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Il trekking

"Dall'alto della montagna tu puoi vedere come sia grande il mondo e come siano ampi gli orizzonti." (Paulo Coelho)​

E' di tutti i giorni l'invito a muoversi, a camminare, a praticare una pur limitata attività sportiva. La mancanza di moto e l'eccessiva sedentarietà, fenomeni tipici dell'attuale società caratterizzata dal dominio della macchina, provocano a detta dei medici una serie di disturbi soprattutto all'apparato cardiocircolatorio destinati ad aggravarsi con l'età.

Termini come footing, jogging, trekking sono così entrati nell'uso quotidiano dei mass media sostituendosi spesso alla più nostrana espressione di "far quattro passi" e influendo notevolmente sui modelli di comportamento della gente nella pratica del tempo libero. Non si tratta però solo di un problema medico legato alla salute e al mantenimento della piena funzionalità del nostro corpo. L'uomo è fatto per camminare e a questa sua capacità è legata gran parte dello sviluppo della civiltà da lui stesso creata nel corso della storia.

Trekking significa viaggiare in zone lontane da noi sotto tutti i profili, comprendendo anche quelle zone meno frequentate della nostra bella Italia. E' da notare comunque che il trekking per essere tale deve evidenziare il contatto con le popolazioni che si vanno ad incontrare, o con la natura che ci circonda. Il trekking ci serve per capire gli altri e conoscere più profondamente noi stessi; naturalmente si deve parteciparvi liberi da pensieri, lasciando da parte i problemi di casa e del lavoro; vedrete che questo oltre ad esservi d'aiuto vi rilasserà. Lasciamo a casa i ricordi della comodità, non siamo più turisti presi dalla foga di vedere più cose possibili in poco tempo, ma ospiti di una realtà presente nelle valli, nelle alte cime coperte di neve perenne, nei piccoli laghi alpini e nelle gole: in qualunque posto andremo nella natura incontaminata ci sarà sempre un posto per noi.

Il vero trekking non si fa per conoscere posti incantevoli con cascate che danno vita a perenni arcobaleni, o paesaggi montani alla penetrante luce del tramonto, ma si parte dalle stupende cascate, dai paesaggi, dalle vallate per avere qualcosa di più di un ricordo o di un impressione: la libertà. La stessa che abbiamo dalla nascita ma che ci dimentichiamo di avere, la stessa che è nella speranza di chi non ce l'ha e fa di tutto per averla. Noi ce l'abbiamo, ma ci sembra così scontato che dobbiamo ricordarcene, e questo ci aiuta molto a migliorare: ci fa comprendere meglio gli altri e conoscere più profondamente noi stessi e ci si rende conto di essere veramente fortunati.


Il boom del trekking

Negli anni Sessanta si introduce in Italia un termine di chiara impronta anglosassone che poco alla volta si affianca e si sovrappone a quello di escursionismo: trekking. Forse per il suo sapore esotico si impone a tal punto da trovare posto anche nel dizionario col significato di "viaggio su carri trainati da buoi, migrazione". To trek è infatti un verbo della lingua afrikaans e si riferisce alla grande migrazione cui furono costretti i coloni olandesi del Sudafrica fra il 1835 e il 1843 per sfuggire all'avanzata degli inglesi e portarsi verso gli altipiani dell'interno verso il fiume Vaal. Trek ( trekking ) diventa allora sinonimo di viaggio avventuroso e di notevole lunghezza effettuato a piedi o con l'ausilio di mezzi locali (cavallo, carri, cammelli, slitte trainate da cani, ecc.) ad esclusione di quelli meccanici.

Nella storia del trekking possiamo individuare due fasi successive. Nella prima vediamo sorgere agenzie turistiche che si specializzano nell'organizzazione di trekking extraeuropei ponendo le basi di un'attività che nel giro di pochi anni, grazie anche al miglioramento del tenore di vita e allo sviluppo dei mezzi di comunicazione aerei, sarebbe anch'essa diventata di massa. Paese privilegiato è il Nepal nel quale è possibile riproporre, arricchito di fascino esotico, l'escursionismo alpino ottocentesco, come conquista dello spazio e del tempo, e raggiungere la base degli Ottomila lungo le mulattiere che raccordano i villaggi e le valli, servendosi di portatori locali, dormendo in tende piazzate al termine di ogni tappa. Negli anni successivi gli orizzonti si dilatano e giungono ad abbracciare la Cordigliera delle Ande, le montagne africane, i deserti di ghiaccio dell'Artico. Trekking diviene così sinonimo di viaggio al di fuori dei confini, ritenuti angusti, dell'Europa.

Col passare degli anni il boom del trekking alpino porta ad una riscoperta delle nostre montagne e a una loro nuova forma di valorizzazione mediante la realizzazione di Alte Vie e di Grandi Traversate, veri e propri trekking di più giorni da rifugio a rifugio e di valle in valle riservati a camminatori allenati ed esperti.

Si inizia con le Alte Vie, il cui regno è la regione dolomitica avvantaggiata da una particolare orografia ben adatta al tracciato di percorsi articolati, con sentieri perfettamente segnalati e dai nomi suggestivi (Alta Via degli eroi, dei silenzi, dei camosci, di Tiziano, ecc.), dotati di numerosi e comodi punti d'appoggio in cui fare tappa.

Sulla scia di analoghe iniziative estere nasce poi la Grande Traversata delle Alpi (GTA) con 65 tappe, ognuna delle quali è percorribile in media in cinque ore, con dislivelli di 1200 metri e superamento di colli non superiori ai 3000 metri. In fine nasce la Grande Escursione Appenninica (GEA), 400 chilometri sul confine tra Toscana ed Emilia Romagna percorribili in 25 tappe con ben 34000 metri di dislivello complessivo.

In Italia il trekking diventa una moda: le descrizioni degli itinerari non sono più una prerogativa delle riviste specializzate, ma articoli qualificati di mensili dedicati alla natura e all'ecologia, le industrie producono e mettono sul mercato equipaggiamento e attrezzature sempre più sofisticate (e costose!), nascono i primi trekker di professione pronti a mettersi al servizio di Enti e di Regioni interessati alla realizzazione di nuovi percorsi escursionistici per valorizzare intelligentemente il proprio territorio.

Le stesse guide alpine - in un primo momento indifferenti o estranee al fenomeno - capiscono che esso consente loro un'attività professionale ben più continuativa e remunerativa di quella puramente alpinistica da tempo in crisi e si sono aperti al nuovo ruolo di accompagnatori escursionistici e organizzatori di trekking.

La medaglia ha però come sempre il suo rovescio: problemi di smaltimento dei rifiuti, inquinamento, sovraffollamento delle strutture (sentieri in cui di domenica bisogna mettersi in fila per superare passaggi obbligati, rifugi stracolmi in cui si dorme sopra e sotto i tavoli, ecc.) sono alcuni problemi che il boom del trekking ha trasportato dalle città alla montagna. In simili situazioni il risultato di un'esperienza di evasione dalla città può spesso rivelarsi negativo poiché si rischia di ritrovarsi tutti in un ambiente diverso, ma con le ansie e i condizionamenti della vita quotidiana a impedire qualsiasi salto di qualità. Per questo è importante per chi si avvicina o pratica già il trekking conoscere l'ambiente per poterlo rispettare e soprattutto conoscersi per capire se nel trekking si cerca prevalentemente la sfida, lo sport oppure il contatto con la natura; per me il più gratificante è quest'ultimo.


"Che ti move, o omo, ad abbandonare le proprie tue abitudini delle città, lasciare li parenti e li amici ed andare in lochi campestri per monti e per valli, se non la naturale bellezza del mondo?" (Leonardo da Vinci).​

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AndreaDB
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Ottime parole che racchiudo il vero senso della parola "Trekking".
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