Non è facile sopravivere

Partigiani e Briganti. Nella mia zona (Murgia e Gravina) ci sono talmente tanti anfratti, burroni, grotte, torrenti che sembra l'Amazzonia! Ai tempi era il posto preferito dai briganti e ci sono ancora centinaia di cunicoli, vicoli e rifugi!

Io sono di Matera e conosco bene la Murgia.
I Sassi, in particolare,credo siano il posto più sicuro del mondo.
I Sassi non sono mai stati abbandonati in 11 mila anni proprio perchè non sono mai stati attaccati.
Ci vivevano 25 mila persone fino a poco tempo fa (adesso sono meno).
Insomma, se scoppia la terza guerra mondiale io resto a casa :D
 
Io sono di Matera e conosco bene la Murgia.
I Sassi, in particolare,credo siano il posto più sicuro del mondo.
I Sassi non sono mai stati abbandonati in 11 mila anni proprio perchè non sono mai stati attaccati.
Ci vivevano 25 mila persone fino a poco tempo fa (adesso sono meno).
Insomma, se scoppia la terza guerra mondiale io resto a casa :D

hai pienamente ragione. in effetti, tra matera e la sardegna penso siano i due posti in italia piu' sicuri in assoluto.
 
se sei addestrato impari anche a gestire il panico come conseguenza diretta. Non credo che sia così "strano".

No, o almeno no per quello che è la mia esperienza. Possono sicuramente spiegarti come gestire il panico, quali siano i meccanismi, ma è tutta teoria, poi è una cosa tra te e la situazione reale gestirlo davvero, la prima vera volta che ti capita l'emergenza.
Alla seconda volta è più semplice e alla terza lo è anche di più, ecc. Ma parlando sempre di situazioni di emergenza reali e non simulate.
Perchè cambia tutto dalla notte al giorno essere consapevoli che non sei in una situazione simulata, e il panico è di gran lunga il più grosso pericolo da affrontare insieme all'emergenza stessa. Anche se sei addestrato. Va tutto a pallino se ti fai impanicare.
E quello purtroppo non sai se potrai gestirlo fino a quando davvero non ti ci trovi per la prima volta nella situazione di emergenza, e allora scopri se sei in grado o meno di gestirlo.
Ci sono persone che riescono a gestirlo da subito e altre che non ci riusciranno mai. E l'addestramento che hai fatto (alle tecniche/procedure da adottare) risulta utile solo se sei in una situazione in cui il panico non ha preso il sopravvento.
Sono fondamentali le tecniche e l'addestramento, sia chiaro, sono gli automatismi che creano che concorrono - anche - alla gestione del panico, tutto sta a scoprire se poi potrai applicarle davvero.

Gli unici addestramenti che davvero ti insegnano un po' a gestire il panico (quindi in situazioni simulate) sono quegli addestramenti dove in qualche misura viene a mancare un po' di "telone salvavita sotto le chiappe", e dove inizi a prendere coscienza che il rischio è reale. E allora sì, quel tipo di addestramento aiuta a imparare la gestione del panico perchè stimola le tue paure poco per volta. Rimangono comunque situazioni simulate e ne hai consapevolezza che siano simulate.
 
Prima di continuare vorrei precisare alcune cose.

1. Nessuno mai in caso di operazioni militari di qualsiasi genere e qualsiasi contesto non andrà e non dovrà andare nei boschi (salvo per combattere che e un altra cosa) e vi spiego il perche.
Non andrà perche e abbastanza fortunato di non essere solo al mondo, cosa faranno la moglie, i noni, figli, genitori?????????
Sara semplicemente chiamato al servizio civile o militare.

Non devi andare perche lo impedisce in modo esplicito la legge, c'e il coprifuoco che significa che in certi orari tutti devono essere presenti in casa di solito dalle 18.00 alle 6.00, cosa che viene controllata regolarmente e i disobbedienti puniti.

In bosco ci sarrano già i ''combattenti'', e sarà difficile spiegare a loro che tu vuoi solamente salvarti la pelle. Tanto difficile sarà spiegare alle autorità in cita che tu semplicemente sei scapato nel bosco per paura.
In tutti i due casi farai la fine di una spia.

Dunque le scelte sono poche:
O combatti per.
O combatti contro.
O semplicemente resti a casa tua e ti occupi di ''protezione civile'', pulisci le strade dai detriti, porti acqua e cibo alle persone, e altre cose meno piacevoli che odiano fare i militari.
Come vi dicevo prima, sopravivenza, buschraft, scout sono degli sport. La vita e un altra cosa.

Sfido chiunque di voi anche Bear Grills e Ray Mears di provare a fare una settimana in un bosco in qualche punto caldo del pianeta, che per sfortuna ne abbiamo abbastanza, ma non con tutto lo staff a seguito, ma veramente da soli, secondo me e suicidio sicuro.

Chiusa la parentesi continuerò al inizio di pagina.


Sono d'accordissimo con te quando parli della sopravvivenza vincolata a disordini sociali o che deve sottostare a reggimi totalitari-militari.
L'unica cosa che vorrei fare però è spezzare una lancia a favore di Ray Mears.
Secondo me infatti l'approccio che lui dotta è più lontano che mai dal contesto survival-militare, a mio modestissimo parere, il bushcraft per definizione altro non è che un "campeggio essenziale" dove si riscoprono e si fanno nostre competenze ancestrali, che ovviamente possono fare la differenza in una situazione di sopravvivenza "ideale", es. il classico naufragio su un'isola deserta o semplicemente perdersi in un deserto/foresta/bosco/montagna/giungla ecc. ecc. .
In questi casi ripeto, liberi dal contesto sociale, bisogna riconoscere che un bel coltello come si deve, accompagnato da zaino, scarponi e tutto il resto possono fare la differenza.
Senza contare poi che nei sui documentari, quando include nel menù della puntata ad esempio gli insetti, spesso lo fa con accanto la tribù indigena del posto che li annovera nella propria dieta da sempre.
Ovvio che nelle situazione da me prese in esame CI SI VUOLE FAR NOTARE E QUINDI TROVARE!!!
Condivido con te poi che un militare a qualsiasi livello difficilmente (per fare un esempio) accenderà un fuoco, il basso profilo per non dire stealth è d'obbligo.

Riguardo alle tecniche di sopravvivenza illustrate in tv, delle volte ammetto che anche a me viene lo schifo, sapendo che chi le propone è considerato un guru del survival...
 
No, o almeno no per quello che è la mia esperienza. Possono sicuramente spiegarti come gestire il panico, quali siano i meccanismi, ma è tutta teoria, poi è una cosa tra te e la situazione reale gestirlo davvero, la prima vera volta che ti capita l'emergenza.
Tutta è teoria sino a quando non diventa realtà, ma ciò non toglie che si possa apprendere come gestirlo il panico, che questo avvenga, ovvero che realmente l'hai imparato, o semplicemente non sei andato in panico, sarà la realtà dei fatti a dirlo questo è un dato di fatto.

Io posso imparare tutte le tecniche di questo mondo ma non sta scritto da nessuna parte che, nel momento del bisogno, sarò in grado di applicarle per tutti i motivi che vogliamo fra cui anche non riuscire ad andare oltre un eventuale attacco di panico.

Ciò non toglie, a mio avviso, che in base ad esperienze vissute, o comunque note, di chi si occupa dell'addestramento possa fornire gli strumenti necessari anche per affrontare il panico e ipoteticamente vincerlo, se poi ciò avverrà lo saprà solo l'interessato ma sicuramente è utile saperle.

Le simulazioni nascono con queste finalità, ovviamente entro certi limiti, poiché sarà il fatto concreto, la vera emergenza, che determinerà se in quella circostanza si è stato in grado di superare anche quello.

Lo stesso affrontare una emergenza reale non ti garantisce che alla seconda tu reagisca in egual modo o con analoga efficienza poichè possono, tranquillamente, esserci altre complicazioni, diverse, che ti pongono nella condizione di fallire.

Non sono rari casi di piloti, di aerei, che affrontano una emergenza reale e poi in una seconda emergenza, sempre reale, ovviamente in un secondo lasso di tempo, perdano la "bussola" e facciano, magari, tutto il contrario di quello che hanno imparato o che, addirittura, abbiano insegnato.

La mia opinione è che le simulazioni, ai livelli adeguati, le esperienze di terzi, l'addestramento ect ect concorrano alla formazione della persona anche sul piano della gestione di attacchi di panico, come sarà la realtà nessuno, almeno io, non lo può sapere a priori.

Estrapolando però questa frase, da tutto il contesto della discussione, si potrebbe snaturare quanto volessi esprimere, ovvero che per avere maggior probabilità di fronteggiare una emergenza non ci sono aspetti primari o secondari ma una serie di "componenti" che intercorrono al raggiungimento dell'obbiettivo finale, per tanto, non ritenevo sensato (opinione personale) stilare rigidamente una scaletta ed una relativa importanza differenziata.

Ciao :si:, Gianluca
 
Ultima modifica:
@znnglc

Sì questa è teoria, e il riferimento che fai alla "scaletta" presumo sia questo:

Personalmente reputo in ordine di importanza:

  1. testa, determinazione e autocontrollo
  2. conoscenze e capacità di improvvisazione
  3. equipaggiamento

Poi, ognuno è libero di pensarla come vuole.

L'importanza è esattamente quella.

Scusa se te lo chiedo, ma ti sei mai una sola volta trovato in vita tua in una reale situazione per cui dalle tue azioni e dalle tue decisioni dipenderà seriamente la vita tua o di altre persone?
 
U

Utente 24852

Guest
In realtà dipende tutto, inizialmente, dalla persona e dal suo carattere.
Infatti alle persone viene spesso consigliato di provare una determinata attività, in quanto non essendo tutti uguali, ognuno ha reazioni e gestioni differenti. Da coloro piuttosto a proprio agio fin da subito, a coloro che riescono ad abituarcisi... ma senza dimenticare quelli che invece non riescono. Senza averne colpa.

Da ciò dipende la capacità di gestire il panico, di poter affrontare una situazione d'emergenza.

Ma questa é solo una parte, da cui ovviamente parte tutto, poi come diceva un personaggio
"l'unica vera conoscenza é l'esperienza".
Per il resto, in mancanza di avvenimenti imprevisti e reali, la simulazione resta l'alternativa più valida e attendibile. Chiaramente questa và fatta nella maniera più realistica possibile, "pro" e "contro".

Ovviamente le situazioni d'emergenza possono essere milla mila e di vara natura, entità.
Ma anche situazioni, più o meno normali, in cui possono venir richieste le stesse qualità.

Una situazione pericolosa, d'emergenza... per esempio non é presente e dovuta solo a catastrofi.
Non bisogna per forza ritenere tali le situazioni che avvengono solo a 500 km dall'abitato.

Possono capitare ed essere tale anche in una breve escursione, anche dietro casa.
Nella propria abitazione.

Il punto é che ci si può preparare, abituare, con simulazioni coerenti e serie... e funziona anche nella maggior parte dei casi reali. Ma poi, quando le cose sono realmente particolari, il fattore personale gioca un ruolo fondamentale.

Se poi non si vuole parlare di emergenza come un qualcosa riguardante incidenti, imprevisti, ecc...
ma puntando al vivere fuori da tutto e da tutti, in maniera selvatica in natura... ci dev'essere assolutamente un ottimo connubio tra conoscenze teoriche (non per forza studiate, ma anche tramandate dagli anziani) e la pratica reale sul campo.

Senza dimenticare che "saper sopravvivere non si limita ad una cerchia ristretta di persone appassionate e interessate a temi trattati in un forum o ad avvenimenti straordinari. La maggior parte delle persone che affrontano questo tema, nella realtà, riguarda l'arrivare a fine mese e saperlo fare. Dovere e responsabilità soprattutto per chì ha scelto di metter sù famiglia. Questo lo si apprende in base agli stili di vita vissuti, all'esperienza e alle necessità.
 
Sono d'accordissimo con te quando parli della sopravvivenza vincolata a disordini sociali o che deve sottostare a reggimi totalitari-militari.
L'unica cosa che vorrei fare però è spezzare una lancia a favore di Ray Mears.
Secondo me infatti l'approccio che lui dotta è più lontano che mai dal contesto survival-militare, a mio modestissimo parere, il bushcraft per definizione altro non è che un "campeggio essenziale" dove si riscoprono e si fanno nostre competenze ancestrali, che ovviamente possono fare la differenza in una situazione di sopravvivenza "ideale", es. il classico naufragio su un'isola deserta o semplicemente perdersi in un deserto/foresta/bosco/montagna/giungla ecc. ecc. .
In questi casi ripeto, liberi dal contesto sociale, bisogna riconoscere che un bel coltello come si deve, accompagnato da zaino, scarponi e tutto il resto possono fare la differenza.
Senza contare poi che nei sui documentari, quando include nel menù della puntata ad esempio gli insetti, spesso lo fa con accanto la tribù indigena del posto che li annovera nella propria dieta da sempre.
Ovvio che nelle situazione da me prese in esame CI SI VUOLE FAR NOTARE E QUINDI TROVARE!!!
Condivido con te poi che un militare a qualsiasi livello difficilmente (per fare un esempio) accenderà un fuoco, il basso profilo per non dire stealth è d'obbligo.

Riguardo alle tecniche di sopravvivenza illustrate in tv, delle volte ammetto che anche a me viene lo schifo, sapendo che chi le propone è considerato un guru del survival...

Proprio all'ultimo raduno, una settimana fa, parlavo con un mio amico (@henri ) di queste cose. Secondo me le cose vanno fate in modo naturale. Per esempio io mangio una bistecca volentieri, pensando che mi sazia e mi fa bene, poi magari sbaglio, però e cosi. I guru in tv, mangiano le larve e varie schifezze con lo stesso desiderio con quale si mangia una bistecca, oppure appena mangiata la cosa si mettono a vomitare? Ho capito che la tribu australiana (Ray ) mangia le larve, ma loro li mangiano come bistecche, con lo stesso appetito. E cosi per qualsiasi cosa. Andare senza vestiti, vuol dire che fra due giorni tutto il tuo corpo sarà ricoperto di morsi di vari insetti. Gli aborigeni invece vanno nudi tutta la vita. Dunque non puoi dire che se qualcuno fa una cosa, allora lo faccio anche io, senza aver mai provato di farla prima, e ottengo gli stessi risultati, anzi i risultati per te possono essere opposti di quello che ti aspetti. Secondo me invece di mangiare una larva e poi vomitare, perdendo i liquidi, meglio di non mangiarla.
 
Ultima modifica:
@Alleja sfortunatamente sì ed ho lavorato in ambiti in cui i rischi erano reali e concreti dove l'applicazione dei protocolli, in determinate emergenze, facevano la differenza, per cui se avevi l'equipaggiamento adeguato, lo sapevi usare, era efficiente bene, diversamente amen.

Certo uno può dire che se vai in panico non c'è equipaggiamento, conoscenza o capacità che ti salva, vero, ma se non ho una maschera e non sono capace di trattenere il respiro per 5 minuti muoio ...... stesso risultato, ergo, io preferisco considerare quella scaletta non ponendo maggior importanza ad una voce rispetto all'altra ma dargli egual peso perché lo ritengo più opportuno nel contesto di una gestione dell'emergenza.

Questa è la mia opinione, questa è la mia esperienza, questo è il mio metodo usato in contesti reali, dopo di che ognuno è libero di dissentire o di fare come più opportuno, non ho problemi nè cerco consensi.

Ciao :si:, Gianluca
 
Proprio all'ultimo raduno, una settimana fa, parlavo con un mio amico (@henri ) di queste cose. Secondo me le cose vanno fate in modo naturale. Per esempio io mangio una bistecca volentieri, pensando che mi sazia e mi fa bene, poi magari sbaglio, però e cosi. I guru in tv, mangiano le larve e varie schifezze con lo stesso desiderio con quale si mangia una bistecca, oppure appena mangiata la cosa si mettono a vomitare? Ho capito che la tribu australiana (Ray ) mangia le larve, ma loro li mangiano come bistecce, con lo stesso appetito. E cosi per qualsiasi cosa. Andare senza vestiti, vuol dire che fra due giorni tutto il tuo corpo sarà ricoperto di morsi di vari insetti. Gli aborigeni invece vanno nudi tutta la vita. Dunque non puoi dire che se qualcuno fa una cosa, allora lo faccio anche io, senza aver mai provato di farla prima, e ottengo gli stessi risultati, anzi i risultati per te possono essere opposti di quello che ti aspetti. Secondo me invece di mangiare una larva e poi vomitare, perdendo i liquidi, meglio di non mangiarla.


Esatto va tutto contestualizzato.
Li sei morto anche soltanto se vai nudo magari e gli aborigeni no.
Al contrario può essere che alle nostre latitudini, in inverno per farla difficile, gli stessi aborigeni patirebbero il freddo indipendentemente da quanto si coprono...
 
Su come gestire una situazione di panico vorrei dire che non sono mai due situazioni in quali tu reagisci nello stesso modo. Per esempio alcuni di noi sono abituati a vedere il sangue e a restare calmi. Io qualche tempo fa per lavoro sono entrato nella sala dove si faceva la macellazione in modo industriale e il sangue scoreva a fiumi. Prima di vedere il sangue, ho sentito qualcosa scattare nella mia testa e mi trovavo in una situazione difficile da descrivere. Dunque gli allenamenti o abitudini vanno bene, ma non avrai mai la certezza al 100 % che il tuo comportamento sarà quello giusto, secondo me.
 
Su come gestire una situazione di panico vorrei dire che non sono mai due situazioni in quali tu reagisci nello stesso modo. Per esempio alcuni di noi sono abituati a vedere il sangue e a restare calmi. Io qualche tempo fa per lavoro sono entrato nella sala dove si faceva la macellazione in modo industriale e il sangue scoreva a fiumi. Prima di vedere il sangue, ho sentito qualcosa scattare nella mia testa e mi trovavo in una situazione difficile da descrivere. Dunque gli allenamenti o abitudini vanno bene, ma non avrai mai la certezza al 100 % che il tuo comportamento sarà quello giusto, secondo me.
senza adrenalina in circolo spesso si reagisce in maniera molto diversa alla vista/odore del sangue e non solo...
 
Situazioni di pericolo, contesti di sopravvivenza, quella vera, quella in cui si decide la vita o la morte di qualcuno, sono molto diverse sia psicologicamente che fisicamente diverse dai giochini che qualcuno propone in certi programmi televisivi.
Come giustamente @znnglc ci ricorda, attrezzatura e procedure sono quelle cose, che ti aiutano a non entrare in fase di crisi.
Gli automatismi acquisiti negli addestramenti ti evitano di pensare troppo, e di fare errori di valutazione, sono studiati a mente fredda, sulla base di esperienze già vissute, da noi o da altri che si sono trovati in condizioni operative, simili a quelle in cui ci potremmo trovare.
Il sangue freddo è vero che è soggettivo, ma il ripetersi di situazioni, operative ed addestrative porta ad un condizionamento che cambia la nostra percezione del pericolo, del caldo, del freddo, cime con l'allenamento si supera o perlomeno si innalza la soglia della fatica.
 
U

Utente 24852

Guest
Condivido il discorso delle situazioni anche diametralmente opposte tra loro, ma in certi contesti, per certe situazioni e per certe attività... l'istruzione, le simulazioni (serie), le selezioni, ecc... sono messe lì proprio per quello e fanno la differenza.
Ci sono casi in cui le persone sanno cosa vanno a fare, cosa possono trovare... seguendo il detto "aspettarsi il meglio, ma essere pronti al peggio", mantenendo la loro operatività invariata. Quando determinate persone si "perdono mentalmente", significa che c'é stato qualche errore di valutazione in un punto preciso del percorso. Questo indifferentemente dal fatto di ritrovarsi di fronte ad una storta, in un campo vicino al centro, o qualcosa di molto più traumatico in zone a rischio (incendio, valanghe, frane, crolli urbani, ecc...).

Le stesse preparazioni possono esserci in quasi tutti i settori, sia professionali che privati. Nel senso, nessuno impedisce ad un privato, appassionati di trekking di dedicarsi in maniera molto concreta, seria e costante a determinate cose, che non riguardano il solo camminare... ma argomenti strettamente legati a quell'attività.
Trekking é solo un esempio, potrebbe essere qualsiasi altra cosa.

Spesso chi si ritrova completamente "spaesato" da una situazione é perché ha deciso di affrontare determinate attività con il pensiero "...tanto a me non capita nulla di imprevisto, faccio quello che desidero fare e via...". Sempre che ci sia arrivato a pensare che a qualcuno qualcosa può andare storto.
Oppure più semplicemente, capita quando si pratica qualcosa in maniera casuale, per curiosità, di tanto in tanto.

In ogni caso la preparazione non solo per praticare un'attività, ma per far fronte alle emergenze, é fattibilissima e con risultati tangibili, concreti e utili.

Poi ovviamente per tante altre cose la consapevolezza e le capacità vanno di pari passo con le opportunità avute nel vivere certe esperienze, situazioni, singole o di vita (opportunità nel caso le si voglia vedere come "bicchiere mezzo pieno" e non "mezzo vuoto", le le difficoltà le vedo sempre come un modo per apprendere)

Poi, seguendo il discorso di andare per gradi, con testa, una persona può tranquillamente rendersi conto che di fronte a certe situazioni, attività, la propria persona non reagisce bene. Basta prenderne atto e comportarsi di conseguenza. Non c'é nulla di male e tutti hanno dei punti di forza e dei punti deboli.

Il problema é quando certe persone sono convinte d' essere esenti da qualsiasi problema, difetto o semplicemente nonostante ne siano consapevoli, si mettono a fare comunque certe cose.
Senza accettare il proprio modo d'essere.

Per quanto mi riguarda ogni persona adulta e matura e senza impedimenti di quel tipo, dovrebbe dedicarsi a determinate professioni, corsi, istruzioni, volontariato, ecc... (soccorso di vari tipo, sanitario, incendio, catastrofe), sempre seguendo il discorso "aspettarsi il meglio, ma prepararsi al peggio". Che sia perché si decide di diventare genitori, che si decida di praticare sport o di restare in casa. Certe cose oltre ad essere interessanti, possono essere sicuramente utili.
 
Ultima modifica di un moderatore:
Al giorno d'oggi mi viene da ridiscutere diversi aspetti:
perchè se l'emergenza viene da un virus?

Incrociando le dita speriamo che davvero siamo nella situazione che si vede la luce alla fine del tunnel .
e che non sia il treno in arrivo :help:
ma se siamo sfortunati e tra un paio di mesi il virus muta e diventa ancora più aggressivo?

bhe io temo che ad una tale evenienza la situazione diventi davvero uno scenario da pura soppravvivenza.
 
tecnicamente e' piu' facile il contrario. nei parassiti le infezioni peggiori sono le meno gravi

infezioni troppo potenti, es ebola, tendono ad essere talmente rapide e potenti da essere autoestinguenti
 
Avevo scritto prima che durante un lancio con la paracadute ho perso gli stivali,
questa cosa devo dire che mi aveva lasciato perplesso,
Credo si tratti di una questione di materiali e gli stivali che ho visto in foto non mi sembrano molto buoni come stivali da lancio.

Io gli stivali da lancio li ho ancora, hanno più di 30 anni e li uso ancora talvolta andando per i boschi,
ho fatto fare un po' di manutenzione da un buon calzolaio e sono ancora ottimi.
I nostri stivali però hanno una allacciatura molto estesa e durante il corso siamo stati martellati affinchè curassimo l'allacciatura perchè doveva dare sostegno alla caviglia durante l'atterraggio
e col vecchio paracadute tondo (CMP55) non si resta mai in piedi all'atterraggio.
--- ---

tecnicamente e' piu' facile il contrario. nei parassiti le infezioni peggiori sono le meno gravi

infezioni troppo potenti, es ebola, tendono ad essere talmente rapide e potenti da essere autoestinguenti
questo è vero per fortuna
ma se si dovesse verificare un equilibrio nefasto tra tempo di incubazione lungo ma infettivo
e sviluppo finale drastico e con alta mortalità sarebbe la devastazione perfetta.
 
U

Utente 24852

Guest

Condivido quello che hai scritto, anche perché da questa esperienza la società tutta dovrebbe farsi non solo una dose di vaccino... ma moltissime dosi d'umiltà, rendendosi consapevole che il sistema che tanto é stato ritenuto "perfetto" fino a qualche tempo fà, tanto perfetto non era. La convinzione che l'essere umano é il più intelligente, capace di far fronte a tutto, ecc... é tutta una questione relativa. Quel pensiero di essere sempre al sicuro, di rinnegare certe situazioni o addirittura non averle mai contemplate... dovrebbe sparire. L'indipendenza delle persone discutibile, la resistenza mentale idem.
Tutte condizioni che non sono un caso, ma sono state create da come é impostato il sistema, dagli insegnamenti e abitudini standard. Che in casi eccezionali portano a certi risultati. Insomma... nemmeno lontanamente l'essere umano é pronto a tutto... e non parlo della questione virus-morte che é comunque naturale, ma tutto quello che stà attorno a situazioni atipiche e a come la gente reagisce.
Crisi di vario genere, ecc... Anche solo perché non si possono vedere i parenti, non si può andare in palestra, non si possono avere tutti i generi alimentari dal negozio, ecc...

Proprio perché tutti gli esseri viventi sono soggetti a tutte queste cose e tutto può evolvere e non é per fare allarmismo o simili, ma per razionalità. Per esempio, in questo caso, basterebbe scoprire che il virus diventa molto più volatile per piegare l'umanità in due. Situazioni in cui ci si può chiudere in casa quanto si vuole... senza contare che i governi non fanno quello che serve fino alla fine, ma solo per fare le scenette e dare i contentini, facendo del finto vittimismo sulle situazioni economiche, ecc...

Ricordiamoci che non stiamo parlando di lunghi periori, per ora... ma di poco tempo.

Per quanto mi riguarda la luce alla fine del tunnel non é ancora da considerare, visto che senza un vaccino, senza una cura, il virus sarà sempre presente. Soprattutto se la società dà priorità all'economia, al sistema che vuole seguire che modalità per mantenere certi schemi e categorie. Dove ci sono ripartenze sugli stili di vita, lavoro, ecc... ci saranno ripartenze di contagi e come s'é visto all'inizio, dal sottovalutare con arroganza una situazione "ma che esagerati, son solo 20" e bla-bla vari, é facile perdere il controllo.

Ripeto, non é allarmismo... anche perché non mi appartiene... solo razionalità e consapevolezza.
Per il resto non mi faccio troppe "seghe mentali", faccio quel che si può per le situazioni che mi si presentano e sia nel bene, che nel male... succede quel che succede... i miracoli e le magie non esistono.
 
Alto Basso