Trail running Il "ferro di cavallo" di Campo Felice trail running

Parchi d'Abruzzo
  1. Parco Regionale Sirente-Velino
Dati

Data: 11/06/2013
Regione e provincia: Abruzzo (AQ)
Località di partenza e di arrivo: Rif. Alantino
Tempo di percorrenza: 5,30 h (comprensive di pause)
Chilometri: 21
Dislivello in salita: 1200m
Quota massima: 2274m
Accesso stradale: A24 Tornimparte - strada per Campo Felice

Descrizione

Con Pirpolo e Henry Thoreau, è la riedizione dell'escursione effettuata qualche tempo fa da altri forumisti.
Di corsa si può apprezzare ancora di più la bellezza della sterrata che ci porta nella zona del Morretano, altrimenti lunga e noiosa, che si snoda dolce e sinuosa tra i pascoli e i boschi della piana. Entrati nel grande anfiteatro, si piega a destra in direzione del Passo del Morretano, fuori sentiero ma sempre su comodissima erba.
Dal passo si comincia la cresta in questione, che consiste in una serie di saliscendi culminanti in vette più o meno famose, ma tutte davvero molto panoramiche su quasi tutto il parco, dal Morrone al Sirente per intenderci.
In cresta si corre abbastanza bene, soltanto la salita al Costone comporta l'attento attraversamento di un ghiaione.
In discesa verso il rif. Sebastiani troviamo solo cornici e pendii di neve, scivolosi ed infidi con le scarpette da trail, ma dopo cinque minuti di sgomento arriva la pensata: usare pezzi di bastoncino smontati per frenare la discesa di culo (comunque alquanto freddina dato che eravamo in pantaloncini da ciclista...:biggrin:).
Il resto è comoda ed elegante cresta per tutta la Cimata di Pezza, con discesa al passo e ritorno per la sterrata dell'andata con il turbo, inserito da un grosso temporale che si stava avvicinando stile pubblicità del Montenegro. Sembrava impossibile ma... appena chiusi gli sportelli della macchina è cominciata la pioggia! :lol:

Grazie ai mitici partecipanti!! :music:

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La vita spesso non smette mai di sorprenderci.

Neppure, anzi soprattutto, laddove meno ce lo aspetteremmo, corazzati e blindati nell'abitudine che rende chiusi a testuggine verso le novità, apatici, abulici, ripiegati su certi modi di fare e di pensare ai quali alla fine siamo approdati come alla pace dei sensi dopo tanti travaglio, come a una riva dopo un naufragio.
Adire il vero non sono certo poche le cose che contribuiscono a favorire e fomentare questa specie di rannicchiamento sottocoperta, di imbalsamazione mentale: il conforto di comodi e strumentali vecchi proverbi conservatori ("Chi lascia la via vecchia per la nuova..."), nonché l'andazzogenerale certo più ispirato al classico e conformistico ("ma chi te lo fa fare...") che a sperimentare la benché minima novità in azioni e pensieri. Magari surrogandola con le novità in oggetti da cui invece siamo travolti e sopraffatti: basta un nuovo aggeggio tecno a rappersentare il simulacro del nuovo.

Certi adattamenti mentali sono faticosi, sarebbe stupido negarlo. A volte affiora forse lo scrupolo della pigrizia e allora lo si esorcizza stemperandolo nel sarcasmo, nella strafottenza o in una benevola ironia. Cosicché questa insistenza di Francesco nel fare "prima o poi" insieme questo "trail" l'ho derubricata a una sorta di estemporanea e simpatica "fissazione", cioè quelle infatuazioni passaggere che a Roma vengono inequivocabilmente definite con la stessa parola, però troncata : "fissa" :biggrin:. Ecco, la "fissa" del trail. A un certo punto a Francesco s'è affiancato Pierpaolo, e così erano in due. E così un giorno, dopo essere stato definito "il re delle sòle" :lol:, non ho potuto non accondiscendere...

Bene: solo "accondiscendendo alla fissa" mi sono reso conto di quanto proprio in montagna certi schemi mentali raggiungano vette inusitate (è il caso di dirlo), ci condizionino e ci rendano talora ancora più monolitici dei pur giganteschi monoliti che abbiamo di fronte (ed è di nuovo il caso di dirlo).

La verità è che ci sono fisse e fisse. Quelle sceme e quelle intelligenti. Così come le persone che se le fanno venire :D Le fisse intelligenti credo che nascano da una genetica curiosità, da un anelito inesauribile non tanto a cercare "in orizzontale" nuove esperienze o a esplorare nuovi campi (che spesso si risolvono nell'effimero), bensì a trivellare in verticale quelle che sono GIA' le nostre passioni per scoprirne nuovi approcci e prospettive. E, di conseguenza, nuovi squarci di esperienze, sensazioni, emozioni. Nuove, diverse, o magari solo più profonde. Che vanno semplicemente a completare quanto già vissuto: ed è come illuminare a giorno il lato buio della luna, passando dallo spicchio alla luna piena. In altre parole, non si tratta di cercare nuove strade, ma solo di percorrere le STESSE strade con occhio più attento, con diversa andatura, con diversa predisposizione e spirito meno assuefatto, in senso sia metaforico sia più che mai letterale.

Ieri ci siamo scolati un'escursione la quale non avrebbe potuto essere più classica, ortodossa e canonica sia nell'itinerario che nelle distanze. Solo ci siamo sgravati di buona parte del carico (e scoprendo solo così di quanti orpelli ci portiamo dietro); delle normali pesanti calzature (scoprendo anche lì che la scomodità in alcuni tratti può essere ampiamente compensata dalla maggior comodità in altri); di certe ritualità, anche mangerecce; credo soprattutto di certi sottili e inconsci meccanismi mentali a volte un po' retorici, ad esempio quello che io definisco il timore della dissacrazione: del tipo che se non si sta in giro a scarpinare almeno 8 sacrosante ore a costo di indossare il cilicio della sofferenza, allora si è escursionisti della domenica che non sanno "omaggiare" la montagna.

Invece in termini molto prosaici e pratici il risultato è stato di esserci risparmiati metà del tempo canonico di percorrenza e soprattutto le canoniche poco piacevoli conseguenze collaterali rientranti nel cilicio poc'anzi menzionati: la ciclopica sgrullata d'acqua pomeridiana che anziché infradiciarci come pulcini (debitamente bardati) ci ha colpito proprio mentre ci eravamo appena infilati dentro la macchina: trasformando così un rosario di imprecazioni in una gran risata. Il tutto senza dissacrare alcunché.

Abbiamo sperimentato come la necessità aguzzi l'ingegno laddove ci si è parato dinanzi un breve muro di neve laddove sarebbero stati indispensabili scarponi e piccozza. E invece lì uno ha contribuito con la previdenza, portando un oggetto (i bastoncini colpevolmente lasciati dagli altri due); un altro con l'inventiva apportando un'idea (usare i bastoncini a mo' di rudimentale piccozza); il terzo, cioè il sottoscritto, approfittando da parassita tanto dell'oggetto quanto dell'idea :lol: Della serie: la miglior dimostrazione pratica di come l'unione faccia la forza.

E per quanto mi riguarda ho pure sperimentato che, in fondo in fondo l'esperienza fatta non era neppure questa radicale novità, bensì per molti versi solo la piacevole riscoperta di strade battute tanti anni prima e poi abbandonate. Buona parte delle Alpi che conosco, fino a 3000 m. , sono state girate in scarpe da ginnastica e senza neppure il perso dell'acqua data l'infinità di fonti a cui abbeversarsi lungo il percorso, corricchiando ovunque possibile approfittando della leggerezza dello zaino ridotto all'essenziale: in cosa differivano dal trail ? E lo stesso dicasi per i labirinti infiniti di viali sterrati e vallonati nelle colline senesi che sembravano (e sembrano) fatti apposta, tra castagneti, boschi di lecci e infiniti filari di cipressi, quelli girati davvero di corsa senza alcun carico vista la permanenza in loco. Con tanto di sporadici incontri con cinghiali vaganti.

Mi sono veramente divertito e mi sento appagato soprattutto "dentro", come sempre avviene quando si ha la fortuna di imbattersi in quel tipo di persone trascinatrici ma allo stesso tempo razionali, animate da genuina curiosità per la vita che sanno togliere la polvere, disincrostare, far riemergere dall'oblio e valorizzare le risorse altrui. Poi, come al solito, a provocare il resto dell'entusiasmo ci pensa la natura. La quale spesso, invertendo i ruoli, gioca e si diverte ad essere lei molto più mobile e meno "fissa" ed immutabile di come ci riteniamo noi.

Un saluto.
 
... gran bella esperienza!

Mi sa che prima o poi mi cimenterò anchio in qualche cosa di simile.

Complimenti e un grosso saluto,

Marco
 
... gran bella esperienza!

Mi sa che prima o poi mi cimenterò anchio in qualche cosa di simile.

Complimenti e un grosso saluto,

Marco
Grazie Marco!

Aggiungo che, vista la tua grande esperienza nel frequentare la montagna e il tuo passo veloce, sono sicuro che con le scarpe da trail e lo zaino leggero "voleresti" davvero!!

Infatti dalla poca esperienza di trail che ho avuto finora ho notato che in percorsi a saliscendi è più avvantaggiato il passo e il fiato del montanaro, rispetto a quello del maratoneta, dovendo usare appunto diversa muscolatura e sforzo...
 
Bene! avete inventato un nuovo modo di scendere sulla neve "il raspasci" :biggrin:

Pier, ma poi il video l'hai fatto con la digitale che dovevi comprarti?:)

Ciao Bizia, grazie per la tua estrema gentilezza!!
No l'ho fatto con la tascabilissima e leggera Sony TX-20 (fa anche video in Blue Ray, ma il tubo non lo digerisce).
L'altro apparecchio lo usero' solo in escursioni piu' tranquille e con lo zaino ben piu' ampio...
 
La vita spesso non smette mai di sorprenderci.

[...]


Stavolta ho dovuto aspettare io due giorni prima di rispondere perchè volevo leggere e ri-leggere attentamente il consueto epico muro di testo del nostro Andrea.

Inutile dire che sottoscrivo tutto: dal messaggio di fondo alla punteggiatura, trovandomi specialmente sul "senso" della corsa in montagna che stiamo dando fin da questi (spero primi) raid: quello di leggere o ri-leggere, appunto, sotto una forma agile e condensata nella fruizione ma non nel contenuto, alcune pagine del (grande) libro delle nostre esperienze in montagna. Insomma, la sopra descritta espansione "in verticale" di questa nostra passione, che non a caso coincide con il concetto di approfondimento della stessa e non di orizzontale, che ricollega nella mente l'idea di divagazione e di dispersione.

Molti percepiscono la corsa in montagna attraverso la lente dell'agonismo, della gara, della sfida e della gomitata all'avversario, ma tra questa e la fruizione della montagna con il tradizionale escursionismo "al passo" a mio modesto parere esiste una terza via. Quella che consente di correre per il piacere di vedere il sentiero scorrere veloce sotto di sé, effettuare in maniera fluida curve e dossi, decidere in una frazione di secondo come superare e dove mettere i piedi in un passaggio accidentato, vedere l'orizzonte cambiare di continuo, coprire distanze più lunghe e più posti nello stesso arco di tempo... e soprattutto senza la schiavitù del cronometro, senza classifiche, fermandosi per guardare un fiore, respirare il bosco, abbandonarsi al vento su una cima e, perchè no, una bella chiacchierata camminando quando si è verso la fine!

Per tutto ciò volevo ringraziare i miei due compagni di corsa a prescindere da questo "ferro di cavallo", per la volontà e la pazienza dimostrata nell'organizzare e nell'affrontare queste uscite e sperando presto o tardi di convolgere sempre più persone!

:)
 
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