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Carlina

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La carlina, detta anche "pane del cacciatore" nelle sue varie specie, è diffusa su tutto l’arco alpino, alcune varietà si possono trovare anche in ambiente subalpino e in generale su tutto il territorio italiano.
La pianta ed il fiore sono facilmente riconoscibili, le foglie assomigliano a quelle di un carciofo ed il fiore sbocciato da l’impressione di essere “secco”, i petali sono bianco perla ed il gineceo ampio, giallastro e peloso con numerosi pistilli. Le piante sono alte al massimo 10 cm, anche se può arrivare fino a 30.
Come detto la carlina è commestibile.
Cosa e come si mangia?
Visto l’ambito cui ci riferiamo, quindi di escursione/bushcraft, utilizzeremo il fiore, meglio se prima della fioritura.

- Prima della fioritura raccoglieremo il capolino e lo “squameremo” come faremmo con un carciofo. Una volta eliminate le spine e rimasta solo la parte evidentemente edibile si può consumare cotto o crudo, cucinato appunto come un carciofo.

- Se la pianta fosse già fiorita invece dovremo prendere il fiore, eliminare i petali e le squame e pulire bene la base carnosa dai peli dei pistilli, a questo punto possiamo mangiare.

In cucina si possono utilizzare anche le radici.

Una curiosità: I fiori possono essere utilizzati anche per prevedere il tempo, infatti le squame del capolino si aprono con tempo secco per chiudersi con l’umido, quindi occhio lungo i sentieri, quando ci troviamo in montagna, potremmo trovare da mangiare o scoprire se il tempo ci giocherà brutti tiri!
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Maduva
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