Viaggio IL QUARTIERE DELLA KALSA A PALERMO

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di Sammy R.

La Kalsa è il quartiere più antico di Palermo. Esso si estende per un vasto quadrilatero che collega fra loro Via Lincoln, Via Roma, Corso Vittorio Emanuele e La Cala. Le sue origini certificate sono arabo-islamiche anche se alcuni elementi la riportano a tempi più remoti.
Il cuore pulsante del quartiere comprende l’omonima piazza Kalsa, Piazza Magione, Piazza Rivoluzione, Piazza Marina, via Torremuzza e Via Alloro.
All'interno di questo quartiere, che ebbe una sua identità fin dalla sua fondazione, pulsava un cuore commerciale, di maestranze artigianali e di pescatori, un luogo promiscuo dove convinsero senza problemi nobiltà e popolo minuto, poiché vigeva una grande tradizione di solidarietà sociale, la stessa che permette l'integrazione dei cittadini immigrati. Alla kalsa parlano tutti il palermitano con la cadenza "ausitana" poiché è un parlare che abbatte le differenze ed unisce.

Quando ero bambino, nelle calde sere d’estate usavo dormire sulla lastra di marmo bianco che componeva il balcone della casa dei nonni materni. Da sopra calava una tenda blu di stoffa che lo copriva lasciando aperti gli angoli laterali per far circolare l’aria. L’alloggio dei nonni materni era sito in Via Niccolò Cervello, breve punto di congiunzione fra la Via Lincoln e Piazza Kalsa. I nonni paterni invece provenivano da Piazza Rivoluzione dove ha sito la celebre statua del Genio di Palermo, il primo patrono pagano della città.
Entrambe le famiglie dei miei genitori vissero in quell’allora popoloso quartiere, che diede i natali a personaggi illustri quali il boss storico Tommaso Buscetta , a seguire il grande magistrato Giovanni Falcone, il collega Paolo Borsellino ed il bossTommaso Spadaro, coetanei di mio padre che forse furono fra i tanti compagni di giochi presso l’oratorio della parrocchiale ed in altre attività nella chiesa di Santa Teresa.
Poi le strade da percorrere furono diverse e ciascuno seguì il proprio destino.

Tornando ai miei ricordi, la vita nel quartiere iniziava presto. Dalle 5,00 del mattino e per tutto il giorno la storica panettieria Forestieri iniziava colossali sfornate di profumatissimo pane al sesamo ed altri fragranti prodotti da forno della tradizione palermitana. Mezz’ora dopo la torrefazione tostava e macinava il profumato caffè per la giornata, poi proseguiva il bar pasticceria del Rosa Nero a preparare altre leccornie per la colazione. Era un tripudio di profumi che bene si amalgamavano fra loro come un inno alla vita ed alla cultura del buon mangiare palermitano.
Alle sette del mattino rincasava la nonna e portava la prima trance della faraonica colazione, poi anche il nonno rincarava la dose… – “Totò che fai? Non mangi?" – mi esortava la nonna.
E quello era solo il buongiorno, l’inizio della giornata. I miei nonni materni erano benestanti ed ogni anno mi garantivano un mese di vizio.
Dopo colazione la zia materna mi portava alla Villa Giulia luogo che amavo tantissimo. Era un parco bellissimo, un capolavoro in stile liberty, ornato tante piante esotiche, altre centenarie, un grazioso trenino per bambini che girava su binari veri, ma soprattutto lui, il leone Ciccio il pigro protagonista, la grande attrazione per tutti i bambini dell’epoca…
Dalle 8,00 in avanti il traffico caotico prendeva il sopravvento e fino a mezzogiorno passavano i “lapini” dei venditori ambulanti di pesce, frutta, verdura, sale marino… Esisteva anche una sorta di lotteria clandestina (ma assai popolare) in cui le massaie calavano i “panari” coi soldi dentro e tiravano su i numeri e poi di nuovo ricalavano giù i “panari” per ritirare l’eventuale premio. In piazza c’erano poi i venditori di sigarette taroccate, quelli di “babbaluci” e gli “stigghiolari”… Due volte al giorno si compiva il rito del “panellaro” che vedeva un capannello di persone intorno alla grande padella contenente olio. Il panellaro per capire se l’olio era bollente ci sputava dentro e se sfrigolava partivano gli applausi dei clienti… Vicino alla Chiesa della Kalsa vi era il negozio di Don Pasquale, una signore anziano e gentile, il droghiere della zona che vendeva qualunque genere di alimentari, in via Torremuzza c’era la pasticceria di Lorenzo che preparava le buone cassate al forno, i pupi con l’uovo e l’agnello di pasta reale, poco oltre, di fronte alla bella parrocchiale barocca della Pietà c’era un negozio di sementi dove mio padre usava comprare delle buone carrubbe, alla Cala è sito invece lo storico locale del tradizionale “pani ca meusa” punto di passaggio obbligato per chi viene a Palermo.
Quando ero bambino c’erano ancora le suggestive carrozze taxi a cavallo e spesso quando arrivavamo in treno da Torino alla stazione centrale ne prendevano a noleggio una per andare a casa dei nonni.
Di questo mondo che ho raccontato non rimane quasi più nulla. Oggi questo quartiere è stato ristrutturato ed è divenuto sede di locali notturni di tendenza, alberghi e bed & breakfast… Piazza Kalsa è sede di eventi culturali e concerti. Il Foro Italico con la bellissima passeggiata da Sant’Erasmo alla Cala è stata tolta al degrado e restituita ai cittadini sottoforma di una grande parco progettato da scultori contemporanei.

Potrei dirvi di più sui tesori nascosti del quartiere ma non sono un fabbricatore di guide turistiche e in questo modo vi toglierei il piacere della sorpresa e della scoperta. Vi posso dire che ci sono luoghi come chiese, musei, monumenti e fabbricati bizzarri che dovrete includere nel vostro itinerario turistico.
Quindi quando potrete una puntata a Palermo ed al quartiere Kalsa saranno tappa obbligata.
 
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