Recensione Ben Orford Precision Sloyd

Ben Orford Precision Sloyd (55 £)

Ben Orford e sua moglie Lois
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costruiscono coltelli bushcraft, utensili da intaglio, cinture e foderi in cuoio, borse di tela e di cuoio. Ben è il coltellinaio, Lois la cuoiaia; entrambi hanno un passato da intagliatori, passione che continuano a coltivare e trasmettere anche ora. Il loro laboratorio è a Malvern, Worcestershire, nelle Midlands Occidentali.
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Inizialmente i suoi modelli da intaglio erano copie dei modelli Morakniv e di Svante Djärv, gli unici disponibili in Inghilterra all’epoca. In seguito ha poi sviluppato uno stile proprio.


lama
lunghezza - 74 mm
larghezza - 15 mm
spessore - 2,2 mm
acciaio - O1
biselli - piani
tagliente - 25°
durezza - ~ 58 HRC al tagliente

manico
lunghezza - 115 mm
larghezza - 29 mm max.
spessore - 20 mm max.

peso
coltello - 55 g
con fodero - 80 g


Il coltello arriva avvolto in carta crespa arancione, accompagnato da un biglietto da visita, un manoscritto biglietto di ringraziamento per l’acquisto e un foglio con spiegati i vari modelli da intaglio, i materiali, i trattamenti e la manutenzione.

La lama è stata lavorata per asportazione da una barra di O1. Ha sezione piatta, rastremata in altezza. La punta è camusa in modo da rimanere solida, pur con il ridotto spessore dell’acciaio. Dopo ricottura e normalizzazione è stata temprata in olio e rinvenuta in forno. I biselli sono portati a 25°, il filo ha un accenno di microbisello.

Il manico è realizzato in olmo. Il codolo è incollato con epossidica, fatta debordare di proposito per sigillare la giunzione fra manico e lama. È carteggiato con grana fine, sfaccettato, a sezione ovale e leggermente rastremato in altezza e spessore in entrambi i versi.

Il fodero è un semplice coprilama in cuoio spesso 3 mm, realizzato da Lois, chiuso con quattro rivetti di ottone. La ritenzione è buona.

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In uso

La punta camusa, abbastanza evidente, è una caratteristica spesso adottata anche dagli intagliatori di cavalli Dala, anche se non così marcata. Pur avendo lama più corta, ma manico più lungo, la lunghezza totale è uguale al 106.
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Prima di iniziare l’ho stroppato con pasta Bark River bianca (#12000), quindi su cuoio nudo.

Partiamo con gli spikkentroll in platano stagionato sei mesi.
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Coltello estremamente tranquillo. Ho sentito un pochino di resistenza a fare l’invito per le facce e a fare l’incavo nel secondo cappello. Sempre sul secondo cappello ho piallato fino alla base un nodo da 1 cm, originariamente un getto doppio. Anche qui il coltello è stato rapido e non ha incontrato particolare resistenza. Durante l’assottigliamento del diametro del secondo troll ho cominciato a sentire un leggero calo di mordente, ma non tanto da sentirsi seriamente anche durante la spianatura delle basi. Il manico è sempre stato molto naturale. Le sfaccettature si sentono, non fanno ruotare il coltello in mano, ma non danno minimamente fastidio.
A fine lavoro ho trovato una schiacciatura da 2 mm, visibile, nella parte di filo che aveva avuto a che fare col nodo. Tutto il resto del filo rade ancora. Dato le dimensioni della schiacciatura l’ho sistemata con dieci passate di DMT #1200, dieci di pasta nera, dieci di verde, dieci di bianca e dieci su cuoio.
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Proseguiamo con il mago in pioppo stagionato tre mesi.
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Buon mordente e nessuna resistenza a sgrossare le sfaccettature. Nessun problema anche a intagliare il cappello e l’incavo per gli occhi. Durante l’intaglio del cappello ho notato che la punta camusa, per sua stessa natura, istiga ad essere usata, appoggiata al pollice della mano debole, come punto di rotazione per tagli semicircolari di finitura.
Dopo aver inciso l’incavo del naso ho sentito un primo, leggero, calo di mordente, ma si è comunque mantenuto buono per realizzare molto facilemnte il profilo laterale del naso e abbastanza bene il labbro. Durante l’assottigliamento del diametro per stacca il mago dal ramo ho percepito un nuovo calo di mordente. Non ci sono stati particolari problemi a spianare la base.
A fine lavoro il filo è intonso, ma la parte più vicina al manico non rade più. Sei passate di pasta verde, sei di bianca e sei su cuoio.
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Finiamo con la spatola in abete bianco stagionato un anno.
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Buon mordente durante la sgrossatura di dorso e parte frontale della spatola, un poco di resistenza a sgrossare la concavità che formerà la pancia della spatola. In questo frangente, tirando il coltello verso di me usando il pollice come fulcro, le sfaccettature sono risultate un pochino fastidiose sotto il mignolo, come già il Flexcut. Tirando semplicemente il coltello e sfruttando solo l’affilatura, evitando quindi che il manico ruotasse nel palmo, il fastidio è sparito. Abbastanza bene anche a spianare i lati per portare a spessore la spatola, ma un po’ meno mordace che all’inizio. Alla fine della sgrossatura ho controllato il filo e trovato una microsbeccatura. Nulla da segnalare per le finiture, nessun problema o resistenza e ottima giunzione fra manico e spatola.
A fine lavoro il filo ha una microsbeccatura e una microschiacciatura, ma rade ancora bene per tutta superficie. Dieci passate con pasta nera, dieci con verde, dieci con bianca e dieci con cuoio.
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Conclusioni

Stesso acciaio del 106, stesso mordente, ma tenuta del filo migliore. Generale comodità e reattività del manico abbastanza paragonabili, anche se le sfaccettature, soprattutto lavorando legni duri, potrebbero diventare più facilmente fastidiose. Al bisogno sono comunque carteggiabili. Il dorso con punta camusa si è dimostrato molto sfruttabile, come detto, per fare tagli semicircolari estremamente fluidi usando la gobba come punto di rotazione; se lo si fa spesso, questo sloyd potrebbe essere avvantaggiato rispetto altri con il dorso piatto. Per il resto è abbastanza tranquillo e omogeneo.
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