Recensione Jari Liukko maasepän puukko

Jari Liukko maasepän puukko

Jari Liukko
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batterista rock e maestro forgiatore dal 2018, figlio ed erede dell’organista e maestro forgiatore Arto Liukko, lavora a Savonlinna, sulle sponde del lago Saimaa, nella Finlandia orientale.
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lama
lunghezza - 88 mm
larghezza - 24 mm
spessore - 3,5 mm al dorso; 4,2 mm all’attaccatura dei biselli
codolo - 5x2 mm al pomo
acciaio - ThyssenKrupp 80CrV2
biselli - piatti
tagliente - 19°
durezza - ~ 60,5 HRC

manico
lunghezza - 114 mm
larghezza - 31 mm max.
spessore - 19 mm max.

peso
coltello - 85 g
con fodero - 125 g


La lama è stata forgiata a martello da una barra di ThyssenKrupp 80CrV2. Ha blanda sezione rombica, leggermente rastremata in altezza e appena in spessore. Dopo ricottura e normalizzazione è stata scaldata con fiamma ossidrica, temprata in olio e rinvenuta in forno. Durante l’immersione in olio è stata sollevata al di sopra della superficie in modo da avere il dorso più morbido. I biselli sono portati a 19°, praticamente a zero.

Il manico è in betulla careliana. Il codolo è passante: il manico è martellato in posizione, in modo da piantare le spalle della lama nel legno, quindi la punta del codolo è piegata e martellata contro il pomo per assicurare ulteriormente la tenuta. Non è stata usata colla. È carteggiato a grana fine, leggermente rastremato in altezza e spessore in entrambi i lati. Ha una marcata sezione a goccia e, anche se non particolarmente spesso, riempie bene la mano.

Il fodero, in cuoio spesso 2 mm, è cucito a mano. All’interno ha un salvafilo in ontano, intagliato e carteggiato. Il passante ha una doppia asola ed è fissato sfruttando la presa del cuoio, dopo la lavorazione da bagnato, sulle due fettucce all’estremo del passante stesso. La ritenzione è ottima.

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In uso

Puukko largo ma abbastanza sottile, in mano sembra leggermente più pesante di quanto in effetti sia ed è bilanciato un pelo verso il manico.

Appena arrivato il filo era estremamente fine e, durante il primo utilizzo per prendere confidenza col puukko, ho avuto tre-quattro microsbeccature vicino al manico, nella porzione che aveva tagliato un nodo. Le sbeccature erano percepibili facendo scorrere l’unghia sul filo, troppo piccole per essere visibili ad occhio nudo, ma già sufficientemente grandi da non essere riprese solo con lo stropping. Ho aggiunto un accenno di microbisello usando le pietre Worksharp #220 e #600, quindi le due grane di ceramica seguite da stropping su pasta Bark River nera (#3000), verde (#6000), bianca (#12000) e Worksharp verde (#32000).

Durante il successivo utilizzo ho avuto solo un’asperità nel filo, sistemata con la pasta Worksharp. Dato che durante alcuni movimento gli spigoli del codolo mi davano leggermente fastidio al palmo, li ho smussati con la lima della SwissTool.

Come sempre partiamo dagli spikkentroll, in platano stagionato sette mesi.
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Nulla da segnalare durante l’intaglio di entrambi. Dopo il primo ho percepito un’asperità, rimossa con tre passate di pasta WorkSharp. Dopo il secondo il mordente era leggerissimamente calato, ma comunque ancora a rasoio. Di nuovo tre passate con pasta WorkSharp.
Il manico, ora che gli spigoli del codolo sono smussati mi è risultato sempre comodissimo, mentre la lama ha lasciato con continuità tagli lucidi e morbidi al tatto.
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Proseguiamo con il mago in pioppo stagionato sei mesi.
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Buon piallatore durante la sgrossatura delle due sfaccettature e buon mordente nell’intagliare i lineamenti. La punta, non essendo rastremata, necessità un po’ più di lavorio per incidere il profilo del naso ed il labbro inferiore, ma ci si riesce comunque bene, al bisogno impugnando il coltello come una matita. Nessun problema a spianare la base e ad asportare due nodi. L’unica blanda resistenza c’è stata al momento di tagliare in senso opposto alle fibre per asportare il secondo nodo. I tagli hanno sempre lasciato una superficie lucida e morbida.
A fine lavoro ho sentito una leggerissima asperità all’inizio della parte curva del filo ed il mordente era appena calato, ma ancora capace di radere senza pressione. Dodici passate con pasta WorkSharp.
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Concludiamo con la spatola in abete bianco stagionato diciotto mesi.
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Nella parte bassa del blocchetto di legno era presente una crepa abbastanza lunga e ho quindi dovuto essere particolarmente cauto per evitare che si fratturasse ulteriormente e asportasse anche materiale che mi sarebbe servito per la pala della spatola. Durante la sgrossatura c’è stata un po’ di resistenza, ampliata dalla cautela, solo al momento di tagliare in senso tangenziale alle fibre, ad entrambi gli estremi. La combinazione di spessore e geometrie ha agito ottimamente come cuneo per rimuovere materiale dalla parte inferiore del manico, seguendo la direzione delle fibre e, allo stesso tempo, facendo ottimi riccioli senza la minima fatica.
Nessun problema o resistenza durante tutte le finiture. I tagli hanno sempre lasciato una superficie lucide e morbide. Ottimo manico e lama mordace, larga, ma maneggevole.
A fine lavoro il filo era intonso e faceva ancora saltare i peli senza pressione.
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Conclusioni

Lama larga, che può risultare un po’ grande per i lavori più minuti, ma estremamente maneggevole, agile e mordace. Devo inoltre dire che il dorso leggermente camuso combinato con la relativa sottigliezza del manico ha reso il lavoro “a penna” particolarmente godevole e intuitivo.
La combinazione di geometrie e trattamento termico ha raggiunto un buon compromesso di resilienza e tenuta del filo. Il minimo microbisello che ho aggiunto ha fatto guadagnare in robustezza senza toccare la mordacità: ho avuto modo di potare e spianare diversi altri nodi senza il minimo problema. Su queste geometrie, per l’intaglio puro continuo a preferire l’80CrV2 portato a 62 HRC, ma penso che per un uso generico comprensivo, ma non esclusivo, dell’intaglio, 60,5 HRC siano il miglior compromesso.
Manico ottimo, ma dato lo spessore e la sezione, richiede alcune attenzioni in un paio di prese. In particolare la presa a forbice (chest lever grip) mi è risultata decisamente più comoda ed efficace impugnando il coltello con il filo rivolto verso di me e ruotando il polso, piuttosto che impugnandolo con il filo verso le nocche, come faccio solitamente, in presenza di sezioni a goccia meno marcate; inoltre quando ho usato il pollice come fulcro, per avere una presa più sicura e solida ho stretto il dorso della lama con l’indice. Con sezioni meno marcate solitamente è sufficiente stringere bene il manico. Per contro una sezione così acuta impedisce al manico qualsivoglia possibilità di ruotare accidentalmente nel palmo.
Insieme al maasepän di Hurttila è probabilmente quello che mi ha dato più soddisfazione.
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