Bike La Via dei Salassi

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Data: 27/28 dicembre 2014
Regione e provincia: Valle d'Aosta
Località di partenza: Aosta
Località di arrivo: Chivasso
Tempo di percorrenza: una giornata comprese tutte le soste nei luoghi di rilievo.
Chilometri: 90
Descrizione delle difficoltà: bisogna prestare molta attenzione au veicoli la strada e' stretta
Periodo consigliato: in assenza di neve
Segnaletica: buona
Dislivello in salita: n.d.
Dislivello in discesa: n.d.
Quota massima: 580 m in partenza
Accesso stradale: buono
Descrizione:

I Salassi furono il ceppo originario da cui discendono gli abitanti attuali nella vasta area fra la Valle ed Canavese.
I Salassi furono un popolo di montanari che vissero in piccoli centri arroccati su alture e dediti all'estrazione aurifera ed al brigantaggio. Si racconta che fossero stati indomiti e determinati tanto da resistere ai Romani per decenni. Le notizie storiche narrano che nel 143 a.C. Appio Claudio Pulcro ne eliminò 36 mila prendendo possesso delle miniere della Bessa e delle città di Ivrea ed Aosta. In realtà furono i Salassi a dettare le condizioni in quanto possessori di ingenti quantità d'oro estratti dalla Thuile e dalla Bessa.
Ivrea (Eporedia) ed Aosta (Augusta Pretoria Salassorum) non vennero abitate da coloni ma dai Salassi stessi, che le amministrarono e ne gestirono le attività commerciali.

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Il viaggio inizia con lo spostamento in bici da Pinerolo alla Stazione di Torino Lingotto (40 km) e da li in treno fino ad Aosta con altri due cambi.
Arrivo ad Aosta intorno alle 20,40 dopo tre ore e mezza di viaggio.
E' tutto imbiancato. Pedalo fino al camping di Pollein ma mi tocca tornare indietro in quanto in inverno non accettano tende. Potrebbe avere un suo senso, non tutti hanno l'attrezzatura e l'esperienza per trascorrere una notte a bivaccare sulla neve.
Mi prenoto un posto in albergo e la serata termina a fonduta e tagliere con formaggi e salumi locali, annaffiati a Barbèra Cacciatora, il vino preferito delle mangiate impegnative.
Poi dopo una chiacchierata e mezzo toscano (sigaro) e grappa con lo chef, vado a dormire

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Il mattino seguente risalgo sulla Grigia e percorro tutta la città innevata verso il parco archeologico, dove mi piace fare viaggi mentali a ritroso nel tempo.
Il capoluogo valdostano ha molto da raccontare pur essendo un piccolo gioiello incastronato a fondovalle sulla Dora Baltea.
Si narra che la città arcaica sorse presso il borgo di St. Martin de Corlean fondata nel 1158 a.C. dal Re salasdo Cordelio che la volle cime punto strategico di congiunzione fra gli antichi sentieri provenienti dall'Elvetia (Svizzera) e Galli (Francia).
La sua importanza religiosa e politica e' testimoniata da un imponente centro religioso pagano all'aperto (oggi area museale) ancora da decifrare.
Nulla si sa delle due abitazioni, forse coperte da stati di terra o usate come fondamenta per altre case in epoche successive.

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La città romana sorge qualche km più a valle finanziats e costruita ex novo dai Salassi che non gradivano (e non gradiscono!) la presenza di estranei nelle loro terre. Diciamo che la carenza di terre fertili ed il clima rigido scoraggiò i veterani militari che preferirono stanziarsi nel Canavese.
La città venne edificata intorno al 30 a.C. vol solito modello del castrum vitruviano, ossia a perimetro murario quadrato con quattro porte monumentali da cui partivano il Decumano ed il Cardine principali da cui si evolveva tutto lo scacchiere viario urbano, a seguire tuttie le monumentali quali il Foro, il Campidoglio dedicato alla Triade Capitolina e la sede curiale, le terme, un teatro, un anfiteatro, le strutture commerciali ed alberghiere, eccetera.
Ad Aosta sono rimaste molte vestigia di epoca imperiale, la maggior parte visibili ed altre rintracciabili tramite visite guidate, come per il Foro che si trova sommerso nei dintorni della Cattedrale.
Nel parco archeologico sino presenti i resti del teatro e a seguire dell'anfiteatro, stranamente contenuto all'interno delle mura urbane. Nei pressi la struttura portante di quellacfu la Porta Pretoria e ad un centinaio di metri l'Arco di Augusto davvero ben conservato. L'arco era simbolo di amicizia e sodalizio verso Roma, un piccolo "pass" di prosperità per i secoli a venire.

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Riprendo il viaggio verso Ivrea facendo una piccola sosta a bellissimo castello di Fénis (ad fines) luogo di confine e di dazio dove gli esattori riscuotevano la "quadrigesima galliarum", poi dritto oltre il salto del Montjovet (Mons jovis) con un break pranzo in una trattoria tipica, quindi partenza per il Forte di Bard, ilPonte St. Martin (Pons ad Martis) luogo in cui ha sito un bellissimo ponte ad una sola campata, costruito grazie un progetto ingegneristico sbalorditivo vista l'epoca e si cui parlerò nel dettaglio più avanti.

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Da Carema ad Ivrea e Chivasso proseguo a pedalata spedita. A Caluso mi trovo immerso nel buio e nel gelo notturno. Ho il tempo di scaldarmi in un bar con un the' e ripartire verso la stazione di Chivasso dove termina il mio weekend
 
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