- Parchi d'Abruzzo
-
- Parco Nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga
Dati
Data: 19 Gennaio 2018
Regione e provincia: Abruzzo, L'Aquila e Teramo
Località di partenza: Campotosto, loc. Ponte quota 1342 m
Località di arrivo: Idem
Tempo di percorrenza: 5h 17'
Chilometri: 13.5
Grado di difficoltà: EEA
Descrizione delle difficoltà: Oltre alle tipiche difficoltà della stagione invernale (neve non portante alle basse quote, ghiaccio nei pendii sommitali), ho fronteggiato la furia del vento che in cresta imperversava con raffiche molto intense.
Periodo consigliato: Sempre, ma meglio evitare giornate ventose come questa.
Segnaletica: Buona lungo il sentiero 300
Dislivello in salita: 900 m
Quota massima: Monte di Mezzo di Campotosto (2151 m)
Accesso stradale: Percorrendo la SR 577 in direzione di Campotosto, si parcheggia in loc. Ponte quota 1342 m, dove un cartello indica l'inizio del sentiero
Traccia GPS: https://it.wikiloc.com/percorsi-escursionismo/montagnola-e-monte-di-mezzo-di-campotosto-22110985
Descrizione
Non ricordo di aver mai preso così tanti schiaffi dal vento!
Da tempo avevo in mente questa incursione nel settore meridionale della Laga; mi ero documentato su itinerari e difficoltà, ma non pensavo che ne uscisse fuori un'avventura di questo tipo!
Le previsioni davano cielo terso, temperature rigide ed assenza di precipitazioni, ma raffiche di elevata intensità su tutti i settori: questa era l'unica finestra meteo favorevole e, considerando gli ulteriori incastri familiari e lavorativi, ho scelto proprio questa giornata per compiere questo giro grandioso.
L'avvicinamento a Campotosto è avvenuto con qualche difficoltà dovuta alla nevicata del giorno prima e alle temperature glaciali della notte appena trascorsa: strade ghiacciate e guida cauta da Arischia fino a Campotosto.
Arrivato alla località Ponte quota 1342 m, il cartello mi indica l'inizio del sentiero 300:
Inizialmente il sentiero coincide con una carrareccia e, procedendo in direzione Est, si inoltra in una faggeta, attraversando alcuni fossi e guadagnando quota molto lentamente. La presenza di rami e alberi caduti mi induce a pensare che questo itinerario non sia stato molto battuto negli ultimi tempi:
Si cammina con qualche difficoltà tra neve che sfonda e pendenze che pian piano aumentano:
Si trascura la deviazione a sinistra che conduce direttamente alla cresta, mantenendosi a mezza costa ed aggirando le pendici della dorsale girando verso Nord.
Il sentiero, comunque evidente nonostante la copertura della neve, è sempre ben individuato da bandierine e paline biancorosse:
Si arriva così in un'ampia radura che sulla carta è denominata Il Coppo a 1600 m.
Questo luogo sembra essere sotto un incantesimo: oltre al mio respiro non avverto alcun rumore, pace e tranquillità avvolgono tutto l'ambiente e mi sento pervaso da una sensazione di benessere; dietro gli alberi radi, si palesa per intero la catena occidentale del Gran Sasso a fare da cornice ad uno dei luoghi più ameni e particolari dell'Appennino:
Riprendo il cammino in direzione Nord, rientrando in una faggeta sempre più rada, per poi uscirne a quota 1700 m circa: qui è necessario ramponarsi perchè le pendenze aumentano decisamente e il manto diventa finalmente ghiacciato. Ed è proprio qui che si iniziano a sentire le raffiche impetuose che mi penalizzeranno una volta arrivato in cresta.
Davanti a me si scorgono le elevazioni che devo raggiungere: la Montagnola (a destra) e il Monte di Mezzo (a sinistra). Il fosso Rubiata mi separa dal crinale Sud della Montagnola, pertanto individuo un punto favorevole per attraversarlo (perdendo qualche decina di metri di quota):
Dopo aver attraversato il fosso, salgo il ripido crinale ghiacciato:
Si scopre così la dorsale costituita da Colle del Vento e Peschio Menicone, che rappresenta la mia via di discesa:
Dietro di me, incombono maestosi i colossi del Gran Sasso a dominare tutto il panorama:
Arrivato in cima alla Montagnola vengo investito dalle forti raffiche di vento che soffiano da Ovest. Forse perchè sono preso dalla meraviglia del panorama o forse perchè il vento è schermato dalla mole del Monte di Mezzo, le condizioni sono abbastanza sopportabili, per cui mi rimiro soddisfatto tutto lo skyline che solo giornate limpide come questa possono offrire.
I Monti Gemelli:
La dorsale principale della Laga, dal Gorzano alla Laghetta:
Il Monte di Mezzo:
e il già citato gruppo del Gran Sasso, dal Camicia al San Franco:
La salita al Monte di Mezzo avviene in condizioni sempre più avverse: aumentando di quota le raffiche crescono di intensità e i cristalli di ghiaccio mi vengono sparati violentemente addosso.
Giunto in vetta, la situazione diventa insostenibile. Il vento che soffia da Ovest si infrange sul filo della dorsale spazzando via tutto ciò che trova. Mi risulta difficile anche restare in piedi!
Provo a fare qualche foto (ovviamente mossa) e mi sbrigo a scendere mediante la cresta in direzione Sud:
Mentre scendo lungo la cresta, concentrato a non perdere l'equilibrio e a non mettere i piedi sopra a qualche cornice, il lato destro del mio corpo è oggetto delle frustate che il forte vento mi sta dando senza tregua.
Cerco di completare la discesa al Colle del Vento (si chiama proprio così!) e al Peschio Menicone nel più breve tempo possibile, sperando che a quote inferiori l'intensità delle folate sia più sopportabile. Arrivato alla Solagna, trovo riparo dietro una piccola altura e vedo ancora le raffiche imperversare sulle sommità:
La faggeta è ormai vicina, lì dentro sarò finalmente al riparo dalle folate che mi hanno investito incessantemente nelle ultime ore:
Il ricongiungimento con il sentiero dell'andata avviene mediante una veloce discesa a vista all'interno del bosco, da cui si intercetta la via percorsa al mattino.
Mentre faccio ritorno alla macchina percorrendo a ritroso la carrareccia iniziale e calcando le mie stesse impronte, mille pensieri, considerazioni e ricordi ancora vivi si accavallano nella mia mente. Questo angolo di Appennino anche oggi mi ha dato indimenticabili momenti di grande intensità, situazioni molteplici e diverse, talora contrastanti e contrapposte, proprio perchè questo giro ha compreso ambienti molteplici e diversi tra loro.
E tornano alla memoria non solo le sferzate gelide in alta quota, ma anche gli scenari maestosi verso il Corno Grande, panorami stupendi che abbracciavano tutto l'orizzonte ed anche le sensazioni di pace e serenità all'interno del Coppo.
E mentre la mia pelle arrossata dalla furia del vento si infiamma e i muscoli delle gambe iniziano a rilassarsi, mi accorgo che la quiete del tardo pomeriggio sta scendendo su un lago di Campotosto semighiacciato, avvolgendo nel suo silenzio ogni essere vivente.
Dopo la tempesta vissuta poche ore prima, la pace torna nuovamente a diffondersi dentro me, mi sento un benessere interiore, una sensazione positiva che scaturisce dall'appagamento per questa avventura che sta volgendo al termine.
Io sarò presto in viaggio verso casa, e non potrò osservare quel tramonto fantastico che dovrà per forza accadere qui, sul lago di Campotosto, con questa cornice di monti che si accenderanno di rosso prima del calare dela notte. Io non ci sarò ma ... mi basterà immaginarlo!
Data: 19 Gennaio 2018
Regione e provincia: Abruzzo, L'Aquila e Teramo
Località di partenza: Campotosto, loc. Ponte quota 1342 m
Località di arrivo: Idem
Tempo di percorrenza: 5h 17'
Chilometri: 13.5
Grado di difficoltà: EEA
Descrizione delle difficoltà: Oltre alle tipiche difficoltà della stagione invernale (neve non portante alle basse quote, ghiaccio nei pendii sommitali), ho fronteggiato la furia del vento che in cresta imperversava con raffiche molto intense.
Periodo consigliato: Sempre, ma meglio evitare giornate ventose come questa.
Segnaletica: Buona lungo il sentiero 300
Dislivello in salita: 900 m
Quota massima: Monte di Mezzo di Campotosto (2151 m)
Accesso stradale: Percorrendo la SR 577 in direzione di Campotosto, si parcheggia in loc. Ponte quota 1342 m, dove un cartello indica l'inizio del sentiero
Traccia GPS: https://it.wikiloc.com/percorsi-escursionismo/montagnola-e-monte-di-mezzo-di-campotosto-22110985
Descrizione
Non ricordo di aver mai preso così tanti schiaffi dal vento!
Da tempo avevo in mente questa incursione nel settore meridionale della Laga; mi ero documentato su itinerari e difficoltà, ma non pensavo che ne uscisse fuori un'avventura di questo tipo!
Le previsioni davano cielo terso, temperature rigide ed assenza di precipitazioni, ma raffiche di elevata intensità su tutti i settori: questa era l'unica finestra meteo favorevole e, considerando gli ulteriori incastri familiari e lavorativi, ho scelto proprio questa giornata per compiere questo giro grandioso.
L'avvicinamento a Campotosto è avvenuto con qualche difficoltà dovuta alla nevicata del giorno prima e alle temperature glaciali della notte appena trascorsa: strade ghiacciate e guida cauta da Arischia fino a Campotosto.
Arrivato alla località Ponte quota 1342 m, il cartello mi indica l'inizio del sentiero 300:
Inizialmente il sentiero coincide con una carrareccia e, procedendo in direzione Est, si inoltra in una faggeta, attraversando alcuni fossi e guadagnando quota molto lentamente. La presenza di rami e alberi caduti mi induce a pensare che questo itinerario non sia stato molto battuto negli ultimi tempi:
Si cammina con qualche difficoltà tra neve che sfonda e pendenze che pian piano aumentano:
Si trascura la deviazione a sinistra che conduce direttamente alla cresta, mantenendosi a mezza costa ed aggirando le pendici della dorsale girando verso Nord.
Il sentiero, comunque evidente nonostante la copertura della neve, è sempre ben individuato da bandierine e paline biancorosse:
Si arriva così in un'ampia radura che sulla carta è denominata Il Coppo a 1600 m.
Questo luogo sembra essere sotto un incantesimo: oltre al mio respiro non avverto alcun rumore, pace e tranquillità avvolgono tutto l'ambiente e mi sento pervaso da una sensazione di benessere; dietro gli alberi radi, si palesa per intero la catena occidentale del Gran Sasso a fare da cornice ad uno dei luoghi più ameni e particolari dell'Appennino:
Riprendo il cammino in direzione Nord, rientrando in una faggeta sempre più rada, per poi uscirne a quota 1700 m circa: qui è necessario ramponarsi perchè le pendenze aumentano decisamente e il manto diventa finalmente ghiacciato. Ed è proprio qui che si iniziano a sentire le raffiche impetuose che mi penalizzeranno una volta arrivato in cresta.
Davanti a me si scorgono le elevazioni che devo raggiungere: la Montagnola (a destra) e il Monte di Mezzo (a sinistra). Il fosso Rubiata mi separa dal crinale Sud della Montagnola, pertanto individuo un punto favorevole per attraversarlo (perdendo qualche decina di metri di quota):
Dopo aver attraversato il fosso, salgo il ripido crinale ghiacciato:
Si scopre così la dorsale costituita da Colle del Vento e Peschio Menicone, che rappresenta la mia via di discesa:
Dietro di me, incombono maestosi i colossi del Gran Sasso a dominare tutto il panorama:
Arrivato in cima alla Montagnola vengo investito dalle forti raffiche di vento che soffiano da Ovest. Forse perchè sono preso dalla meraviglia del panorama o forse perchè il vento è schermato dalla mole del Monte di Mezzo, le condizioni sono abbastanza sopportabili, per cui mi rimiro soddisfatto tutto lo skyline che solo giornate limpide come questa possono offrire.
I Monti Gemelli:
La dorsale principale della Laga, dal Gorzano alla Laghetta:
Il Monte di Mezzo:
e il già citato gruppo del Gran Sasso, dal Camicia al San Franco:
La salita al Monte di Mezzo avviene in condizioni sempre più avverse: aumentando di quota le raffiche crescono di intensità e i cristalli di ghiaccio mi vengono sparati violentemente addosso.
Giunto in vetta, la situazione diventa insostenibile. Il vento che soffia da Ovest si infrange sul filo della dorsale spazzando via tutto ciò che trova. Mi risulta difficile anche restare in piedi!
Provo a fare qualche foto (ovviamente mossa) e mi sbrigo a scendere mediante la cresta in direzione Sud:
Mentre scendo lungo la cresta, concentrato a non perdere l'equilibrio e a non mettere i piedi sopra a qualche cornice, il lato destro del mio corpo è oggetto delle frustate che il forte vento mi sta dando senza tregua.
Cerco di completare la discesa al Colle del Vento (si chiama proprio così!) e al Peschio Menicone nel più breve tempo possibile, sperando che a quote inferiori l'intensità delle folate sia più sopportabile. Arrivato alla Solagna, trovo riparo dietro una piccola altura e vedo ancora le raffiche imperversare sulle sommità:
La faggeta è ormai vicina, lì dentro sarò finalmente al riparo dalle folate che mi hanno investito incessantemente nelle ultime ore:
Il ricongiungimento con il sentiero dell'andata avviene mediante una veloce discesa a vista all'interno del bosco, da cui si intercetta la via percorsa al mattino.
Mentre faccio ritorno alla macchina percorrendo a ritroso la carrareccia iniziale e calcando le mie stesse impronte, mille pensieri, considerazioni e ricordi ancora vivi si accavallano nella mia mente. Questo angolo di Appennino anche oggi mi ha dato indimenticabili momenti di grande intensità, situazioni molteplici e diverse, talora contrastanti e contrapposte, proprio perchè questo giro ha compreso ambienti molteplici e diversi tra loro.
E tornano alla memoria non solo le sferzate gelide in alta quota, ma anche gli scenari maestosi verso il Corno Grande, panorami stupendi che abbracciavano tutto l'orizzonte ed anche le sensazioni di pace e serenità all'interno del Coppo.
E mentre la mia pelle arrossata dalla furia del vento si infiamma e i muscoli delle gambe iniziano a rilassarsi, mi accorgo che la quiete del tardo pomeriggio sta scendendo su un lago di Campotosto semighiacciato, avvolgendo nel suo silenzio ogni essere vivente.
Dopo la tempesta vissuta poche ore prima, la pace torna nuovamente a diffondersi dentro me, mi sento un benessere interiore, una sensazione positiva che scaturisce dall'appagamento per questa avventura che sta volgendo al termine.
Io sarò presto in viaggio verso casa, e non potrò osservare quel tramonto fantastico che dovrà per forza accadere qui, sul lago di Campotosto, con questa cornice di monti che si accenderanno di rosso prima del calare dela notte. Io non ci sarò ma ... mi basterà immaginarlo!