mezcal;246613
La velocità di salita scende progressivamente ha scritto:
la pelle è bollente e sento tutto bruciare. Nella rampa finale, le gambe non vanno: ecco la crisi. [/b]
Mi fermo prendo dell'acqua, godo un attimo del panorama e dal tragitto fatto finora, rifletto. Si riparte e arrivo finalmente a Forca di Presta, sono le 16,15 e 170 km già percorsi.
Ho perso tantissimi liquidi e sono abbastanza stanco, ma non mi passa minimamente per la testa di mollare, so che è un momento oramai mi conosco.
Ho lasciato la parte, invero "ricorrente", che nei racconti di Mez mi stupisce sempre più di tutto il resto.
Ovvero: si comincia con la descrizione di una situazione-limite che è esattamente quella che chiunque altro descriverebbe nell'identica maniera, io per primo.
Con un caldo del genere, che sembra di sentire la piastra rovente di un ferro da stiro sulle guance nonchè la testa simile a un barbecue, chiunque lo abbia provato UNA sola volta in vita sua si guarda bene dal ripeterlo: basta il ricordo a dissuaderlo all'istante!
Il rischio di una insolazione, per non dire di un collasso, è dietro l'angolo: qualsiasi medico sconsiglierebbe, anzi quasi "vieterebbe" una cosa del genere.
Invece leggi Mez e la prima cosa che ti stupisce è la misteriosa testardaggine, oserei dire irrazionalità con cui mette in pratica la cosa. L'inutilità, per giunta rischiosa, diventa un incentivo anzichè un disincentivo.
Il copione si ripete anche per lui: pelle bollente, bruciori, gambe imballate, crisi.
Ma è a quel punto che comincia un altro film con cui Mez si "divarica" totalmente dagli altri. Per costoro l'esperienza finirebbe lì. Se pure ci si mette a riflettere - come fa lui - è solo per arrivare alla conclusione che, appunto, la cosa più sensata è considerare conclusa un'esperienza un po' incosciente, senza sfidare ulteriormente la sorte o proprio quei famosi "limiti". Ci si dà (da soli) un po' del matto o dello svitato, e stop, cala il sipario.
Invece con Mez quello che lascia a bocca aperta è la serenità olimpica con cui invece continua attraverso un passaggio per il quale il termine che mi viene più appropriato è : "atarassia". Ne traggo la definizione da Wikipedia:
condizione esistenziale ideale caratterizzata da assoluta imperturbabilità di fronte alle passioni e perciò esente da ogni dolore.
In realtà l'atarassia è l'esatto contrario di quello che persegue Mez: è il piacere conseguito non attraverso un "desiderio soddisfatto" (come fa lui), bensì attraverso un "dolore risparmiato", quindi a rigor di logica i veri atarassici sono proprio quelli che una situazione simile
evitano di andarsela a cercare e godono nel tenersene lontani.
Però io mi riferisco a quei brevi istanti in cui Mez è
già dentro la crisi: in quella breve parentesi è LUI l'atarassico, perchè sembra in grado di mettere in atto con sconcertante naturalezza una vera e propria "distruzione del dolore".
Sfido chiunque a farsi "bastare" un po' di sosta, un po' d'acqua, il panorama e un attimo di riflessione per "annientare" all'istante la crisi e ripartire come se nulla fosse.
Eppure, a leggere le sue parole, per lui è così. "Non mi passa minimamente per la testa di mollare, so che è un momento, ormai mi conosco". Ecchedevo dì ? Queste son doti soprannaturali !
Al "volere è potere" non ci ho mai creduto troppo, lui è l'eccezione che riesce a farmi ricredere !
L'altra cosa che mi colpisce su un piano più generale è proprio questo aspetto del potere della volontà.
In genere nessuno si mette in testa di fare a 40 anni quello che non ha mai fatto neanche a 20 o a 25. Razionalmente è come sfidare leggi fisiologiche che assomigliano alla legge di gravità, un po' come stare con entambi i peidi dentro un secchio e cercare di saltare tirando il manico.
Il massimo che si cerca di fare è ritardare un declino, addolcire la pendenza discendente della parabola, insomma un dignitoso cercare di "tener botta".
Invece con mez il discorso appare ribaltato. E' vero che - se non ricordo male - lui stesso ha scritto poco tempo fa di essere agli "ultimi fuochi", ma se questi sono gli ultimi bagliori...alla faccia !
I famosi "limiti": posso ritenere che Mez avrebbe potuto fare la stessa cosa e anche di più 20 anni fa (ma mi par di capire che non l'ha fatto solo e proprio perchè l'idea non lo sfiorava neppure), quindi il vero limite come è da intendersi ? Quello fisico, oppure quello mentale che ti porta a "escludere a priori" certe cose a 20 anni e invece a sperimentarle a 40 ?