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In montagna, il fornelletto è un accessorio che risulta molto utile nelle gite di più giorni, soprattutto se le condizioni climatiche sono fresche o fredde, per offrire il gusto ed il conforto di cibo e bevande calde e rendere più piacevole l’attività e l’esperienza.
Bisogna però considerare che quando si ha con sè un fornelletto, necessariamente si hanno anche la pentola/coperchio, tazza, piatto, posata, cibo e condimenti; a questi si aggiungono poi quasi sempre anche sacco a pelo, materassino e tenda; insomma, lo zaino è ben pieno e quindi bisogna considerare attentamente cosa carichiamo, in funzione dell’utilità che ci restituisce e del percorso che si intende fare.

Il fornelletto ideale, quindi, è quello che riunisce in sé le caratteristiche di leggerezza, compattezza, robustezza, autonomia di fiamma, efficacia e facilità di utilizzo.
Diciamolo subito: avere al 100% tutte queste caratteristiche riunite in un solo prodotto è impossibile.
Bisogna necessariamente trovare il miglior compromesso possibile fra gli elementi: peso, ingombro, robustezza, autonomia, carburante da impiegare, condizioni ambientali, efficacia, facilità di utilizzo, etc. etc.
Il discorso è simile a quello fatto per le tende: ci sono fornelli specializzati per alcuni usi e poco adatti ad un uso più generalizzato; ci sono fornelli polivalenti, che però non funzionano in certe condizioni; ci sono fornelli più robusti, altri meno, etc. etc.
In commercio si trova di tutto: fornelli a gas, ad alcool, a combustibile liquido in pressione, a tavolette, a legna; fornelli puri e fornelli con diffusore integrato; fornelli mini e fornelli da spedizione, etc. etc.

Chiarisco subito che quanto scrivo è orientato ad una attività di montagna sportiva e/o alpinistica e, quindi, in ottica funzionale al percorso da affrontare. In pratica, tende e fornelletti – cioè dormire e cucinare all’aperto – sono puramente funzionali al percorso da fare e non sono invece essi stessi lo scopo dell’uscita.
Pertanto, escludo sin da subito ogni considerazione sia sulle stufe, sia sull’accensione di fuochi liberi, mentre farò una eccezione per i bracieri da legna che, pur essendo inadatti ad un utilizzo sportivo, hanno comunque un certo fascino.

Prima di analizzare i vari tipi di fornelli bisogna fare alcune considerazioni sul cucinare in montagna.
Le stagioni (e le loro temperature fluttuanti), l'altitudine, il vento ed i tipi di alimenti in cottura, sono tutti importanti fattori nel consumo complessivo di carburante di un fornello.
In generale, le temperature dell'acqua hanno una correlazione con le temperature dell'aria e, solitamente, più calda è la temperatura ambiente, più calda è l'acqua e più velocemente può bollire e meno combustibile viene bruciato. Le basse temperature influiscono anche sulle caratteristiche fisiche dei carburanti, riducendone la volatilità e provocando la caduta di pressione nelle bombolette a gas: più la temperatura scende, più la combustione fa fatica e diviene incompleta, con conseguente maggior consumo/spreco di combustibile.
In generale, si può dire che fino a -6,5° possono andare bene i fornelletti a gas (e fra queste, i più efficienti sono quelli tipo jetboil), ma da questa temperatura in poi diventano ideali le stufe a combustibile liquido, che infatti sono le più adatte per l'uso invernale e per l'alta quota, oltre che in tutti quei casi in cui può essere problematico trovare gas.
Vanno poi considerati gli effetti fisici dell'altitudine: più in alto andiamo, più si abbassa il punto di ebollizione dell'acqua. Infatti, ogni 1000m la temperatura di ebollizione scende di 3,5 gradi circa, quindi a 2000m l'acqua bolle a 93°, a 3000m bolle a circa 89° e via così. Questo significa che il cibo si cuocerà in realtà più lentamente e, stando ai dati di MSR, per ogni calo di -8°C (che si verifica già a 2200m.) nel punto di ebollizione, si avrà quasi un raddoppio dei tempi di cottura, con conseguente maggior consumo di carburante.
Il vento è un'altro fattore importante da considerare. Per i fornelli a fiamma aperta (cioè quelli senza paraventi e diffusori), un vento di 8 km/h può causare un consumo di carburante fino a tre volte superiore rispetto al caso di assenza di vento. Pertanto, è importante usare sempre un paravento, che avvolga più della metà della circonferenza della pentola, così da aumentare l'efficienza del fornello. Il paravento aiuta a dirigere i gas di scarico caldi attorno ai lati della pentola, invece di disperdere quel calore nell'aria e protegge anche dai venti leggeri che allontanano il calore dalla pentola.
Infine il cibo che si cucina condiziona molto i tempi ed i consumi. Un conto è bollire l'acqua per scioglierci un dado di brodo o della polvere di brodo vegetale; altro è bollire l'acqua per cuocere una busta di minestrone stile knorr; altro ancora è preparare un risotto, seppure in busta o una pastasciutta o scaldare solo dei wurstel. Personalmente, mi sono trovato solo molto raramente a cuocere una bistecca o un uovo, perchè quando vado in montagna sono sempre votato ad attività che mal si conciliano con il trasporto di cibi così deperibili.
Comunque, per quantificare il fabbisogno di carburante si può anche utilizzare questo sistema: se stai cucinando un pasto che non richiede acqua bollita, contalo comunque come un litro, perchè il tempo di utilizzo del fornello è probabilmente lo stesso.
Una stima indicativa del carburante che è il caso di avere con sè per due persone in estate e con bivacco a quota entro i 1800-2000mt è quella di almeno 60-70g di gas al giorno (controllate il peso netto delle bombolette), considerando di bollire almeno 4-5 litri di acqua, in due pasti (colazione e cena). In inverno, meglio considerare 140g gas al giorno o anche di più se si deve fondere neve. In caso di utilizzo di combustibile liquido, possiamo considerare i g suindicati come fossero decilitri, quindi 0,07L/die in estate e 0,14L/die in inverno o più se dovete fondere la neve. Se la quota sale, considerate altri 30g/die.

Infine una nota sui dati tecnici dei vari fornelli, che spesso si trovano indicati sui siti delle aziende produttrici: oltre al peso del prodotto, viene indicata:
- la potenza espressa in Watt (solitamente un fornelletto a gas piccolo sviluppa circa 2.600w, mentre uno con bruciatore largo arriva a 2800w; un fornello da spedizione supera i 3000w), che è un parametro fisico oggettivo;
- il tempo per portare ad ebollizione un litro di acqua (in temperatura ambiente di 21 gradi ed in assenza di vento, con pentola senza diffusore);
- il consumo di carburante per portare ad ebollizione un litro di acqua (in temperatura ambiente di 21 gradi ed in assenza di vento, con pentola senza diffusore).
Tempo e consumi, però, non sono indicativi di quelli che riscontreremo sul campo, in quanto saranno soggetti a molte variabili: vento, temperatura ambiente e temperatura dell'acqua (in montagna possono essere molto diverse in estate) ed infine quota. In sostanza, una volta in ambiene i consumi reali saranno ben maggiori di quelli dichiarati, un po' come avviene per i consumi delle automobili.


I fornelli possono essere differenziati essenzialmente in base alla struttura ed in base al combustibile, come qui di seguito schematizzo:

1) Fornelli a gas:
Le bombolette di gas​
1a) con fornello da montare direttamente sopra la bomboletta;
1a1) con bruciatore semplice.​
1a2) con bruciatore schermato.​
1a3) con sistema integrato alla pentola.​
1b) con fornello autonomo, collegato con tubo alla bomboletta;


2) Fornelli a combustibile liquido in pressione:
2a) a combustibile liquido​
2b) a combustibili liquidi + gas​


3) Fornelli ad alcool.

4) Fornelli a combustibile solido:
4a) a tavolette​
4b) bracieri a legna​
4b)1 bracieri puri​
4b)2 bracieri a gassificazione​

Vediamoli nel dettaglio.

1) Fornelli a gas.
E’ il tipo di fornelli più diffuso, perché di facile utilizzo e trasporto nonché molto versatile: funzionano molto bene nella gran parte delle situazioni.
Come combustibile impiegano gas idrocarburi compressi - con rapporto di 250:1 - in bombolette, che sono disponibili in varie dimensioni e miscele di gas, nonché con diversi tipi di attacco.
Le bombolette sono trasportabili senza sporcare (possono essere messe liberamente nello zaino senza paura di sporcare o far puzzare le altre cose che dovessero essere a contatto) e la fiamma che ne risulta è pulita, senza odore e fumo, quindi non sporca il bruciatore e le pentole, azzerando così la necessità di periodica manutenzione.
Va detto, però, che i fornelli a gas sono adatti principalmente ad un impiego rapido e non troppo prolungato; in condizioni di freddo intenso e/o funzionamenti molto prolungati (es. sciogliere neve per ricavare acqua e bollirla) diventano più efficaci ed efficienti i combustibili liquidi fossili.
Pertanto, prima ancora di vedere i vari tipi di fornelli a gas, è il caso di parlare del gas in sè e, quindi, delle bombolette che lo contengono.
Ricordo subito una cosa: le bombolette non possono essere trasportate in aereo, nemmeno in stiva. Quindi se partite per una spedizione all'estero, prevedete di dovervi comprare le bombolette di gas quando arriverete in loco.
- LE BOMBOLETTE
I produttori di bombolette sono molti: MSR, Primus, Optimus, Coleman, CampingGaz, Soto, Edelrid e molti altri ancora, ma il produttore non fa differenza.
Le bombolette si differenziano invece per tipo di attacco, per tipo di gas contenuto e per capienza.
Quanto alla capienza, sono disponibili in varie misure, solitamente 3 e con capienza orientativamente intorno a 100g o 225g o 400g. Ovviamente, in base all’impiego previsto del fornelletto, si possono ridurre peso e volume da trasportare scegliendo la bomboletta che consente l’autonomia necessaria.
Quanto ai gas contenuti, sono principalmente butano e propano, idrocarburi ottenuti per distillazione del petrolio o del gas naturale. I due gas hanno proprietà diverse:​
- Il butano ha un potere calorifico maggiore del propano, ma la sua volatilità sotto i 10 gradi è molto bassa quindi fatica a bruciare bene e diventa difficile da accendere; a 0 gradi non resta liquido.​
- Il propano ha un potere calorifico minore del butano, ma è molto più volatile, quindi è adatto a condizioni di freddo.​

Per effetto del freddo, la volatilità del gas cala e quindi si riduce anche la pressione all'interno della bombola, quindi il gas fatica ad uscire dalla bombola.
Pertanto, sul mercato si trovano bombolette adatte ad un utilizzo estivo e che conterranno solo butano; vi saranno poi bombolette con miscela di butano e propano, in varie percentuali: maggiore è la quantità di propano, più il gas sarà adatto ad impiego al freddo; in ogni caso, Le due miscele più comuni prevedono 80% butano e 20% propano (efficace in teoria fino a -5 circa) oppure 60% butano e 40% propano (efficace in teoria fino a -15 circa).
Ovviamente più aumenta la percentuale di propano, meno calda sarà la fiamma e quindi più gas servirà per far bollire l'acqua; inoltre, più freddo farà, più gas butano non evaporato rimarrà all'interno della bomboletta.
Quanto al tipo di attacco, ne esistono 3 diversi, ciascuno adatto a connettersi al rispettivo tipo di attacco in dotazione al fornello:​
  • Attacco a vite: la bomboletta presenta un maschio filettato su cui può essere avvitato l’attacco femmina del fornelletto; per scollegare la bombola, basterà svitarla e la si potrà riporre nello zaino, pronta per il successivo utilizzo. Sono le bombolette oggi più diffuse e pratiche.​
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  • Attacco a baionetta: l’attacco sulla bomboletta è un maschio (in ferro o plastica) non filettato, che va inserito a pressione (non avvitato) nell’attacco femmina del fornello.​
Esistono due forme di attacco a baionetta: una più larga e bassa ed una più stretta e lunga (identica a quello di qualsiasi bomboletta spray di deodoranti, insetticidi, WD40 etc. etc.). La prima è quella che viene usata nei fornelletti principalmente di Campingaz e - per completare il collegamento con la bomboletta dopo che questa è stata inserita premendola sull'attacco del fornelletto - richiede che il fornello venga ruotato di 1/4 di giro; la seconda invece funziona semplicemente a pressione e viene impiegata da molti marchi, ma quasi esclusivamente per cucinette da campeggio o cannelli. Si tratta di un sistema che nel mondo dei fornelletti outdoor è relegato solo ai fornelletti della Campingaz (tanto che viene anche detto, impropriamente, attacco campingaz).​
Qui sotto un esempio dell'attacco a baionetta sulle bombolette ed il relativo fornello (nella specie il campingaz Bluet micro plus).​

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Qui sotto, invece, l'attacco tipo "spray" in uso su bombolette per cucinetta da campeggio.
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Esistono degli adattatori che consentono di utilizzare queste bombolette anche con fornelli che richiedono l’attacco a vite, ma si tratta di soluzioni di dubbia utilità e che può avere un senso solo nel caso - oramai assolutamente improbabile - di essere in giro e non trovare bombolette con attacco a vite.
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  • Attacco a perforazione: la bomboletta si presenta liscia e completamente chiusa, con una zona centrale sulla quale è disegnato un centraggio per l’aggancio del fornello; talvolta quest’area è leggermente depressa. Il fornelletto adatto a queste bombolette presenta un attacco maschio autofilettante che va premuto ed avvitato sulla bomboletta, in modo da perforarla e vincolarla stabilmente. La bomboletta viene poi assicurata al fornello con una gabbietta o con un contenitore che la avvolge. Se la bomboletta è di quelle più economiche, una volta perforata può essere rimossa solo dopo aver consumato tutto il gas; se rimossa prima di essere vuota, in pochi istanti libererà nell’aria il gas rimanente, vuotandosi. Esistono anche bombolette più evolute, che presentano una membrana sotto l'area di foratura, che consente di tappare il buco quando si svita il fornelletto, ma l'operazione di avvita/svita può essere ripetuta efficacemente poche volte.​
Sono il tipo di bomboletta più vecchio ed economico; è un tipo di attacco che non viene più impiegato nella moderna produzione di fornelletti da montagna, nemmeno da Campingaz, ma rimane in uso per altre soluzioni, come ad esempio piccoli cannelli o per illuminazione.​
Anche per questo tipo di bombolette esistono degli adattatori che consentono di usarle su fornelletti con attacco a vite, ma è una soluzione sconsigliabile, salvo situazioni emergenziali e del tutto improbabili. Infatti, anche se è vero che le bombolette costano meno, il risparmio non è poi così rilevante, considerato che il fornelletto lo usiamo una volta ogni tanto e ci troviamo a dover trasportare un aggeggio in più.​

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1a) con fornello da montare direttamente sopra la bomboletta (on top canister stove).
Questi fornelletti vengono montati direttamente sopra la bombola. Questa configurazione permette di avere la fiamma ad una certa altezza dal terreno, cosa che consente di posizionarsi anche sull’erba senza troppi pensieri. Per contro, sono un po’ limitati nella stabilità, in quanto poggiano a terra con la bombola, il cui diametro è spesso ridotto in relazione al peso della padella/pentola su cui bolle l’acqua ed un minimo sbilanciamento può portare al rovesciamento del fornelletto.
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Per rimediare a questo inconveniente risultano molto utili dei supporti per bombola, che allargano la superficie di appoggio e stabilizzano meglio il fornelletto. Questi supporti hanno la forma di un treppiede pieghevole e possono essere in metallo o più spesso di plastica, ma pesano in ogni caso pochissimo.
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1a1) con bruciatore semplice.
Fra i vari tipi di fornelli a gas questi sono i più leggeri, quelli di più semplice costruzione e quelli che presentano meno manutenzione in assoluto. In questi fornelli il bruciatore è piccolo ed essenziale; presentano però due aspetti da considerare: la fiamma è concentrata in un punto sul fondo della padella (attenzione alla cottura); la fiamma è esposta al vento, che quindi la può spegnere parzialmente e deflettere una buona parte del calore dal fondo della pentola ed è quindi indispensabile usare un paravento, che dovrà essere alto (e questo significa ingombro e peso) a sufficienza per coprire la distanza da terra al fondo della pentola.
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1a2) con bruciatore schermato
Simili ai precedenti, ma presentano una qualche forma di protezione dal vento e/o un bruciatore con una corona più larga e, quindi, una fiamma più diffusa sulla pentola, a tutto vantaggio sia di efficacia, sia di facilità di cottura. Resta comunque pressochè indispensabile l'uso di un paravento.
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1a3) con sistema integrato alla pentola
In questo caso i bruciatori vanno usati necessariamente unitamente ad una pentola particolare, che presenta sul fondo un sistema di diffusione del calore, per portare al massimo l’efficienza. Sono i sistemi più rapidi in assoluto nel far bollire l’acqua e che sfruttano meglio il carburante, ma comportano peso ed ingombro maggiori rispetto alla soluzione precedente. In compenso il paravento non è più indispensabile.
Tuttavia, sono adatti essenzialmente per scaldare acqua e non per cucinare davvero, in quanto il pentolino integrato si sviluppa in altezza ed è stretto di bocca. Il sistema stesso poi si sviluppa molto in altezza ed assomiglia ad una torre, con ovvi problemi di stabilità; quindi con questi prodotti è sostanzialmente indispensabile il supporto a treppiede per la cartuccia.
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Nota importante: da questi sistemi è stato copiato il principio del diffusore, cheè stato applicato al fondo di alcune pentole che possono poi essere impiegate liberamente su qualsiasi altro tipo di fornelletto, migliorandone la resa in modo deciso: il consumo si riduce del 40% e similmente il tempo di ebollizione.
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1b) con fornello autonomo, collegato con tubo alla bomboletta (remote canister stove);
Questi fornelli poggiano direttamente a terra e sono collegati con un tubicino ad una valvola con erogatore, che viene a sua volta collegata alla bombola del gas. Da un punto di vista costruttivo, le componenti aumentano e quindi c’è da fare un minimo di attenzione in particolare al tubicino di collegamento del gas, verificandone periodicamente l’integrità.
Sono più ingombranti ed un po’ più pesanti, ma presentano il vantaggio di una maggior potenza (perché hanno bruciatori abbastanza grandi), maggior stabilità, maggior robustezza, di poter sopportare pesi maggiori e di poter garantire l’afflusso di gas capovolgendo la cartuccia, quando questa si sta esaurendo o quando il freddo riduce la volatilità del gas. Necessario l'uso di paravento, che può essere minimale, considerata la poca distanza della fiamma dal terreno.
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2) Fornelli a combustibile liquido in pressione (liquid fuel stove).
Qui si entra nel campo dei fornelli da spedizione o comunque da utilizzo in condizioni difficili, siano esse dipese dal clima o dalla difficoltà di reperire il carburante.
Sono costituite da 3 parti: un bruciatore (solitamente di dimensioni abbastanza grosse) collegato ad un tubo, una pompa ed un serbatoio in tutto e per tutto simile ad una classica borraccia in alluminio. Ogni volta che si utilizza la stufa bisogna montare e smontare queste 3 componenti seguendo una precisa procedura. Bisogna utilizzare l’ugello adatto al carburante disponibile (di solito ne hanno in dotazione tre), bisogna portare in pressione il serbatoio, preriscaldare il bruciatore per alcune decine di secondi ed infine accendere definitivamente la stufa.

2a) a combustibile liquido
Le stufe a carburante liquido presentano tutti i vantaggi tipici dei bruciatori autonomi (stabilità, robustezza e flessibilità di uso) ed inoltre sono estremamente potenti, perché l’energia contenuta nella benzina o in altri carburanti liquidi è molto superiore a quella contenuta nel gas; inoltre, queste stufe possono bruciare praticamente qualsiasi liquido infiammabile: dalle benzine, al carburante avio, dal diesel ai diluenti per vernici, quindi è praticamente impossibile non trovare un carburante da bruciare. Il carburante liquido dura molto più del gas e, inoltre, non si è costretti a portarsi dietro una scorta di bombole ed i relativi vuoti, posto che in qualunque parte del mondo vi troviate, un po’ di benzina sarà sempre a portata di mano. Infine, va considerato che il costo del carburante liquido è sempre bassissimo: 1L di benzina costa 1,6 euro ed altri carburanti costano meno. Unica eccezione, la benzina alchilata: è la benzina più pura e meno inquinante in assoluto, ma non è facile da trovare e costa cara (minimo 5 euro al litro).
Ovviamente hanno degli svantaggi: sono più ingombranti, pesano di più e richiedono tanta più manutenzione, quanto meno raffinato è il carburante che viene impiegato. Se si usano benzine alchilate la fiamma sarà pulita, non puzzolente e sostanzialmente priva di residui; per contro, usando il gasolio, la fiamma sarà più odorosa, fumosa e tenderà a lasciare residui di combustione, con conseguente necessità di pulizia. Inoltre va considerato con attenzione il trasporto della bottiglia-serbatoio: se sporcate anche solo leggermente l’esterno del serbatoio con del carburante, la bottiglia puzzerà e dovrete tenerla ben separata dal resto.
Infine, per essere usate richiedono un po’ di pratica. Per carità, nulla di molto complicato, ma bisogna abituarsi ad armeggiare un po’. Vanno usate esclusivamente all’aperto, sia per i fumi di combustione, sia per il rischio di fiammate all’avvio. Non usatele dentro una tenda o, durante il riscaldamento (c.d. priming), rischiate di appiccare fuoco ovunque.
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2b) a combustibili liquidi + gas
Sono simili alle precedenti, ma al fornello può essere collegato non solo il serbatoio-pompa, ma anche una comune bomboletta di gas. Se partite sapendo di usare una bomboletta a gas, potete lasciare a casa il serbatoio-pompa, riducendo così pesi ed ingombri, ma conservando una stufa potente, robusta e stabile, che può funzionare continuativamente a lungo.
Questo tipo di fornelletti rappresenta il massimo assoluto della flessibilità, perché fondono in sé una stufa a combustibile liquido ed una stufa a gas. Praticamente possono davvero bruciare qualsiasi cosa sulla terra.
Ovviamente sono rare e vengono prodotte solo da alcuni marchi di alto livello e costano care: le più famose sono la Primus Omnifuel, la MSR Whisperlite universal e la Optimus Polaris.
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3) Fornelli ad alcool.
Qui passiamo ad un tipo di fornelletto davvero minimalista che esiste già dalla fine del 1800. E' un tipo di fornelletto leggerissimo, assolutamente essenziale e praticamente indistruttibile, che non richiede alcuna manutenzione e che risulta estremamente economico sia per costo di acquisto, sia per il costo del carburante. Inoltre, data la sua semplicità, può anche essere realizzato tutto sommato facilmente e molto efficacemente in fai da te, partendo da una lattina o da piccoli contenitori in alluminio (come fa il nostro @paiolo).
Si tratta essenzialmente di un piccolo serbatoio che va riempito di alcool e che sprigiona la fiamma da una corona di piccoli fori. Le forme possono essere dalle più semplici degli autocostruiti alle più elaborate dei marchi nobili, fra cui vanno citati innanzitutto lo svedese Trangia ed il tedesco Esbit.
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Ovviamente, a questi bruciatori vanno necessariamente associati dei supporti per la pentola che possono essere montati direttamente sul bruciatore (ma con alcune ovvie riserve in termini di stabilità) oppure essere autonomi ed integrare al loro interno il bruciatore.
Personalmente, sconsiglio i supporti che vengono montati direttamente sul bruciatore, non solo per stabilità, ma soprattutto in quanto scaricano tutto il peso di pentola e liquido in essa contenuto, direttamente su 3 o 4 punti precisi del bruciatore che, essendo realizzato in materiali leggeri, accade che possa fessurarsi o danneggiarsi sotto il peso.
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Ovviamente, nulla è perfetto ed anche questo tipo di fornello patisce alcuni limiti, essenzialmente legati alla sua semplicità ed al carburante che utilizza, cioè appunto l'alcool.
La semplicità costruttiva del bruciatore comporta l'impossibilità di poter regolare l'intensità della fiamma, come invece è possibile fare su tutti i fornelletti a gas o combustibili liquidi visti finora. I fornelletti ad alcool meglio costruiti consentono di chiudere alcuni fori e, quindi, ridurre leggermente la quantità di calore che viene emessa dal bruciatore, ma l'efficacia di tale regolazione è assolutamente non comparabile a quella dei fornelli a gas o a combustibile liquido.
Quanto al combustibile alcool, bisogna ricordare che produce una fiamma molto meno calda rispetto al gas ed alle benzine; è in pratica la fiamma meno calda che esista. Pertanto, servirà più tempo e più carburante per far bollire l'acqua. Inoltre, rispetto al gas tende a formare un minimo di fuliggine, essendo la combustione spesso non ottimale (fiamma gialla); infine, la fiamma è estremamente sensibile al vento (si spegne con grande facilità) e brucia male quando c'è freddo. Per contro, però, una riserva di alcool è facilmente trasportabile nello zaino ed una eventuale perdita non produce gli effetti devastanti per odore ed untuosità che provocano invece gli idrocarburi (benzine, jet fuel, cherosene, diesel e simili).

4) Fornelli a combustibile solido:
4a) a tavolette

Si tratta di fornelletti che utilizzano come combustibile delle piccole tavolette di materiale infiammabile (a base di idrocarburi), che nell'aspetto assomigliano ai cubetti accendifuoco di Diavolina. Sono ancora più minimali di quelli ad alcool, sono compattissimi e pesano davvero pochissimo, trattandosi essenzialmente di un semplice supporto per la tavoletta di combustibile e, al contempo, anche per la pentola. In pratica, sono il prodotto più leggero in assoluto sia in sè, sia per carburante. Possono essere autocostruiti ancora più facilmente dei bruciatori ad alcool.
Le tavolette pesano pochissimo, danno una fiamma abbastanza resistente al vento e, se di buona qualità, bruciano senza fare puzza, ma la fiamma tende ad imbrattare il fornelletto che, quindi, prima di essere riposto dopo l'uso, andrà avvolto in qualcosa per non sporcare quello che tocca.
Ovviamente, l'intensità della fiamma non può essere regolata.
Il marchio leader nel genere è la tedesca Esbit, che produce anche le migliori tavolette, ma il loro costo rende l'utilizzo di questo fornello economicamente molto più costoso del gas, dell'alcool e degli altri carburanti liquidi. Onestamente, non ho mai fatto il confronto con le tavolette di Diavolina accendifuoco, che costano molto meno, ma ovviamente puzzano e fumano di più.
Se però l'obiettivo è contenere peso e volume, meglio di così è difficile fare.
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4b) bracieri a legna.
Si tratta sostanzialmente di bracieri nei quali inserire piccoli pezzi di legna reperiti in loco (rametti e ramoscelli, pezzi di corteccia, pigne di abete sbriciolate, sterpaglie e simili).
Si suddividono in due tipi: i bracieri puri ed i bracieri a gassificazione (che con dicitura assolutamente errata vengono anche chiamati "pirolitici").
Si tratta di soluzioni che, per quanto strizzino l'occhio al romanticismo della fiamma naturale, secondo me risultano pesanti, scomode e molto poco versatili, oltre che pericolose.
Pesanti, perchè si oscilla dai 200/300g dei bracieri puri, ai 420-500g dei bracieri a gassificazione (un fornelletto a gas montato su una bombola da 230g netti di gas, viene a pesare in tutto al massimo circa 450g). Scomode perchè sono di lenta accensione e necessariamente devono essere accesi all'aria aperta: se tira vento o se piove? Inoltre, si sporcano di cenere e fuliggine e tendono ad annerire anche le pentole, complicando il trasporto. Sono poi poco versatili perchè il loro utilizzo è possibile solo in zone dove siano disponibili boschi o almeno arbusti (trovo totalmente assurdo partire da casa portandosi il pellet o la legna!), quindi inutilizzabili se siete in quota o in zone prative; inoltre, dove anche è possibile il loro utilizzo, bisogna comunque trovare legna secca (con conseguente perdita di tempo), cosa che non è scontata ad esempio dopo un paio di giorni di pioggia e comunque, trovata la legna, va ridotta in pezzettini piccoli per entrare nel braciere (cosa che obbliga a prevedere di portare un bel coltellaccio o un seghetto, quindi altro peso; alla fine, tutto considerato, il peso e l'ingombro di tutta la dotazione sono notevolmente superiori ad un sistema a gas). Infine, pericolosi perchè si tratta pur sempre di "accendere un fuoco" e ciò porta a parlare di rischio incendi e multe/denunce da parte delle guardie forestali. Rircordate che negli ultimi anni il problema incendi è gravissimo e la prevenzione la fanno con misure severissime.
Insomma, per un uso sportivo sono assolutamente inidonei.
Però, siccome sono affascinanti, li cito.
4b)1: bracieri puri.
Pesano fra i 200 e i 300 grammi, sono molto compatti, pieghevoli/smontabili, relativamente facili da accendere ma consumano molta legna e creano molta fuliggine, che imbratta tutto. Va poi considerato che la fuliggine, oltre a sporcare, ha un odore abbastanza penetrante, quindi il braciere va ben sigillato prima di essere riposto nello zaino o farà odorare tutto di fumo.
Un esempio di bracieri puri pieghevoli:
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4b)2 I bracieri a gassificazione.
Sono bracieri più voluminosi e più pesanti (da 420g ai 500g), di accensione più lenta e difficile, ma che una volta avviati correttamente sono molto più efficienti di quelli visti sopra, perchè riescono ad innescare un particolare tipo di combustione della legna: la gassificazione. Tale combustione produce moltissimo calore e molta meno cenere e fuliggine, quindi il fornello e le pentole si sporcheranno meno rispetto al caso precedente.
In pratica, perchè il legno possa bruciare,è necessario che venga trasformato in gas per mezzo del calore. A partire da 200°C inizia il processo di decomposizione in carbone di legna (20%) e gas di legna (80%); i gas di legna sono composti da una miscela di biossido di carbonio,monossido di carbonio, idrogeno, metano, metanolo, diversi fenoli, acetone ed acido acetico, che vengono poi bruciati in corrispondenza delle immissioni della cosiddetta "aria secondaria", con una fiamma caldissima.
In questo modo, viene utilizzata molta meno legna sia perchè la combustione è più lenta e completa, sia perchè la fiamma sviluppa un calore molto maggiore e quindi otterremo prima i risultati voluti di cottura.
Un esempio di quelli a gassificazione (impropriamente detti "pirolitici"):
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Lo stesso braciere smontato:
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Schema di funzionamento di un braciere a gassificazione:
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Qui potete vedere la combustione per gassificazione correttamente innescata, in corrispondenza dell'uscita dell'aria secondaria.
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