alto. Ahi! Uji! Poveri pantaloni. Questo rovo è immenso ma vedo tanta luce dietro: e fu la strada.Ho tagliato tanta strada ma non il tempo, anzi. Sbucato davanti ad una chiesa con tanto di area attrezzata, la sosta sotto il sole che asciuga è sublime. Spilungone si lecca i baffi con il petto di pollo alla piastra e io per le verdure. Sulla cartina il posto o la chiesa si chiamano San. Leo, per cui anche mezz'ora di pennichella e sono come a casa. Proseguo la salita e la strada si frantuma sotto i piedi. Galleggiando tra placche ondulate di asfalto, guadiamo un fiume di terra e pietre e siamo subito alle prime case vicino al lago. Ancora qualche sudore e la birra vista Lago dal bar Serena sarà soave. Da adesso il percorso è noto alla lupa sin da piccola, dove la Faggete sono ricche di muschio, dove esiste una rara macchia di abete bianco, e dove abitano grandi castagni. Ci si accoda un altro ospite che questa volta risulta meno testardo alle mie sgridate e ci lascia...... per ora. La strada è ghiacciata ma so già che sarà per un breve tratto, presto attenzione, e di non farmi distrarre troppo dalla sempre magnifica vista del lago. Finalmente da questa parte hanno segnato tutto di nuovo, e trovo ancora qualche omino fatto da me un po' di anni fa, quando la segnaletica era quasi inesistente o "sbiadita". Il muschio accende di verde il bosco, che con dolci saliscendi si fa percorrere in un atmosfera di grande serenità. Ma che bello camminare tra il canto della foresta!Tra le mille luci che filtrano dai rami. Tra cinguettii e il suono dell'acqua che scorre nel fosso. Quasi a tottea lo stomaco brontola, e due dolcetti e un the caldo, allietano le 4 del pomeriggio. Ecco rispuntare il cagnetto di Campotosto che ha pensato bene di portare avanti i suoi piani di essere adottato con una coppia di tedeschi in cerca disperati di un canile in quel di Tottea. Loro vanno via in macchina poco più avanti e "Zebrino" resta con noi: e siamo in 4. Prendo per il paese con le ombre già lunghe e un celo rosso che volge al tramonto. Dal nero dei boschi si erge luminoso il corno Piccolo, qualche passo e spunta rosso l'Intermesoli e poco dopo arancio il Corvo. Da questa prospettiva mi si svela una grande fortuna, come fu per l'alba all'Arapietra. Come il primissimo raggio del mattino è per il paretone est di sua Maestà Corno Grande, l'ultima macchia di arancio è per il Maestoso Corno Piccolo, e dove un attimo prima la Val Maone si colorava di aurora. Una visuale d'eccezione e, seppur si ripete dalla notte dei tempi, una gran fortuna assistere a questo momento. Ipnotizzato da tanta bellezza ho continuato a inquadrare il G.S. anche nel paese, ma la macchina è ancora ad un ora, e non mi trattengo. Sereno, per il borgo illuminato, ne tengo il lato sinistro bollato, tralasciando la visita alle numerose sculture in pietra che volevo mostrarvi. Un celo già velato si scurisce veloce, ed io mi aggiro leggero e silente tra apparizioni Sacre e Totem pagani, tra odori di cucina, lampioni, croci e obelischi, che lasceranno presto il posto al buio del sentiero che si lancia ripido giù nel Vomano. Sono dolorante e stanco ma una pace interiore mi spinge ancora ad una pausa. Nel buio, seduto, lo zaino a terra, le gambe buttate avanti, mi godo questo vuoto momento ammirando il Nulla:........................
Buona Montagna a tutti.
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Allegati
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