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Il linguaggio delle tracce

I sentieri dei più bei parchi italiani sono spesso aree frequentate da molti appassionati naturalisti ma anche da famiglie desiderose di un contatto con la natura: se attraversati con attenzione e spirito d'osservazione possono riservare molte sorprese. La fauna selvatica è sempre elusiva ed il comportamento schivo è la sua principale arma di salvezza, tuttavia durante l'espletamento delle varie funzioni vitali ogni animale lascia segnali, resti di pasti, spiumate, impronte... un vero linguaggio di tracce apparentemente indecifrabile ma capace di svelare segreti e presenze inaspettate.


Impronte sul terreno
Lupo (parte dei testi sono tratti dai messaggi lasciati sul forum da zulo e da jhoe)

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Spesso ci capita durante le nostre escursioni di imbatterci in impronte di grossi canidi e di chiederci se si tratta di un lupo. Dai primi anni '70 la popolazione era ridotta all'osso la stima era di circa 100 esemplari su tutto il territorio nazionale con popolazioni isolate per lo più sulla sila e nella zona che è oggi all'interno del Parco Nazionale d'Abruzzo Lazio Molise. Alcui avvistamenti sull'Appennino Tosco-Emiliano facevano pensare ad una presenza stabile di alcuni esemplari, ma gli studi effettuati non hanno confermato l'ipotesi, attribuendo le tracce al passaggio occasionale di esemplari giovani in dispersione che però non riuscivano a dare vita ad un branco. Era completamente estinto sulle alpi. A partire dal 1979, in seguito a campagne di sensibilizzazione e leggi di tutela specifiche per la specie (ma più probabilmente all'effetto dell'abbandono delle campagne da parte dell'uomo) il lupo ha cominciato a trovare un po' di pace, nel 1989 la popolazione stimata era di 400-500 esemplari su tutta la fascia appenninica, e oggi si parla di 1000-1200 esemplari che hanno ricolonizzato le Alpi piemontesi, la Liguria, il Veneto, il Lazio spingendosi fino ai Castelli Romani e alle porte del comune di Fiumicino (avvistamenti nei dintorni di Testa di Lepre) e la Basilicata. Non sono state eseguite reintroduzioni perché il patrimonio genetico del lupo italiano è un bene comunitario.

Incontrare impronte di lupo è diventato molto più facile rispetto al passato. Per riconoscerle vanno esaminate in ogni loro particolare per non scambiarle con impronte di cane, dato che nei nostri boschi per ogni lupo ci sono 100 cani randagi.

L'impronta di lupo ha delle caratteristiche specifiche che le distinguono da altre:
  • le dimensioni superano spesso i 10cm di lunghezza
  • la forma è allungata (l'impronta di un cane rientra in un quadrato, quella di un lupo in un rettangolo)
  • le unghie appaiono sempre molto appuntite
  • l'impronta presenta un ampio spazio tra i cuscinetti
  • le impronte sono disposte tra loro quasi in linea retta
  • il piede del lupo è caratterizzato dal "ponte carnoso": i due cuscinetti centrali sono uniti nella parte centrale del piede come si può vedere nella foto sotto.

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Problemi di interpretazione:
la forma e la dimensione dell'impronta non ci possono dire con sicurezza che sia stata lasciata da un lupo in quanto la dimensione dell'impronta di un canide dipende da due fattori, la mole dell'individuo e le peculiarità morfologiche della razza in relazione della consistenza del supporto dove viene impressa: ci sono molti cani più grossi del lupo appenninico e diverse razze di cane hanno la prerogativa di aumentare la superficie di appoggio della zampa in presenza di fondi molli come la neve o il fango.
Il "ponte carnoso", tipico della zampa del lupo, è difficile da verificare su una orma ed inoltre è presente anche in alcune razze di cane.

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Di fronte a una traccia di canide può essere difficile affermare con certezza che si tratta di impronte di lupo. Se si riescono a verificare molte delle caratteristiche sopra riportate c'è buona probabilità che si tratti del lupo, tuttavia per quanto saremo attenti ad osservare le impronte non possiamo essere certi che lo sia, in questi casi la nostra osservazione è coadiuvata dallo studio della traccia lungo il suo percorso possibilmente su fondi di diversa consistenza e dalle ipotesi che possiamo fare anche in base alla conoscenza del comportamento del lupo. Sono proprio le ipotesi che faremo che ci faranno avvicinare e comprendere più a fondo queste splendide creature dei nostri boschi, di qualsiasi razza si tratti. Se lo spirito di osservazione è un elemento necessario per il cercatore di tracce, la curiosità, la fantasia e l'immaginazione lo sono ancora di più!


Volpe

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Mammifero appartenente alla famiglia dei Canidi genere Vupes. Il genere è formato da numerose specie di v. selvatiche. Sono animali di medie dimensioni, possiedono un corpo allungato e una folta pelliccia. Le volpi, attive di notte, si nutrono di frutta e piccoli animali. Nel territorio vivono in gruppi formati da un maschio ed una o due femmine, ma gli individui del gruppo conducono vita solitaria e si incontrano solo al momento della riproduzione. La volpe abita tutti gli ambienti e mancando dei suoi predatori naturali (lince, lupo, aquila) si è moltiplicata ed è presente in buon numero.

impronta lunga circa 5 cm e larga 3,5 cm, forma ellittica.


Tasso

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Mammifero appartenente al gruppo dei Carnivori Mustelidi, animali dalla corporatura tarchiata con arti brevi e robusti. Il tasso comune è la specie presente in Italia ed è distribuito in tutta la penisola isole escluse. Lungo circa 60 cm, ha un folto manto di colore nero brizzolato con peli più lunghi sui fianchi. Il tasso è un animale onnivoro, di abitudini notturne, abita in tane sotterranee dotate di numerosi canali d'accesso. In inverno cade in un leggero letargo.

L'orma è più schiacciata (circa 5-7 cm x 4 cm) con artigli molto sviluppati e cuscinetti delle dita allineati e paralleli tra loro (come le dita di una mano) . Le orme anteriori lasciano impressi i segni delle unghie per circa 2-3 cm, quelle posteriori solo per 1 cm.


Lepre

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Mammifero appartenente alla famiglia dei Leporidi. Ha testa piccola con orecchie più lunghe del capo, il labbro è fessurato medialmente, il corpo compresso lateralmente, gli arti posteriori sono molto sviluppati. La specie più diffusa in Italia è la lepre comune, ha abitudini di vita notturne e si spinge fino ai 2000 m s.l.m. La lepre si nutre di vegetali.


Riccio

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Mammifero insettivoro appartenente alla famiglia dei Erinaceidi. Presenta i peli del dorso e dei fianchi trasformati in aculei irti ed acuminati. Il corpo del riccio è dotato di una forte muscolatura sottocutanea che gli permette di avvolgersi su se stesso. Il manto è di colore scuro sul dorso, crema chiaro sul ventre. Le abitudini di vita sono notturne, di giorno abita tane scavate nel terreno spesso in prossimità di accumuli di fascine. Si nutre d'insetti dannosi per l'agricoltura e di chiocciole. In inverno cade in letargo.


Scoiattolo

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Nome comune di una famiglia di mammiferi roditori appartenenti al genere Sciurus. La specie più diffusa in Italia è quella dello scoiattolo europeo, lungo circa 30 cm è dotato di una coda della stessa lunghezza. Il manto ha un colore variabile dal rossiccio al nerastro, spesso assume una colorazione rossiccia in estate, nerastra in inverno. Si riconosce dai comuni topi per la maggiore lunghezza dei peli sia sul corpo che sulla coda. Lo scoiattolo ha abitudini di vita diurne, è arboricolo e vive nelle foreste di conifere e latifoglie. Abita tane costruite sugli alberi, si nutre di frutta, bacche e semi. In inverno non entra in letargo.


Talpa

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Mammifero insettivoro appartenente alla famiglia dei talpidi. In Italia vivono essenzialmente due specie di talpe, la talpa europea distribuita nelle regioni centro-settentrionali, e la talpa cieca nell'Italia centro-meridionale. Le talpe sono animali lunghi circa 15 cm, hanno un capo tozzo munito di un muso appuntito, mancano i padiglioni auricolari, il corpo e cilindrico, la coda corta. Le talpe hanno abitudini di vita diurne e notturne. Scavano, con l'aiuto di forti artigli, lunghe gallerie sotterranee utilizzate come territorio di caccia. Si nutrono di insetti, larve, molluschi, lombrichi...


Daino

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Il Daino è un mammifero appartenente alla famiglia dei Cervidae. Ha dimensioni più piccole del cervo europeo, il maschio adulto presenta delle corna dalla punta slargata, simili a pale. In estate è dotato di una livrea dal colore marrone-giallastro con numerose macchie bianche, in inverno la pelliccia diventa piu scura e le macchie assumono aspetto sbiadito. Le corna vengono sostituite in primavera. Il daino è lungo circa 150 cm ed è alto al garrese circa 100 cm, è un animale erbivoro, vive nei boschi di latifoglie.


Stambecco

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Lo stambecco appartiene alla famiglia dei Bovidae, di dimensioni più grandi di quelle di una capra, presenta robuste corna anellate rivolte all'indietro. Come tutti gli appartenenti alla famiglia dei Bovidae, non perde le corna in primavera. L'età dello stambecco è all'incirca uguale al numero degli anelli presenti sulle corna. Lo stambecco è un abile arrampicatore, vive in branchi. Abita la pianura e la media montagna. L'altezza al garrese è di circa 80 cm, la lunghezza circa 1,30 cm.

Dimensione dell'impronta di circa 7-10 cm x 6 cm, forma rettangolare-bombata, zoccoli piuttosto arrotondati e incurvati.


Camoscio

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Il camoscio appartiene alla famiglia dei Bovidae, assomiglia nell'aspetto ad una capra. Il c. presenta piccole corna nere con la punta rivolta all'indietro, la livrea invernale è di colore marrone scuro, quella estiva di colore più chiaro. Abita i boschi montani delle Alpi e dell'Abruzzo. L'altezza la garrese è di 80 cm, la lunghezza di di 110 cm.

Dimensione dell'impronta di circa 6x3,5-5 cm , forma rettangolare, zoccoli di aspetto piu allungato e rettilineo rispetto allo stambecco.


Cervo

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Il cervo è un mammifero ruminante appartenente alla famiglia dei Cervidae. La specie piu importante è quella del cervo europeo. Gli appartenenti a questa specie sono alti al garrese 100-150 cm e lunghi 160-250 cm. Il manto è rossiccio in estate, marrone-grigio in inverno. Le corna sono imponenti, vengono rinnovate in primavera. L'età degli esemplari può essere approssimativamente stabilita dal numero dei palchi (ramificazioni) presenti sulle corna. Abita i boschi di media montagna, anche delle Alpi.


Capriolo

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Il capriolo appartiene alla famiglia dei Cervidae. Di dimensioni un poco più piccole di quelle di un daino, se ne distingue per l'assenza delle macchie bianche sul mantello, e per le corna più piccole, con una sola ramificazione. Il capriolo è alto al garrese circa 70 cm, è lungo da 100 a 130 cm. Abita i boschi di media montagna.

Dimensione dell'impronta di circa 4-5 cm x 3 cm (sono le piu piccole tra tutti gli ungulati selvatici europei),zoccoli piuttosto appuntiti e sottili.


Faina

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L'orma è arrontondata-ovale (circa 3,5-4cm x 3cm); l'impronta del dito piu interno è spesso solo accennata.


Lince

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L'impronta ha forma tondeggiante, misura circa 5-8 cm di lunghezza per circa 5-7cm di lunghezza.


Cinghiale

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Il cinghiale è un mammifero appartenente alla famiglia dei Suidae. Simile al maiale, se ne distingue per le zampe più lunghe ed il corpo più affusolato, presenta dei denti canini abbastanza sviluppati e rivolti verso l'esterno. La livrea è marrone-giallastro negli esemplari giovani, più scura negli adulti. Il cinghiale è un onnivoro, si nutre di bacche, tuberi, carogne e piccoli animali. Abita le foreste dal fitto sottobosco e le zone paludose.

Dimensione dell'impronta di circa 6-9 cm di lunghezza per 5 -7 cm di larghezza,forma a trapezio per la disposizione molto laterale degli speroni quasi sempre impressi . Gli zoccoli sono robusti, piu` arrotondati negli adulti e appuntiti nei giovani.


Rana

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La rana è un anfibio anuro appartenente alla famiglia dei ranidi. Il ciclo vitale della rana si svolge in due momenti, una prima fase interamente acquatica durante la quale respira per mezzo di branchie ed assomiglia ad un pesce (girino); una seconda fase terrestre, durante la quale respira mediante dei polmoni e la pelle. Abita le zone umide, si nutre di insetti. Depone le uova in acqua.


Cavallo

Quando trovate delle tracce di cavalli, cercate di scoprire a quale andatura andava l'animale: lo si può giudicare dalla distanza fra le impronte della zampa anteriore a quella posteriore.

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Tracce di alimentazione
Spesso durante il cammino troviamo pigne rosicchiate o nocciole spaccate: raccogliamole e osserviamole con attenzione, perché anch'esse ci possono dire molto sull'animale che le ha mangiate e sul suo comportamento alimentare.


PIGNE

I resti del pasto di uno scoiattolo:
La base della pigna appare sfrangiata, spesso rimangono resti di squame che pendono dall'asse della pigna; l'aspetto generale è di pigne disordinatamente sfilacciate con al vertice un ciuffo di squame e tutto attorno una grande quantità di squame strappate.

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I resti del pasto del topo selvatico:
L'aspetto generale della pigna è molto ordinato, l'asse è rosicchiato con cura dall'inizio alla fine e la base è arrotondata; al vertice della pigna restano poche scaglie intere, come un ciuffo.

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I resti del picchio rosso:
L'aspetto generale della pigna è disordinato e devastato, le squame sono spezzate, infrante e strappate. Per tenere ferme le pigne durante l'operazione di estrazione dei semi l'animale utilizza spesso cavità e fessure: se troviamo pigne rosicchiate ancora incuneate in tali cavità (chiamate fucine).

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NOCCIOLE

Nocciole spaccate a metà, o con un grande foro generalmente verso la punta: sono i resti di uno scoiattolo.

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Nocciole rosicchiate a partire da un punto che poi si allarga a formare un foro sufficiente per estrarre il seme e farlo a pezzetti; all'esterno del guscio, intorno al foro, e sullo spigolo rosicchiato rimangono impressi i piccoli segni lasciati dagli incisivi: sono i resti di un topo selvatico.

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Nocciole con un buco sul guscio attorno al quale sono visibili i segni delle beccate non andate a segno. Per tenere ferme le nocciole durante l'operazione di estrazione dei semi l'animale utilizza la stessa tecnica descritta per le pigne: se troviamo gusci di nocciole vuoti incastrati in cavità degli alberi, allora si tratta dei resti del picchio rosso.

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Tracce di uccelli
Parte dei testi di questo paragrafo sono tratti da "Bergamo Sette"

Il nostro viaggio nel mondo delle tracce degli uccelli comincia dal ritrovamento delle penne, che sovente vengono rinvenute nei pressi dei sentieri e che costituiscono un segnale inappellabile di presenza di una data specie. Le penne trovate sul terreno possono essere state perse per i più svariati motivi: una fuga improvvisa, lo sfregamento contro dei rami o semplicemente la caduta durante la muta. Una volta trovata sul terreno , l'analisi del piumaggio può consentirci di risalire al possessore di questo leggero elemento.

Le spiumate

Opera dei predatori che cibandosi di volatili li ripuliscono delle fastidiose piume. Forse non tutti sanno che quando si trova una spiumata è possibile stabilire se il predatore era un rapace o un mammifero. Infatti la tecnica predatoria, la posizione della spiumata i segni ritrovati sul rachide (asta centrale presente nelle penne) di ogni penna ... ci permettono sovente di scoprire l'aggressore. La Volpe ad esempio, è un mammifero che si nutre di uccelli catturati con astuzia o approfittando delle difficoltà di animali giovani o feriti. Questi uccelli aggrediti vengono poi smembrati con una grande intensità che lascia indelebili segni sulla carcassa e sulle penne che presentano tracce di strappi e di un taglio netto del corpo.

I rapaci silvicoli (come l'astore, lo sparviere e l'allocco) adottano una tecnica differente: una volta catturati gli animali, quasi sempre catturati in volo, trasportano la preda su posatoi che vengono utilizzati frequentemente. Proprio nei pressi di questi posatoi, generalmente ceppi o rami sporgenti, è possibile rinvenire i resti di una chirurgica operazione di spennatura. I rapaci infatti prima di alimentarsi (cibandosi sempre preferibilmente dei muscoli pettorali) con il loro becco adunco estraggono le penne dalla preda ripulendola con scientifico ordine, lasciando sul terreno penne che presentano incisioni sul rachide.

L'Averla piccola è un volatile delle dimensioni inferiori a quelle del merlo ma dall'aggressività inattesa: la sua aggressività la porta a catturare prede superiori al suo fabbisogno giornaliero, ecco quindi che dopo aver predato persino piccole arvicole, rane o grossi coleotteri, decide di infilzarli e lasciarli sugli aculei dei rovi per i momenti in cui dovrà sostenere le nidiate o per i periodi di carestia.

I buchi scavati negli alberi

La forma e la dimensione consentono di determinare l'autore di questi "alloggi economici": il nido del picchio rosso maggiore (foto sotto) è di forma circolare con un diametro tra i 4 e i 6 cm. Il picchio verde più raro scava un buco differente infatti il foro è di forma ovale e si presenta sempre orizzontalmente rispetto all'asse del terreno. Il Picchio nero incide i tronchi con eclatanti fori, di dimensioni di circa 12 cm. che permettono una volta abbandonati dal proprietario di accettare dei clandestini. Tali cavità sono le preferite dai due Strigiformi di montagna: la Civetta nana e la Civetta capogrosso.

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Tra gli uccelli capaci di scavare ne troviamo alcuni con capacità fossorie incredibili. I Martin pescatore, il Gruccione ed il piccolo Topino: si tratta di uccelli che scavano lunghi tunnel lungo le scarpate, per deporre successivamente le uova al sicuro dai predatori, ad esclusione del martin pescatore che costruisce questi profondi tunnel lungo gli argini dei fiumi e vive in un territorio ben definito le altre due specie hanno la caratteristica di nidificare in colonie.

Nidi di Gruccione (foto sotto). I Gruccioni sono insettivori e possono essere definiti gli uccelli più colorati d'Italia mentre i Topini sono piccole rondini di fiume che hanno subito un forte calo demografico negli ultimi anni a causa della cementificazione delle rive fluviali. Se si pensa che i fori scavati dai topini (più piccoli delle rondini) possono superare i 90 cm di lunghezza si può immaginare di quali capacità di fossorie siano possessori.

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Le borre

Uno degli aspetti più curiosi legato alla vita dei predatori alati è correlato ad un fenomeno digestivo particolare che porta questi animali ad espellere le borre. Il martin pescatore, la cicogna, tutti i rapaci diurni e notturni, gli aironi sono predatori che si nutrono di prede catturate vive e ingerite per lo più intere o con grossi frammenti. Naturalmente le parti più coriacee, più dure non vengono digerite e vengono espulse oralmente sotto forma di piccoli boli alimentari. Si tratta di uno dei fenomeni naturali più affascinanti, in quanto permette ai ricercatori di sezionare le borre e scoprire con grande dovizia di dettagli le abitudini alimentari di ogni singolo animale e specie. Sempre per merito di questi boli si possono scoprire anche curiosità legate alle variazioni stagionali delle diete. Le borre di Civetta, ad esempio, nel periodo invernale sono ricche di parti di micromammiferi mentre in estate questo rapace ama nutrirsi di insetti, ecco quindi comparire nelle borre una grande abbondanza di elitre (ali sclerificate) di piccoli esseri a sei zampe.

Le impronte

Nettamente più difficile è riconoscere le impronte degli uccelli, questo strumento ottimo per la determinazione delle presenze di ungulati e mammiferi in genere è assai imprecisa per quanto riguarda i volatili a causa della grande somiglianza di alcune specie. Tuttavia l'arrivo della neve o di aree fangose ci consentono di capire almeno gli ordini di appartenenza. L'aspetto riconoscitivo più semplice è determinare le impronte degli anatidi, in quanto essendo palmati permettono subito di escludere molte specie.

I nidi

Sicuramente più facili da trovare, i nidi sono sempre fonte di soddisfazione e curiosità; la prossima caduta delle foglie sarà l'occasione per trovare un bel numero di "attici abbandonati" dai pennuti. I nidi più vistosi, frequenti in tutta l'area di pianura della provincia sono quelli di cornacchia grigia, costituti da coppe di rami e frasche intrecciate su pioppi, robinie ed aceri. Molto spesso i nidi di gazza possono essere attribuiti alla cornacchia, in realtà questo elegante corvide dalla lunga coda e dal colore bianco e nero costruisce delle coppe particolarmente profonde ed allungate (si rinvengono spesso anche nei giardini) che, specialmente con gli alberi spogli, non lasciano dubbi sul legittimo proprietario. In Africa esistono degli uccelli chiamati tessitori che come ingegneri costruiscono elaborati sacchi appesi agli alberi ed utilizzati come nidi. Forse non tutti sanno che anche in Italia esiste un volatile con capacità simili: il Pendolino, che costruisce una bisaccia con fibre di salici e pioppi finemente intrecciati che originano un nido bellissimo. La presenza del Pendolino è legata alle aree umide ed ai corsi fluviali, pertanto spesso si trovano questi nidi appesi a rami sospesi, sempre molto nascosti sull'acqua.


Come osservare gli animali selvatici
Gli espedienti per la sopravvivenza ideati dagli animali generano una lunga serie di segnali e tracce che rimangono a disposizione del visitatore delle aree naturali. Durante la nostra prossima escursione proviamo a cercare alcuni di questi segni e certamente la nostra esperienza si arricchirà di nuove scoperte. La nostra curiosità e il nostro spirito d'osservazione sono la base per diventare interpreti del linguaggio delle tracce.

Quando volete osservare degli animali selvatici, dovete strisciare, cioè riuscire, ad arrivare vicino a loro senza essere visti o fiutati. Quando tende un agguato a un animale selvatico, un cacciatore sta completamente nascosto.

Vedere senza essere visti
Quando gli esploratori militari ed i cacciatori appostano la loro selvaggina, e non vogliono quindi essere visti, si ricordano sempre di due cose molto importanti. La prima di queste è di fare attenzione che il terreno, o gli alberi, o gli edifici dietro di loro siano dello stesso colore dei loro abiti. L'altra consiste nel restare perfettamente immobili e silenziosi quando si accorgono che il nemico, o l'animale, sta cercando di individuarli. In questo modo, si può sfuggire spesso all'osservazione, anche restando allo scoperto.

Scelta del fondo
Scegliendo lo sfondo contro cui mettervi, fate attenzione al colore dei vostri vestiti. Se siete in kaki, non vi andate a mettere contro un muro imbiancato, o ad un cespuglio molto scuro, ma mettetevi contro uno sfondo di sabbia, di erba, o contro rocce giallastre, e restate perfettamente immobili. Sarà allora molto difficile al nemico di distinguervi, anche da breve distanza. Se indossate abiti scuri, mettetevi invece fra cespugli scuri, o nell'ombra di alberi o rocce. Ma fate attenzione che sia scuro anche il terreno dietro, perché se, per esempio, il terreno oltre gli alberi sotto cui state fosse chiaro, vi delineereste nettamente contro di esso. Quando vi servite di colline come posti di osservazione, state molto attenti a non fermarvi in cima, o sulla cresta, per non stagliarvi contro il cielo.

Movimenti lenti
Osservare un esploratore Zulù che si serve della cima di una collina, o di un rialzo del terreno, come di un posto di osservazione, costituisce un'ottima lezione: si arrampica carponi, appiattito nell'erba, e quando raggiunge la cima alza molto lentamente la testa, centimetro per centimetro, finché può vedere lontano. Se scorge in distanza il nemico, guarderà con attenzione, e se crede che lo stiano osservando, terrà il capo perfettamente immobile per moltissimo tempo, sperando che lo prendano per un ciocco di legno o una pietra. Se non viene scoperto, abbasserà allora lentissimamente la testa, finché sarà di nuovo nascosto nell'erba, e scivolerà via silenzioso. Qualunque movimento del capo troppo rapido o improvviso, contro lo sfondo del cielo, sarebbe tale da richiamare l'attenzione anche da una distanza considerevole.

Posizione
Di notte, tenetevi per quanto possibile in terreni bassi, fossi, canaloni, ecc. per restare immersi nel buio, mentre un nemico che vi si avvicinasse sarebbe visibilissimo, perché stando su terreno più elevato risulterà delineato contro le stelle.

Camminare in silenzio
Un'altra cosa da ricordare quando si vuole tenersi nascosti mentre ci si muove, specialmente di notte, è di camminare silenziosamente. Il rumore del tacco di un uomo normale, che urta il terreno ad ogni passo, può venire udito da notevole distanza. Perciò un esploratore o un cacciatore cammina sempre leggermente sulla punta dei piedi e non sui calcagni. Dovete costantemente esercitarvi a camminare in tal modo sia di notte che di giorno, in casa e fuori, finché diventi per voi
un'abitudine camminare il più leggermente e silenziosamente possibile. Vi accorgerete allora che quanto più tale abitudine si radicherà in voi, tanto più acquisterete la capacità di percorrere lunghe distanze; non vi stancherete più così presto, come quando camminate col passo pesante della maggior parte della gente.

Mantenersi sottovento
Ricordatevi sempre che per seguire o spiare un animale selvatico dovete mantenervi sottovento rispetto a lui, anche se il vento fosse così leggero da essere una semplice brezzolina. Quindi, prima di partire alla ricerca del "nemico" dovreste sapere bene da quale parte soffia il vento, e muovervi in direzione opposta. Per accertarvene, inumiditevi un dito con la lingua, e poi alzatelo in aria, e sentite da quale parte provate più freddo. Oppure, lanciate in aria un po' di polvere sottile, o d'erba o di foglie secche, e guardate da che parte vanno.

Travestirsi
Quando vogliono fare una ricognizione nel campo nemico, gli esploratori Pellirosse usano legarsi una pelle di lupo sul dorso e camminare carponi, aggirandosi di notte intorno al campo nemico e imitando l'urlo del lupo. E quando fanno capolino da sopra un rialzo, o da un punto dove la loro testa potrebbe venire veduta delineata contro il cielo, indossano un cappuccio fatto con la pelle della testa di un lupo, con tanto di orecchie, in modo da poter essere scambiati appunto per un lupo.


A caccia di orme
Parte dei testi di questo paragrafo sono di Attilio Grieco - TUTTO SCOUT - Editrice PIEMME

In qualunque ambiente e in tutte le stagioni, con un po' di pazienza, possiamo individuare delle orme d'animale. Raccoglierle e collezionarle permette di fare interessanti scoperte sulle abitudini degli animali.

Ricordarsi che molti animali selvatici hanno abitudini di vita notturne, quindi è meglio fare la ricerca delle orme nelle prime ore del mattino quando sono ancora fresche. Gli ambienti che danno maggiori soddisfazioni sono quelli umidi, dove è più facile trovare delle impronte ben conservate.

Precauzioni:
  • Ricordarsi di portare sempre un leggero impermeabile
  • Indossare calzature comode possibilmente alte
  • Ricordarsi che in alcune località esiste il pericolo vipere, quindi:
    Non partire per un'escursione da soli
    Non introdurre le mani nelle spaccature del terreno
    Non capovolgere mai le pietre
    Evitare di attraversare le radure assolate
    Non camminare tra l'erba alta
  • Rispettate la natura
  • Non lasciare spazzatura (carta, sacchetti...)

Attrezzatura occorrente:
  • Due Kg circa di scagliola o gesso, conservarla dentro un sacchetto impermeabile.
  • Una ciotola per impastare.
  • Una spatola con la punta arrotondata, è possibile costruirsela schiacciando con un martello un cucchiaio di metallo sottile.
  • Una borraccia piena d'acqua.
  • Alcune strisce di cartoncino larghe circa 2 cm e lunghe 25 cm, vanno anche bene degli anelli di plastica ricavati da bottiglie dell'acqua minerale.
  • Un cordino per fermare il cartoncino.
  • Un pennello morbido.
  • Un coltellino.
  • Una borsa per contenere l'attrezzatura.

Procedimento:
  • Una volta individuata un'orma, con l'aiuto del pennello, bisogna pulirla delicatamente da foglie o materiale estraneo in essa contenuto. Asciugare l'impronta spolverizzandola con poca polvere di gesso (non esagerare), tale operazione è consigliabile farla comunque anche se l'orma è ormai secca, perché il gesso asciutto lascia il calco più pulito.
  • Contornala con un cerchio di cartoncino in modo da formare una vaschetta. Tale anello fungerà da cassaforma per contenere l'impasto per il calco durante l'indurimento.
  • Impasta un po' di gesso in un recipiente. Quando è senza grumi e ha la consistenza del latte condensato, versalo nella vaschetta formata dal cartoncino. Aspetta che il gesso faccia presa. Occorreranno almeno 40-60 minuti (in base all'umidità del terreno e al tempo atmosferico). Se vuoi che il gesso si solidifichi prima, metti nell'impasto un po' di sale, però questo renderà il calco più fragile.
  • Quando è ben essiccato, togli il calco, portando via anche la terra intorno esso e lascialo asciugare ancora per una mezza giornata.
  • Libera il calco dalla terra, lavandolo in acqua corrente, avrai ottenuto così negativo dell'impronta.
  • Per ottenere il positivo, pulisci bene il negativo, Ungilo con abbondante olio e circondalo con un cartoncino.
  • In questa vaschetta versa del gesso, così come avevi fatto per ricavare il negativo.
  • Quando il gesso è indurito, toglilo dal negativo e puliscilo dalle sbavature con un coltello. Attenzione a non farlo spaccare.
  • Scrivi il nome dell'animale, la data e il luogo dove hai trovato l'impronta.

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Bisogna acquisire un minimo di pratica prima d'ottenere dei risultati soddisfacenti. Quindi non preoccupatevi dei primi possibili insuccessi.

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AndreaDB
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