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Breve guida tecnica sulle tende - parte 3 (segue): I MATERIALI

---segue da parte 2: I MATERIALI

3. Confronto Poliestere – Poliammide.
Vi posto due tabelle per avere un confronto immediato dei dati.
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Ne consegue che, riferendosi all’uso specifico dei teli tenda, il poliestere presenta alcuni vantaggi rispetto al nylon:​
  • resiste meglio ai raggi UV e quindi dura di più;​
  • assorbe meno acqua;​
  • da bagnato mantiene interamente le proprie capacità di resistenza, riducendo in questo caso lo svantaggio sulla resistenza rispetto al nylon;​
  • da bagnato mantiene inalterate le proprie dimensioni, quindi non è necessario ritensionare la tenda in caso di precipitazioni;​
  • in caso di contatto con la fiamma (es. fornelletto), impiega più tempo del nylon per andare in fusione/combustione.​
  • migliore resistenza all’acido formico (nel malaugurato caso che si pianti una tenda sopra un formicaio).​
  • Costa leggermente meno del poliammide/nylon.​
Per contro, gli svantaggi rispetto al nylon sono:​
  • peso specifico leggermente maggiore;​
  • maggiore rigidità e quindi minore resistenza allo strappo;​
  • necessità di nastratura delle cuciture perchè, a tenda montata e con teli in tensione, i buchi delle cuciture tendono ad allargarsi;​
  • minore resistenza all’abrasione.​
  • Una volta sviluppata la fiamma sul tessuto, il danno accelera rapidamente.​
  • Va detto che alcuni svantaggi del poliestere, in relazione al carico sostenibile, vengono molto ridotti dalle recenti fibre in poliestere ad alta o altissima tenacità, ma ancora non molto diffuse nei teli tenda.​
I vantaggi del nylon sul poliestere sono i seguenti:​
  • peso specifico leggermente minore;​
  • maggiore resistenza all’abrasione;​
  • maggiore elasticità e quindi maggiore resistenza allo strappo ed alla trazione;​
  • maggiore plasticità e, quindi, in caso di “puntura” del telo (si pensi se lo si buca con qualcosa di acuminato), il danno sarà meno evidente; infatti sotto la pressione della punta dell’oggetto, il telo si deformerà, “allargando” le proprie fibre e permettendo alla punta di passare, rompendo meno fibre; una volta estratta la punta, le fibre del telo tenderanno a recuperare le dimensioni e posizione originali, riducendo gli effetti del buco;​
  • tutto quanto sopra rende possibile realizzare teli robusti tanto quanto quelli in poliestere, ma con spessori ridotti.​
  • Le cuciture possono anche non essere nastrate (la naturale elasticità e plasticità del telo tendono a richiudere i buchi del passaggio del filo), ma vanno in tal caso periodicamente trattate con silicone;​
  • Ha un costo leggermente superiore al poliestere.​
Gli svantaggi sono:​
  • Minore resistenza ai raggi UV;​
  • Maggiore assorbimento di acqua;​
  • Maggiore elasticità del tessuto, soprattutto quando bagnato, con conseguente necessità di ritensionare i teli in caso di precipitazioni;​
  • Minore resistenza all’acido formico.​
  • Prima di sviluppare la fiamma, fonde su ampia superficie, con danno esteso e quando prende fuoco, brucia lentamente.​
Un esempio della lassità sviluppata da teli in nylon, una volta bagnati.
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Per ovviare a questi svantaggi, ad esempio Vaude produce le sue due tende di punta da alpinismo/spedizione (power sphaerio) in tessuto misto poliammide66/poliestere (88% Polyamide 66, 12% Polyester), che così riesce a mantenere una stabilità dimensionale molto maggiore, sia per il fatto di utilizzare PA66, sia per l'apporto del poliestere.

c) Trattamenti dei teli.
Come abbiamo visto, nonostante poliestere e poliammide siano fibre poco igroscopiche, assorbono comunque una certa quantità di acqua ed il nylon lo fa più del poliestere; inoltre, i teli sono realizzati in filati/tessitura e, quindi, dalla trama alla lunga filtra l'acqua; pertanto i teli devono essere trattati in modo da conferire loro impermeabilità, che viene misurata in mm di colonna d’acqua, spesso riportata con le sigle inglesi HH (hydrostatic head) o WC (water column).
I principali trattamenti per l'impermeabilizzazione impiegano:​
  • spalmatura in poliuretani: possono essere poliesteri uretani (PU) oppure polieteri uretani (PEU).​
  • spalmatura in siliconi.​
  • laminatura in poliuretani termoplastici (TPU).​
Sia il poliestere, sia il poliammide possono essere trattati con silicone e/o con poliuretano; non necessariamente il trattamento delle due facce del tessuto deve essere fatto con lo stesso materiale e pertanto, si possono avere teli trattati internamente ed esternamente in poliuretano oppure teli trattati internamente ed esternamente in silicone, oppure infine teli trattati in silicone all’esterno e poliuretano all’interno.
Inoltre i teli possono avere trattamenti idrorepellenti (WR - water resistant) e ignifughi (FR - fire retardant), ma questi ultimi possono essere applicati solo in caso di spalmatura al poliuretano e simultaneamente alla stessa.

1. Poliuretano e Silicone.
Poliuretano: PU - PeU/PE - TPU.

I poliuretani sono un'ampia classe di polimeri che comprende - per quel che ci interessa - tre varianti:
- poliestere uretano, sigla PU;
- polietere uretano, sigla PE o PeU;
- poliestere termoplastico, sigla TPU.
I primi due sono usati per spalmature, il terzo per laminatura. Poiché il PU è molto più comune del PE, quando l'industria dell'outdoor dice "poliuretano", parla di poliestere uretano, cioè di PU.
TPU:
Il TPU è il poliuretano termoplastico è un polimero elastomero termoplastico, che si forma dalla policondensazione di un isocianato con un diolo: la natura chimica di questa catena influenza il comportamento meccanico e la resistenza chimica del materiale. Tanto più la catena è lunga tanto più il materiale assume caratteristiche simili alla gomma naturale (sono i poliuretani più pregiati e più costosi), mentre con catene corte oltre un certo limite di trazione, si ha un comportamento plastico con deformazione permanente: non sono quindi necessari plastificanti per variare le proprietà meccaniche come per il PVC. I gradi intermedi di durezza sono utilizzati per spalmature di tessuti o film trasparenti. Per questi teli l’intervallo di temperatura di utilizzo (-40°C +80°C), è più ampio di altri materiali come ad esempio il PVC.​
Il poliuretano termoplastico risulta una delle sostanze con maggiore resistenza agli oli e all’abrasione, in funzione della durezza, ed è impermeabile all’acqua ed al gas. Esposto all’aria, si ossida meno facilmente delle gomme a base idrocarburi. Non è invece resistente agli acidi ed alle basi e per resistere ai raggi UV sono necessari additivi.​
Essendo una pellicola, il TPU viene utilizzato per realizzare non spalmature, bensì laminature, ovvero pellicole continue (non filate), che vengono accoppiate ad altri tessuti, formando così una sorta di sandwich.​

PU:
Poliuretano, è un termine generale usato per indicare vari tipi di composti polimerici prodotti dalla reazione di diisocianato o poliisocianato con composti con più di 2 gruppi ossidrile. In base ai diversi gruppi idrossilici utilizzati, possono essere suddivisi in due tipi: tipo poliestere e tipo polietere (quindi il PeU, che vedremo dopo, è un tipo di PU). PU è utilizzato nella produzione di prodotti in plastica, prodotti in gomma sintetica resistente all'usura, fibre sintetiche, plastiche espanse rigide e dure, adesivi e rivestimenti.​
Il poliuretano ha un ottimo potere impermeabilizzante, pur se con un principio di funzionamento diverso dal silicone; è inoltre più robusto e duraturo del silicone, ma rispetto a questo pesa leggermente di più ed è leggermente meno elastico e, una volta applicato ad un tessuto, riduce un po' la tenacità e resistenza allo strappo dello stesso (a differenza del silicone, che invece aumenta la resistenza allo strappo del tessuto).​
Inoltre, il PU ha grande resistenza all’abrasione ed è impermeabile all’acqua ed al gas; buona resistenza sia all'ossidazione indotta dall'aria, sia al contatto con oli, ma non è invece resistente a molti acidi ed alle basi e per resistere ai raggi UV sono necessari additivi (in ogni caso, la sua resistenza nel tempo alle radiazioni UV è migliore di quella del silicone). Il poliuretano non sfalda, non invecchia e non decolora; resiste a qualsiasi condizione ambientale e di conseguenza può essere applicato anche in ambienti ricchi di salsedine e umidità. È un materiale inerte, non marcisce e non viene penetrato dall’acqua.​
Per queste ragioni è applicato sul lato interno del catino; quanto ai sovrateli, viene applicato sul lato interno del telo e raramente su entrambi i lati; i teli in poliestere sono quasi sempre trattati in PU, oppure più raramente in silicone sull'esterno ed in PU sull'interno, mentre è rarissimo trovarli spalmati in silicone su entrami i lati (in tal caso si parla di Silpoly, ma anche qui, occhio che quello vero è trattato in sil su entrambe le facce, mentre spesso per marketing si trova indicato come Silpoly anche il poliestere trattato solo su una faccia in silicone); i teli in nylon, invece, sono quasi sempre trattati all'esterno in silicone, mentre all'interno possono essere trattati o in silicone o in poliuretano.​
Il PU offre quindi un buon equilibrio di qualità, motivo per cui è di gran lunga il rivestimento impermeabile più popolare per i tessuti delle tende. Il PU può raggiungere elevati valori di carico idrostatico, può accettare ritardanti di fiamma per soddisfare lo standard CPAI-84, è economico riduce la resistenza allo strappo del tessuto meno dei rivestimenti in PE. Per le tende che saranno esposte a grandi quantità di umidità, vengono spesso utilizzati rivestimenti in PU perché possono raggiungere valori di prevalenza idrostatici superiori a 10.000 mm e che non sono raggiungibili con il silicone.​
Sebbene il PU sia lo standard, ci sono alcuni inconvenienti. Il primo problema è che diminuisce la resistenza allo strappo del tessuto su cui è applicato. Ciò accade a causa del modo in cui il rivestimento influisce sullo slittamento del tessuto. Lo slittamento è quando le singole fibre che compongono un tessuto, o fili, scivolano l'una sull'altra. Quando provi a strappare un tessuto, lo slittamento consente ai fili di ammucchiarsi, anziché rimanere fissi in posizione. Per propagare lo strappo, dovrai strappare più fili contemporaneamente, anziché un filo alla volta. Questo distribuisce lo stress sul tessuto su un'area più ampia, riducendo così la forza e rendendo meno probabile che il tessuto si strappi. Nel caso di tessuti con scarso slittamento, i fili adiacenti non vengono reclutati per resistere allo stress, che poi viene applicato ad un solo filo alla volta. Ciò significa che lo stress è molto più concentrato e il tessuto ha maggiori probabilità di strapparsi. Come ci si aspetterebbe, strappare cinque fili contemporaneamente è più difficile che strapparne uno e un tessuto con più slittamento avrà una maggiore resistenza allo strappo. I rivestimenti in PU si infilano tra i fili e li bloccano in posizione. Ciò riduce lo slittamento e di conseguenza riduce la resistenza allo strappo, rendendo i tessuti rivestiti in PU leggermente più deboli del tessuto prima del rivestimento.​
L'impermeabilità a lungo termine è un'altra area in cui i rivestimenti in PU presentano alcuni inconvenienti, a causa del problema dell'idrolisi del poliuretano, che provoca con il passare del tempo un inevitabile lento degrado del materiale. Sebbene sia abbastanza controintuitivo, i rivestimenti in PU sono in realtà idrofili, il che significa che assorbiranno lentamente l'acqua se rimangono a contatto prolungato con essa. L'acqua impiega molto tempo per penetrare nel PU, motivo per cui il PU funziona come rivestimento impermeabile. Tuttavia, se c'è abbastanza umidità nell'ambiente, l'acqua alla fine saturerà il rivestimento in PU e andrà dentro e attraverso il tessuto, fino a trapassarlo (anche se è questo esito finale è assolutamente improbabile nell'utilizzo concreto). Questo problema può essere risolto applicando strati molto spessi di PU, il che significa che l'acqua impiegherà più tempo a penetrare nel tessuto. Tuttavia, questo ha lo svantaggio di aggiungere un peso considerevole e di ridurre ulteriormente la resistenza allo strappo.​
L'assorbimento d'acqua del PU causa alcuni problemi aggiuntivi. In primo luogo, i rivestimenti in PU impregnati d'acqua richiedono più tempo per asciugarsi. In secondo luogo, quando il PU è spalmato su NYLON, i problemi crescono: il nylon già di suo assorbe acqua e si allunga quando si bagna, quindi un telo in nylon rivestito in PU avrà ancora maggior tendenza ad incurvarsi, compromettendo la stabilità dimensionale del telo e quindi la resistenza al vento della tenda, che risulterà "floscia".​
Quindi, il rivestimeno in PU richiede (soprattutto su nylon) una attenta manutenzione: la tenda va asciugata profondamente ed a lungo e va stivata in luogo asciuttissimo ed al riparo dal calore e dalla luce.​
Nonostante questo, anche per la sola umidità ambientale, l'idrolisi del PU prima o poi inizierà, ma con una corretta manutenzione e conservazione della tenda, non prima di una decina di anni (da questo punto di vista, invece, il silicone è un materiale totalmente igrofobico, quindi più stabile e longevo).​
Questo significa che un telo con spalmatura poliuretanica avrà inevitabilmente una vita utile/durata in ogni caso limitata ad una decina di anni, che potrebbero anche diventare molti meno se la manutenzione e/o le condizioni di conservazione non sono ottimali.​

PE o PeU:​
Il polietere uretano è l'altro membro della famiglia dei poliuretani che viene utilizzato nelle applicazioni esterne. È molto meno comune del PU, probabilmente perché è più costoso e semplicemente perché non è così conosciuto. Il PE ha caratteristiche simili al PU in quanto può essere combinato con ritardanti di fiamma e viene applicato in modo simile, ma con alcune differenze importanti che lo rendono migliore per alcune applicazioni e peggiore per altre. In generale, il PE viene utilizzato nelle tende più pesanti in ambienti più difficili. È una scelta abbastanza popolare per il tessuto del pavimento nelle tende da spedizione, dove il peso è meno preoccupante e la durata a lungo termine è fondamentale.​
Impermeabilità, durata e longevità sono tutte intrecciate con i rivestimenti in PE, quindi è difficile affrontare ciascuna caratteristica separatamente. È più facile iniziare con il più grande svantaggio di PE e lavorare da lì. I rivestimenti in PE si allungano anche meno dei rivestimenti in PU ed eliminano del tutto lo slittamento nei tessuti su cui vengono applicati. Il risultato è che i rivestimenti in PE spesso riducono molto la resistenza allo strappo del tessuto. Di solito si usano tessuti rivestiti in PE sui pavimenti 70D e 210D delle tende, perché quei tessuti - per via del valore D - hanno già in sè una resistenza allo strappo estremamente elevata, quindi la pesantezza del tessuto stesso è più che sufficiente per compensare la riduzione della resistenza allo strappo di il rivestimento in PE. È raro trovare rivestimenti in PE applicati a tessuti leggeri.​
Allora perché dovresti utilizzare un rivestimento in PE se compromette la resistenza allo strappo del tessuto? Il PE presenta diversi vantaggi che lo rendono un'ottima scelta per i tessuti per pavimenti. In primo luogo, non assorbe l'acqua come i rivestimenti in PU. È idrofobo e anche se lasciato a contatto prolungato con l'acqua, non si bagna, anche se paragonato a un tessuto PU con una migliore colonna d'acqua. Il vantaggio principale di questo in termini di durata è che i tessuti rivestiti in PE sono estremamente resistenti alla muffa. Poiché il rivestimento mantiene il tessuto asciutto all'interno, non c'è umidità per sostenere la crescita della muffa.​
L'altro grande vantaggio dei rivestimenti in PE è la loro grande stabilità idrolitica. Il PE, sia per la composizione chimica, sia per il fatto che non assorbe acqua, èmolto meno incline all'idrolisi rispetto ai rivestimenti in PU (ovviamente tutto ha un limite se si utilizza la tenda per molto tempo in condizioni particolarmente calde e umide, tipo sud-est asiatico, c'è il rischio che si inneschi un degrado). Infine, iil PE può essere miscelato con trattamenti ritardanti di fiamma.​
Pertanto, il PE consente di evitare molte delle carenze dei rivestimenti in PU ed è ragionevole pensare che, almeno per i catini delle tende, diventi sempre più diffuso.​
Attualmente, i rivestimenti in PE non sono così facili da trovare e sono utilizzati diffusamente solo da alcuni marchi americani (es: SlingFin e Mountain Hardwear).​


Silicone
I siliconi sono un gruppo di polimeri inorganici, differenziato in tipi molto diversi.
Vantaggi del silicone tessile per abbigliamento sono:
• Totale impermabilizzazione del tessuto
• Alti livelli di penetrazione e incapsulamento delle fibre
• Elevata forza di adesione senza primer su tessuti di diverse origini
• Bassa viscosità
• Pot life elevato a temperatura ambiente, che facilita il trattamento delle fibre
• Polimerizzazione rapida con il calore
• Viscosità adattata ad una vasta gamma di substrati
• Morbidezza.
Un rivestimento in silicone può essere applicato all'esterno ed anche all'interno dei tessuti delle tende.
Fornisce un alto livello di protezione delle fibre contro le radiazioni UV dannose (ma le radiazioni UV nel tempo degradano il silicone prima del poliuretano) e consente alle gocce di pioggia di perlarsi e rotolare via dalla superficie esterna. Aumenta anche la resistenza allo strappo del tessuto, prolunga la durata della tenda e, soprattutto, è un trattamento leggero.
Se applicato su entrambi i lati su teli di poliestere, commercilamente si parla di SilPoly (molto raro); se applicato su teli di poliammide, commercialmente si parla di SilNylon. I teli in poliestere sono molto raramente trattati in silicone su entrambi i lati e, di solito, sono siliconati solo all'esterno, mentre all'interno sono trattati con PU. Nei teli di nylon, invece, il lato esterno è quasi sempre trattato con silicone, mentre il lato interno può essere siliconato oppure spalmato con poliuretano. Un telo con entrambi i lati siliconati è molto più elastico e resistente di un telo con il solo lato esterno siliconato.
Il limite del silicone ad uso tessile è che, esposto a radiazione solare, si deteriora molto prima del poliuretano. Inoltre, un telo siliconato non traspira per nulla, diversamente da un telo con spalmatura in poliuretano, che mantiene una certa minima traspirabilità (o più propriamente, sembra così perchè assorbe un po' di vapore d'acqua).
2. Spalmatura e Laminatura.
Spalmatura (coating).
I trattamenti in silicone e poliuretano vengono fatti principalmente per “spalmatura”, quasi esclusivamente su tessuti in poliestere o poliammide.
La spalmatura è un processo industriale, effettuato attraverso macchine rotative; comprende lo svolgimento di una base (tessuto, ma anche carta, ecc.), l’applicazione su di esso di un prodotto chimico, l’essiccazione attraverso un forno, il raffreddamento; tali fasi possono essere ripetute in sequenza per il numero di volte voluto; va infatti considerato che l’applicazione della stessa quantità di materiale in più strati diversi dà un risultato migliore rispetto all’applicazione in strato unico. Per questa ragione, ad esempio Hilleberg e Vaude fanno la spalmatura di silicone in 3 strati.
La natura delle sostanze chimiche da spalmare può essere la più diversa: acriliche, poliuretaniche, siliconiche, lattice, PVC, ecc. Come abbiamo visto, però, sui teli tende vengono usate siliconiche e poliuretaniche.
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Laminataura. I tessuti laminati sono tessuti compositi (detti anche accoppiati), cioè formati da più strati (minimo due, in genere tre), per accoppiamento , tramite incollaggio, di un tessuto e di una speciale membrana, che assume il ruolo di una lamina, che riduce nettamente o elimina la permeabilità di un tessuto.
Appartengono a questo genere di tessuti tutti quelli che includono membrane come il GoreTex, il WindStopper e simili, nonché il TPU.
Nel caso delle tende, ad essere laminato è di solito il solo catino; in tal caso, la laminatura viene fatta in TPU, poliuretano termoplastico, che è un copolimero impermeabile, con buona elasticità, tenacità, resistenza all'usura, buona resistenza al freddo, protezione ambientale e non tossico.

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I teli laminati in TPU garantiscono il massimo dell’impermeabilità (almeno 10.000 mm di colonna d’acqua, ma consideriamo che membrane come il goretex arrivano ad oltre 28.000 mm), molto meglio e molto più a lungo di un tessuto spalmato in PU.
Pochissime case producono tende con catini laminati e di solito si tratta solo di modelli di punta (ad esempio Vaude con le sue Power Sphaerio). Come sempre, la qualità ha un prezzo e in questo caso è generalmente molto alto.

3. Trattamenti W/R e F/R.
Sono trattamenti che devono necessariamente rimanere sulla superficie esterna del tessuto e possono essere applicati direttamente al tessuto grezzo che non subisce poi altre spalmature oppure può essere applicato simultaneamente alla spalmatura in poliuretano. Non possono essere applicati invece simultaneamente o dopo spalmature in silicone.
Trattamento WR.
Quasi tutti gli indumenti traspiranti impermeabili vengono trattati chimicamente con un "Durable Water Repellent" (DWR) che permette all'acqua di scorrere sul tessuto prima di penetrare e venire a contatto con il tessuto. Questa è la prima linea di difesa contro l’acqua.
Il DWR provoca lo scivolamento dell’acqua sul tessuto, viene influenzato da abrasioni, sporcizia e tende a svanire dopo pochi lavaggi o lunga esposizione al sole e temperature elevate. A livello microscopico, le molecole a catena del trattamento DWR si legano alla superficie del tessuto e agiscono come tanti aghi che tengono l'acqua in sospensione e la fanno rotolare sulla superficie. Quando questi “aghi” si abradono o subiscono lavaggi il loro orientamento si interrompe e questo è ciò che impedisce loro di lavorare.
Questo è il motivo per cui dopo un certo utilizzo, un tessuto può dare la sensazione di non essere più impermeabile. Questa sensazione, però, potrebbe anche non essere corretta ed il tessuto potrebbe essere ancora impermeabile (perché l’entità della precipitazione, per durate ed intensità, non è tale da consentire all’acqua di penetrare nel tessuto o perché questo è addirittura dotato di membrana), ma si deve considerare che quando il tessuto si bagna sulla superficie, la traspirabilità diminuisce drasticamente determinando una maggiore umidità all'interno, fino alla condensa.
Il DWR utilizzato per anni come standard da tutto il settore è stato un trattamento a catena lunga (C8) a base di fluorocarburi che è altamente efficace contro acqua, oli e macchie, nonché straordinariamente resistente.
Purtroppo, i suoi sottoprodotti sono tossici e persistono nell'ambiente. Pertanto, i governi di tutto il mondo hanno richiesto alle aziende chimiche di interromperne la fabbricazione e quindi ogni fornitore di alta qualità è alla ricerca di alternative con prestazioni paragonabili.
Purtroppo, molti finissaggi, tra cui cere e siliconi, non sono efficaci con macchie e oli e comunque perdono la loro efficacia rapidamente, riducendo la durata effettiva di un capo.
In generale, l’obiettivo principale è quello di avere prodotti di lunga durata, quindi ridurne la vita non è un'opzione accettabile, nè per l’utilizzatore, nè per l’ambiente. Si è passati quindi da un trattamento a base di fluorocarburi C8 a un trattamento a ciclo inferiore con catena C6, anch’essa a base di fluorocarburi, ma con sottoprodotti che si rompono più velocemente nell'ambiente e con minore tossicità potenziale. Questa soluzione, che viene adottata da alcuni produttori, non è ancora abbastanza buona, ma è l'opzione migliore finora disponibile.
Resta comunque un trattamento poco adatto ai sovrateli (fly) delle tende, sui quali è invece possibile lavorare con spalmatura di silicone e/o poliuretano; il trattamento w/r è invece applicato al telo della camera.
Il trattamento F/R (fire retardant o flame retardant)
I tessuti certificati FR sono trattati sulla superficie con un processo di immersione o di spalmatura con additivi chimici ritardanti di fiamma dopo che la tela è stata tessuta.
Poiché il trattamento è superficiale e molti di questi additivi hanno una certa solubiltà in acqua o nei detergenti per il lavaggio a secco, le proprietà ignifughe di questi tessuti possono diminuire significativamente nel tempo.
Le fibre del poliestere, però, possono essere prodotte sin dall’origine come FR, introducendo nel polimero atomi di fosforo o molecole contenenti fosforo, che conferiscono al filato proprietà FR. In tal caso, i tessuti derivati da tali fibre mantengono le loro proprietà per tutta la vita del tessuto.
Per aumentare la resistenza alla fiamma, cioè per impedire i rapidissimi processi con cui il calore intenso favorisce la rapida combinazione del materiale della tela con l’ossigeno atmosferico (combustione), provocando pericolosi incendi, esistono diverse strategie e quindi additivi di cui cito solo i principali:​
  • Sostanze inorganiche come la silice, l’allumina, nano particelle ceramiche o ossidi metallici, creano sulla superficie uno schermo termico che impedisce all’interno tessuto di raggiungere temperature tali da provocare la combustione.​
  • Sostanze alogenate, che contengono numerosi atomi di cloro e soprattutto bromo (chiamati anche alogeni) ad alta temperatura liberano per decomposizione questi stessi atomi, che reagiscono immediatamente con l’ossigeno, soffocando la fiamma.​
  • Agenti estinguenti a base di fosforo, il cui meccanismo di azione è basato sulla formazione di acido fosforico; questo tende a favorire le reazioni di carbonizzazione. Lo strato carbonioso così formato risulta rinforzato e protetto dal rivestimento vetroso prodotto dall’acido fosforico o dalle sue anidridi, proteggendo il polimero.​
I ritardanti fosforati stanno attualmente guadagnando mercato in quanto non sono soggetti ai problemi ecologici degli additivi a base di alogeni; inoltre, presentano una tendenza relativamente bassa alla formazione di fumo. Anche in questo caso, la qualità e la ricerca hanno un prezzo.
Si tratta comunque di bagni in sostanze non proprio salutari e di procedimenti che hanno pur sempre un certo impatto ambientale e, quindi, da guardare con cautela.
Nelle tende da montagna, in fondo, non è poi così importante averli, anche perché l’unica occasione di contatto dei teli con la fiamma è rappresentata dal nostro fornelletto e, sul punto, il luogo comune di “cucinare dentro l’abside” è quanto di più assurdo e sconveniente si possa fare. Personalmente, mi è capitato di avere l’indefettibile necessità di doverlo fare solo una manciata di volte.

d) Giunzione dei tessuti dei teli.
I teli sono realizzati unendo varie pezze di tessuto e queste giunture presentano un duplice problema: devono essere robuste e devono essere impermeabili.
La giuntura diventa tanto più critica e delicata, quanto più sottile è il tessuto da unire e quanto più gravose sono le forze di trazione a cui sarà sottoposto (cioè maltempo: vento, pioggia e neve).
Esempio di rottura lungo una cucitura.
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Qui sopra, invece, lo stress sul tessuto in prossimità della cucitura, provocato dalla trazione del telo.
Per unire tessuti dei teli tenda, ad oggi sono utilizzate principalmente due vie: la cucitura e la termosaldatura.
1. Cuciture e nastrature.
La cucitura è il metodo più tradizionale, ma anche il più affidabile per durata nel tempo; per contro, comporta qualche problema nell'impermeabilizzazione, in quanto lungo la serie di buchi nei quali passa il filo, può insinuarsi anche l'acqua. Inoltre, presenta delle limiti di tenuta del tessuto in caso di tessuti molto leggeri/sottili.
Per ovviare a questo problema, il metodo migliore è nastrare le cuciture, ovvero applicare sulla cucitura, sul lato interno del tessuto, un nastro che sigilli la cucitura.
L'operazione è semplice: una macchina termonastratrice produce aria calda a temperatura precisa e controllata, questa viene convogliata in un soffio che va a riscaldare direttamente l'adesivo del nastro. Il nastro riscaldato e il tessuto vengono compressi da due rulli contrapposti che ruotano sotto pressione.
I nastri utilizzati impiegano come sigillante una membrana in poliuretano o in teflon; i nastri possono essere a due strati (adesivo+membrana) oppure a tre strati (adesivo+membrana+tessuto). I nastri a tre strati sono i migliori per durata, in quanto proteggono la membrana; quelli a due strati (sono di questo tipo ad esempio tutte le nastrature trasparenti) sono un po' più leggeri, ma lasciano esposta la membrana e, quindi, la nastratura durerà meno.
La qualità dei nastri e l'accuratezza della procedura contano molto, perchè un poliuretano di scarsa qualità diventerà dopo pochi anni rigido ed inizierà a screpolarsi e sbriciolarsi, effetto che sarà aumentato ed accelerato in caso di innesco dell'idrolisi (come visto prima al riguardo delle spalmature).

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Non su tutti i teli è possibile effettuare la nastratura.
Infatti, in caso ti teli siliconati, la colla non aderisce al tessuto (il silicone impedisce qualsiasi adesione) e, quindi, non è possibile effettuare la nastratura. In tali casi, prevedendo l'utilizzo della tenda in condizioni molto piovose, per garantire l'impermeabilità delle cuciture bisognerà trattarle con un sigillante siliconico qualche giorno prima dell'utilizzo.

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il risultato
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Va però citata Vaude: questo marchio ha messo a punto due sistemi per sigillare le cuciture su teli siliconati. Il primo è quello di utilizzare un filo che, bagnandosi, si gonfia e sigilla i buchi della cucitura (però la casa consiglia ugualmente di passare le cuciture con sigillante in caso di utilizzo in condizioni particolamente bagnate); il secondo è un brevetto per poter nastrare le cuciture anche su superfici siliconate e, da quel che mi risulta, è l'unica ad essere in grado di farlo.

2) Termosaldatura.
Per ovviare agli inconvenienti della cucitura si può utilizzare il sistema della termosaldatura dei lembi di telo, accoppiando i tessuti senza cuciture (infatti vengono anche detti seamless).
Il problema delle cuciture diventa tanto più importante, quanto più sono sottili ed elastici i tessuti da cucire; in questi casi, infatti, la cucitura spesso non resiste alla trazione e finisce per lacerare il tessuto.
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Bisogna ricorrere pertanto, ad accorgimenti particolari come doppiare i bordi, sovrapporli e cucirli, magari con doppia cucitura, ma questa procedura genera sovraspessori notevoli ed aumenta la rigidità della cucitura, cosa assolutamente sconveniente nell'associazione con tessuti elastici.
Il rimedio possibile è allora la termosaldatura dei tessuti con giunzione a caldo, che “salda” i due tessuti sovrapposti adeguatamente allineati e bloccati. La termosaldatura tessile viene fatta mediante un nastro speciale di polimero termoindurente che viene inserito fra i tessuti da accoppiare, che vengono scaldati e compressi, così da aderire uno sull'altro. Grazie all’alta pressione esercitata dalla barra riscaldata, lo spessore nel punto di saldatura è quasi uguale alla somma dello spessore dei due tessuti. Si evitano così anche restringimenti, pieghe e punti di tensione che sono invece possibili problemi tipici delle cuciture.
Per contro, l'inconveniente è la tenuta nel tempo di questi accoppiamenti, che potrebbero cedere così come accade per le nastrature delle cuciture. Potrebbe accadere - non raramente - che queste termosaldature saltino prima che il tessuto abbia raggiunto la propria età di fine vita.
Anche per questa ragione è un sistema ancora poco diffuso.

e) Quanta impermeabilità serve?
L'impermeabilità di un tessuto viene indicata con un numero di mm, pari all'altezza di una colonna d'acqua del diametro di 1 pollice, posta sopra un pezzo di tessuto, colonna che il tessuto riesce a sostenere prima che l’acqua possa penetrare attraverso di esso (di fatto, quindi, è una misura della pressione che il tessuto riesce a contenere). Solitamente si ritiene il tessuto penetrato quando riescono a formarsi sulla faccia opposta alla colonna una o più goccioline di acqua. Standard europeo con l’ISO 811:1981.

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Ora, consideriamo le precipitazioni:
pioggia debole = fino a 2 mm in un’ora pioggia; moderata = tra 2 e 6 mm/h; pioggia forte = oltre i 6 mm/h; rovescio = oltre i 10 mm/h; nubifragio = oltre i 30 mm/h.
Prendiamo l’esempio della pioggia peggiore, il nubifragio: precipitazione oltre i 30 mm/h, ossia dai trenta litri d’acqua per metro quadrato in un’ora, in su.
Quindi se una tenda ha 2000mm di colonna d’acqua, considerando 2000:30, idealmente resiste 66 ore sotto un nubifragio (“idealmente” perchè non consideriamo i fattori ambientali come il vento e l’angolazione del telo, e l’acqua non si accumula sopra il velo facendo una colonna ma scorre via). Si possono fare gli stessi conti con gli altri tipi di pioggia.
Attenzione: queste misure possono essere prese alla lettera solo nel contesto di un laboratorio, fuori le cose cambiano, perchè si aggiungono forze non calcolabili, come la spinta del vento, la massa di ogni goccia e l’angolazione di caduta, oltre che allo sporco sul velo o precedenti contatti con materiali non inerti.
Si comprende quindi che la colonna d'acqua sia una misura che, per quanto oggettiva, dà solo una stima teorica dell'impermeabilità di un tessuto, ma non può dare una risposta certa sulla compatibilità o meno di ogni tenda con ogni contesto considerato.
Si pensi che, nel campo dell'abbigliamento outdoor, il valore minimo per un prodotto da sci e snowboard è di 5.000 mm, corrispondente grosso modo alla pressione esercitata dal nostro peso quando ci si siede su una seggiovia bagnata o sulla neve.
Applicando quanto sopra alla tenda e pensando ad un utilizzo estivo in montagna, capirete che per un sovratelo potrà essere sufficiente un valore dai 3.000 mm, per il catino è il caso che i mm siano almeno 5.000. Se poi pensate ad un utilizzo invernale, meglio che il catino sia intorno ai 10.000 mm.


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